Anunnaki in Romania - I misteriosi Monti Bucegi
di Enrica Perucchietti
UN LUOGO TOCCATO DALL’ARCANO
La curva dei monti Carpazi che prende il nome di
Bucegi si porta sulle spalle da secoli le etichette esoteriche più disparate.
Luogo di singolari attrazioni turistiche d’origine geologica come la sfinge e
la babele, racchiude una moltitudine di fenomeni mistici riferiti
quotidianamente dalle testimonianze degli abitanti del luogo.
Si tratta di avvistamenti di esseri eterei o
mitologici, spesso confusi per elementi religiosi (molte croci cristiane si
trovano nei luoghi delle “apparizioni”) e sopratutto misteriose scomparse tra
le nebbie di quei monti.
I racconti narrano di persone ritrovate solo dopo
giorni in qualche nascosta caverna o addirittura si racconta che ci si possa
perdere in qualche grotta di quelle valli per ritrovarsi nel mezzo del deserto del
Kansas...
Verità o finzione che sia gli occhi del mondo hanno
iniziato a posarsi tra queste montagne con l’inizio di singolari terremoti che
hanno portato ad una sensazionale scoperta.
Si dice che queste informazioni abbiano iniziato a
filtrare lentamente proprio per espressa volontà del governo Romeno che
vorrebbe informare il mondo di questa realtà ormai impossibile da mascherare.
Va in ogni caso ringraziato il coraggio e la tenacia dimostrati dall’ex agente
psicotronico del regime di Ceauşescu, Vasile Rudan, divenuto solo da poco noto
al grande pubblico per le numerose interviste e soprattutto per la
partecipazione alla trasmissione “Access Direct” dell’11 e 12 Maggio
dell’emittente nazionale Antena 1, un uomo che porta avanti da anni una dura battaglia
per diffondere questi segreti.
UN CIMITERO DI GIGANTI SOTTO UN MELETO
Tra le montagne dei Carpazi può capitare spesso che
mentre si scava un pozzo o si stanno fissando le fondamenta di una casa ci si
possa trovare ad aver a che fare con ossa dall’aspetto umanoide di dimensioni
abnormi. Ossa che gli scienziati giunti sul posto definiranno sicuramente “non
autentiche” e che quindi finiranno in qualche magazzino di reperti “non
autentici”.
Il caso più macroscopico è accaduto qualche anno fa
nel piccolo paese di Scăieni dove un agricoltore intenzionato a fare una
piantagione di mele nei suoi campi si è trovato ad aver a che fare con un vero
e proprio cimitero di giganti.
Come affondava la pala di qualche metro si trovava
intralciato da resti di scheletri umanoidi che superavano i due metri e mezzo
di altezza e che proprio non volevano saperne di lasciargli piantare le sue
mele in pace.
Dopo aver dissotterrato un po’ di questi reperti
chiaramente “non autentici” il meleto è stato infine piantato proprio sopra
questa necropoli dei giganti.
UNA BASE ALIENA SOTTO LE MONTAGNE
Fenomeni sospetti tra i monti Bucegi presero a
manifestarsi quasi un ventennio fa, un crescendo di eventi destinato ad
attirare l’attenzione sia dei media che delle autorità.
Tra queste vette nel 1993 la terra iniziò a tremare
ripetutamente terrorizzando le popolazioni del luogo. Presto ci si rese conto
dell’inspiegabile singolarità di quei movimenti sismici che oltre a interessare
soltanto una superficie troppo delimitata, si manifestavano solamente in una
precisa fascia temporale intercorrente tra le 20 della sera e le 3 del mattino.
Inoltre gli abitanti del luogo sostenevano che quando iniziavano queste scosse
sismiche si poteva avvertire, l’eco di un rumore sordo risalire dal sottosuolo
come se il pavimento stesse per crollare sotto i loro piedi. Ciò che rese il
caso tristemente noto in tutta la Romania fu la ripetitività apparentemente
inarrestabile del fenomeno: più di 100 scosse sismiche interessarono quella
singola area prima di svanire per un decennio.
I geologi sotto l’impulso delle autorità romene e
soprattutto del Pentagono presero ad analizzare la specificità di quel
territorio e attraverso delle misurazioni con dei progrediti satellite di
tecnologia bionica si cercò di identificare la struttura tellurica del luogo.
Si trovarono dinanzi a dati inspiegabili: Sembrava che
sotto quelle montagne la terra fosse cava, ma il nucleo più profondo di quel
vuoto terrestre pareva insondabile a ogni verifica. Una sorta di barriera
respingeva ogni tentativo di accesso.
Nel 2002 il fenomeno riprese. I Bucegi tremarono
nuovamente seguendo le medesime modalità e fasce orarie. Le autorità Romene e
Americane ritennero che fosse giunto il momento di agire.
Nel 2003 si diede inizio alle trivellazioni della
montagna dalla struttura sotterranea tanto insolita e dopo numerosi tentativi
fallimentari un equipe di nazionalità mista raggiunse una singolare galleria
sotterranea.
Parve subito evidente a tutti che ci si trovava
dinanzi a una galleria artificiale: le pareti erano perfettamente lisce senza
traccia di irregolarità naturale, l’aspetto faceva venire in mente un tunnel
della metropolitana. La squadra proseguì per il ramo del tunnel che scendeva.
Prestò gli esploratori raggiunsero un’imponente porta
che all’aspetto appariva di tipo scorrevole.
La squadra dovette però arrestarsi qualche metro prima
del battente perchè si vedeva distintamente una parete luminosa in cui scorreva
una qualche forma di energia sbarrare ogni accesso.
Si misurò che ci si trovava dinanzi a una scudo
energetico di elevata tensione. Alcuni fonti sostengono che coloro che hanno
tentato, con adeguate protezioni, di oltrepassare la parete siano morti di
collasso cardiaco, mentre i tentativi di far passare oltre la barriera dei
materiali non organici produsse la semplice polverizzazione istantanea di
questi. Simili tentativi inconcludenti erano stati fatti in una missione
esplorativa in Iraq dove il terreno presentava le medesime “anomalie
geologiche” e anche in quel caso l’equipe americana si trovo sconfitta della
barriera energetica.
In Romania l’epilogo fu differente poiché alcuni
componenti dell’equipe dotati di una “determinata tensione energetica” che
funzionava in “simpatia” con quella che vibrava nella parete luminosa
riuscirono ad oltrepassare il varco dischiudendo così la successiva porta
metallica.
Oltre a questo doppio sbarramento il tunnel si
modificava sviluppando una struttura più complessa, fino a portare i visitatori
all’ennesima barriera energetica di un colore verde pallido che funzionava con
modalità simili alla prima.
Oltrepassata anche questa le fonti ci riferiscono che
ci si trova dinanzi a una grande sala artificiale dalle misure inaspettate: di
una lunghezza che pare aggirarsi intorno ai 100 metri, mentre un’altezza di 30.
Sulla stanza dominano alcuni tavoli dalla forma
insolita e dall’altezza di due metri. Se mai un umano avesse potuto sedersi in
una sedia adeguata avrebbe visto sopra delle iscrizioni che apparivano dei
geroglifici in una lingua sconosciuta dalla forma cuneiforme. Gli unici simboli
che gli esploratori riconobbero furono alcuni cerchi e quadrati. Poggiando le
mani su questa simbologia aliena le pareti della stanza trasmettevano una serie
inaspettata di immagini olografiche. Sembravano ai presenti immagini della
terra e di altri luoghi non conosciuti. Attraverso tentativi ed errori i tavoli
proiettarono una serie infinita di immagini ed iniziarono ad analizzare gli
stessi presenti che poterono “vedere” le lastre accurate del loro corpo e la
forma del loro DNA. Le testimonianze riferiscono che i computer alieni
iniziarono a incrociare il DNA dei presenti con la specie aliena più adatta
finché sullo schermo apparve l’Ibrido che sarebbe nato da questa unione.
Il luogo che assomigliava ad una stanza di analisi e
raccolta dati fu battezzata dai visitatori “Sala delle Proiezioni”.
Coloro che proseguirono nell’esplorazione del luogo si
trovarono alle prese con una galleria che apparentemente proseguiva
ininterrottamente fino ad una stretta curva a 26°. Oltre la curva un’altra
infinita galleria portava all’ennesima barriera. Oltrepassata anche questa
l’equipe poté mirare quella che è poi stata battezzata la “Sala Grande”.
La sala era di dimensioni colossali, tanto da far perdere
i riferimenti spaziali ai presenti ed era ben illuminata anche se i presenti
non riuscivano definire la fonte di quella luce.
In questo spazio si sono trovate quelle che sono
apparse come apparecchiature tecnologiche dalla forma sconosciuta di cui non si
è riusciti a capire la funzione. Ciascuna di esse era collegata alle altre con
dei fili bianchi traslucidi su cui passavano ad intermittenza degli impulsi
elettrici.
BASI UFO SOTTERRANEE
Sono numerose e sparse per tutto il mondo le
testimonianze da parte di militari e civili che parlano di avvistamenti di
flottiglie o astronavi (UFO e USO) che emergono dal mare o dal sottosuolo e che
farebbero pensare a vere e proprie basi aliene ubicate sottoterra.
Dall’Himalaya al Pacifico, le EBE avrebbero scelto montagne impervie (come la
zona di Kongka La nella regione del Ladakn al confine tra India e Cina) o isole
distanti dal mondo occidentale ma vicine a territori di origine vulcanica, per
l’insediamento delle proprie basi. Nel caso delle isole del Pacifico, secondo
alcuni studiosi, il terreno vulcanico sarebbe un elemento di preferenza per gli
alieni nella scelta del luogo dove insediarsi, probabilmente perché l’attività
geotermica del sottosuolo può essere convertita in energia necessaria per le
apparecchiature tecnologiche di cui dispongono gli extraterrestri nel
sottosuolo.
Le isole Hawai, sarebbero dagli anni ’40 teatro di un
impressionante numero di avvistamenti, come ricostruito da Corrado Malanga. Il
ricercatore pisano ha ipotizzato l’esistenza di una base UFO anche nella
Polinesia Francese, grazie a ricostruzioni raccolte in ipnosi regressiva
condotta su addotti che indicavano l’atollo di Mururoa come sede di una base
UFO in cui verrebbero effettuati esperimenti sui rapiti da parte di alieni
“Serpenti”, probabilmente Rettiloidi. Proprio l’inavvicinabile Mururoa,
inaccessibile non per le radiazioni che nonostante i test nucleari dei francesi
sarebbero bassissime (!), ma teatro di avvistamenti UFO fin troppo numerosi…
tanto che scienziati e militari (v. Guy Andronik, prospettore geofisico
francese), avrebbero testimoniato la presenza di UFO di stanza sull’atollo in
veste di “osservatori” degli esperimenti atomici.
Di basi impenetrabili si parla anche alle Fiji, terra
di leggende legate agli Dèi “venuti dalle stelle” (tra tutti il Dio Serpente
che ricorda in modo inquietante l’alieno di tipo Rettiloide dei giorni nostri)
dove recentemente sarebbero emersi dal sottosuolo scheletri di Giganti sui due
metri circa di altezza (assolutamente fuori misura per la tipologia degli
abitanti del luogo), risalenti a tremila anni fa e ora conservati nel Museo
diretto da Matararaba.
Così nelle Isole Salomone, come testimoniato da un
militare della RAAF in pensione, Marius Boirayon, stabilitosi nel Pacifico, le
tribù locali si tramandano da generazioni leggende di una stirpe di Giganti che
vive in una città sotterranea. Ecco tornare il mito della Terra Cava e dei
Giganti in sperdute isole dei Tropici nell’oceano Pacifico meridionale. Isole
lontane, spesso di origine vulcanica, con basi militari controllate da
americani o francesi. Gli indigeni raccontano anche di abduction violente da
parte di esseri chiamati “Dragon Snake”, Serpente Dragone (un Sauro o un
Rettiloide?). Dagli schizzi degli abitanti del luogo e da informazioni raccolte
dallo stesso Boirayon nel museo locale di Guadalcanal è emerso che gli esseri
che turbano le notti dei nativi delle Isole non sarebbero altri che Grigi,
forse al comando della schiatta di Giganti che popola il sottosuolo dei
Tropici.
IL MITO DI AKAKOR
Segreti che emergono dai 4 continenti. Verità scomode
messe a tacere a forza. Ritrovamenti di scheletri di giganti a pochi metri
l’uno dall’altro dalla Bolivia all’Iraq, dalla Sardegna alla Romania, dal Perù
alla Cina lasciano poco spazio alla possibilità di anomalie genetiche, per
esempio disfunzione alla ghiandola pituitaria, ma suggeriscono l’ipotesi di una
razza con le stesse anomalie. I giganti hanno lasciato molte tracce sul nostro
pianeta, basta saper e voler cercare.
Dai miti ai ritrovamenti più o meno casuali in ogni
parte del mondo - basta scavare per vedere affiorare ossa decisamente fuori
misura per l’uomo inteso in senso accademico - emerge una realtà nascosta sotto
il racconto del mito, ma anche nascosta letteralmente, sotto terra. Così
descritti nel mito: esseri primordiali, divinità legate alla terra,
dispensatori di sapere o al contrario creature demoniache e distruttrici.
Esseri divini o semidei, spesso provenienti dalle stelle, da costellazioni
lontane, ma compatibili con l’uomo, che si accoppiano con le figlie degli
uomini (come descritto in Gen. 6, 1-4) generando razze intermedie, portatori di
sapere oppure distruttori, etc.
Il pensiero corre ai Titani, ai Ciclopi, ai Nephilim,
agli abitanti della mitica Akakor, rete vastissima di 13 città sotterranee
situata tra Brasile e Perù, che avrebbe avuto il suo apogeo ben 12 mila anni
fa. Narrano le leggende degli indios che navi dorate scesero dal cielo,
provenienti dalla costellazione di Schwerta, guidate da imponenti stranieri
dalla pelle bianca, la lunga barba e sei dita dei piedi e delle mani. I Signori
del Cielo costruirono la fortezza di Akakor, dove una luce innaturale (come
nelle gallerie scavate nei meandri dei Monti Bucegi in Romania!) risplende
all’interno delle città sotterranee, dove man mano che ci si inoltra scema la
forza di gravità facendo fluttuare i corpi negli immensi corridoi scavati nel
sottosuolo, mentre un ingegnoso complesso di canalizzazioni porta acqua e aria
in profondità. Una civiltà altamente evoluta che avrebbe preceduto Maya e
Atzechi e che sarebbe stata spazzata via da un diluvio…
CRANI DOLICOCEFALI
Molti dei giganti descritti nelle leggende hanno una
caratteristica comune, il cranio allungato e retroverso, oppure bilobato. La
dolicocefalia è una caratteristica che distingue anche alcune schiatte
sacerdotali (Antico Egitto, Malta e Gozo, Sud America etc). Se si non ritiene
possibile inserire una o più razze di giganti all’interno dell’evoluzione
dell’uomo, forse non è irrazionale ipotizzare l’Interferenza aliena, ipotesi
avvalorata dal racconto degli addotti secondo cui i tipi di alieni si dividono
in molto alti o molto bassi. Le testimonianze degli addotti e i racconti di
unioni tra giganti e umani se interpretate come veritiere ci permetterebbero di
avanzare l’ipotesi che qualche alieno umanoide abbia lasciato le sue vestigia
sul nostro piano esistenziale e/o dato vita a ibridi di altezza superiore alla
media grazie all’unione con umani.
NORDICI E ALTI BIANCHI
Tra gi alieni molto alti di tipo umanoide ricordiamo
gli Orange, gli Agarthiani, il tipo Nordico e poi gli Alti Bianchi passati alla
storia dell’ufologia grazie alla testimonianza lasciataci da Charles Hall nella
trilogia “Millenial Hospitality”. Hall, che prestò servizio ad Indian Springs
in Nevada presso la Base Aerea Nellis come osservatore meteorologico a partire
dal 1965 raccontò dell’esistenza di una base aliena scavata nel fianco della
montagna dei Poligoni di Indian Springs, e abitata da alieni alti circa due
metri, dalla pelle bianca, quasi perlacea, i capelli albini, gli occhi che
cambiano colore con la luce passando dal blu al rosa. All’interno della base vi
sarebbero stati anche i loro velivoli e un’astronave madre. Oltre agli Alti
Bianchi, Hall sarebbe venuto in contatto con un’altra razza di alieni di tipo
Nordico ma con soli 24 denti e le dita dei piedi leggermente palmate.
http://www.progettoatlanticus.net/2014/03/anunnaki-in-romania-i-misteriosi-monti.html
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