SE L’UOMO DEVASTA LA NATURA E QUESTA SI RIBELLA
Quando un bimbo nasce è un batuffolo
rosa-bianco-latte che diventa rosa-rosso-arrabbiato quando ha fame o quando
sente un fastidio qualunque. E’ un colore caldo, un colore che c’è sempre
stato, un colore che ispira speranza e voglia di futuro.
Diventando uomo, il colore si spegne,
s’ingrigisce. S’ingrigisce come l’ aria in cui vive. Il rosa-bianco-latte
s’incupisce virando verso un rosa-antico con sfumature grigie. Grigio come il
mondo in cui vive. Una volta il cielo era blu. Celeste era il nome del colore.
Celeste dalla parola cielo. Ora lo stesso cielo è diventato grigio con
sfumature lattescenti che col latte non hanno niente a che fare. Sempre più
spesso questo cielo si adira e fa scrosciare pioggia. Pioggia sporca: acqua
punteggiata da polveri nere, una mistura sospetta che, se la si guarda da
vicino, tira al marrone. Una volta i fiumi portavano acqua color cristallo per
poi riversarla in un mare azzurro-blu-verde. Queste sfumature non esistono più:
sono colori estinti.
Se si osserva dall’alto
la foce del Po, si vede una chiazza marrone-verde-fango che si mescola all’acqua di un
Adriatico verde-fango. Guardando la foce da vicino e con un occhio allenato, la
chiazza fangosa si scopre carica di residui di tutte le attività industriali
che si svolgono sulle rive del fiume e dei fiumi che nel Po vanno a morire. In
alcuni casi il colore marrone-diarrea prevale sul colore
verde-vomito-da-esorcista. “Con licenza parlando,” si sarebbe detto un tempo,
ma ora non c’è chi quella licenza possa a buon diritto concederla. Residui
neri-come-la-pece che si diluiscono nella terra come una sorta di acquerello
spettrale nelle acque vergini delle sorgenti. Residui che entrano nel cibo per
i pesci e per i predatori che di quei pesci si alimentano e per chi mangia quei
pesci. Anche i pesci argentati hanno perso il colore originale acquistando un
colore argento-ossido-nerastro. Il mondo è diventato grigio-denso e trasmette
questo grigiore a uomini e animali.
Una volta la mia valle era verde.
Il verde-rugiada dell’erba
si accoppiava con il colore blu-zaffiro di un cielo che non conosceva insulti.
Ora la mia valle è intrisa di rifiuti color-tossico, sopra e sotto. E’ un
colore tridimensionale che permea tutto lo spazio. L’erba che spunta non è
verde ma verdastra e porta con sé sfumature di nero-morte o – non saprei dire
se sia meglio o peggio - grigio-malattia. Il bimbo non fa in tempo a diventare
adulto per cambiare colore: in un attimo è già grigio-malattia. I colori
verde-rugiada, blu-cristallo, celeste-cielo escono dalla sua vita forse senza
mai esservi entrati.
Una rabbia
rosso-arancio, un colore intenso, mi stringe invariabilmente la pancia sedendo accanto al
letto di un bimbo che soffre. Un colore verde-vomito stringe il mio stomaco
quando non riesco a non pensare che ci saranno bimbi che non solo non
conosceranno l’azzurro del cielo ma che lo vedranno mai più. Il mio corpo, già
ingrigito dal solo essere viva, assume colori nuovi: verde-schifo,
blu-pesante-amarezza, ciano-rassegnazione. Rassegnazione verso i politici e gli
uomini d’affari verde-vomito-misto-diarrea che hanno ammorbato l’aria, la terra
e l’acqua inchinandosi senza dignità al Dio Denaro. Dio Denaro che nella sua
moneta ha due facce: una giallo-oro, l’altra verde-rame-tossico-virante-al-nero-sudario.
Ecco la moneta che quelli si mettono in tasca sperando disperatamente che il
colore non li contamini come non fossero anche loro passeggeri come chiunque
altro, senza privilegi, di questa pallina che solca l’Universo correndo a
precipizio nessuno sa dove. Una pallina che sembra tanto grande ma che è così
minuscola da essere indifferente al Tutto. Una pallina da cui nessuno può
evadere. Speranza inutile. Speranza stupida: come possono essere tanto ingenui?
Il colore bianco-splendente non è più di
questo mondo: ormai la luce è stato sostituita dall’opacità soffocante di un
bianco-cadaverico.
Anche cercando nel
vocabolario degli scienziati o dei poeti non troveremo mai parole che
possano essere proprie di questi colori generati con arroganza fuori della
Natura. Forse in questo c’è spazio per la fantasia di chi quelle parole
inesistenti sappia inventarle. Parole vecchie o parole che devono ancora
nascere poco importa: l’ unica certezza è che tutto, e nel tutto c’è compreso
ognuno di noi, stia virando verso un grigio-nero. Anche la mia rabbia
arancio-rossa sta ingrigendo per l’insensibilità di tutti, chi rassegnato, chi,
ancora più pazzo, convinto in qualche modo di cavarsela come una sorta di
Robinson Crusoe del naufragio planetario.
L’uomo avido e stupido ha violentato la
Natura arrivando a cambiare i suoi colori tanto che non abbiamo più nomi per
definirli. E Lei reagisce secondo le leggi eterne dell’Universo contro cui
l’uomo nulla può. Non ci sono deroghe.
L’ inquinamento creato dall’uomo provoca
cambiamenti climatici che devastano la terra. Sembra quasi che la Natura voglia
spazzare via dalla superficie del Mondo chi non ne ha cura, ma l’uomo è troppo
stupido per capire che contro la Natura perderà sempre.
* Fisico e
bioingegnere, Gatti è un International Fellow della Unione delle Società dei
Biomateriali e di Ingegneria. Ha coordinato Progetti Europei e Nazionali di
Nanotossicologia, di Nanopatologia e di Nanoecotossicologia e si occupa
dell’impatto di polveri submicroniche sulla salute umana, animale e quella del
mondo vegetale.
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