Tu pensi davvero?
Si
fa largo uso del verbo “pensare”.
Largo e spesso completamente inappropriato.
Pensare non significa ripetere un pensiero altrui. Pensare non
significa aver sentito un pensiero in TV, o letto da qualche parte, e farlo
proprio.
Quello si chiama condividere pensieri, nella migliore delle ipotesi. Noleggiare
pensieri, nella peggiore.
Pensare significa elaborare per
conto proprio dei dati. Cercare e proporre uno schema, una relazione tra
elementi. Ricordate
la Settimana
Enigmistica? La rubrica “che cosa apparirà” offre una buona
rappresentazione di cosa significhi pensare: prima hai tanti puntini. Poi li unisci e ne esce un disegno: quello è
pensare. Unire dei puntini disegnando uno schema. Solo che i puntini devono essere senza numeri, sei tu a decidere quali
unire, in che modo unirli. Se hanno i numeri sopra, il disegno che esce sarà lo
stesso per tutti. Allora non state pensando, state ubbidendo a un pensiero già
disegnato per voi.
_in COSA SEI LAUREATO?
Non fatevi fregare dall'alibi del
“non ne sai abbastanza”. La scemenza arrogante che solo chi ha una laurea in
una materia possa parlarne. La conoscenza di un argomento varia solo il numero di puntini
disponibili. Più informazioni hai su una questione, più puntini puoi giostrarti
nel creare i tuoi disegni su quell'argomento. Una persona molto informata avrà
tanti puntini, una che ne sa pochissimo ne avrà pochi, ma questo non cambia di
una virgola la possibilità di unirli secondo schemi originali, non limita la
capacità di pensare. Certo, chi ha più elementi da considerare, più dati, più
informazioni, potrà creare disegni più elaborati, complessi, più grandi e
dunque anche più precisi. Così come, chi ha degli elementi “falsi” sottomano,
potrà disegnare schemi che risultino “falsi” a loro volta. Ma il processo di elaborare, quello resta il
vero motore del pensiero. Quando c'è quello, c'è un essere senziente che sta
pensando per davvero. Senza quello, qualsiasi numero di informazioni si
includano, non stiamo pensando, stiamo solo noleggiando pensieri altrui.
Il dramma è che quando parlate di
una guerra, di religione, di politica, di vaccini, di storia, di sesso o amore
o sport o qualsiasi altro argomento possibile, nel 99% dei casi non state
pensando, state noleggiando pensieri altrui. State seguendo puntini numerati da
altri per voi. E credete anche di stare pensando.
_a SCUOLA DI NOLEGGIO
Questo
è l'inganno tragico di questa epoca: un inganno nato nelle scuole, quando dalla
educazione nozionistica si è passati alla educazione critica. Si riteneva -
immagino in buona fede - che passare dal fare imparare e ripetere “dati” a
memoria al fare studiare “pensieri elaborati” si sarebbe stimolato il processo
di elaborazione stessa. Invece è accaduto qualcosa di tremendo: gli studenti si allenano a imparare e
adottare pensieri già fatti da altri come fossero pensieri propri. Quando
vengono interrogati, non viene loro chiesto “cosa ne pensi della guerra di
secessione” né “cosa pensi che volesse dire Leopardi in questa poesia”, gli
viene chiesto cosa ne pensa quello storico, cosa ne pensa quel critico. E lo
studente deve ripetere quello, un pensiero altrui, già fatto e finito, come
fosse proprio.
Questo facciamo nelle scuole:
alleniamo i giovani a noleggiare pensieri precostituiti. E inevitabilmente poi
continuano a farlo per tutto il resto della vita.
Quando
sentono di un evento in televisione, o dai giornali, o da internet, aspettano di leggere “che opinione
noleggiare”. La risposta viene ricercata nello stesso "luogo mentale"
(o “fonte” se preferite) della domanda stessa. E così il pensiero diventa solo
una parodia di se stesso, nessuna effettiva elaborazione, un mero
"noleggio".
_come TI PERMETTI DI PENSARE?
E
a
questo si affianca, inevitabilmente, la sanzione sociale per chi invece davvero
cerchi di elaborare, di pensare in modo autonomo, perché diventa immediatamente
una "minaccia". Il pensare autonomo, indipendente, originale, inizia
di conseguenza ad essere osteggiato, deriso, aggredito.
- "ma tu questa idea dove
l'hai letta?"
- "veramente la ho pensata io"
- "ah sì? e chi ti credi di essere per poterla pensare da solo?"
Questo è il lato più spaventoso di
questa epoca di pensiero noleggiato. Il pensiero indipendente, originale,
diventa un crimine.
Il
cervello lo abbiamo tutti, possiamo tutti elaborare dati. Non lo facciamo solo
per pigrizia, per timidezza, per paura di sembrare arroganti o strani. Perché
ci hanno inculcato in testa che creare pensieri nuovi è roba per gente
speciale, filosofi o scienziati o grandi statisti. Gente che la sa lunga, gente
che viene incensata dai media.
E
si
arriva al completo paradosso quando, nei social, osservi qualcuno di
questi “eletti”, siano essi Scienziati o Filosofi o Politici o anche soltanto
conduttori di un telegiornale, che si arrogano il diritto di deridere i
propri commentatori quando essi esprimano un pensiero nuovo, diverso dal loro,
diverso dal coro dei “pensieri legittimati”.
Il
massimo del paradosso è proprio quando si tratti di un conduttore di
telegiornale, cioè quello strumento che per definizione diffonde a noleggio quotidianamente pensieri di massa su ogni tipo di
materia possibile. Della serie: sono io che spaccio cosa si deve pensare e come
si deve farlo, se provi a farlo “in proprio” mi fai concorrenza e mi tocca
“blastarti” pubblicamente, che sia di lezione a chiunque altro abbia la
tentazione di elaborare un pensiero proprio e divergente.
Non dobbiamo vergognarci di
pensare. Devono vergognarsi coloro che non ne
hanno il coraggio, coloro che usano il
cervello come una fotocopiatrice, coloro che vivono come degli zombie
aspettando un pensiero precotto nella ciotola per farne il loro *finto*
pensiero quotidiano.
vedi anche: