giovedì 31 marzo 2016

432 HZ, SCHIARIAMOCI LE IDEE

432 HZ, SCHIARIAMOCI LE IDEE

Dopo anni in cui mi sono interessato alle frequenze musicali e la loro interazione con la natura umana, posso provare a scrivere un articolo che chiarisce alcuni punti non troppo chiari che la teoria dell’accordatura a 432 Hz lascia spesso irrisolti.

Ho scritto molto sul tema dei 432 Hz e di molte altre implicazioni che la musica e il suono possono avere sulla salute e la vita dell’uomo. Sono giunto alla conclusione che per capire a fondo che cosa ha spinto molte persone a interessarsi all’accordatura a 432 Hz per il LA, occorre una visione molto ampia dell’argomento, che abbraccia scienza, yoga, esoterismo e altre importanti aree della cultura umana. Mi permetto di consigliare a chi sta leggendo questo articolo, di leggere anche “432 hz, Storia e Considerazioni sulla più acclamata accordatura benefica“, che vi darà una panoramica di partenza sull’argomento. Oppure potete scaricare gratis un e-book che ho scritto sui 432 Hz in questa pagina: Musica a 432 Hz” (ebook gratuito).

 

PUNTI DA CHIARIRE SUI 432 HZ

Partiamo delineando quali sono i concetti non troppo chiari che molti lettori mi hanno segnalato, oppure che ho incontrato leggendo qualche forum sull’argomento.
·         Se l’accordatura a 432 Hz per il LA è basata sulla matematica dell’8, come mai non va bene anche il LA a 440 Hz, anch’esso multiplo di 8?
·         Se l’accordatura a 432 Hz si basa su una frequenza più naturale, che deriva dalla frequenza di Schumann, come mai non si prende per riferimento 7,83 Hz invece di 8 Hz?
·         Come mai se accordo un LA a 432 Hz poi non ottengo il DO a 256 Hz?
·         Cosa significano accordatura aurea e accordatura equabile?
·         I Pink Floyd e molti altri gruppi rock accordavano a 432 Hz o semplicemente un semitono sotto? Accordare un semitono sotto l’accordatura standard che senso ha?
·         Che senso ha accordare una LA a 432 Hz se poi suono un brano in Lab?
Bene, mi sembra di aver delineato i maggiori dubbi che attorniano la teoria dell’accordatura a 432 Hz. Vediamo di cominciare a capirci qualcosa in più. Premetto che per farlo bisogna masticare un pò di matematica, ma non farà male a nessuno digerire qualche formuletta.

 

TEORIA

Iniziamo con il dire che tutto ciò che leggerete in questo articolo è frutto di teorie che non sono ancora supportate da eminenti studi scientifici e forse mai lo saranno, in quanto nessuno di noi poveri musicisti ha i mezzi per una sperimentazione di questo tipo. Ma in fondo, come diceva il mio primo insegnante di chitarra, se sbaglia un ingegnere potrebbe cadere un ponte e morire qualcuno, se sbaglia un musicista al massimo riceverà dei pomodori in testa.

 

LA a 432 Hz e DO a 256 Hz

L’obiettivo di accordare un LA a 432 Hz è quello di ottenere poi il DO a 256 Hz, che sarebbe così multiplo di 8, e cioè esattamente 32 volte 8 Hz. Questo perchè 8 è considerato un numero fondamentale per la cultura e per la natura umana. Ad esempio conosciamo la legge dell’ottava, su cui è basata la scala musicale, oppure anche la classificazione degli elementi chimici. Oppure le onde cerebrali di 8 Hz, che stanno tra le Alfa e le Theta, cioè trà il rilassamento profondo, la meditazione e l’inconscio. Quindi possiamo dire che il LA a 440 Hz è escluso perchè genera un DO che non è multiplo di 8. Ora però nasce un problema: nemmeno se accordo il LA a 432 Hz ottengo un DO a 256 Hz. Perchè?

 

ACCORDATURA AUREA

Il problema sta nel modo in cui attualmente vengono codificate le accordature delle dodici note di cui si compone il sistema temperato equabile. Per ottenere dal LA a 432 Hz, un DO a 256 Hz, occorre utilizzare l’accordatura Aurea, o Pitagorica. Il motivo per cui la scala si è trasformata nel tempo è che la scala Pitagorica era buona per la musica antica, che aveve un scarsa attitudine alla polifonia ed era derivata dagli armonici naturali e quindi dalla preminenza dell’intervallo di quinta sugli altri. In seguito, con lo sviluppo di una spiccata polifonia, più o meno dai tempi di Bach, siamo arrivati a questo modo di dividere la scala cromatica, che è un compromesso che non segue la naturale frequenza degli armonici, ma privilegia la consonanza delle terze, vero cardine della musica tonale. Inoltre accordando un DO a 256 Hz e un LA a 432 Hz, potrò comporre solo musica nei modi Greci, con le loro peculiari caratteristiche. Questo perchè le frequenze sono generate dalla nota DO, per cui non si può suonare in REb ad esempio.
Nel sistema temperato, se accordo un LA a 432 Hz otterrò invece un Do a 256,89 Hz. Ecco il calcolo che occorre fare:
432/2(9/12)= 256,89Hz
Ecco invece ciò che accade se utilizziamo la scala Aurea:
432/((33/23)*(1/2))= 256 Hz
Vediamo invece che accordando con l’accordatura standard a 440 Hz otterremo un DO a 261,62 Hz, quindi molto alto rispetto a 256 Hz:
440/2(9/12)= 261,62 Hz

 

FREQUENZA DI SCHUMANN E MATEMATICA DELL’8

Uno dei principali motivi per cui si dovrebbe scegliere l’accordatura a 432 Hz è che essa è più naturale e basata sulla frequenza di vibrazione del campo magnetico terrestre, più nota come frequenza di Schumann, ma si tratta di una semplificazione, in quanto questa frequenza non è 8 Hz, ma in realtà è di 7,83 Hz. Per cui, se volessimo essere veramente in sintonia con questa frequenza, non dovremmo accordare il DO a 256 Hz, ma piuttosto a: 7,83*32=205,56Hz
Oppure a 7,83*33= 258,39 Hz.
Non credo sia facile accordare uno strumento ad un’accordatura così precisa, ma lo si può fare sicuramente con un software. In ogni caso voglio ricordare che la risonanza di Schumann è condizionata dal raggio terrestre e da altre varianti (fulmini, perturbazioni elettriche, ecc.) che non la rendono costante in tutti i luoghi della Terra ed in tutti i momenti, per cui anche questa è una frequenza da prendere con beneficio d’inventario.
Direi che basare sulla matematica dell’8 le frequenze musicali, può invece avere dei riferimenti culturali e scientifici, ai quali facevo cenno prima, e cioè le onde cerebrali di 8 hertz di profonda meditazione, i numerosi esempi in cui il numero 8 è presente nella cultura umana, come nell’architettura, nella tavole degli elementi Chimici, e non ultima nella stessa scala musicale.
Invece accordare a 440 Hz non ha molti riferimenti culturali e precedenti, è solo una convenzione che probabilmente si è concretata a partire dalla costruzione degli strumenti a fiato soprattutto, che infatti suonano meglio se intonati in modo più acuto. Invece gli strumenti a corda non hanno questo problema, anzi quando le orchestre erano soprattutto formate da archi erano accordate con un diapason più basso.

 

ACCORDATURA A 432 HZ O UN SEMITONO SOTTO

mercoledì 30 marzo 2016

LE CICALE CANTANO L'OM sulla frequenza guaritrice a 432 hz !


LE CICALE CANTANO L'OM sulla frequenza guaritrice 432 hz !
Non tutte le cicale cantano: sono gli esemplari maschi, il cui corpo è dotato di particolari organi – i timballi, posti alla base dell’addome – a produrre quel suono comunemente definito canto.
La funzione del canto delle cicale è sessuale: il suono, emesso dal maschio, serve per richiamare l'attenzione della femmina. E' dunque rarissimo udire il canto delle cicale d'inverno: la stagione dell'amore, infatti, è l'estate!

Ma esse non cantano solo per quello: CON IL LORO CANTO, CHE E’ IL SUONO OM, SOSTENGONO LA CREAZIONE DELLA NATURA, COME IL CANTO DEGLI UCCELLI O LA VIBRAZIONE DEL VENTO E DELLE ONDE DEL MARE ETC..

Se accettiamo che il suono è vibrazione e sappiamo che la vibrazione tocca ogni parte del nostro essere fisico, abbiamo capito che il suono si sente non solo attraverso le nostre orecchie, ma in ogni cellula del nostro corpo. Se un suono guarisce a livello fisico è perché ci tocca così profondamente e ci trasforma sul piano emozionale e spirituale. Il suono può correggere gli squilibri di ogni livello di funzionamento fisiologico e può svolgere un ruolo positivo nel trattamento di praticamente qualsiasi patologia medica. “
(Diane Mandle)

Con uno speciale apparecchio si è potuto constatare che le cicale “cantano l’OM”, che tutto l’universo risuona di questa vibrazione, ed ognuno di noi è un’armonica che risuona con l’Uno nella sua totalità il puro intento, la percezione risvegliano il suono interiore e ci riportano al nostro puro Silenzio, una meditazione profonda e benefica.
In ogni tradizione spirituale gli uomini hanno ascoltato il SUONO INTERNO collegato al SUONO COSMICO Ognuno di noi è in grado con Maestria, donata dal puro intento e dalla coerenza cuore-cervello di scegliere quali suoni far risuonare IN NOI O NELLE PERSONE CHE VENGONO A NOI PER UN AIUTO
….. Siano essi dati dalla voce, dalle campane tibetane, da quelle di cristallo, dai mantram ....DAL CANTO DELLE CICALE….

L’ascolto di tali suoni è indicato per tutti ed è molto efficace per quanti soffrono di stress, stanchezza cronica, mancanza di energia, malattie a lungo termine, poichè essi ristabiliscono il flusso energetico e riequilibrano i due emisferi cerebrali e, soprattutto perchè, per noi assieme alla mente viene “accarezzato il corpo” 

L’uomo è un’antenna che, come ogni antenna, riceve ed emette contemporaneamente e funziona come un corpo assorbente e accumulatore.

Il Mantra OM è il primo Suono e può essere usato molto profondamente, come suono primordiale, suono d’Origine, che apre la porta del Divino.

Questo suono è una cifra, chiude in sé un’infinità di suoni, che sono spettri di Luce, di cui noi ne percepiamo solo alcuni.

Invece di ascoltare l’esterno, Il CANTO DELLE CICALE CI INSEGNA ad ascoltate il nostro cuore ci sintonizza con la frequenza di guarigione di madre Terra…a cui loro sono collegate e all’energia di Padre cielo a cui si intonano.

Ascoltandole e modificando la nostra percezione concepiremo di essere connessi ai suoni cosmici che curano e guariscono.
Il Suono è Luce, Materia e La frequenza è l’aspetto variabile, ed è ciò che differenzia le diverse realtà.

Se ”colpiremo” uno squilibrio di un organo con un’onda sonora molto armonica potremo ristrutturarlo, cioè fortificare i legami molecolari al suo interno.

Perciò se modificheremo la vibrazione o armonica di un corpo noi modificheremo la sua realtà, la ricreeremo.... Nessun suono è privo di conseguenze, nessun Suono è inerte alla vita. Le cellule sono ciò che sono in quanto risuonano.

Quindi ci è dato di sperimentare la maestria del suono per guarire, ringiovanire, espellere le sostanze dannose e riorganizzare la nostra materia e la nostra mente.

LA MUSICA A 432 HZ GUARISCE (da dionidream)
Molti medici e studiosi asseriscono che il motivo per cui una parte del corpo si ammala è perché la relativa frequenza si è alterata e, conseguentemente, il corpo vibra in modo disarmonico. L’essere in salute, secondo questi scienziati, è un vibrare all’unisono in modo armonico. Se si conosce la corretta frequenza di risonanza di un organo sano e la si proietta sulla parte malata, l’organo può tornare alla sua frequenza normale e quindi guarire. Se, al contrario, si proietta una frequenza disarmonica su un corpo sano, questo si ammala.

La musica a 432Hz essendo accordata sulle frequenze di armonia dei processi biochimici del nostro corpo sostiene e attiva il processo di guarigione. Alla cosiddetta frequenza dell’universo, vengono associati numerosi benefici psicofisici.. possiamo definirlo un “potere curativo“. Le onde sonore, infatti, modificano le caratteristiche corporee quali la respirazione, il battito del cuore, la sudorazione, le onde cerebrali e la risposta neuro-endocrina, stimolando l’equilibrio ed il rilassamento della mente e del corpo.

lunedì 28 marzo 2016

Contrastare l'aumento della sofferenza psicologica

IO NON SONO NORMALE: IO AMO - IL MOVIMENTO




“Una persona creativa è una persona felice.” - Bruno Munari

Il movimento io non sono normale: IO AMO vuole sostenere l’originalità, la creatività e l’unicità di ogni essere vivente e nasce dalla convinzione che ognuno abbia diritto alla propria personale A-normalità.

La difesa, il rispetto e la valorizzazione della A-normalità individuale, prendono vita dall’esperienza maturata in oltre venticinque anni di professione psicologica e grazie al confronto con colleghi psicologi, psicoterapeuti, medici e operatori della salute e del benessere psichico.
Come psicologi abbiamo potuto verificare quanto la sensibilità individuale sia ostacolata dal nostro attuale stile di vita e come venga ingiustamente incriminata, colpevolizzata e disprezzata persino dai suoi stessi portatori che, reputandola poco normale e per questo disdicevole, spesso arrivano a desiderare di eliminarla da se stessi pur di sentirsi finalmente normali.

Riteniamo che la normalità, nascondendo in sé la trappola del conformismo sociale, finisca spesso per bloccare il fluire spontaneo della espressività individuale producendo malessere e sofferenza.
Mentre, la manifestazione della propria creatività costituisce quasi sempre una cura (naturale, efficace, economica e a disposizione di tutti) capace di far evolvere il dolore psichico in realizzazione personale e appagamento.

Vogliamo contrastare l’aumento dilagante della sofferenza psicologica e il consumo di psicofarmaci, con il ripristino di un adeguato ascolto della emotività individuale e sostenere una cultura dell’espressività e del diritto alla creatività con:
  • Un approccio psicologico che rispetti le scelte esistenziali di ciascuno 
  • Incontri di informazione e di discussione 
  • Articoli 
  • Workshop 
  • Laboratori creativi
Siamo contrari alle patologie e alle etichette psicologiche. Crediamo che la psicologia, a differenza della psichiatria, lavori sulla salute individuale, e non sulla malattia, e che il compito dello psicologo non sia curare un “organo” malato, in questo caso la mente, ma aiutare le persone ad esprimere il loro peculiare modo di essere.
A Cagliari nel Centro di Benessere Interiore, in piazza Salento 7, mettiamo a disposizione le nostre competenze e la nostra filosofia per costruire un punto di unione dove possano ritrovarsi tutti quelli che vorranno affermare il diritto a essere pienamente se stessi e a vivere la propria vita in modo personale.

IL CUORE NON E’ NORMALE
Nasciamo tutti diversi e ciascuno con il proprio peculiare modo d’interpretare la vita. Ognuno portatore di una ricca gamma di emozioni e sentimenti. Ognuno con il suo modo di amare.
Poi cresciamo, diventiamo grandi e viviamo in un mondo che ci spinge come pecore dentro un recinto di conformismo, dal quale spesso non è più possibile uscire senza sentirsi emarginati, incompresi e soli.
Dentro questo recinto, stereotipato e prevedibile, il cinismo e la competizione, purtroppo, sono i valori più quotati e chiunque si senta tenero, emotivo o sensibile è costretto a pagare il prezzo della diversità o a dover nascondere, a volte anche a se stesso, il proprio mondo interiore.

Questo stile di vita, teso soprattutto a raggiungere il consenso sociale, chiamato successo o realizzazione, poggia sui conseguimenti materiali e convenzionali e su un alto tasso di conformismo.

Per sentirsi socialmente realizzati bisogna avere:
1) un reddito. Col quale comprare…
2) una casa. Dove fare…
3) una famiglia. Con cui trascorrere…
4) le vacanze… viaggiare… e incontrare gli amici e i parenti.
E bisogna farlo nei giorni prescritti, detti festivi o prefestivi, riunendosi e possibilmente mangiando insieme. Ma anche…
5) andando sempre d’accordo.
Chiunque non sia interessato a raggiungere e a rispettare questi traguardi in un tempo ragionevole, è considerato strano, socialmente emarginato, disadattato e, probabilmente, mentalmente malato.

La “malattia mentale” è la paura inconfessabile di molti. L’etichetta che sancisce la diversità e la conseguente emarginazione sociale, che terrorizza. Al punto che, segretamente, tante persone ricorrono ai farmaci pur di non ascoltare un sistema emotivo in contrasto con i dettami della società.
Bisogna essere come tutti gli altri. NORMALI. Anche nei sentimenti. Anche nelle emozioni.

Ma non tutti riescono a lobotomizzare la propria emotività per conformarsi agli standard sociali. Sempre più persone risentono del livellamento emotivo e dell’amputazione della propria creatività e le malattie psicologiche oggi più frequenti, la depressione e gli attacchi di panico, segnalano una falla nel conformismo. “Falla” che, a mio parere, non andrebbe “curata” ma valorizzata, esplicitata e incentivata.

Dentro questo scenario, la sofferenza psicologica diventa la conseguenza di un dover essere “emotivamente in un certo modo” impossibile da raggiungere, lo scarto tra un sentire giudicato illecito e un sentire considerato lecito, e costituisce spesso l’unica risposta sana davanti al tentativo di livellare i propri sentimenti in uno standard socialmente prescritto, chiamato normalità.

Così, mentre ci viene detto con insistenza cosa sia ragionevole provare nelle varie circostanze della vita, il cuore funziona a modo suo e prescinde dai dettami della ragione.

Il cuore segue una logica illogica, basata su valori diversi dagli status della normalità.
AMA.
Senza preoccuparsi se questo sia conveniente, intelligente, disdicevole o giusto.
E, per quanti sforzi compia, la ragione non riuscirà mai a modificare i sentimenti.
Può solo scegliere di non ascoltarli.
Chi ascolta il proprio cuore si apre alla verità di se stesso e trova la sua unicità. La creatività che guida la sua vita e le sue scelte.
Nell’A-normalità esiste la più profonda verità interiore di ciascuno.
Il cuore non è normale.
E’ vero.

IO NON SONO NORMALE: SONO LIBERO

sabato 26 marzo 2016

Los Intocables, di Erik Ravelo.

Los Intocables, di Erik Ravelo.

"Los intocables",  è un progetto fotografico realizzato nel 2012 dal fotografo cubano Erik Ravelo, con l'intento  di sensibilizzare la coscienza umana sulle diverse  forme di violenza a cui sono sottoposti i bambini nelle società contemporanee.
Sono immagini molto forti, che aggrediscono lo spettatore con la stessa crudeltà che viene riversata  sui bambini, che sono messi in croce, vittime di questo mondo,  che invece di proteggerli li condanna a vivere una vita di sopprusi.

In queste  immagini di Ravelo, l'adulto  si fa strumento di tortura e mette in croce, in modo differente, i bambini.

-La prima immagine è un cardinale e tratta il problema della pedofilia nella chiesa
-La seconda un turista occidentale simbolo del turismo sessuale
-La terza immagine fotografa un soldato simbolo della guerra in Siria
-La quarta un chirurgo simboleggia il  traffico d'organi nei paesi poveri, dove i bambini sono le prime vittime.
-La quinta mostra un ragazzo armato sino al collo, simboleggiando l'utilizzo delle armi libere negli USA
-La sesta ed ultima immagine riprende il pagliaccio di McDonald simbolo dell'obesità infantile

Immagini molto forti, che hanno sollevato molte polemiche tra gli utenti dei vari social, molti dei quali si sono scandalizzati per l'uso del crocifisso.
Personalmente penso che a scandalizzare non  debbano essere le immagini, bensì le situazioni che le hanno ispirate.

In una società come la nostra, dove  la comunicazione visiva è satura e superviolenta e le capacità percettive e riflessive sono anestetizzate da imput legati alla paura e al desiderio,  un'immagine violenta è in grado di costringerci a riflettere.

giovedì 24 marzo 2016

Il lato nascosto della realtà: l’importanza dei siti di contro-informazione



Specialmente in giorni come questi in cui avvenimenti gravi si svolgono, i siti di contro-informazione sono molto attivi ma spesso additati dai media mainstream come fonte di dis-informazione.
Ma esiste una teoria matematica per la quale essi sono invece utili per giungere alla verità.
Insomma, chi crede ai ‘complotti’ spesso sbaglia, chi non ci crede sbaglia più spesso

Il rischio peggiore che si corre a fare informazione libera è quello di essere definiti “complottisti”, un termine che ha origine nel 1964 quando vennero definite “teorie del complotto” le obiezioni di chi non accettava le conclusioni della commissione Warren sull’assassinio di KFK. Da allora sempre più spesso si è sviluppata la tendenza a chiudere ogni dubbio sullo svolgimento di importanti fatti di politica e cronaca neutralizzando le obiezioni come “complottismo”.

Sulla necessità di andare oltre le apparenze e le versioni disponibili su grandi media si è espresso molto chiaramente uno dei pochi critici dell’informazione omologata, Marcello Foa, con l’articolo “Oltre il “complottismo” (meditate gente, meditate…)” le cui ultime righe riassumono pienamente il senso:
Magic Mirror (M.C. Escher)
"Le guerre asimmetriche non si dichiarano. Si fanno. Chi attacca non si scopre e non rivendica, ma è implacabile nel suo agire. Chi subisce sovente non capisce e dunque non sa difendersi, accelerando così i tempi della sconfitta, mentre il pubblico assiste interdetto.

Complottisti e anticomplottisti si accapigliano su singoli episodi ad elevata visibilità mediatica, mentre la realtà è molto più semplice (gli uomini sbagliano! E il caso esiste…) eppure al contempo più sofisticata… Analizzare la complessità, individuare i nessi invisibili . Questo conta. Tutto il resto è show."

Proporre letture alternative dei fatti fa parte della ricerca di quei nessi invisibili di cui parla Foa, chi scrive facendo informazione alternativa compie dunque questo tipo di operazione, un lavoro che in quest’ottica, diventa non solo da non condannare, ma utile o ancora meglio, indispensabile per giungere alla verità.

Questo tipo di approccio si basa sul postulato che nei fatti della geopolitica esista sempre qualche nesso nascosto e che quindi per giungere alla comprensione della realtà vadano ricercate e ricostruite le parti mancanti nelle ricostruzioni apparenti.

Ma quel postulato secondo il quale esiste sempre qualcosa di non evidente in un fenomeno, è stato affrontato in una grande teoria matematica nata alla fine degli anni ’70 e non sviluppata come avrebbe meritato, la “Teoria delle catastrofi” del matematico francese René Thom, da lui definita come “una metodologia, se non di una sorta di linguaggio, che permette di organizzare i dati dell’esperienza nelle condizioni più varie“.

Se i dati dell’esperienza sono le notizie riportate sui grandi media, non dobbiamo considerarle come il risultato finale di una elaborazione che ci dice cosa e perché è successo, ma dobbiamo considerarli come elementi di partenza da elaborare, abbiamo dunque bisogno di una metodologia che ci permetta di organizzarli, cioè di capirli.

Per spiegare meglio il pensiero di Thom riportiamo un altro passaggio del suo libro “Parabole e catastrofi” del 1980:

"Pensiamo alla mitologia platonica della caverna: come gli uomini della caverna, non vediamo altro che i riflessi delle cose e per passare dal riflesso alla cosa stessa bisogna moltiplicare le dimensioni dello spazio e e munirsi di una sorgente che nel caso di Platone è il fuoco, il fuoco che illumina. La teoria delle catastrofi suppone appunto che le cose che vediamo sono solo riflessi e che per arrivare all’essere stesso bisogna moltiplicare per uno spazio ausiliare e definire in questo spazio prodotto l’essere più semplice che per proiezione da origine alla morfologia osservata."
In poche parole, i fatti come vengono proposti sono solo delle ombre della realtà e per decifrarli bisogna aggiungere delle “dimensioni” nascoste, bisogna cioè necessariamente fare delle congetture alla luce di un’ipotesi interpretativa. Questo ampliamento delle dimensioni in cui si svolgono le vicende è proprio quanto fa chiunque suggerisce ipotesi e connessioni supplementari, e anche se molte di queste interpretazioni saranno errate il loro valore è nel suscitare interrogativi e “moltiplicare le dimensioni” del fatto osservato.
Una definizione semplificata di questo meccanismo l’ho trovata qualche giorno fa in un commento ad un articolo pubblicato sul sito Comedonchisciotte, uno di quelli che svolge proprio questa funzione di moltiplicatore di dimensioni, l’autore dell’intervento è “Toussaint”:


"La controinformazione funziona così. Le prove non possono che essere di tipo induttivo. La verità di tipo giuridico, semmai dovesse venir fuori, si può ottenere dopo decenni. La controinformazione si basa sulle analisi politiche, sul ragionamento, sulla consultazione di documenti riservati, su testimonianze ‘coperte’. Se uno avesse prove di tipo giuridico andrebbe in Tribunale, non scriverebbe sui siti di contro-informazione.

Su Ustica ci hanno detto per trent’anni che era stata una bomba, poi si è scoperto che era stato un missile. Nel corso degli anni erano stati in molti a scrivere che si trattava di un missile aria-aria. Che prove di tipo giuridico avevano fornito? Eppure avevano ragione.

Qualcuno, poi, ha verificato le notizie ‘ufficiali’? Devo fare l’elenco delle cavolate che l’informazione mainstream spaccia per ‘verità’? Eppure quasi tutti ci credono. Ricordate, ad esempio, i primi bombardamenti dei Turchi? Per un mese l’informazione ufficiale ci ha detto che stavano bombardando l’Isis, poi abbiamo scoperto che avevano bombardato i Curdi, alleati degli Stati Uniti. Imbarazzante, vero?"
Prove di tipo induttivo, non giuridico, analisi che esulano dai fatti certi per aprire scenari e collegamenti nascosti, questa è la contro informazione, e si tratta di un metodo che ha una sua legittimazione teorica alla luce della quale chi usa il termine dispregiativo “complottismo” compie un’operazione di appiattimento della realtà che porterà all’accettazione delle “ombre” proiettate sulla parete della caverna di Platone.

Per via del suo uso strumentale e riduzionista l’uso di tale termine va quindi respinto e considerato come un tentativo di chiudere il confronto evitando gli argomenti proposti con una denigrazione dell’interlocutore, o come segno di un errore metodologico.
Fonte: www.enzopennetta.it

Riporto ora parte di un commento all'articolo originale in quanto mi trovo d'accordo con il suo contenuto:
"Le “teorie alternative” potrebbero essere uno stimolo alla riflessione e alla ricerca della verità, se fossero lette, analizzate e rielaborate con vivace spirito critico, ma purtroppo vedo che molti (sia “complottisti” che non) tendono a credere a tutto quello che conferma una propria visione della realtà preconcetta.
Quasi tutti fanno “cherry picking” senza neanche rendersene conto (ammetto che capita anche a me, è un meccanismo psicologico “difensivo” molto comune, da cui è difficile liberarsi). Di cervelli veramente scettici, e capaci di mettere insieme in maniera logica i “pezzi” a propria disposizione, per comporre un “puzzle” che non sia pesantemente influenzato dai pregiudizi, mi sa che ce ne sono pochi .."

mercoledì 23 marzo 2016

Il Jainismo

JAINISMO

la più antica Religione della Nonviolenza Universale

“AHIMSA PARMO DHARMA”
La Nonviolenza è la Suprema Religione
Jai Jinendra!

Da oltre duemilacinquecento anni esiste sul nostro pianeta un caposaldo della Spiritualità e della Nonviolenza: il Jainismo.
La Spiritualità jainista si basa sulla regola aurea dell’Ahimsa, il rispetto attivo nei confronti di ogni Vita, animale e vegetale, che è divina e sacra, e contiene un’anima individuale eterna, potenzialmente perfetta e santa, che aspira a liberarsi dai vincoli con la materia. La condotta dei Jain è dunque orientata al pacifismo, alla tolleranza, alla protezione della creazione e delle creature, alla continenza, alla mitezza, al vegetarismo, all’altruismo, alla sincerità, al perdono.

Nel Jainismo cinque Regole principali sono:
Nonviolenza – Ahimsa
Castità – Brahmacharya (o fedeltà coniugale per i laici sposati)
Verità e sincerità – Satya
Non rubare e non essere mai scorretti o sleali – Asteya
Non attaccamento – Aparigraha.

Il principale Mantra jainista è il Namokar Mantra:
Mi inchino alle Onorevoli Anime – Arihantas
Mi inchino alle Anime Liberate – Siddhanam
Mi inchino alle Guide Spirituali – Ayariyanam
Mi inchino ai Maestri Spirituali – Uvajjhayanam
Mi inchino a tutti i Santi – Loe Savva Sahunam
Questo quintuplice Omaggio
Distrugge tutti i peccati
Tra gli atti auspicali di devozione
Il Namokar Mantra è il più importante.

Nel Settembre 2014 si è svolto in India a New Delhi l’Anuvrat International Conference, a cui hanno partecipato relatori da 25 nazioni diverse. Il Convegno ha evidenziato che i temi globali della conservazione dell’ambiente e della sostenibilità dello sviluppo sono da sempre fondamentali nella filosofia Jainista. Le indicazioni scaturite dal Convegno convergono su una presa di posizione personale e sull’impegno attivo individuale sui temi urgenti e globali della salvaguardia dell’ambiente, della generosità, della condivisione col prossimo, soprattutto con i più bisognosi, dell’attuazione della regola delle tre R: riutilizzare, ridurre, riciclare le risorse.

Le undici regole proposte dall’Acharya Shree Tulsi nel suo Codice di Condotta Anuvrat (“anu” = piccolo, “vrat” = voto) sono:
1. Non uccidere volontariamente nessuna creatura innocente
2. Non aggredire nessuno, non fomentare l’aggressività verso nessuno, tentare sempre di portare pace e amicizia
3. Non prendere parte ad agitazioni violente o distruttive
4. Credere nell’unità umana, non discriminare alcun essere umano sulla base di casta, colore, setta, o altro, né trattare alcuno come intoccabile
5. Praticare la tolleranza religiosa
6. Osservare rettitudine negli affari e nel comportamento lavorativo, non danneggiare gli altri in alcun modo, non praticare mai l’inganno
7. Porsi dei limiti sia nei desideri sensuali sia nei desideri di possesso
8. Non ricorrere a pratiche non etiche nelle elezioni
9. Non incoraggiare abitudini sociali sbagliate
10.Condurre una vita libera da dipendenze come alcol, droghe, tabacco
11.Essere sempre attenti e vigili sul mantenere l’ambiente libero da inquinamento, non abbattere gli alberi, non sprecare l’acqua.
Da “VegAgenda 2012” (Edizioni Sonda) articoli di Claudia Pastorino:
La Compassione è il dovere supremo di ogni essere vivente” (Tattvarth Sutra)

Il Jainismo è antico di 2600 anni eppure fortemente in linea con i più vigorosi moderni Movimenti animalisti, pacifisti, ecumenisti, ambientalisti. Sorto in India e attualmente diffuso pressoché esclusivamente in India e in USA
è costituito da due Scuole principali: Digambara (vestiti di cielo) e Svetambara (vestiti di bianco). Le Comunità jainiste sono molto solide e stimate: in tutta l’India i Jain possiedono e gestiscono numerosi templi (molti dei quali magnifici), ostelli, biblioteche, rifugi per animali e centri veterinari (Panjarapole). Il termine Jain significa Vittorioso e designa colui che ha vinto sugli attaccamenti, sulle avversioni, sull’egoismo, sul materialismo, sulle passioni. Per il Jainismo ogni anima è individuale e potenzialmente perfetta; la metafisica jainista è molto complessa e attribuisce grande importanza alla logica e alla comprensione: grazie alla retta conoscenza, che conduce alla retta fede, e quindi alla retta condotta, ciascuno può, già da questa vita, accedere alla Liberazione.

Attraverso dodici letture scelte tra le favole dei bimbi Jain, antichi racconti, testi sacri, incontriamo la più antica Dottrina spirituale della Compassione e della Nonviolenza universale.
AHIMSA
Compito delle creature viventi è servirsi l’un l’altra” (Tattvarth Sutra)
Ahimsa (Nonviolenza) è il principio che i Jain insegnano e praticano non solo nei confronti degli esseri umani ma anche degli animali e della natura. La Nonviolenza jainista è positiva e attiva, e postula la costante vigilanza nel non nuocere in alcun modo ai propri simili, agli animali, alle piante, agli elementi; anche causare inquinamento è considerato Himsa (violenza) dai Jain.

E’ caratteristica essenziale di ogni uomo saggio che non uccida alcun Essere Vivente. Senza dubbio, un individuo dovrebbe comprendere semplicemente i due principi chiamati Nonviolenza ed Eguaglianza verso qualsiasi Essere Vivente (sutra 147)
Tutti gli Esseri Viventi vogliono vivere e non morire; per questo le persone completamente prive di attaccamenti (Nirgranthas) proibiscono l’uccisione degli Esseri Viventi (sutra 148)
In tutti i casi, sia consapevolmente che inconsapevolmente, un individuo non dovrebbe mai uccidere gli altri Esseri Viventi -mobili o immobili- di questo mondo, né permettere ad altri di ucciderli (sutra 149)
Come il dolore non ti è gradevole, ugualmente non lo è per gli altri. Conoscendo questo principio di Eguaglianza, tratta sempre gli altri con Rispetto e Compassione (sutra 150)
Uccidere un Essere Vivente è come uccidere sé stessi; mostrare compassione a un Essere Vivente è come mostrarla a se stessi. Colui che desidera il proprio bene, dovrebbe evitare di causare qualsiasi tipo di danno a un altro Essere Vivente (sutra 151)
L’Essere Vivente che vorresti uccidere è uguale a te stesso; l’Essere Vivente che vuoi tenere sottomesso è uguale a te stesso (sutra 152)
(da SAMAN SUTTAM – Il Canone del Jainismo)

Relatività della Conoscenza e Molteplicità dei punti di vista
Le Dottrine Jainiste Anekantavada (Dottrina dei molti aspetti, e della Molteplicità dei punti di vista) e Syadvada (Dottrina del non assolutismo, e della Relatività della conoscenza), insegnando a riconoscere una parte di vero in ogni pensiero, aprono la via verso l’armonia, l’eliminazione dei conflitti, l’ecumenismo, l’accettazione.
C’era una volta un villaggio dove vivevano sei non vedenti. Un giorno arrivò un elefante nel villaggio; essi non avevano idea di che cosa fosse: si recarono dov’era l’elefante e ciascuno iniziò a toccarlo. “L’elefante è una colonna” disse il primo uomo che toccò una delle gambe. “Oh, no! È come una fune” disse il secondo che stava toccando la coda. “Oh, no! È come il ramo di un albero” disse il terzo che stava toccando la proboscide. “L’elefante è come un grosso ventaglio” disse il quarto che stava toccando l’orecchio. “No! E’ come un grosso muro” disse il quinto che stava toccando il ventre dell’elefante. “No! E’ come un solido tubo” disse il sesto che stava toccando una zanna. I sei non vedenti iniziarono a litigare riguardo alla forma dell’elefante e ciascuno sosteneva di avere ragione. Diventavano sempre più agitati e la tensione aumentava. Un uomo saggio passava di lì e li vide. Si fermò e chiese: “Qual è il problema?” Risposero: “Non siamo d’accordo sulla forma dell’elefante.” E ciascuno raccontò la propria sicura versione. Il saggio uomo con calma spiegò: “Ciacuno di voi ha ragione! Il motivo delle differenze è dato dal fatto che ognuno ha toccato una parte diversa dell’elefante. Infatti l’elefante possiede tutte le caratteristiche che avete descritto.” “Oh!” esclamarono tutti. Da allora non vi furono più litigi: erano tutti contenti di avere ciascuno la propria parte di ragione. 

Pazienza, tolleranza, fermezza

lunedì 21 marzo 2016

Ascoltare la voce della natura... oltre il giudizio


La maledizione del giudizio

di Giorgio Beltrammi
La Natura parla il suo linguaggio che è attinente e finalizzato unicamente alla evoluzione. In questo linguaggio non c'è traccia di giudizio. Non c'è bene o male, non è previsto benigno e maligno.
Pur avendo generato tanti esseri diversi, parla un linguaggio unico che tutti i suoi figli possono sentire e conoscono. Tutti i suoi figli hanno strutture e funzioni adattate proprio a recepire questo linguaggio.

Questo linguaggio prevede delle domande, semplici, normali, talora speciali; ordini e istruzioni sensati e finalizzati unicamente ad ottenere un unico, meraviglioso risultato: il mantenimento e la prosecuzione della vita.
Le risposte offerte dagli esseri viventi sono in sostanza relative a poche domande fondamentali, presupposti indispensabili per raggiungere lo scopo:

1.      Sopravvivenza
2.     Difesa
3.     Motivazione
4.    Relazione

Nell'animale e nelle piante le risposte sono prevedibili al punto da poter giungere alla corretta domanda osservando attentamente la risposta. Nell'uomo le cose si complicano e non poco. La risposta osservata non porta sempre, anzi quasi mai, alla domanda corretta in quanto l'umano abusa di una funzione sua unica, il giudicare.

Chi ha insegnato all'uomo ad applicare il giudizio ad ogni cosa è la religione, di qualsiasi versante essa sia. Il presupposto che ci sia un giudice supremo che sarà chiamato a giudicare la condotta di vita del singolo individuo, secondo metri e misure posticce e pretestuose, estende all'individuo stesso il potere e il diritto di giudicare. Egli potrà esercitare l'azione giudicante su qualsiasi cosa, non importa conoscerne la ragione intrinseca, il giudizio giungerà a cancellare la memoria della ragione di fondo di quella cosa.

Una femmina di scimmia a cui viene strappato il figlio ad opera di un predatore, non applica un giudizio all'evento. Ne fa certamente un conflitto doloroso tra il suo mandato di madre e prosecutrice della specie ed il fatto di non poterlo più fare, ma non applica un giudizio. Non applica quindi un filtro tra ciò che è successo e ciò che è biologicamente sensato fare: rimanere nuovamente gravida e dare alla luce un nuovo individuo. Il conflitto trova una soluzione rapida e diretta.

Una femmina umana che si separa burrascosamente dal compagno, il quale esercita il suo diritto di padre pretendendo di stare con il figlio secondo le disposizioni di legge, può avviare un conflitto di separazione applicando però un giudizio agli eventi, recidivando di volta in volta il conflitto senza mai risolverlo.

Lei ascolta prima la voce del suo giudizio e può farlo così intensamente da non udire la voce biologica della Natura, che le potrebbe suggerire sensatamente di fare un figlio con un altro uomo, accettando da subito il fatto che questi potrebbe/vorrebbe andarsene da lei.

Il linguaggio naturale legato alla sopravvivenza, ad esempio, implica il concetto di cibo, che per l'animale è unicamente il cibo vero e proprio.
Per l'umano il concetto di cibo passa attraverso l'etichetta del giudizio
che potrebbe applicare l'etichetta di cibo a denaro (che non si mangia), lavoro (che non si mangia), premio (che non si mangia), riconoscimento (che non si mangia), contratto (che non si mangia), incasso (che non si mangia), ecc. ecc.
Al concetto unico e biologico di cibo, si confonde e si sovrappongono cose e concetti che nulla hanno a vedere con il cibo in se, ovvero nutrimento.

Ma la Natura non parla unicamente il linguaggio umano, l'uomo è venuto dopo la Natura che continua saggiamente a parlare un unico linguaggio. Così, quando l'uomo perde un contratto, la Natura potrebbe avviare la risposta che sta sotto alla parola cibo.

È per questo diabolico, maledetto sistema di giudizio immotivato e pericoloso, che l'uomo si ammala più degli animali. Perché ha troppe cose nella vita a cui ha applicato il concetto di cibo; applicazione che deriva dall'aver giudicato come cibo cose che in realtà cibo non sono.

Sono talmente tanti gli stimoli oggi, che praticamente qualsiasi cosa può portare qualsiasi etichetta e tutte queste diciture improprie finiscono per occultare l'unica vera etichetta possibile, quella naturale e sensatamente biologica.
Ad esempio il lavoro può essere caricato dell'etichetta di sopravvivenza, difesa, motivo, relazione; eppure il lavoro è solo una parte della vita umana, peraltro ingiustificata e unicamente umana.

L'errore, o la svista, o meglio il fraintendimento esercitati dall'umano sono quelli di avere confuso le necessità biologiche con il giudizio applicato ad esse. Lavorare può essere una parte della vita, non può biologicamente e sensatamente esserne la ragione.
Va da se comprendere quali altri numerosissimi fraintendimenti rendono oggi la vita umana così difficile; tutto per aver applicato giudizi laddove sarebbe bastata l'accettazione o la consapevolezza.

Torniamo ad essere nudi, puri e senza giudicare queste condizioni.
Che piaccia o meno, è l'unico modo sano di vivere la vita.

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