domenica 28 giugno 2020

Storia della frode del contagio

Storia della frode del contagio

In quest’articolo cercherò di mostrare che l’intero concetto di contagio (prima del “maligno”, in seguito dei microrganismi come i batteri, e infine dei virus), così profondamente radicato nella nostra società, sia in realtà frutto di una serie di manipolazioni della verità, oltre che di vere e proprie frodi scientifiche avvenute nell’epoca moderna.
E cercherò di mostrare che tali inganni siano stati messi in piedi e propagandati dal potere costituito, o per raggiungere determinati obiettivi geopolitici, oppure per implementare un maggior controllo sulla società. Per le mie riflessioni mi baserò principalmente sull’ottima conferenza del biologo Stephen Lanka (il cui link integrale troverete alla fine dello scritto) oltre ovviamente, e come sempre, sulle scoperte del grande Hamer, grazie alle quali possiamo conoscere davvero come funzionano la salute e la malattia (e quindi non farci ingannare…). Andiamo però con ordine.

Il concetto di contagio delle malattie è stato inventato nell’antichità, in Europa e nel bacino del Mediterraneo. Nessun altra popolazione del mondo ha tale concetto nella sua tradizione medica. Non è presente nella Medicina Popolare Cinese, nè nella tradizione indiana dell’Ayurveda, nè tantomeno all’interno delle popolazioni autoctone delle Americhe, dell’Africa e dell’Australia.
La prima malattia “contagiosa” di cui si ha notizia storica è quella che viene chiamata lebbra. La parola lebbra deriva dal latina lepra, che significa “squamare”, ma in molte lingue, come per esempio il tedesco, troviamo anche un termine più antico (in tedesco, Assautz, “gettare via”) che ha il significato generico di “esclusione dalla società”. Dobbiamo considerare che il contesto sociale medievale europeo, ed anche parte di quello antico, era dominato dal potere delle autorità religiose. E quasi sempre tali autorità avevano l’abitudine di dividere le malattie in malattie “sacre” e in malattie derivanti dal peccato (altro concetto tipicamente occidentale), perchè tale divisione (totalmente arbritraria) era molto utile per gestire la società: le malattie di ricchi e potenti erano etichettate come sacre, mentre le malattie di quella parte del popolo che si ribellava e non si sottometteva erano bollate come malvagie, derivanti dal peccato.
Così, una persona che presentava determinati sintomi, diversi da epoca in epoca e da regno in regno, poteva ricevere la diagnosi di “lebbra”, cioè di “esclusione dalla società”. La persona non poteva più nemmeno avvicinarsi ad una qualsiasi città “civile”, pena la morte. Possiamo intuire che tali “esclusi” vivessero quasi sempre pesanti conflitti biologici, fra i quali i più comuni erano conflitti di separazione e di attacco, che come sappiamo da Hamer portano sintomi alla pelle (dermatiti, psoriasi, vitiligine, melanomi, ecc.). Tali conflitti non andavano mai in soluzione definitiva, perchè il reinserimento nella società per i lebbrosi era impossibile, ma solo saltuariamente in soluzione parziale, quando magari parenti e amici riuscivano a raggiungere il malcapitato per rifornirlo di beni essenziali e per dargli un po’ di conforto. La pelle dei poveri “lebbrosi”, in realtà persone senza alcun peccato ingiustamente escluse dalla società, non poteva quindi che aggravarsi ulteriormente (molteplici recidive di separazione e di attacco da familiari, amici, branco) portando a varie sintomatologie di desquamazione generalizzata. Per questo la parola lebbra è stata col tempo associata alla desquamazione della pelle.

La “lebbra” è di solito storicamente considerata come la prima malattia contagiosa, anche se ovviamente i microrganismi, nel mondo antico e nel medioevo, non erano ancora stati scoperti.
L’illusione del contagio è probabilmente nata dal fatto che i lebbrosi, ovvero gli esclusi, spesso si riunivano in determinati posti, per potersi il più possibile aiutare. Se una persona di città frequentava quei posti (cosa proibita) per far visita a parenti o amici, poteva alla fine ricevere essa stessa la sentenza di “lebbroso”, e quindi venir “contagiato”.
Nel basso medioevo (dall’anno 1000 all’anno 1492) avvennero graduali ma importanti modificazioni di potere in Europa. Il predominio dalla Chiesa di Roma cominciò ad essere insidiato dagli emergenti Stati Nazione, oltre che da rivolte teologiche interne. Questi nuovi poteri, tuttavia, non rinunciarono affatto al concetto di contagio, e anzi lo utilizzarono ancora di più a fini di controllo della popolazione, e per determinati obiettivi politici.
Il termine “lebbra”, usato generalmente come sinonimo di “malattia contagiosa”, venne sostituito dal termine “peste”, che nel medioevo indicava in modo molto generico una vasta gamma di malattie gravi, che generalmente portavano alla morte.

Quando si voleva colpire duramente un territorio ribelle, una città, un quartiere, determinati gruppi etnici, determinati scambi e commerci consolidati tra popolazioni che infastidivano i potenti, si dichiarava una epidemia in atto in quella specifica zona. Questo, per la popolazione di quella zona, voleva dire essere messi in quarantena, sotto chiave, morti di fame, massacrati, avvelenati, sottoposti a qualsiasi tipo di vessazione e sperimentazione. Un terrorismo senza fine (vi ricorda qualcosa?).
Ovviamente, le condizioni di vita di quel territorio portavano ad una serie infinita di conflitti possibili tra la popolazione, con poi tutte le manifestazioni sintomatiche che in seguito sono state associate alla “peste”.
Nel XVI secolo vennero inventati i primi microscopi. (Tale invenzione avvenne in parallelo con quella dei cannocchiali, che aprì la strada ad un altra grande frode, quella dell’astronomia, che merita però una trattazione a parte…). Col tempo i microscopi aumentarono il loro potere ingrandente, finchè fu possibile osservare sia le cellule costituenti gli organismi viventi, sia i vari microrganismi simbionti. Si pensò quindi, anche qui, di fare la solita suddivisione arbitraria ed estremamente funzionale al potere: alcuni microrganismi vennero classificati come “buoni” e altri come “cattivi”, ovvero portatori di malattie.  
Il generico e immateriale concetto di contagio trovava quindi una sua applicazione concreta e materiale.

Bisognava solo dimostrare che questi batteri malvagi causavano le malattie, e il gioco era fatto.
Seguendo la semplice logica, per arrivare a tale dimostrazione devono essere verificate, in ogni osservazione, 3 specifiche circostanze, che oggi sono conosciute come “postulati di Koch”. Robert Koch era un biologo tedesco del XIX secolo, contemporaneo di Louis Pasteur. Egli era un grande sostenitore della teoria patogena dei batteri. I risultati sperimentali hanno tuttavia sempre mostrato (e dimostrano tuttora) quanto segue, in relazione ai suddetti postulati.

giovedì 25 giugno 2020

Conflittualità e malattie dei bambini (5LB)

Bimbi e Malattie

Perla saggia:
Mio figlio e' un dottore nato: riesce a scrivere cose che nessuno riesce a leggere. - Henny Youngman

Secondo Wikipedia, un bambino o bimbo è l'essere umano nell'intervallo di tempo compreso tra la nascita e la pubertà. A seconda del contesto, anche linguistico, il termine può indicare genericamente una persona che non ha ancora raggiunto la pubertà, oppure che non ha ancora raggiunto 10 anni (età nella quale, in coincidenza con l'uscita dalla scuola elementare, si comincia a parlare di "ragazzino/a"). Da un punto di vista linguistico, quando un bambino è appena nato lo si indica con neonato; dai sei ai dodici anni, è un fanciullo.

Il bambino è un individuo particolarmente plasmabile - che non lo rende inferiore - in grado di gestire e affrontare le sfide della vita adatte alla sua età. Proprio per questa sua plasmabilità può essere programmato alla vita in due modi fondamentali:
- una vita gioiosa e di crescita
- una vita infelice e di decrescita o arresto evolutivo.

Vita intrauterina

Occorre considerare, del bambino, la vita prenatale e post-natale.
La vita prenatale la si può suddividere in due fasi principali:
  • i primi 3 mesi di gestazione
  • i restanti 6 mesi di gestazione
Le alterazioni energetiche a carico del feto del primo periodo, sono dovute a problemi vissuti dalla madre, problemi che si ripercuotono sul feto che rischia di morire in questo periodo ed essere abortito.
Nei restanti sei mesi il feto vive shock biologici per proprio conto, principalmente dovuti ad alterazioni nell'afflusso di sangue proveniente dalla placenta. Anche altre cause possono scatenare la DHS nel feto, come per esempio l'udire forti rumori. Data la totale dipendenza dalla madre, il vissuto materno gioca un ruolo importante anche in questi mesi della gestazione.
Pur non essendo descritto all'interno delle 5 Leggi Biologiche, non essendone dimostrato il collegamento, non è insensato inserire in questo discorso, il famoso "Progetto Senso", su cui ho pubblicato un articolo e dal quale estrapolo queste considerazioni: 

1.      Disordini amorosi:
o        Amore impossibile
o        Incesto
o        Non essere riconosciuto
2.     Identità sessuale, inversione se sono del sesso desiderato dai genitori o meno.
3.     Posto nella famiglia occupo il mio posto o quello di qualcuno che è morto? Qual'è il mio posto in questa famiglia? Cosa sono venuto a fare in questa famiglia?
4.    Figli di riparazione.
o        Bambino sintomo prenderà il sintomo per spiegare il sintomo della famiglia
o        Patologia del segreto
o        Bimbo spazzatura raccoglie tutti i problemi del clan.
5.     Figli di rimpiazzo o di riparazione sostituisce un altro che è morto o è malato...
6.    Figli di appoggio la madre si sente sola, non protetta...
7.     Parentalizzazione i genitori delegano la propria responsabilità al bambino.
8.    Bastone della vecchiaia la sua funzione nel clan è di essere il supporto dei propri genitori, non ha il diritto a vivere la propria vita.
9.    Figlio di consolazione, bimbo pagliaccio c'è una sofferenza nel clan e un figlio se ne fa carico.
10.Bambino inesistente tentativi di aborto, non desiderano avere figli
11.   Bambino adesivo per salvare il matrimonio
Queste progettualità materne e del clan nel quale vivrà il nascituro, possono determinarne e segnarne il futuro, anche dal punto di vista delle possibili "malattie".

Il Parto

Il parto è l'espulsione spontanea o l'estrazione strumentale del feto e degli annessi fetali dall'utero materno. Il parto è un evento inderogabile e inevitabile, una volta che la gravidanza abbia avuto inizio e nella specie umana avviene mediamente dopo nove mesi di gestazione.
Il parto può avvenire per via naturale, con la fuoriuscita per via vaginale o per via chirurgica mediante il noto Taglio Cesareo.
Riporto un passo del libro del Dr. Flavio Bianchi, "La Decodifica della realtà":
-Sappiamo oggi che le endorfine partecipano alla sollecitazione dei movimenti respiratori, ma si è anche compreso che la secrezione delle endorfine durante il travaglio ha un significato molto più ampio della semplice protezione dal dolore.
[...]
La produzione delle endorfine durante il travaglio serve a stimolare la secrezione di prolattina, come se il processo della lattazione si stesse già preparando durante le ore precedenti la nascita.
La prolattina che viene secreta durante il travaglio inizia subito a svolgere altre funzioni ancor prima della lattazione, fra l'altro, a completare la maturazione polmonare del feto.
[...]
Cosa accade quindi appena dopo il parto, quando la mamma e il bambino sono vicini l'uno all'altra?
Sono entrambi colmi di oppiacei che creano uno stato di dipendenza e di abitudine, è l'inizio di un legame.

[...]
Nell'affrontare lo sforzo della nascita produce livelli molto alti, persino più elevati che nella madre o in un adulto colpito da attacco cardiaco, di "ormoni dello stress", cioè adrenalina e noradrenalina.
Il feto è ben attrezzato per sopportare lo stress e le catecolamine forniscono la maggior protezione contro situazioni sfavorevoli quali l'ipossia. Mettono il nascituro in grado di sopravvivere fuori dal grembo materno. La respirazione normale è favorita dall'aumento dei livelli ormonali che ripuliscono i polmoni, provocano la dilatazione dei bronchioli...
[...]
Si è rilevato inoltre che la pressione prodotta sulla testa del bambino durante le contrazioni, può stimolare un'attività simpatico-surrenale, che da luogo alla massiccia liberazione di catecolamine durante il parto, che non è quindi conseguenza diretta dell'ipossia.
[...]
I dati raccolti mettono in evidenza il fatto che i neonati nati con il parto cesareo, senza travaglio, hanno un livello di catecolamine molto basso, mentre quelli nati con parto cesareo di emergenza, ovvero a travaglio già iniziato, hanno un livello di catecolamine appena inferiore a quelli di nati da parto vaginale. D'altronde è risaputo che i nati con parto cesareo elettivo sono predisposti a difficoltà respiratorie.
[...]
È stato inoltre dimostrato che il neonato nato da parto spontaneo presenta un maggior flusso sanguigno a livello degli organi vitali e un minor flusso alla periferia.
È importante comprendere come al momento della nascita il bambino vive l'intera serie di possibili shock biologici.
  • Conflitto del boccone di sopravvivenza: venendosi a trovare fuori dal suo ambiente vitale, spinto a vivere in un ambiente inizialmente ostile
  • Conflitto di attacco: venendo stimolato da percezioni a lui ignote, come il contatto da parte di persone estranee, soggetto ad una variazione termica decisiva, all'azione dell'aria ambiente e di suoni e stimoli luminosi di una certa violenza
  • Conflitto di inadeguatezza: non essendo in grado di accedere alle fonti alimentari che ora devono essere assunte autonomamente
  • Conflitto di separazione: essendo distaccato da un ambiente accogliente e protettivo

Mamma e Papà

Fino a che il bambino non è indipendente nel mangiare, nel difendersi, nel muoversi e nel relazionarsi con gli altri, vive una simbiosi completa con la madre. Questo significa che mamma è vita, nutrimento, difesa, calore, suono, luce, sopravvivenza. Mamma è tutto ciò che gli permette di vivere, di esistere. La sua mancanza equivale a morire.
Quando il bimbo comincia a staccarsi dalla madre conosce il padre meglio di quanto avesse fatto finora. Papà è gioco, comunicazione, sorveglianza, la parola e colui che ama la mamma e quindi ama il figlio.
L'armonia famigliare, in cui la madre è amata, protetta e accudita dal padre di suo figlio, permette al bimbo di avere sua madre a disposizione ed imparare a fare esperienze in un ambiente sereno e pacifico.
L'allontanamento del bimbo dalla madre, prima che questo avvenga per vie naturali e spontanee, potrebbe ri-avviare quella serie di conflittualità vissute al momento della nascita e che potrebbero quindi innescare una sequela di manifestazioni psico-organiche di maggiore o minore rilevanza.

 "Malattie" comuni dei bambini

I quadri patologici esposti di seguito sono solo esempi di massima. Non sono applicabili al singolo caso, che va valutato singolarmente in collaborazione con personale adeguatamente preparato e disponibile.

Non è da escludere una attenta valutazione da parte del pediatra di fiducia.
Le "Malattie" dei bimbi esprimono un disagio del bimbo stesso, che vive conflittualità identiche a quelle di un adulto, con intensità e durata sue proprie, ma data la mancanza delle tipiche sovrastrutture mentali dell'adulto, sono conflittualità più "animali", più reali e meno metaforiche, vissute per lo più una alla volta, ma questa affermazione deve essere verificata caso per caso.
Esprimono un disagio che "parla" ai genitori, indicando loro dove e come hanno perso la via biologica.
 

Respiratorie

Le "malattie" respiratorie del bambino indicano principalmente problemi legati alla paura, allo spavento, a forti conflittualità legate alla separazione dai contatti con la madre e la famiglia. Sono eventi a carico dei tessuti ectodermici. Indicano ai genitori che non stanno facendo la loro parte protettiva.
  • Le Riniti indicano che il bimbo ha vissuto disagi legati alla paura, al non sapere quale pericolo è nascosto in ciò che vive, come quando viene inserito in un ambiente che non conosce, o affidato alla sorveglianza e cura di persone a lui ignote. Quando un bambino sviluppa riniti ricorrenti o croniche è importante indagare sull'ambiente e le situazioni in cui lui si trova ripetutamente.
  • Le Laringiti indicano l'aver patito un forte spavento, la percezione di "Essere rimasto senza parole". È un evento importante. Può essere utile indagare sull'ambiente famigliare e scolastico, specie se sono eventi ripetuti.
  • Le Bronchiti/Bronchioliti indicano che il bimbo vive conflittualità territoriali in cui si sente minacciato, in pericolo, come quando viene invitato un amichetto che prende possesso della sua cameretta o dei suoi giochi.
  • L'Asma bronchiale e/o laringeo è un evento grave che testimonia la crisi epilettoide di conflitti di minaccia territoriale (asma bronchiale), di spavento (asma laringeo) od entrambi. Il coinvolgimento del tessuto muscolare bronchiale e/o laringeo indica un interessamento delle aree motorie di queste strutture. È molto importante considerare la lateralità del bimbo, per individuare la presenza di una costellazione asmatica. In questo caso il bimbo è molto in difficoltà, l'ambiente in cui vive è per lui molto ostile.

Digestive

martedì 23 giugno 2020

Test HIV per AIDS, come cambiare il risultato da positivo in negativo

Test HIV per AIDS, come cambiare il risultato da positivo in negativo
Appena dopo aver fatto il TEST HIV, la vittima che si dice risulti positiva, viene condannata a morte e la sua morte potrebbe sopravvenire il giorno successivo al TEST HIV, oppure nei prossimi 100 anni, non si sa, e infatti non si sa proprio un bel niente di tutta questa complicata malattia, impiantata artificialmente nell’immaginazione collettivamente dall’industria della medicina di monopolio.

Il virus HIV non è mai stato trovato e, non trovandolo, hanno pensato bene di brevettarne il TEST. Come funziona il TEST HIV (il più noto, il Western blot)?
A) Il TEST HIV Western blot consiste in una sottile striscia di nitrocellulosa, nella quale sono incorporate delle proteine che si pretende siano uniche del virus fantasma HIV.
(Qui ci sarebbe davvero da fare una profonda analisi psico-dinamica della natura delle inibizioni della gente che fa questo mestiere, quello del ruffiano in camice per conto dell’industria della medicina di monopolio. Con che faccia tosta si sostiene che “determinate” proteine appartengono ad un virus specifico, l’HIV, se quel virus specifico non è mai stato isolato? E quando si fa a brevettare un oggetto, quale che sia, nessuno ti domanda dov’è l’oggetto che vuoi brevettare? C’è tutto un mondo di pazzi attorno a quest’industria, dall’esecutore d’ordini che pratica il TEST HIV senza sapere nulla di ciò che sta facendo, alla disinformazione organizzata, alla stampa specializzata e a tutta la catena alimentare che questa industria miliardaria alimenta).
B) Ogni proteina è etichettata con la lettera ‘p’ seguita dal suo peso molecolare espresso in migliaia.
C) Si mette la sottile striscia a contatto con del siero e, se quello contiene qualche anticorpo per quelle proteine ‘particolari’, le bande che contengono quelle proteine dovrebbero “rischiararsi”.
D) Il Western blot non è standardizzato, nonostante sia brevettato, e quindi i criteri, i parametri interpretativi, cambiano da nazione a nazione, ognuno fa più o meno come gli pare, perché tanto è tutta una costruzione ideologica basata su ipotesi, congetture, illazioni e suggestioni.
In Africa, per esempio, per essere schedato come sieropositivo, ti basta risultare positivo per 2 delle bande nere orizzontali (vedi la foto qui sotto)

AFR = Africa; AUS = Australia; FDA = US Food and Drug Administration; RCX = US Red Cross; CDC = US Center for Disease Control; CON = US Consortium for Retrovirus Serology Standardization; GER = Germany; UK = United Kingdom; FRA = France; MACS = US Multicenter AIDS Cohort Study 1983-1992.  (Source: Val Turner)
….e che si riferiscono alle proteine usate per il test. In Australia, ce ne vogliono 4. Negli Stati Uniti d’America si hanno 5 gruppi di parametri differenti per leggere “Western blot” e sono tutti totalmente diversi l’uno dall’altro.  Perciò, se vai in un laboratorio che usa i criteri della croce rossa americana, puoi risultare positivo. Se però poi vai in un laboratorio che usa i criteri FDA, risulti negativo, se invece vai in un laboratorio che usa i criteri CDC, sarai positivo di nuovo. Non sanno quello che fanno, ma lo fanno, perché contano sull’ingenuità del pubblico della televisione e sulla complicità dei buffoni venduti che in televisione fanno le campagne di raccolta fondi decennali e miliardarie per le ricerche delle malattie che non esistono e dei virus o dei finti oncogeni che non si trovano.

Del trucco del tampone e del nuovo paziente credulone
I risultati dei cosiddetti “test HIV dell’AIDS”, che sarebbe il test degli anticorpi, presunti, immaginati, del finto virus denominato HIV, devono essere interpretati, perché è tutta una questione, ricordiamolo, d’interpretazione dell’ipotesi, della congettura, della suggestione e della supposizione.
Tuttavia, dato che i parametri interpretativi variano, come il prezzo della benzina, a seconda delle località in cui un allocco decide di sottoporsi all’esame-truffa, ecco che un soggetto dichiarato “sieropositivo” in una data località può benissimo andarsene da un altra parte per essere dichiarato “non sieropositivo”. Per guarire, dunque, da una malattia immaginata, basta trasferirsi. Questo dimostra che la malattia non esiste, se non nell’immaginazione delle teste vuote che perpetrano la truffa senza sapere quello che fanno e che dipoi avvelenano i finti malati procacciati con le loro chemioterapie.
I propagandisti delle medicine cancerogene fanno credere al mondo che il test HIV-AIDS si pratica per sapere se è vero o no che Tizio è “infetto” con l’ipotetico virus HIV. Se Tizio risulta positivo al test, i praticanti della medicina di monopolio iniziano ad offrire un’altra serie di congetture e di supposizioni circa le possibilità che, nei prossimi cento anni, Tizio si ammalerà oppure no di una delle 30 malattie, variegate e distinte ma riclassificate come AIDS.

Il ragionamento che propongono è totalmente sbagliato.
1) Il Test non può provare l’infezione da HIV e non c’è proprio modo che possa farlo. Il test contiene degli antigeni che sono proteine che s’immagina e si presume siano del virus ipotetico, l’HIV. S’ipotizza di poi che quelle proteine reagiscano con qualunque anticorpo che si registra in presenza dell’AIDS. Così si avrebbe che gli antigeni HIV reagirebbero con gli anticorpi HIV, perché, sempre teoricamente, gli antigeni HIV reagiscono esclusivamente agli anticorpi HIV.
Ma nella realtà non esiste nessuna relazione esclusiva tra antigeni e anticorpi. Gli anticorpi reagiscono a qualunque antigene che non riconoscono come proprio del loro “ambiente”. Se Tizio è malato di tubercolosi, per esempio, nel suo sistema saranno presenti gli anticorpi attivati contro la tubercolosi. Se Tizio ha la malaugurata idea di fare il test HIV nel momento in cui ha la tubercolosi, vedrai che gli anticorpi della tubercolosi reagiranno pure agli antigeni dell’HIV. Ecco come si ha un vero falso positivo.
Queste reazioni incrociate sono molto comuni e molto prevedibili. Se Tizio invece della tubercolosi ha l’influenza, ecco che gli si dovrebbe dire, come pure accade, di non fare il test HIV fino a che l’influenza non gli è passata, perché sanno benissimo della frequente probabilità delle reazioni incrociate (e qui entra in gioco il trucco del tampone del COVIDioti-19, che serve all’industria per procacciarsi un nuovo paziente credulone).
Anticorpi, antigeni differenti e differenti condizioni di una persona, possono determinare la lettura dei veri falsi positivi. Per esempio, chiunque farebbe bene ad evitare gli aghi in generale, ma se pure fosse disturbato da una sindrome tra quelle indicate qui sotto, a maggior ragione dovrebbe tenersi lontano dal test HIV, per non essere schedato come sieropositivo, non essendolo:
l’epatite B,
l’Herpes simplex, condizione assai comune a milioni di americani,
l’influenza,
la vaccinazione contro l’influenza,
il raffreddore,
l’epatite dell’alcolizzato,
i disordini del tessuto connettivo,
l’artrite reumatoide, anche questa comune a milioni di vittime.
Il 41% dei pazienti con sclerosi multipla, in uno studio accennato nel video di qui sopra, risultano positivi al test HIV. Chi vive in aree (pensa ai poveri africani) in cui è presente in forma endemica la tubercolosi, la lebbra, la malaria, l’epatite B, è assai facile risultare positivi al test HIV in perfetta assenza del virus HIV. La lettura positiva del test può essere determinata da una tale moltitudine di variabili, delle quali nessuna è specifica per l’HIV, che solo per questo, quel finto TEST, non dovrebbe essere considerata attendibile.

Puoi risultare positivo per una serie di strane ragioni, le proteine del corpo umano reagiscono al TEST HIV-AIDS ed ecco che il medico ti guarda con l’espressione che tradisce la sua più rassegnata e patetica ignoranza, quella di chi ti registra, ti scheda e ti classifica nel censimento della clientela potenziale dell’industria delle medicine cancerogene, clientela forzata, con la truffa e l’estorsione (come fanno con i vaccini, ti portano via i figli o ti ricattano in qualche altro modo) quella di chi ti condanna a morte, anche se non è assolutamente in grado di stabilire se o quando ti ammalerai, perché ripete un protocollo senza sapere di cosa sta parlando o cosa stia facendo.

Sieropositivo significa positivo agli anticorpi, significa che hai gli anticorpi, non il virus.
Al contrario delle puttanate che si dicono sulla presunta predisposizione alla malattia, significa esattamente l’opposto, se hai gli anticorpi risulterai protetto e non predisposto alla malattia.

Per cambiare il risultato da positivo in negativo, comunque, basta trasferirsi, come di sopra si disse.

Correlati:

sabato 20 giugno 2020

SERVONO DONNE E UOMINI AUTENTICI

SERVONO DONNE E UOMINI AUTENTICI, DOTATI DI ATTRIBUTI
By Valdo Vaccaro 8 Giugno 2020
NON SI SCAPPA DALLA REALTÀ, CI SONO I VERI UOMINI E CI SONO LE SCAMORZE
Esistono i veri uomini ed esistono le scamorze. Esistono i veri uomini ed esistono i caporali, i lecchini, i ciarlatani, i quaqquaraquà come li chiamava il principe De Curtis chiamato Totò. Dire questo non significa essere razzisti o manicheisti, non significa voler creare nuove categorie e nuove etichette, non significa voler dividere il mondo tra buoni e cattivi, tra bene e male, ma è semplicemente il riconoscimento di una realtà di fatto. Esiste in tutti noi la compresenza del buono e del cattivo. Esiste in tutti noi la possibilità di evoluzione nella direzione giusta o in quella sbagliata.

NON È PER NIENTE UNA QUESTIONE EREDITARIA O GENETICA
C’entra forse il fattore ereditario o il fattore genetico? I geni caratteriali regalati da mamma e papà? Certamente che l’avere un percorso netto, sia nella vicina fase ante-nascita che nella millenaria fase spirituale karmica delle vite precedenti, può valere molto, può essere a volte determinante. Ma di fatto non è raro che i figli dei grandi geni deludano e non siano all’altezza dei loro illustri antenati, per cui questa ipotesi non trova conferma nella realtà dei fatti.

L’EPIGENETICA HA FATTO GIUSTIZIA DI QUESTI VECCHI PREGIUDIZI
In ogni caso, come esiste l’epigenetica sul piano strettamente fisico e materiale, esiste pure l’epigenetica sul piano emozionale e spirituale, nel senso che uno nasce in un certo modo con certe dotazioni di partenza, ma poi ha la concreta e dimostrata possibilità di modificare se stesso, di modificare il suo Dna, i suoi geni e il suo genoma, migliorandosi ed evolvendo in senso positivo, o anche peggiorando e degenerando. Non a caso Madre Natura o la Divina Creazione ci ha forniti di libero arbitrio. Non possiamo cercare scuse o alibi.

LA VITA È UNA PIATTAFORMA SULLA QUALE POSSIAMO FISSARE E PLASMARE LIBERAMENTE I NOSTRI VALORI
Come si può arrivare a questo obiettivo? Attraverso i suoi pensieri, le sue azioni e le sue opere. Tutti pertanto hanno una strada aperta davanti a sé e tutti hanno la possibilità di tracciare in modo più o meno nobile, più o meno eroico, più o meno sublime, ed anche più o meno vile e banale purtroppo, il proprio percorso esistenziale.

DIOGENE E ALESSANDRO MAGNO INSEGNANO
Ecco allora l’importanza basilare di essere veri uomini, uomini e donne con gli attributi. Se ne trovano per fortuna dovunque, tutti i giorni, dovunque e tra tutte le categorie. Ovvio che la vera eccellenza è una qualità rara. Se ne era accorto anche il grande Diogene, quello che girava di giorno con la lampada accesa alla disperata ricerca di un vero uomo perché, persino a quei tempi, l’eccellenza latitava e la mediocrità predominava secondo i suoi rigorosi e straordinari criteri selettivi. Quel Diogene che al suo grande imperatore Alessandro Magno, venuto a fargli visita a cavallo e con la scorta, incuriosito e desideroso di offrirgli una residenza più consona e degna della sua botte rovesciata, giunse a dire “Imperatore scansati che mi stai oscurando la luce del Sole”.
Detto da un qualsiasi altro suddito dell’impero ciò sarebbe bastato per avere la testa mozzata all’istante. Ma Alessandro Magno che era un grande davvero pure lui, si rese conto di quale pasta fosse fatto questo suo impertinente cittadino, ribelle e coraggioso, unico e ingovernabile, al punto di esserne fiero. C’è da immaginare che gli abbia persino passato la mano sulla folta barba e che gli abbia lasciato una sostanziale regalia in monete d’oro, prima di tornarsene a corte.

NON CI SONO SCUOLE E NON CI SONO DIPLOMI
Tornando ai nostri tempi, non c’è purtroppo una scuola per veri uomini, e non c’è un diploma, un attestato o una laurea in umanità, e nemmeno un negozio al quale rivolgersi per comprare una sostanza speciale capace di trasformarci in veri uomini. Quanto poi ai titoli onorifici o professionali conferiti dai vari enti e ordini e ministeri sono tutti svianti e imbroglianti. Chiunque anteponga con orgoglio e supponenza un qualunque titolo al proprio nome e alla propria reale e autentica buona reputazione, alle buone maniere e alle buone intenzioni, perde di valore e si scredita agli occhi del prossimo.

PRIMA SEI UOMO E POI SEI TUTTO IL RESTO

giovedì 11 giugno 2020

Il postulato del contagio: una supposizione basata su 4 teorie ancora oggi non dimostrate vere!

Il postulato del contagio: è vero per presa decisione, senza alcuna dimostrazione!
Un postulato è una verità decisa a tavolino senza dimostrazione alcuna, utile a condurre, attraverso ragionamenti logici, ad altre verità altrimenti indimostrabili. Chiaro? Strano?
Ecco una definizione più appropriata:
“Il postulato, dal latino postulatum («ciò che è richiesto»), è una proposizione che, senza essere stata preventivamente dimostrata come vera, viene assunta come se lo fosse al fine di giungere logicamente alla verità di una qualche asserzione. [ da Wikipedia]”
Quello che appare davvero aberrante è il fatto che tale metodo di ricerca della verità sia applicato alla nostra salute praticamente in ogni momento, in pratica il sistema sanitario mondiale prende decisioni sulla salute del popolo basandosi su postulati, cioè verità assunte come tali e mai dimostrate.
Ora si che è strano no?

Ora veniamo al succo della discussione e cioè il contagio il quale è tenuto in piedi non da uno, ma da più postulati che in quanto tali costituiscono delle verità assunte come tali e mai, dico mai, dimostrate.
Allucinante? Già, proprio così!

Relativamente alla natura infettiva delle malattie all’epoca della scoperta dei germi (teoria dei germi) vennero formulati dei postulati(Postulati di Koch) per tenere in piedi la farsa da cui poi tutto il sistema sanitario mondiale ci avrebbe costruito sopra altre teorie, sperimentazioni e farmaci vari.
I postulati di Koch (o postulati di Henle-Koch) sono dei criteri destinati a stabilire la relazione di causa-effetto che lega un microrganismo a una malattia.
Robert Koch fu il primo ad adottare sperimentalmente alcuni criteri, già in precedenza formulati da Friedrich Gustav Jakob Henle, che altro non sono se non quattro regole generali per stabilire se un certo microrganismo sia o meno la causa di una certa malattia. Koch isolò dai tessuti di animali malati i bacilli del carbonchio, li coltivò in laboratorio e ne identificò il ciclo vitale di tipo sporigeno. Attraverso l'inoculazione delle cellule in animali non affetti da alcuna patologia osservò l'insorgenza della malattia e la possibilità di isolare tale microrganismo dal tessuto degli animali infettati sperimentalmente. Questi criteri sono conosciuti appunto come postulati di Koch.
Postulati di Koch
I postulati sono i seguenti:
1.      il presunto agente responsabile della malattia in esame deve essere presente in tutti i casi riscontrati di quella malattia.
2.     deve essere possibile isolare il microrganismo dall'ospite malato e farlo crescere in coltura pura
3.     ogni volta che una coltura pura del microrganismo viene inoculata in un ospite sano (ma suscettibile alla malattia), si riproduce la malattia
4.    il microrganismo deve poter essere isolato nuovamente dall'ospite infettato sperimentalmente
Se positivi, abbiamo la prova della patogenicità del microrganismo e della sua influenza in un determinato quadro patologico.
Limitazioni
Questi postulati, per quanto estremamente potenti, hanno evidenti limiti sperimentali:
Alcuni microrganismi commensali o normalmente presenti nell'ambiente danno patologia solo in determinati soggetti o situazioni
Spesso l'inoculazione, invece di portare a una patologia conclamata, provoca danni subclinici.
Alcuni microrganismi (ad esempio il Mycobacterium leprae o i fitoplasmi) non sono coltivabili in vitro o non è possibile trovare un animale adatto all'inoculazione (perché il patogeno ha tropismo unico per l'uomo o perché gli altri animali sviluppano una diversa patologia rispetto all'uomo) [Da Wikipedia] “
Tutto chiaro ora?
Quindi ricapitolando:
Relativamente al 1° postulato la ricerca medico scientifica ha appurato che il germe responsabile della malattia è stato trovato in circa la metà dei malati, niente negli altri, da ciò si è arrivati a formulare un altro postulato: (altrimenti come spiegavano la cosa a tutto il mondo?) l’esistenza dei virus; virus osservati solo molti anni dopo con l’avvento dei microscopi elettronici e tuttavia non costituenti prova in quanto che trattavasi di scarti cellulari e non di esseri viventi.

Relativamente al 2° postulato stante quanto detto nel 1° postulato le evidenze di questo postulato divengono già precarie in aggiunta la riproducibilità dei germi dell’individuo(malato) in coltura non avviene se non in rari casi.

Relativamente al 3° postulato invece avviene davvero l’incredibile, la ricerca ha evidenziato che il microrganismo causa della malattia introdotto in un individuo sano non induce mai la malattia.

Relativamente al 4° postulato impossibile da sperimentare poichè non verificato il 3°.
La ricerca scientifica, soprattutto col 3° postulato, ci fa capire bene che il contagio è una mera invenzione alla quale tutto il mondo è stato indotto a credere.
I postulati di Koch non dimostrati mettono in luce la farsa del contagio. 

La ricerca medico-scientifica, per quanto possa apparire inconcepibile, non esiste in quanto non basa le proprie azioni su riscontri scientifici ma su criteri di pensiero, decisionali, teorici, non sperimentazioni certe come invece vogliono farci credere.
Oggi quindi la medicina non è una scienza, ma un’ideologia, una materia del tutto teorica.
L’attuale paradigma ideologico sanitario viene imposto sottilmente alle masse(compresi addetti al settore) con la propaganda e agli eretici con metodi più pragmatici (radiazione, perdita del lavoro, persecuzioni mediatiche, legislative e anche di peggio), tipici dei tempi dell’inquisizione cattolica.
 
Dimenticavo di dire che Robert Koch è stato insignito del premio nobel per la Medicina, insieme al suo “amico” Louis Pasteur, questo solo per farvi capire che i premi li vincono coloro che sostengono le farse del sistema, non i veri ricercatori, non chi ha fatto veramente del bene.

Se il sistema ci tenesse veramente al nostro benessere non ci sarebbero più malattie, non ci sarebbe più povertà e probabilmente, benché paradossale per l’odierno paradigma di pensiero, non ci sarebbe neanche bisogno di lavorare… ma questa è utopia no?
Ma chiaramente siete liberi di credere a ciò che volete.
Prossimamente la storia della frode del contagio.
Marcello Salas

Correlati:

mercoledì 10 giugno 2020

DESTRUTTURARE LA TEORIA DEL CONTAGIO

DESTRUTTURARE LA TEORIA DEL CONTAGIO
By Valdo Vaccaro 14 Marzo 2020
RICHIESTA
Carissimo Valdo, la seguo da circa un paio di anni grazie ad un amico prezioso e le confesso che mi ha illuminato parecchio con i suoi articoli pieni di logica e di verità provata e dimostrata su di me. Non ho alcuna perplessità su tantissimi argomenti da lei esposti sia in campo scientifico che alimentare. Vorrei però ricevere un parere suo riguardo a ciò che sto per dirle.
In questi giorni sto assistendo direttamente a barzellette di questo tipo (caso reale): il paziente 0 prende il coronavirus risultando positivo, sua moglie tuttavia non presenta alcun sintomo (c.d. paziente asintomatico) ma potrebbe essere positiva al tampone (anche se non glielo fanno).
Ammettendo che la moglie sia positiva al virus, secondo la medicina generale sembrerebbe che il signor coronavirus, non trovando terreno per proliferare e moltiplicarsi (o trovando un sistema immunitario più forte), improvvisamente faccia i bagagli e vada ad infettare qualcun’altro.
Il caso che ho sotto gli occhi in questi giorni è proprio questo, cioè si afferma che il paziente asintomatico possa comunque trasmettere il virus.
Qui le chiedo di portar pazienza, vorrei comprendere meglio una cosa: come l’Hygiene dimostra che effettivamente non esiste in assoluto il contagio e che è finzione nonché superstizione dell’uomo? Premetto che ho letto gli articoli del dr Montanari + intervista il quale parla di contagio o, comunque, non lo esclude.

PASSANDO ALLE CONSIDERAZIONI CHE TROVO NEL SUO SITO
1) Parla spesso per dimostrare la teoria igienista di statistiche e dimostrazioni di scienziati nel considerare un “ovvio simultaneo sboccio dei sintomi”, oppure parla della questione virale in questo modo: “Ogniqualvolta andiamo in crisi per qualsiasi motivo (fisico, psichico, traumatico) la capacità espulsiva linfatico-immunitaria cala e si impigrisce per cui si crea tossicità interna… questo discorso occupa il 99% della questione virale. Il restante 1% sono virus di altri esseri viventi con cui entriamo in contatto… Più aria viziata respiriamo e più carni, pesce e proteine animali consumiamo, più questo 1% diventa 5 o 10, anche 20%. Normalmente il materiale intasante altrui va ad aggiungersi a quello nostro interno.”
2) Il concetto di virus per la medicina (Organismo che si riproduce e che infetta altre forme di vita) è chiaramente diverso da quello igienista di virus=veleno interno non ripulito). Ma allora mi chiedo dove è possibile ricercare la verità su questo argomento?
3) In questi giorni vediamo sì, morti inventate di sana pianta con gente ampiamente compromessa che viene passata come “morta per coronavirus”, il che fa ridere in quanto come sappiamo (tratto anche da Montanari) è un dato ampiamente gonfiato poiché molti dei soggetti che hanno contratto il virus presentavano patologie pregresse gravissime o a stadi molto avanzati.
Qui si aggiunge un’altra considerazione sua (o dell’Hygiene) ovvero che “la vicinanza con persone cosiddette infette che tossiscono e hanno febbre alta può innescare una induzione mentale, effetto grilletto ma soltanto in chi è pressapoco nelle stesse condizioni, cioè sta già covando il malessere”.
Tecnicamente il Montanari parla di virus e di trasmissibilità, l’Hygene invece parla in sostanza di “medesime condizioni date da soggetti che pensano/agiscono/vivono alla stessa maniera in quell’istante”. Lei riporta, ad esempio, in uno dei suoi scritti il caso della classe di 20 persone di cui si ammalano 10 per medesima vulnerabilità tossica parlando anche della sua esperienza personale in cui da piccolo per anni non ha mai preso nulla pur avendo tutta la famiglia a letto con l’influenza.
CONSIDERAZIONE
Anche citando altre grandi e ricorrenti verità come quella su Pasteur. “il terreno è tutto” mi trova perfettamente d’accordo. Se ho un buon terreno, non mi ammalo, però ci sono dettagli sui quali vorrei fare più chiarezza ancora.
Non credo neanche io che il virus abbia una sua intelligenza tale da potersi spostare da una parte all’altra (uscire ed entrare da esseri viventi) però trovo verosimile che, se rimane in una via aerea dove trova terreno fertile per crescere e replicarsi, possa quindi trasmettersi tossendo o starnutendo.
In fondo credo, da ignorante come sono, che starnuto e tosse non siano altro che meccanismi di autodifesa del nostro organismo per espellere ciò che ci crea turbolenza/disagio/malessere interiore, quindi in un certo senso…ciò che la medicina classica chiama “virus” potrebbe anche essere ammesso.
Venendo al suo caso che da bambino non si ammalava mai un semplice medico potrebbe dire: “beh lei mangia sano, i suoi organi sono dunque in condizioni ottimali per espellere il materiale di scarto che giornalmente produciamo e qualsiasi agente esterno (il virus in questo caso) non trova terreno per crescere e riprodursi”.
Ancora, chiedo, secondo lei il fenomeno del sovraffollamento dei reparti di terapia intensiva sarebbe quindi dovuto ad un effetto-grilletto o mediatico molto riverberato a suo avviso?
Resta validissima, anche se ahimè non ho le competenze per comprendere tecnicamente di cosa si sta parlando, il discorso, anch’esso pluri-citato sull’inosservanza dei postulati di Koch, ma, ecco, avrei piacere di ricevere una sua opinione su questo punto: siano esse statistiche, studi, dimostrazioni o, comunque, ragionamenti tali da riuscire a destrutturare la teoria del contagio.
Le chiedo questo perché mi piacerebbe sposare la sua tesi (visto che in tutto la penso come lei) ma non trovo purtroppo prove valide e pratiche per smontare la teoria medica. La ringrazio per quanto finora fa per il bene di tutti. Un caro saluto.
Roberto


RISPOSTA
TUTTI POSSIAMO ESSERE SCIENZIATI VERI O INVECE SCIENZIATI-SCHIAPPE ACCODATI PASSIVAMENTE AL SISTEMA
Roberto dice che “non ha le competenze”. Fossero attenti, puntuali e scientifici al pari di lui i tanti medici e i tanti presunti scienziati che parlano in questi giorni di virus disinvoltamente, come si trattasse di pane e marmellata, senza mai mettere in discussione di cosa stanno parlando, senza mai dare una definizione del virus stesso.
In realtà Roberto ha la stoffa dello scienziato, o anche la stoffa del bambino che non si fa mettere facilmente nel sacco e che pretende chiarezza, pretende non dubbi e non misteri.

UN MONDO SALDAMENTE UNITO NELL’INGINOCCHIARSI A SUA MAESTÀ CORONAVIRUS
Il fatto è che, quando si va nell’estremamente grande e nell’estremamente piccolo, c’è di che perdersi, per cui non sorprende affatto l’esistenza di teorie diverse e contraddittorie. Scienza è scienza solo quando dà risposte esaurienti e condivise ai problemi. Scienza è qualcosa che implica fare ricerca, inchieste, confronti, dibattiti anche tra diverse opinioni con tanto di apertura mentale e con zero preclusioni e preconcetti.
Tutto questo non sta affatto accadendo. Sia l’Italia che il mondo intero stanno dando una dimostrazione a dir poco penosa, sorprendentemente penosa. Si usa dire che ogni popolo ha il governo che si merita. Pertanto teniamoci Conte e teniamoci Speranza. E la Cina si tenga pure Xi Jinping.

SI PARLA DI VIRUS E NON SI SA COS’È, SI PARLA DI SCIENZA E NON SI SA COS’È
Scienza è soprattutto sapere di non sapere. Scienza paradossalmente equivale ad avere dei dubbi. Chiunque proceda per dogmi senza nemmeno dare e darsi dei chiarimenti è tutto fuorché uno scienziato. Chiunque parla di contagio e di virus contagiante commette una sfilza interminabile di credenze, di pregiudizi e di aberrazioni scientifiche.
Chiunque afferma perentoriamente e dogmaticamente che il virus fa questo e fa quello, e che per contrastarlo occorre fare questo e fare quello (vedi norme governative tipo distanza e mascherine e tutto il resto) è tutto fuorché uno scienziato, è un accodato.

COI VIRUS SIAMO NEL MONDO DEI MICROSCOPI ELETTRONICI A 100 MILA INGRANDIMENTI
Universo immenso e universo ultra-piccolo. Nel caso in questione stiamo parlando del micro-universo. Non parliamo di scarafaggi o formiche ma di corpuscoli piccolissimi e invisibili a occhio nudo, per cui servono 100 mila ingrandimenti al microscopio elettronico. Queste cose le sanno i biologi molecolari e cellulari come Peter Duesberg, Stefan Lanka, Kary Mullis e simili, oltre ovviamente ai nostri Stefano Montanari e Antonietta Gatti, o il prof Andrea Del Buono.

CELLULE, BATTERI E VIRUS NEL MIRINO
Con le cellule umane ce la caviamo piuttosto bene. Sappiamo che esse hanno dimensioni o diametri da circa 7 a 120 micrometri o milionesimi di metro. Sappiamo di averne 70-100 trilioni e di subire una moria giornaliera di 200 miliardi. Coi batteri ce la caviamo ancora ancora, visto che vanno da 0,2 a 30 micrometri per cui siamo mediamente 100 volte più piccoli delle cellule.
Nel caso dei virus invece siamo di fronte a microrganismi morti, intendo morti e inermi e inattivi al 100% e non al 99,999%. Sappiamo tutti cosa significa la parola morto-definitivo, e questo dovrebbe già darci una impronta direzionale. Morto significa cadavere privo di vita, privo di testa, privo di testicoli, privo di organi respiratori, privo di gambe, privo di struttura pulsante, privo di tutto.
Siamo di fronte a polvere virale e spazzatura virale estranea ed anti-funzionale. Una spazzatura morta che può solo essere fotografata con instantanea e mai in fase cinematografica.

PARLARE DI COMPORTAMENTO VIRALE SIGNIFICA PIÙ PRESUMERE CHE TOCCARE CON MANO
Tant’è che negli stessi laboratori si è cercato invano di far sviluppare-proliferare-riprodurre dei virus, con risultato costantemente nullo. L’uomo non può inventare la vita o fare i miracoli moltiplicativi vangelici dei pani e dei pesci.
Perché un virus aumenti di numero servono altre cose importantissime come le cellule umane vive, moribonde e morenti, vale a dire serve il terreno di sviluppo e di eventuale trasporto, serve un pizzico di Madre Natura. Capirai che la materia, cioè la questione virale, a questo punto diventa complessa e intricata, ideale per costruirci sopra un mondo fantasioso e fantascientifico, corrispondente a determinati interessi, furbizie e convenienze umane.

I DUBBI DI ROBERTO
Roberto elenca i suoi dubbi citando:
1.      Induzione ed effetto grilletto
2.     Leggere differenze tra Stefano Montanari e Valdo Vaccaro o comunque la visuale igienista in genere
3.     Pieno accordo su Terreno è tutto e microbo è niente, ma vale tuttora al 100%?
4.    Chiarimenti sui Postulati di Koch
5.     Desiderio di smontare e destrutturare la teoria medica del contagio.
6.     
Vediamo allora di rispondere a tali quesiti. - IN QUESTA TESINA:
1. EFFETTO GRILLETTO E DISPONIBILITÀ AD AFFRONTARE UNA PROVA O PIÙ PROVE
Sulla induzione mentale e l’effetto grilletto determinati dalla vicinanza prolungata con le persone cosiddette infette, personalmente sono disposto in qualsiasi momento a un esperimento-prova, per dimostrare l’infondatezza del contagio.
Ma bisognerebbe garantire assoluta trasparenza ed equidistanza di chi esegue l’esperimento e di chi ne interpreta e valuta poi i risultati, cosa per niente facile e semplice, quando il coltello per il manico sta nelle mani di una parte soltanto. Una parte che ha dimostrato mille volte una grande abilità a prefabbricare risposte, ad accampare eccezioni, a far avere le proprie ragioni con trucchi, alibi e tranelli vari.

LA VICINANZA PROLUNGATA CON GLI ALTRI NON È PRIVA DI EFFETTI COLLATERALI

SALVA O STAMPA IL POST IN PDF

Print Friendly Version of this pagePrint Get a PDF version of this webpagePDF

CORRELATI

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...