Arsenico,
acrillamide e cadmio in quantità elevate. Il test di laboratorio
effettuato in Germania è un vero shock: tutte le gallette di riso
risultano contaminate. Comprese quelle biologiche…
Ma non solo le gallette. Secondo una ricerca
della Food&Drugs Administration (FDA) americana, praticamente tutto
il riso risulta contaminato da arsenico, e per quanto non spinga per
l’abbandono del consumo di riso (anche perchè sarebbe una bella botta ai
mercati, verso cui la FDA ha sempre un occhio di riguardo), consiglia
vivamente di variare molto la dieta, con grani e cereali diversi.
“Cosa c’è di più innocente di una galletta di riso? Difficile
innamorarsene per il sapore neutro e la consistenza che sembra quella
del polistirolo. In virtù di questo loro volto asciutto e compassato
pensavamo che fossero al 100% sane, soprattutto perché si tratta per la
maggior parte di prodotti biologici, senza altri ingredienti tranne il
riso ed un po’ di sale. Ebbene la rivista tedesca Oekotest ha sottoposto
al laboratorio 20 marche di gallette di riso, tra cui ben 14 da
agricoltura biologica, ribaltando queste convinzioni.
Il risultato è allarmante: quasi tutti i prodotti sono contaminati con elementi cancerogeni come l’arsenico,
a volte presente in quantità rilevante, e acrilammide, la stessa
sostanza che ritroviamo nelle patatine fritte, e che secondo la stessa
Efsa, l’Autorità Europea sulla Sicurezza del Cibo, rappresenta una
potenziale preoccupazione sanitaria.
Leggi anche Il Riso in commercio è inquinato da Arsenico
Da
tempo sappiamo che il riso ha la capacità di assorbire grosse quantità
di arsenico, prelevando questa sostanza dai terreni. Nelle gallette però
questa concentrazione si mostra particolarmente elevata, con una
percentuale di composti inorganici di arsenico che mediamente si attesta
sull’80% sulla quantità totale dell’elemento chimico. L’arsenico può
provenire da residui di fitofarmaci agricoli, ma può anche essere di
origine naturale, soprattutto in paesi del Sud Est Asiatico, dove viene
rilasciato dai sedimenti nelle acque di falda a causa delle condizioni
del sottosuolo.
Purtroppo in Europa non esistono soglie minime imposte per legge,
anche se la letteratura scientifica non esprime dubbi sulla tossicità e
cancerogenità dell’elemento. Gli esperti consultati dall’autorevole
rivista di consumatori tedesca, hanno fissato la soglia massima
tollerabile di assunzione in 200 mg per kg di prodotto alimentare.
Sorprendentemente uno dei pochi paesi che ha fissato una soglia massima,
è la Cina che ha imposto un limite soglia di 150 mg per kg di prodotto,
probabilmente a causa della posizione geografica ed il grande consumo
di riso.
Tornando alle nostre povere gallette gli esperti intervistati espongono forti preoccupazioni anche per l’acrilammide
è un composto chimico che si forma negli alimenti, solitamente nei
prodotti amidacei, durante la cottura ad alta temperatura (frittura,
cottura al forno e alla griglia). Tutte questi valori sono considerati
però in funzione del corpo adulto, mentre per i bambini l’esposizione
diventa pericolosa a soglie più basse. Tutti i prodotti testati superano
questa soglia, ma nella meta delle gallette il residuo risulta
particolarmente elevato. Non bisogna poi considerare il rischio di
assumere queste sostanze attraverso altri alimenti.
Per l’acrilammide la contaminazione purtroppo non dipende
direttamente dal metodo di coltivazione o da fattori ambientali, ma
dall’esposizione a temperature elevate. Un fenomeno ampiamente
conosciuto ed estendibile ad altri prodotti di largo consumo come caffè,
cereali tostati, patatine, pane e biscotti. In seguito ad una
raccomandazione dell’Efsa gli Stati membri sono stati invitati a
monitorare i livelli di acrilammide per un periodo di tre anni e a
presentare all’EFSA i dati ottenuti.
Anche in questo caso le quantità rinvenute in laboratorio sopra i 100
mg per kg di prodotto sono state valutate negativamente in ben 18
prodotti su 20. L’ulteriore schiaffo d’immagine agli insapori
agglomerati di riso pressato deriva dalla presenza elevata di cadmio in
tre prodotti biologici. Il fatto più grave, secondo la rivista, è che
tutti questi prodotti vengano sponsorizzati come adatti ai bambini di
pochi mesi. La raccomandazione principale, invece, è che non vengano
consumati troppo alla leggera.”
Articolo di: Gabriele Bindi
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