Un team di studiosi, guidato da Aaron Gassman, della Iowa State University di Ames, ha scoperto che un coleottero, parassita delle colture di mais, ha sviluppato resistenza a due tossine prodotte da alcuni semi OGM.
L’insetto in questione si chiama diabrotica. Da anni la diabrotica era stata combattuta con un particolare tipo di colture OGM, il mais Bt,
contenente delle tossine letali per l’animale (Bacillus thurinigiensis,
Bt). Dal 2009, si è scoperto che l’insetto è riuscito a sviluppare una
resistenza alla tossina Bt Cry3Bb1, devastando in questo modo intere
colture nell’Iowa.
La ricerca, pubblicata sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences, pone un interrogativo importante sulla vulnerabilità delle colture OGM e sull’evoluzione della resistenza ai patogeni introdotti artificialmente.
La vulnerabilità del mais Bt sta nel fatto che la
resistenza alla prima tossina favorisce la resistenza a quelle
successive. La resistenza a un tipo di tossina Bt si era già
manifestata. La novità è che, adesso, l’insetto è riuscito a usare
quella proprietà per sviluppare resistenza anche contro un altro tipo di
tossina, introdotta più di recente. Di conseguenza, gli attuali
approcci per la gestione delle coltivazioni dovrebbero essere
riesaminati.
Il fatto è che il mais Bt è ancora capace di allontanare altri
parassiti, quindi gli agricoltori, probabilmente, continueranno a
piantarlo, solo che adesso saranno costretti a usare pesticidi per
proteggere le loro coltivazioni dalla diabrotica. Cosa che avrà
inevitabilmente delle ripercussioni sull’ambiente.
In un’intervista a Wired, Gassman ha affermato che la situazione può migliorare soltanto se si cambia tipo di approccio: “Ci deve essere un cambiamento fondamentale nel modo in cui viene utilizzata la tecnologia”.
Sembra che gli scienziati abbiano predetto per anni che una cosa del
genere poteva accadere, ma gli avvertimenti sono stati ripetutamente
ignorati. Ci vogliono milioni di dollari per sviluppare semi come il Bt,
quindi un tipo di ingegneria alternativa non è un’opzione attraente.
Ancora più interessante a parer nostro, invece, è l’approccio scelto dagli autori di un altro studio sulla resistenza della diabrotica al Bt, che adottano una strategia basata sulla biodiversità.
Secondo questi studiosi, infatti, “in generale, un anno di semi
di soia in un campo che è stato coltivato a mais spazza via la
popolazione di diabrotica. Gli insetti depongono le uova che si
schiudono, ma quando le larve cercano di nutrirsi con piante di soia,
non trovano le sostanze nutritive di cui hanno bisogno e muoiono. La
rotazione delle colture può sopprimere le popolazioni di diabrotica nel
tempo , riducendo il rischio generato dalla loro nuova resistenza Bt”.
Il problema è riuscire a capire quanti sono disposti ad abbracciare
una soluzione del genere, a discapito di raccolti più abbondanti,
destinati in prevalenza ad alimentare il bestiame.
Ma, come l’entomologo Elson Shields della Cornell University ha detto a Wired,
quello della diabrotica è solo un sintomo di un problema più grosso,
che probabilmente tornerà ad attirare l’attenzione sul settore delle
sementi OGM, sul loro effettivo valore e sulla questione del profitto a
breve termine.
(Foto: Tadson)
(Foto: Tadson)
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