giovedì 31 luglio 2014

Gli uomini semplici fermeranno l'autoannientamento del genere umano

di Limpha Nefer

L'arca di Atlantide

Le tenebre scesero inesorabili nelle menti della razza degli uomini del pianeta Azzurro.
Esse riuscirono a spegnere il lume che lo stesso pianeta dopo molte prove gli aveva donato, raggiungendoli  e riportarli nell'oscurità dei primordi.
L'indolenza lambiva ogni loro gesto e le azioni quotidiane erano sempre impregnate di egoismo, esse si celavano in quel poco di buono che ancora rimaneva e che essi riuscivano a rivolgere solo ed esclusivamente ad altre forme di vita non umane. Eppure tutto questo non bastò a sopperire le mancanze che sentivano crescere dentro di sè, e i buoni propositi finivano tutti nella violenza.
Furono portati in quel limbo piano piano, ignari di essere stati ingannati dalla loro stessa intelligenza.
Caparbi e logici credettero sempre nel caos come l'ineluttabile, rigettando la conoscenza della propria natura di entità generata perfetta, capace di evolversi nell'unione oppure regredire nella solitudine.
 
Fu proprio lungo il corso della ricerca che sbagliarono via e dovettero aggrapparsi a dogmi che li allontanavano sempre di più dalla mutazione che avrebbe dovuto accadere. Quegli stessi assiomi voluti e creati da loro stessi, furono deleteri per la loro mente nata per acquisire e imparare poichè invece di un giovamento che all'apparenza appariva come la strada da percorrere, rigettava il pensiero libero, credendolo portatore di quel male e di quel vuoto che sentivano crescere dentro di sè.
Si ammalarono, e nonostante essi fossero molto sofferenti, nulla fecero per fermare il disfacimento, troppo presi a ricercare nei feticci e negli idoli nonchè nelle effimere sostanze, quelle creazioni mentali sterili che placassero le loro paure.
Quella genie credette sempre che solo dopo la morte avrebbe ritrovato un posto migliore per poter essere felice.
Ed essi morirono, morirono per migliaia di anni, e poi rinacquero per migliaia di anni, ma nulla cambiò, fino a quando un giorno, qualcuno sfuggì a quella sofferenza controllata, comprendendo l'imminente catastrofe.
Furono coloro che si resero conto che il pianeta Azzurro, il loro padre e la loro madre stava per distruggere loro, il suo l'ultimo esperimento.
 
Uno sparuto gruppo di sapienti, semplici uomini, che da sempre non smorzarono mai la scintilla, quelli che vollero sfuggire ai dettami imposti, quegli stessi che non credettero mai, e che mai si fecero indottrinare, dal falso e dall'ordinato, quelli che nei secoli furono bruciati e infangati, oscurati e annullati, quelli che in ogni epoca mai si mischiarono, i puri i candidi, quelli capaci di guardare l'oltre, pur rimanendo con le radici sulla terra. Proprio loro memori del quel passato, sfuggirono alle grinfie di quel male contagioso. 
Costruirono potenti mezzi, creati a posta per poter comunicare e riconoscere chi come loro, avesse la stessa percezione, non ingannarono mai poichè con quelle risorse gridarono a tutti il pericolo, ma stavolta non si fecero prendere e poterono continuare.
Fu proprio quella cerchia, che s'accorse che gli stessi loro bambini, cominciavano ad assumere impercettibilmente un'altra fisionomia, allora compresero che era tempo di andare, era arrivato il momento.
Si riunirono e dalle stesse azioni comuni e dagli stessi intenti la ricerca ebbe un unico fine, costruire insieme un modo per salvare la nuova razza e poter finalmente dare vita a un nuovo progetto.
Limpha
http://rumoridelluniverso.blogspot.it/2014/07/larca-di-atlantide.html

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