LASCIAMO SPAZIO ALLE DONNE E IL MONDO ANDRA' MEGLIO
Potete anche non essere d'accordo, ma molti indicatori dicono che con le donne al comando avremmo un'economia più florida, maggiore attenzione all'ambiente e alla cura della persona. Il maschio ha fallito?
Altro che quote rosa, largo alle donne e l'Italia sarà un paese rose e
fiori. Quello che serve al'Italia è un'inversione di rotta che vede un
maggiore coinvolgimento delle donne alla guida di questo paese. Lo
dicono gli esperti, e noi accettiamo la sfida. Facciamo largo alle
donne, dunque.
Due giorni fa, il 24 giugno a Roma, durante il convegno organizzato dalla Fondazione per lo sviluppo sostenibile, si è discusso di “Donne e green economy" snocciolando alcuni dati significativi. Con le donne in cabina di comando avremmo un Pil più alto, maggiore efficienza aziendale, più servizi a bambini e anziani, maggiore sviluppo di un’economia verde, rispettosa del pianeta e delle persone: è quello che accadrebbe se più donne nel nostro Paese occupassero ruoli chiave del mercato del lavoro, in particolare nei settori legati alla green economy.
Abbiamo il sospetto di semplificare troppo, ma vogliamo crederci. E comunque sia tutti gli studi previsionali sul lavoro del futuro ci confermano che le donne, per fortuna, occuperanno sempre più posti decisionali di rilievo. E l'androginia, o meglio la capacità di incarnare al meglio aspetti maschili e femminili insieme, diverrà un valore anche nel mercato del lavoro per entrambi i generi.
Il fatto è che, secondo il rapporto dell’Environmental and Gender Intex, nei sedici paesi Ocse l’Italia è ultima per coinvolgimento delle donne nel settore ambientale.
Non solo: una maggiore presenza delle donne in ruoli strategici delle aziende sarebbe, in pratica, la chiave per uscire dalla crisi. Nel nostro Paese le lavoratrici sono solo il 49%, assai meno della media comunitaria del 62,4%. Però, se arrivassimo almeno alla soglia del 60%, secondo la Banca d’Italia il nostro Pil aumenterebbe immediatamente del 7 per cento. Una crescita fatta non solo dall'aumento di beni materiali presto deperibili, ma da beni e servizi per la persona, cultura e ambiente. Le donne infatti, secondo i dati del Censis, sono responsabili del 66,5 per cento degli acquisti e delle scelte della famiglia e rappresentano l’80 per cento del comparto dell’istruzione. Cosa dire? Se sono rose fioriranno, da sole non crescono solo le gramigna e le ortiche.
La cultura femminile, ci verrebbe da dire, va anche un po' ricostruita, e non deve interpretare il ruolo maschile sotto mentite spoglie. L'immagine utilizzata per questo articolo è volutamente ironica. Ad aver fallito senza dubbio è l'uomo. Un modello di umanità, ambiguamente legata al modello maschile, nella semantica, nella società e nella politica. Il ritorno al matriarcato è del tutto improbabile, ma gli uomini andrebbero rimessi al loro posto. Già, e di quale posto si tratta? Fateci sapere...
Due giorni fa, il 24 giugno a Roma, durante il convegno organizzato dalla Fondazione per lo sviluppo sostenibile, si è discusso di “Donne e green economy" snocciolando alcuni dati significativi. Con le donne in cabina di comando avremmo un Pil più alto, maggiore efficienza aziendale, più servizi a bambini e anziani, maggiore sviluppo di un’economia verde, rispettosa del pianeta e delle persone: è quello che accadrebbe se più donne nel nostro Paese occupassero ruoli chiave del mercato del lavoro, in particolare nei settori legati alla green economy.
Abbiamo il sospetto di semplificare troppo, ma vogliamo crederci. E comunque sia tutti gli studi previsionali sul lavoro del futuro ci confermano che le donne, per fortuna, occuperanno sempre più posti decisionali di rilievo. E l'androginia, o meglio la capacità di incarnare al meglio aspetti maschili e femminili insieme, diverrà un valore anche nel mercato del lavoro per entrambi i generi.
Il fatto è che, secondo il rapporto dell’Environmental and Gender Intex, nei sedici paesi Ocse l’Italia è ultima per coinvolgimento delle donne nel settore ambientale.
Non solo: una maggiore presenza delle donne in ruoli strategici delle aziende sarebbe, in pratica, la chiave per uscire dalla crisi. Nel nostro Paese le lavoratrici sono solo il 49%, assai meno della media comunitaria del 62,4%. Però, se arrivassimo almeno alla soglia del 60%, secondo la Banca d’Italia il nostro Pil aumenterebbe immediatamente del 7 per cento. Una crescita fatta non solo dall'aumento di beni materiali presto deperibili, ma da beni e servizi per la persona, cultura e ambiente. Le donne infatti, secondo i dati del Censis, sono responsabili del 66,5 per cento degli acquisti e delle scelte della famiglia e rappresentano l’80 per cento del comparto dell’istruzione. Cosa dire? Se sono rose fioriranno, da sole non crescono solo le gramigna e le ortiche.
La cultura femminile, ci verrebbe da dire, va anche un po' ricostruita, e non deve interpretare il ruolo maschile sotto mentite spoglie. L'immagine utilizzata per questo articolo è volutamente ironica. Ad aver fallito senza dubbio è l'uomo. Un modello di umanità, ambiguamente legata al modello maschile, nella semantica, nella società e nella politica. Il ritorno al matriarcato è del tutto improbabile, ma gli uomini andrebbero rimessi al loro posto. Già, e di quale posto si tratta? Fateci sapere...
di Gabriele Bindi
Speriamo che questi articoli sul tema donna & violenza siano di riflessione per qualcuno che non abbia saputo intravedere la "sottile" strumentalizzazione degli episodi cruenti da parte del potere per realizzare una società di persone sole e malate.
RispondiEliminaSono questioni importantissime che molti non conoscendole ne subiscono i devastanti effetti ogni giorno.
Grazie Mauri M per aver apprezzato.
Ps - Ho tolto il captcha, ora cerchero l'articolo di cui parlavi.
vi siete accorti vero che siete gravemente ammalati?
RispondiEliminaSalas sappiamo tutti come e perché odi le donne, pensa a riformare prima te stesso, che sei un fallimento.
Il problema del mondo é la coscienza, non il genere.
RispondiEliminaLe donne al potere ci sono giá state é non si sono di certo dimostrate migliori, anzi tutto il contrario. Esempi di inflessibilitá e intolleranza come la Thatcher o la Merkel, o di corruzione come la Kirchner.
Paolo