sabato 16 agosto 2014

Il calcio non è solo un gioco, ma è anche uno strumento a servizio del potere mondiale

Di Ibn Asad *
Se il calcio fosse un gioco, non metteremmo in discussione niente di quello che lo riguarda.
Sarebbe solo un intrattenimento e nessuno sarebbe tanto stupido da attaccare un'innocente distrazione ludica. Non c'è niente di malsano nel divertimento (al contrario), in uno svago o in un diversivo.

Non niente da censurare in una persona che si diverte seguendo una partita di calcio, eppure il fatto che milioni di persone scelgano la stessa partita di calcio come l'unico divertimento possibile, potrebbe far destare sospetti.

Ancora più sospettoso è che i notiziari televisivi e i giornali dedichino al calcio almeno un terzo del loro tempo e spazio.

Molto più sospetto, è che certe partite di calcio siano veri "atti ufficiali" cui assistono capi di stato, primi ministri e famiglie reali.

Ciò che, però, si presuppone sia eclatante, è comprovare la brutale orma che il calcio ha lasciato sulla società moderna, la funzione che ha su di essa e la quantità di energia che apparentemente muove un qualcosa di così innocente come un gioco.

Ecco la prima asserzione: 
il calcio non è un gioco.
E quando ci riferiamo all'aspetto occulto del calcio, non alludiamo a ciò che è sporco che anche se sporco, continuerà a essere conosciuto.
È famoso e ormai insito come una cosa abituale, il costume europeo di utilizzare il calcio per riciclare denaro, sia di grandi gruppi di costruttori, sia di persone in relazione con il traffico di droga e altri affari illeciti.
Tutti sanno che lo sport in genere - e il calcio in particolare - riciclano capitali, e se qualcuno ha dei dubbi, torniamo ai casi di Silvio Berlusconi nel 1995, Jesús Gil nel 2002 e più recentemente Kia Joorabchian, Alexandre Martins, Reinaldo Pitta, o le risapute relazioni con la mafia di Roman Abramovich.

Il volto occulto del calcio non è nemmeno il fatto già divulgato che l'organizzazione internazionale che amministra questo sport (la FIFA) è corrosa dalla corruzione, come ha denunciato il giornalista Andrew Jennings.
E non lo è nemmeno l'arciconosciuta dipendenza del calcio dalle multinazionali tessili sportive che manifatturano i loro prodotti in stati-laboratori con i quali pattuiscono condizioni subumane per i loro lavoratori.
Niente di tutto questo è l'aspetto occulto del calcio, solo una parte della sua cloaca, ben fatta, ben dissimulata, ben profumata, ma che tutti conoscono.

C'è una presenza più oscura e più quotidiana del calcio e perciò più impercettibile:
  •  la funzione che il calcio svolge nell'ingegneria sociale del Nuovo Ordine Mondiale
  •  l'impattante influenza del calcio su tutti gli aspetti della società moderna
  •  l'utilizzo del calcio come uno strumento potente con cui i mass-media fanno il loro lavoro di controllo mentale e ipnosi di massa.
Quest'importanza del calcio va aldilà della funzione del classico "circense" per il popolo o, almeno, mai prima nessuna forza imperiale aveva mai disposto di potentissimi mezzi quali quelli di cui si serve questo moderno colosseo globale.
Tutti i grandi gruppi di mass-media hanno due testate specializzate che non mancano mai come i giornali dalla tiratura regolare:
  •   economica
  •   sportiva
Se questo grande gruppo è europeo già sappiamo a cosa dedica più di un terzo del suo lavoro: informare sul calcio!
Niente di tutto questo è casuale, e non è frutto di un amore nobile per lo sport. L'interesse per lo sport - e per il calcio - riguarda il poter sviluppare una piattaforma per la manipolazione sociale paragonabile in Europa solo con le due trattate in questo capitolo.
Nel caso concreto del calcio, le principali funzioni che questa ingegneria sociale svolge, si possono dividere in tre punti:
  • Funzione 1
Attraverso il calcio, prendono e impongono i modelli filosofici, comportamentali, estetici che aspirano a essere applicatiti a tutte le razze, le condizioni, le età della nuova società moderna.
  • Il calciatore d'élite si presenta come il nuovo Achille di plastica e gel, un eroe senza eroismo che si trasforma nel manichino del perfetto trionfatore globale, una divinità invertita messa nel pantheon pubblicitario della moda passeggera.
    In Europa non esiste niente che abbia più valore di un calciatore d'élite: si tratta di persona conosciuta da molte persone, che guadagna molto denaro segnando molti gol e vincendo molte partite; si tratta di un autentico "campione di quantità".
    L'obiettivo finale di questa figura sarebbe integrarla nella cultura pop e tutto il ventaglio pubblicitario.
    Il primo esempio trionfante di questo modello completo globale è stato David Beckham; dopo questo trionfo, sono venuti molti altri come Freddie Ljungberg, Thierry Henry o Cristiano Ronaldo, tutte figure provenienti dalla  Barclays Premier League inglese.
    Senza dubbio, se queste icone comportamentali sono utili all'ingegneria sociale europea, lo sono molto di più nelle società cosiddette "del terzo mondo".

    Se nei "paesi sviluppati", i modelli imposti influenzano i comportamenti e la gioventù li imita, nei paesi più poveri il modello del calciatore diventa l'unica opportunità di "integrazione sociale" per milioni di bambini e adolescenti.
    Poco importa il fatto che quest'opportunità sia un'illusione e che solo una percentuale abbia accesso a una minima professionalità come calciatore.
    Questo è l'unico sogno imposto ai bambini dell'Africa rurale, alla periferia di Buenos Aires o alle favelas brasiliane. La loro disperata situazione senza via di uscita fa sì che impieghino tutte le loro energie nell'unica via di fuga concepibile.
    La FIFA con il suo progetto "Goal", lavora, in questa situazione, con commoventi campagne filantropiche dove si regalano alle popolazioni più povere palloni da calcio e maglie firmate dall'astro di turno.
    Questa è la stessa filantropia che nascondono i progetti caritatevoli di organizzazioni sportive in Africa come il patrocinio di club di calcio da parte delle potenti ONG e piattaforme delle Nazioni Unite come l'UNICEF.

    Tutto per un obiettivo: dare speranze illusorie con il fascino del prestigio sociale di un calciatore di lusso.
    Se tratta di imporre un'unica via di sopravvivenza: una via che fa uscire dalla miseria per portare a un'altra diversa miseria, una via che permette di passare dalla denutrizione alle mansioni grottesche, alle macchine sportive di lusso e alla prostituzione d'alto bordo.
    Si capisce facilmente che tutta questa rete genera solo (agli uni e agli altri, individualmente e socialmente) un unico sentimento di frustrazione.
    Questa frustrazione sarà la chiave per la funzione che andiamo a esporre. 
  • Funzione 2
    Un'altra funzione che svolge il calcio, questa per gli amanti del calcio, è un bene riconoscibile:
la canalizzazione della tensione nervosa rivolta a un'attività sterile.
Con i mezzi di comunicazione tutto lo scontento, l'insoddisfazione e la ribellione che potrebbero motivare una critica da parte delle persone, è canalizzata verso l'amore per il calcio.
Così si capisce come i più ferventi affezionati del calcio sono le persone più lontane da una qualsiasi pratica sportiva. L'energia distruttiva generata nell'individuo dalla vita moderna, è condensata in "90 minuti di odio".
In questo periodo di tempo, il pacifico cittadino può insultare, giudicare, reclamare, prendere a calci e criticare chi lo circonda sempre in un contesto ad hoc: il calcio.

L'aggressività non è in nessun caso sublimata, anzi al contrario, è concentrata e diretta verso una passione sterile e assurda.
E' naturale che pretendendo di controllare e manipolare così l'energia nervosa della massa, molte volte il calcio sfocia in episodi di violenza.
Questa è la struttura della passione per il calcio, che a sua volta svolge una terza funzione nella ingegneria sociale del Nuovo Ordine Mondiale.
  • Funzione 3
    L'amore per il calcio di club, appartenere a una squadra, il "sentire i colori", sembra essere un esercizio di devozione quanto meno curioso:
si tratta di appoggiare sentimentalmente un gruppo senza ideologia, nessuna base comune intellettuale, nessuna identità naturale, che non rappresenta nessuna razza, nessun popolo o città, non è unito da un valore comune e ha solo la finalità ben precisa: la vittoria che consiste nel superare il rivale solo con dei numeri.
Il fanatismo per una squadra di calcio prende spunto dal mondo degli affari: il fanatismo corporativo. Questo riflusso si può confondere completamente quando alcuni club sono quotati in borsa.

Un fan di una squadra qualsiasi e un perfetto lavoratore di una corporazione aspirano alla stessa cosa:
partecipare al successo (sia sotto forma di gol, sia sotto forma di un beneficio economico) di una entità che personalmente gli è estranea ma la loro appartenenza è data solo da un numero anonimo.
E questa è la terza funzione che il calcio svolge nel Nuovo Ordine Mondiale:
addestrare la popolazione al fervore senza cervello, alla devozione mistica dell'agnello, alla lealtà del gregge, cioè al fanatismo corporativo.
Queste sono le funzioni del calcio riassunte in tre punti.
Ci sarà chi si chiede perché è stato scelto il calcio e non un altro sport. Se esiste una risposta adeguata. Si trova nella struttura e nell'origine del calcio che - come tutti sanno - è inglese.
Senza ombra di dubbio, l'espansione del calcio è in stretta relazione con l'imperialismo britannico, e nessuno può negare che il calcio è lo sport più popolare, come la lingua inglese è quella più parlata o la musica pop il folclore più ballato.
Eppure nemmeno questo spiegherebbe come il calcio sia l'aspirante a uno sport globale e non per esempio l'hockey.

Perché proprio il calcio?
Ogni gioco tradizionale è tradizione, perché parte della sua struttura e delle sue regole sono collegate ai principi metafisici su cui si basa la tradizione stessa e così, per esempio, succede con gli scacchi indiani o iltlachtli azteco.
Nel caso dello sport moderno (investimento profano di un gioco) non è strano trovare relazioni con il simbolismo di gruppi anti iniziatici. Si potrebbe fare uno studio sui parallelismi simbolici di molti sport britannici e i rituali massoni.
Nel calcio, che si sviluppò come lo conosciamo adesso da un regolamento del 1948 promosso da una confraternita di studenti di Cambridge, possiamo vedere come nei primi codici, le squadre non erano composte da undici contro undici, ma da dodici contro dodici oltre un tecnico o allenatore per ogni squadra.

La squadra, quindi in origine era formata da 13 (12+1) membri, e questo 13 (scomposto in 12+1) è un simbolismo molto usato dalle logge massoniche inglesi del secolo XIX.

Il simbolismo del numero 13, che troviamo nella rappresentazione cristiana dei "dodici apostoli e del Messia", sarebbe in tutta la struttura, i rituali e i gradi del Rito Scozzese. La struttura della squadra di calcio è in relazione con le teorie moderne di organizzazione sociale che piaceva tanto alla massoneria britannica che si ispirava goffamente alla divisione delle caste della sua colonia indiana.

La squadra, quindi, sarà formata da :
  •  un mister o allenatore che non interviene materialmente nel gioco e che dà la sua guida invisibile (il sommo sacerdote, il brahman)
  •  degli attaccanti coraggiosi che aspiravano alla gloria del gol per la loro rapidità e il movimento (i guerrieri, gli chatria)
  •  dei difensori che organizzano, proteggono e distribuiscono il gioco (I commercianti, i vaisha)
  •  i portieri che con le loro mani hanno la sola funzione di contenere sopportare la furia dell'attacco nemico (i lavoratori, i sudra).
Ci sono senza dubbio più relazioni simboliche interessanti che ci forniscono dati sull'origine del calcio, ma ricaveremmo solo delle ipotesi che potrebbero essere interpretate da alcuni dei nostri lettori come vane speculazioni.
Queste implicazioni, poi, non sembrano avere una soluzione di semplice continuità visto dove è arrivato oggi il calcio:
un potente strumento di controllo mentale al servizio degli architetti globali, un pendolo per ipnotizzare le masse in mano dei mass media, una piattaforma di manipolazione sociale mai conosciuta prima.
Quanto esposto (Industria del cinema + "cultura pop" + sport) avrebbe un nucleo comune di facile identificazione: i mezzi audiovisivi.

E' relativamente semplice valutare su un qualsiasi cittadino, l'impatto della superstruttura di controllo mentale di masse che si nasconde nei mezzi audiovisivi.
Basta domandare a un qualsiasi uomo moderno che cosa pensa su una cosa o su un'altra. Indipendentemente dalla sua opinione, le fonti della sua informazione provengono dalla piattaforma audiovisiva.
Tutto quello che l'uomo moderno pensa, vuole, ha bisogno, opina, rifiuta, segue, ammira, detesta, soffre, anela, desidera e compra, gli è imposto, come un contenuto del subconscio collettivo, dai mezzi audiovisivi della televisione, cinema, Internet…

Al di fuori di questa struttura, non c'è niente tranne la limitata percezione concreta del suo vivere giorno per giorno nella società moderna: la prima colazione, il lavoro, il trasporto, i suoi vicini… La piattaforma mediatica diventa per "l'uomo nuovo" "in una finestra sul mondo", anzi "l'unica finestra sul mondo".
Nei capitoli seguenti, vedrete come quest'unica finestra sul mondo rimane ben chiusa da un fortissimo catenaccio.
Il limitatissimo uso di questa finestra dipenderà dal provare quanto siano sporchi i suoi vetri dai quali arriva una visione distorta che l'individuo confonde con il mondo intero.
Valutiamo pertanto la sporcizia. 
Traduzione di Nicoletta Marino

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