lunedì 25 agosto 2014

Essere obesi fa bene e allunga la vita

di Mauro Sartorio
Se ogni giorno catalogassimo l'informazione "scientifica" che viene diffusa globalmente nel campo della salute, in un breve periodo di tempo ci renderemmo conto di come le conoscenze che si suppone essere ormai acquisite e certe, siano in realtà spesso prive di fondamento.
Su questo sito raccolgo le notizie che mi sembrano più eclatanti, e già oggi la collezione di "effetti cicogna" potrebbe essere sufficiente ad evidenziare come la ricerca si riduca a una guerra di numeri statistici in grado di dimostrare tutto e il suo contrario.

In questi giorni, 20/07/2014:

Contrordine degli scienziati: obesi più longevi e con meno rischi cardiovascolari

http://www.tgcom24.mediaset.it/salute/2014/notizia/contrordine-degli-scienziati-obesi-piu-longevi-e-con-meno-rischi-cardiovascolari_2058126.shtml
"State University of New York:...La conferma viene dalla revisione di 36 studi precedenti, che ha permesso di osservare come un indice di massa corporea che va da 30 a 35, che denota sovrappeso e obesità, sia associato a un tasso di mortalità del 27% inferiore a quello di persone dal peso ritenuto normale (con un indice di massa corporea pari a 20). A questo si aggiunge un rischio specifico per il cuore (infarto, malattie cardiache) maggiore di quasi tre volte in chi ha un indice di massa corporea basso, inferiore a 20...." 

Ma non era il contrario? Di chi si deve fidare un medico per rimanere aggiornato e fare bene il suo lavoro?
Il problema è che su questi postulati della medicina insegnati nelle università si fondano i protocolli sanitari nazionali che curano miliardi di persone.
Che si tratti di un problema di sensazionalismo giornalistico, o che si tratti di indipendenza degli studi, o di metodologia nella ricerca (come già visto in campo nutrizionale), quello di cui ci si accorge è che niente può essere dato per scontato.

 

Dal nostro punto di vista delle 5LB è evidente e logico che tutto può essere il suo contrario, poichè si sta cercando qualcosa dove quel qualcosa non c'è: è come andare a caccia di micro plancton in un prato fiorito con degli occhiali da vista: non solo si è sbagliato il luogo, ma anche lo strumento di ricerca!
E questo succede semplicemente proprio a causa dei presupposti di conoscenza, spesso postulati ma non comprovati, che sono le fondamenta e il punto di partenza degli studi.
I risultati finali, quindi, non possono che essere supposizioni e ipotesi, a loro volta non comprovabili ma solo statisticamente possibili, spesso incoerenti tra loro.

Prendendo a esempio il caso dell'obesità: tutti sappiamo che le malattie cardiovascolari hanno un nesso stretto con il sovrappeso. Qualcuno può discutere questo presupposto? No di certo.
 

Allora si facciano ricerche, con ampie rilevazioni statistiche sulla popolazione per verificare che ad alto indice di massa corporea corrispondono alti rischi di cardiopatia. In una percentuale più o meno rilevante si denota che i dati confermano: benissimo, la regola è dimostrata e rinforzata.
Si facciano altre rilevazioni statistiche, e ci si sorprenda che, questa volta, i dati sconfessano la regola: è necessario trovare una spiegazione, come ad esempio "poichè probabilmente il cuore è più allenato quando si è in sovrappeso, allora si vive di più".
 
Un sistema rigido, non scientifico e molto dipendente dal commercio, che non è pronto a mettere in discussione in modo elastico i propri assiomi in base alle verifiche sperimentali, non può portare a nulla di nuovo e vero, tutt'altro, si allontana sempre di più dalla realtà oggettiva che si propone di indagare.
Accogliendo la possibilità che non ci sia alcun nesso tra sovrappeso e cardiopatia, si sarà liberi di verificare che, con evidenza, infarti e processi ai vasi sanguigni si presentano tra magri e grassi indifferentemente, con un'eziologia molto precisa e biologicamente sensata. 

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