di Dario d'Elia, Fonte: clicca qui
Il Portale Acque del Ministero, secondo Legambiente non è attendile. Il 43% dei punti risultati inquinati alle analisi di Goletta Verde secondo il sito sono balneabili.
Organizzi le ferie al mare per la famiglia. Poi per scrupolo vai sul sito Portale Acque
del Ministero della Salute per dare un'occhiata alla situazione
ambientale. Pensi ai figli piccoli; magari se il mare non è inquinato è
meglio. Digiti la località e il motore di sito ti mostra la situazione.
Tutto ok, i parametri sono a posto. Gli indici di Enterococchi ed
Escherichia Coli – due noti batteri - sono nella norma.
Poi a un certo punto arriva Legambiente e ti rovina la festa. Il
Portale Acque del Ministero secondo i loro rilevamenti "è un bluff". Il
bilancio finale di Goletta Verde 2014, il progetto di monitoraggio coste che da più di 20 anni verifica lo stato di salute delle acque di balneazione, è molto chiaro e deludente.
La costa abruzzese secondo il Ministero
"Su 264 campioni di acqua analizzati dal laboratorio mobile di Goletta Verde, il 55% è risultato fuori legge per i parametri microbiologici previsti
dalla normativa. Si tratta di un punto inquinato ogni 51 km di costa.
Sono 124 i campioni inquinati prelevati presso foci di fiumi, canali e
scarichi sospetti, mentre sono 22 quelli relativi a spiagge affollate di
turisti", puntualizza Legambiente.
Le regioni più critiche sembrano essere l'Abruzzo (89% di punti
inquinati rispetto al totale dei campioni prelevati), Marche (83%),
Calabria (79%) e Lazio (75%). Situazione migliore invece in Sardegna
(10%) e Toscana (33%).
La costa abruzzese secondo Goletta Verde
Come se non bastasse Goletta Verde ha scoperto che il 43% dei punti risultati inquinati sono dati per balneabili dal sito Portale Acque.
Una spiegazione è che a volte il punto di campionamento dista km dai
corsi d'acqua inquinati, con evidente vantaggi sui risultati
scientifici. Altra nota dolente è che il 47% dei punti critici non sarebbe stato neanche campionato dal Ministero.
Sono le foci dei fiumi e i tratti a rischio che bisognerebbe
monitorare, non genericamente le coste. "In Italia stenta ancora a
decollare un sistema davvero integrato tra i cari enti preposti a
fornire informazioni chiare", conclude Legambiente. "E intanto i
cittadini navigano in un mare di disinformazione".
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