La carne non è un cibo
idoneo per l’uomo: su quest’asserzione non ci sono ormai più dubbi, una
copiosa letteratura l’attesta e lo documenta. In subordine è quantomeno
ampiamente provato che non è indispensabile per la salute dell’uomo. Il
completo controllo dei poteri industriali sui mezzi d’informazione
impedisce che queste importanti conoscenze siano di dominio pubblico,
ma, nonostante tutto, il processo di diffusione su mezzi alternativi è
incominciato e si ritiene che sia ormai inarrestabile.
La dannosità della carne non dipende
soltanto dalla somma di sostanze chimiche, spesso di sintesi, aggiunte
ai mangimi nella moderna pratica d’allevamento industriale: antibiotici,
tireostatici, betabloccanti, estrogeni, sali di zinco, vaccini,
anemizzanti, che sono somministrati agli animali stabulati anche per
preservarli dalle malattie che li colpirebbero a causa delle innaturali
condizioni in cui sono tenuti. Questo fatto con certezza contribuisce ad
aumentarne la dannosità, ma anche la carne d’animali allevati nelle
migliori condizioni possibili è nociva. La ragione fondamentale di
questa nocività va ricercata con l’aiuto di due importanti branche della
scienza, l’Anatomia Comparata e la Fisiologia Comparata. Ovviamente la
descrizione dettagliata dei fenomeni esula dallo spazio di un breve
articolo, per questa rimandiamo alla letteratura specifica.
L’anatomia comparata, in sintesi afferma che:
1.Gli animali carnivori hanno un intestino molto breve, circa 3-4 volte la lunghezza del tronco.
2.Gli animali erbivori hanno un intestino molto lungo, circa 20-22 volte la lunghezza del tronco.
3.Gli animali frugivoro-fruttariani,
tra cui l’uomo e quasi tutto l’ordine dei primati, hanno un intestino di
lunghezza intermedia circa 10-12 volte la lunghezza del tronco
La ragione di questa diversa lunghezza si comprende facilmente prendendo in considerazione i diversi cibi specie-specifici:
Le proteine della carne, nelle condizioni di temperatura del tratto digestivo, sono soggette a processi putrefattivi con sviluppo di sostanze tossiche che è bene che non siano assorbite, ed è per questo motivo che i carnivori hanno un intestino breve, che permette di ridurre il tempo di permanenza all’interno del corpo ed il conseguente rischio d’assorbimento delle tossine della putrefazione.
Le proteine della carne, nelle condizioni di temperatura del tratto digestivo, sono soggette a processi putrefattivi con sviluppo di sostanze tossiche che è bene che non siano assorbite, ed è per questo motivo che i carnivori hanno un intestino breve, che permette di ridurre il tempo di permanenza all’interno del corpo ed il conseguente rischio d’assorbimento delle tossine della putrefazione.
Gli animali erbivori, dovendo
provvedere al laborioso processo di demolizione della lunga catena della
cellulosa fino al glucosio, devono avere un intestino molto lungo che
permette un maggiore tempo di permanenza all’interno del corpo.
Gli animali frugivoro-fruttariani,
che non hanno quest’ultima necessità, hanno un intestino di lunghezza
intermedia, ma tale in ogni modo da permettere l’assorbimento delle
tossine di putrefazione della carne, da qui la ragione fondamentale
della dannosità per loro della carne.
Quanto alla Fisiologia Comparata, il
chimismo delle nucleoproteine è una delle tante prove che l’uomo non è
un animale adatto per natura a nutrirsi di proteine animali; le
nucleoproteine sono le proteine che costituiscono il nucleo d’ogni
cellula, tra loro si annoverano gli acidi nucleici e le proteine
basiche; gli acidi nucleici sono formati dall’unione di 4 (o 5)
“nucleotidi”. Ogni nucleotide è costituito da una base azotata unita ad
uno zucchero esterificato con acido fosforico.
Le nucleoproteine vegetali contengono
basi azotate prevalentemente del gruppo pirimidinico (timina, citosina,
metilcitosina, uracile); il loro metabolismo, basato su processi
ossidativi, dà, come prodotto finale urea, eliminata normalmente
dall’uomo con l’urina.
Le nucleoproteine animali,
contengono invece prevalentemente basi azotate del gruppo purinico
(“purine”: adenina, ipoxantina, xantina, guanina); queste basi danno
come prodotto finale, acido urico. Nei carnivori tale acido è
trasformato, mediante un particolare enzima, di cui sono provvisti
(detto “uricasi”), dapprima in allantoina e poi per idrolisi in urea e
quindi, come tale, eliminato.
Nell’uomo e nelle scimmie
antropomorfe (che non possiedono il suddetto enzima) l’acido urico
proveniente dall’uso alimentare della carne si combina con il sodio e si
deposita soprattutto nelle articolazioni, sotto forma di urato di
sodio, provocando dolori, tumefazioni, e deformazioni (gotta). Sintomi
tipici della sindrome uricemica, che invece è del tutto assente nei
carnivori.
Nell’uomo evidentemente la capacità
uropoietica del fegato, in altre parole la capacità di quest’organo di
fabbricare urea, è insufficiente a smaltire il carico derivante da
consistenti quantità di proteine animali ed il processo uropoietico si
ferma a metà, cioè all’acido urico.
Quelle indicate sono soltanto alcune
delle principali prove della dannosità della carne, chi volesse
approfondire l’argomento ha a disposizione una sterminata letteratura,
del pari sterminata è però la letteratura in favore dell’uso della carne
e che sostiene addirittura la sua indispensabilità per la salute umana;
gli enormi interessi, non solo economici, connessi con l’uso alimentare
della carne hanno addirittura permesso alla seconda di prevalere
nell’accezione comune.
La ragione di questa prevalenza è
abbastanza ovvia: l’enorme potere che il sistema industriale ha su tutti
i mezzi di comunicazione, per quanto riguarda la letteratura
scientifica, è ancora più forte. Come si sa le riviste scientifiche sono
di solito pubblicate da Università od Accademie, organizzazioni alla
continua ricerca di finanziamenti. L’industria chimica nelle sue varie
branche (prodotti per l’agricoltura, farmaceutica, alimentare ecc.)
provvede ampiamente alla bisogna finanziando ben determinati progetti di
ricerca, quelli di proprio interesse.
La logica conseguenza è che in primo
luogo non trovano finanziamento i progetti di ricerca che puntano a
chiarire eventuali dannosità della carne, ed in secondo luogo che ben
difficilmente sono pubblicati lavori di ricercatori indipendenti,
soprattutto quando i risultati ledono gli interessi industriali. In
sintesi sono senz’altro questi i motivi per cui gli articoli favorevoli
all’uso della carne sono prevalenti.
Tuttavia il peso dell’argomento, la
natura stessa delle cose, ha il suo effetto e nonostante tutti gli
ostacoli si assiste ad un fiorire di articoli critici sulla salubrità
dell’uso della carne. Nell’eventuale azione giudiziaria che come Forum
Vegetariano ci proponiamo di intentare i periti nominati dal giudice si
troveranno davanti ad un panorama di questo tipo.
Due fatti nuovi degli ultimi venti anni però, avranno, a mio parere, un ruolo importante nell’aumentare il peso della nostra posizione. Non si tratta in questo caso di articoli di personalità anche rilevanti ma, bensì, del parere di due grandi organizzazioni entrambe Americane, del Paese cioè che è stato il principale attore dell’enfasi sul consumo di carne nel secolo ventesimo:
Due fatti nuovi degli ultimi venti anni però, avranno, a mio parere, un ruolo importante nell’aumentare il peso della nostra posizione. Non si tratta in questo caso di articoli di personalità anche rilevanti ma, bensì, del parere di due grandi organizzazioni entrambe Americane, del Paese cioè che è stato il principale attore dell’enfasi sul consumo di carne nel secolo ventesimo:
1. Nel 1985 si è costituito negli
USA il P. C. R. M. (PHYSICIANS COMITTEE for RESPONSIBLE MEDICINE), un
“Comitato di Medici per la Medicina Responsabile”, a cui aderiscono più
di cinquemila medici e scienziati. Questa organizzazione ha raggiunto
un’importanza notevole, svolgendo una funzione di informazione e
pressione, anche con denunce penali, su tutti gli organismi statali
competenti sull’argomento. Il PCRM ha ovviamente preso una posizione
fermamente contraria all’uso della carne.
2. Particolarmente efficace è stata
l’azione del PCRM sul Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti
(USDA), l’organismo che dal 1916 pubblica periodicamente un documento
ufficiale intitolato “Dietary Guidelines for Americans” (Linee Guida
Dietetiche per gli Americani”). Orbene, nell’edizione del 1996 di queste
Linee Guida si riconosce finalmente che la dieta vegetariana non solo
non ha nessuna controindicazione ma che è addirittura una valida via per
la salute. E’ grazie agli sforzi del PCRM ed a questa pubblicazione del
1996 che negli USA si assiste finalmente ad un’inversione di tendenza
nella continua crescita della mortalità per malattie cardiocircolatorie.
Io spero vivamente che questi fatti
opportunamente illustrati al giudice, dato che ben difficilmente
possiamo sperare di vincere la causa, possano almeno fornirgli le prove
che sull’argomento la posizione degli scienziati non è univoca, che si
assiste cioè ad un classico caso di divaricazione delle opinioni. Ciò
sarebbe di enorme importanza per la nostra causa, perché è la strada per
dotarci dell’unica arma che al momento ci manca. Se il giudice, vista
la divisione della scienza sull’argomento, ci accordasse una sorta di
“par condicio”, se in altre parole in ogni dibattito sui media sul tema
alimentare fosse obbligatoria la presenza della parte contraria all’uso
della carne si avrebbero finalmente i presupposti per un’effettiva
diffusione della corretta informazione alimentare
www.disinformazione.it
Dr. Chim. Mauro Damiani, presidente Associazione Scienza della Salute
visto su: http://ambientebio.it
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