venerdì 14 febbraio 2014

La malattia, passo evolutivo


Esiste una visione della manifestazione come di un tutto, con le sue leggi, le sue regole. Ognuno di noi, vivendo in questo tutto, si trova a dover rispettare queste leggi.  

 

 

La Verità

Nelle religioni spesso queste leggi sono chiamate Verità. Ogni religione, però, dà una sua visione di questa Verità, che resta comunque unica. Il senso di questa frase è che la soggettività del tempo, del luogo, della cultura in cui si è manifestato il messaggio attraverso la bocca di un rivelatore, fanno si che all’apparenza queste Verità risultino piuttosto diverse da religione a religione.
È quindi auspicabile per un avvicinamento alla Verità ultima, uno studio comparato delle leggi comunicate da ogni rivelatore, al fine di unire l’insieme delle visioni parziali (vedi sopra) in una visione più allargata che comprenda ogni altra. È questa una strada, un cammino che solo in questo secolo può essere compiuto grazie allo sviluppo dei mezzi di comunicazione e alla possibilità di ognuno di conoscere a fondo anche tutte le altre religioni al fine di ampliare il punto di vista di ognuno di noi sulla Verità.
Questo punto risulta essere un interessante argomento di discussione, ma in questa sede vorrei portare l’attenzione al problema del tradimento della Verità.
Ognuno di noi vivendo normalmente, senza necessariamente saperlo, si comporta in modo più o meno armonico alle leggi dell’universo. Non può ad esempio andare contro la legge di gravità, ma deve rispettarla.
Lo stesso succede con le sottili leggi spirituali.
Quando non vengono rispettate queste leggi, sorgono le disarmonie che dopo un po’ diventano malattie fisiche. Qualsiasi guarigione spirituale è l’armonizzazione delle correnti disarmoniche all’interno del sistema uomo.
Sistema uomo significa l’insieme del corpo fisico e delle controparti energetiche che sono anche sedi delle emozioni e dei pensieri, nonché del veicolo comunemente chiamato anima.
Da qui risulta che anche un solo pensiero errato genera una disarmonia che potrebbe sfociare in una malattia. Dipende, comunque, dall’intensità di questo pensiero e dal livello su cui  esso agisce.
Ad esempio, un pensiero che agisca al livello delle massime leggi spirituali di cui abbiamo parlato, porta una grave inversione perché si riflette su tutto il sistema uomo.
Per questo una correzione dei propri concetti sulla Verità è essenziale ai fini della guarigione.
Un Maestro è spesso anche un guaritore perché la sua presenza e le sue parole generano una chiarezza della Verità che può far guarire. Egli quindi agisce sui piani più alti del sistema uomo.
La malattia è quindi il segnale di un più o meno profondo allontanamento dalla Verità o possiamo dire dall’armonia del tutto o dal volere divino, ecc. È ovvio comunque che un brufolo è diverso da un cancro.

La guarigione

Esistono comunque meccanismi di guarigione che scattano naturalmente in caso di malattia. Ad esempio se un malato si cura con i soliti farmaci, può arrivare, nel periodo di infermità, a maturare pensieri nuovi o diversi atteggiamenti nel proprio rapporto con il divino o con le persone che lo circondano o con la vita stessa.
Quindi il periodo che impiega il corpo a guarire è un lasso di tempo che viene utilizzato dall’anima per risistemare i propri contenuti esattamente come fa la nostra mente inconscia durante la notte.
Se però tendiamo ad aggirare l’ostacolo con l’assunzione di farmaci ad ogni piccolo accenno, finiamo per lasciare che le cause trovino altri modi di sfogo… cosa molto più pericolosa. È quindi consigliato di evitare la fretta di guarire e cercare se possibile di accettare la malattia come un segnale di inversione di una qualche corrente positiva, ritrovando poi la causa e cambiando il proprio atteggiamento o modo di pensare al fine di ristabilire l’equilibrio.
Questo processo di guarigione dovrebbe essere aiutato dalla persona spirituale che si possa trovare vicino all’ammalato. E sicuramente questi ci prova.
Ma il problema ritorna su che cosa sia la Verità dal punto di vista dell’ammalato.
Troppo spesso si cerca di imporgli il proprio punto di vista senza nessuna cura di quello altrui.
Ci si dovrebbe invece immergere un attimo nel punto di vista dell’altro per ritrovare gli errori e le inversioni rispetto all’armonia e solo allora cercare di allargare il punto di vista dell’ammalato sino ad ampliarlo finché superi le sue contraddizioni.
Perché la verità relativa dell’ammalato è reale per lui (pensate ad esempi ad un senso di colpa che noi potremmo definire ingiustificato, ma che egli lo vive come reale) e per crescere bisogna espandere la coscienza e la consapevolezza quindi il punto di vista (vedi sopra).

Ego

Risulta quindi indispensabile dare una definizione di EGO, perché è questo l’origine del nostro punto di vista, il luogo da cui parte il nostro sguardo verso il mondo ed è da qui che sorgono gli errori che generano le malattie.
Entra in questo discorso un altro concetto indispensabile e cioè che il pensiero ha una sua realtà fisica sottile (intendo dire che in un livello sottile il pensiero è tangibile). Quindi la mente crea e le immagini che vediamo quando pensiamo o ricordiamo qualcosa, sono costruite dentro il sistema uomo.
Quando queste immagini sono armoniche, piacevoli hanno una struttura flessibile, fluida; quando invece siamo in presenza di immagini che portano tensione, nervosismo, sofferenza allora abbiamo o flussi vorticosi o strutture dense, statiche.
Questi ultimi, influenzando il percorso dei necessari flussi di energia che supportano la vita, bloccheranno funzioni, faranno deperire organi, altereranno la crescita delle cellule, specie se sono situati dentro al corpo.
Tornando all’Ego, cerchiamo di capirne l’origine.
L’Ego è l’insieme di pensieri consolidati costruiti dall’anima quando, trovandosi nel corpo fisico, dimentica il suo vero stato perché confusa dalle percezioni sensoriali. Nasce quindi a partire dal 1°-2° anno di vita e si consolida finché non si è stabilizzata la personalità. Si tratta quindi di idee, un corpus di idee, riguardanti inizialmente il corpo; ci sono anche tutte le immagini tracciatrici delle azioni.
Queste idee, con la maturazione, diventano più solide includendo le varie caratteristiche della personalità.
È ovvio che, a parte casi particolarissimi, l’Ego si è costruito a partire dalla sua visione di bambino, con tutti i suoi timori, difetti, desideri, credenze non verificate, ecc.
Questa struttura si trova nei livelli sottili, dentro e attorno al corpo fisico in quello spazio che viene chiamato aura.
L’Ego così farà da filtro e da schermo. Schermo perché proietterà nella sua vita, nelle sue scelte, in quello che crederà di capire degli altri, i suoi desideri, timori, ecc.. Filtro perché quando si incontreranno le situazioni esterne, spesso si vedrà le immagini già acquisite interne dell’Ego, con tutte le possibilità di errore che potete immaginare.
L’Ego è dunque una struttura che ci limita la visione della realtà; una struttura d’illusione. Una struttura comunque necessaria per permetterci di cominciare la nostra vita.
È la localizzazione della nostra coscienza.
Immaginate una coscienza slegata dal corpo che va di quà e di là… come potrebbe mai muovere il corpo? Ogni nervo e ogni muscolo?
Nella fase adulta, quindi, l’Ego, che si è consolidato sotto la spinta del bisogno di affermazione, si scontrerà con la sempre variabile realtà, troppo complessa perché egli la possa inglobare tutta oppure resterà abbastanza aperto da acquisire ogni nuova esperienza e crescere ed espandersi.
Nel primo caso questa struttura potrebbe con gli anni addensarsi talmente da configurarsi in una prigione psicologica che a livello energetico è terreno fertile per moltissime malattie.
Se l’Ego viene dissolto, come insegnano le tradizioni religiose orientali, allora ci troveremo in contatto con l’infinito, col divino. Altrimenti continueremo ad arrabbiarci, a non capire gli altri, a disprezzarli, a lottare contro, a sentirci non amati, non capiti, non apprezzati. Perché l’Ego è ciò che ci separa dall’infinito, dalla Verità. Solo trascendendolo possiamo uscire dal nostro guscio e guardare con occhi nuovi la realtà.
L’Ego è fatto di pensieri, milioni di pensieri, tutti quelli che abbiamo fatto da quando siamo nati. Se non smettiamo di ascoltarli, di assecondarli, nella meditazione o nella contemplazione, mai potremmo ascoltare la voce del divino. E se vogliamo rimanere permanentemente in contatto con il divino, dobbiamo purificarci al punto da cancellare dal nostro Ego tutti quei pensieri disarmonici che abbiamo accumulato. Altrimenti ci distoglieranno sempre.
Comunque alla morte questo Ego dovrebbe dissolversi. Rimarrà l’anima con la sua esperienza acquisita, il suo bagaglio karmico. [Dico dovrebbe perché a volte non succede e rimane uno spettro a bloccare l'evoluzione. Ma questa è un'altra storia.]
Quindi nella cura di un ammalato si dovrebbe aiutarlo a sciogliere le sue disarmonie sapendo che queste derivano dalla sua costruzione egoica e, come ormai dovrebbe essere chiaro, ognuno ha fatto una personalissima creazione:L’EGO.
Quindi: l’Ego è ciò che ci separa dal divino.
Da questa separazione nasce il desiderio della riunione.

La nascita dell’Ego

Alla base di molte problematiche psicologiche dell’individuo, c’è la necessita dell’accettazione da parte degli altri, che sono in primo luogo i genitori e successivamente gli amici, l’amato ed anche la società.
In effetti molte delle azioni che facciamo nella vita dipendono o sono stimolate proprio da questo: che l’altro mi accetti e mi rispetti.
E la radice di questo desiderio è proprio il desiderio di reintegrazione nel tuttodopo la separazione forzata dovuta alla nascita dello spirito prima nell’anima e poi in un corpo fisico e alla conseguente formazione dell’Ego.
Prima di allora lo spirito viveva nel divino, dove la separazione non esiste, dove sei diverso, ma parte integrante di tutto il corpo cosmico. È come il caso di due dita dello stesso corpo, sono distinte, ma non si distinguono dal resto, non cercano una autocoscienza separata altrimenti vorrebbero andare ognuna in una direzione diversa e sarebbero crampi per il corpo.
Due spiriti divini sono così, senza Ego che gli fa credere di essere separati, per loro non ha importanza ciò che capita a se stesso, piuttosto è l’interesse per tutto il corpo; la loro coscienza è unica, è nella testa, è in Dio.
La mancanza di ciò, di queste rimembranze, dà nel piccolo uomo il desiderio di sentirsi parte di qualcosa.
E questo desiderio è compensato dalla famiglia ed è lo stimolo per l’amore, il congiungersi, a volte il fondersi, con un altro essere.
Ma quando la famiglia è in crisi, quando il piccolo non sente l’amore e l’affetto dei genitori, quando la società intorno non sa compensare queste mancanze, allora il bisogno di accettazione diventa molto forte.
All’interno di questo panorama, l’Ego cresce e si conforma diventando più duro o più morbido, a seconda se finisce per chiudersi a riccio in se stesso o se riesce ad avere dagli altri quell’affetto che cercava.
Spesso addirittura l’Ego chiuso a riccio, nega il suo profondo desiderio e crede di andare avanti per motivi ben diversi da queste profonde spinte psicologiche, ma se lo si prova a mettere in discussione reagirà come una belva ferita.
Comunque le sfumature che distinguono un Ego da un altro, sono in effetti tantissime.

Il cammino spirituale

Il cammino spirituale entra in questo discorso per le stesse motivazioni.
Il desiderio di riunione con il tutto, con il divino, con la persona suprema è il motore di ogni sana aspirazione spirituale. Automaticamente, dunque, questa riunione taglia via ogni sofferenza.
Esistono due modi di intendere il reggitore cosmico. Uno è il modo impersonale, l’altro è una personificazione.
Nel primo caso si avrà quindi verso Dio un approccio impersonale, forse a volte un po’ freddo, mentale. Nel secondo caso, di un dio personificato, è più probabile un approccio più diretto, più emotivo quindi più traente.
Tornando al nostro desiderio di base di riunione col divino, appare evidente che un approccio a Dio, se lo puoi immaginare con un corpo[1], è più facile per sentirlo emotivamente, per accompagnarti a Lui, ecc. e va a ben compensare quel desiderio profondo di riunione. È la strada, il cammino per arrivare poi a comprendere poi il Dio impersonale, il Dio nella sua versione cosmica.
Ed ecco che Gesù si è così presentato, come la chiave per arrivare a Dio. Lo stesso succede con Krishna, Tara, Avalokitesvara[2] e tutte le altre personificazioni di Dio che sono quindi un modo per farcelo sentire più simile e più vicino a noi in modo da risolvere il nostro nodo fondamentale.
Ed è questo anche il ruolo del guru (ovviamente non l’unico).
La fede, quindi, è il necessario approccio senza riserve all’immagine divina per permetterne la fusione con il nostro essere. Fusione che si potrebbe anche chiamare dissolvimento dell’Ego nell’infinito. Non è quindi, secondo me, fede in tutto ciò che è stato scritto o detto in suo nome, ma fede nella sua esistenza al punto di poterlo immaginare vicino, che ci abbraccia, che ci ama. E ciò dissolve le nostre barriere di separazione e ci fa entrare nel Padre.
La sensazione che ne risulta è di essere messi a nudo davanti a Lui, non ci sono barriere che ci separano, siamo come bambini nelle braccia del papà. E come bambini ci abbandoniamo.
E pian piano torniamo ad essere quell’essere puro che si trova nel nostro cuore, quel bimbo sereno e spensierato che si era dovuto difendere costruendosi un Ego attorno per poi dimenticarsi di chi veramente fosse.
Torniamo ad essere come bambini, ma ci porteremo dietro un ricordo da questo lungo viaggio: la consapevolezza.
Dunque, sintetizzando, sia che si tratti di voi stessi che di qualcun altro, bisogna tener presente la Verità, cioè le Leggi da seguire in armonia, è l’errore che parte dall’Ego con il sentirsi distinto dal resto del creato, primo di una catena di errori che viene anche chiamata illusione (o Maya).
Accompagnando la comprensione di questi fondamenti con un’azione energetica, si può dare inizio ad una rapida guarigione e comprensione e, nel contempo, aiutare (o aiutarsi) ad avanzare nel percorso spirituale.

La tecnica energetica

Per quanto riguarda la tecnica energetica, la cosa più semplice è immaginare che la Verità, la Vita, sia una luce bianca che viene da luoghi lontani, molto in alto sopra la nostra testa. [si potrebbe opinare che il divino risiede nel cuore, ma esistono specifiche motivazioni per evitare un approccio del genere quando non si è già abbastanza spiritualmente avanzati da percepire direttamente il divino]
La scelta del luogo elevato per immaginare la luce e il divino, deriva dalla spazialità della coscienza dell’Ego. Esso infatti mette spazialmente in alto le immagini elevate, in basso quelle basse, davanti quelle presenti e future, indietro quelle passate, ecc.
Cioè, così come le pensiamo le immagini si depositano in quel campo, l’aura, che ci circonda e ci compenetra.
Infatti, una cosa tenuta dentro sarà un’immagine formata all’interno del corpo; una esternata si troverà nell’aura fuori dal corpo. Di conseguenza  è facile immaginare perché un’emozione negativa non espressa, collocandosi all’interno del corpo, può capitare vicino ad organi fondamentali e a lungo andare bloccare l’accesso delle energie rinnovanti e lasciar deperire ed anche morire l’organo in questione.
Anche la funzione degli organi è importante perché le immagini negative si collocano all’interno di questi quando sono connessi alla loro funzione. E questo lo vedremo meglio più avanti.
Per utilizzare la tecnica si chiede al divino l’aiuto necessario e poi si immagina che la luce da lontano scenda sulla propria testa e/o su quella del malato, entri nel corpo e lo riempi piano piano illuminando ogni punto. Ogni zona che blocca il flusso luminoso contiene energia disarmonica e si visualizza come oscura. Questo flusso, per essere efficace, deve procedere per alcuni canali che lo conducono con faciltà a riempire tutto il corpo.
Se non si seguono questi canali, la difficoltà della conduzione della lucestancherà ben presto e si dovrà ricorrere a mezzi esterni, come per esempio nel Reiki dove è l’operatore esterno che fa superare alla luce i blocchi energetici corrispondenti solitamente ai chakra principali. Ma come dicevamo, conoscendo il giusto percorso, non è necessario nessun aiuto esterno.
Alla fine del riempimento si espande la luce al di fuori della zona spaziale corrispondente al corpo fisico, sino a riempire tutta l’aura e ad espanderla addirittura.
Durante il riempimento del corpo con la luce, il senso di rilassamento aumenterà notevolmente, essendo che la luce ha la proprietà di diradare le zone oscure che sono anche le sedi delle tensioni fisiche, emotive e mentali. I più tesi, a questo punto, si addormenteranno le prime volte fino a che le tensioni più forti non siano definitivamente rilassate.
Detto così sembrerebbe che basti una doccia di luce per purificarsi da tutte le tensioni!
E la cosa è anche vera se non fosse che abbiamo accumulato da anni disarmonie così complesse che si sono annidate in tanti punti del sistema energetico. A complicare ulteriormente la cosa è che esistono vari livelli di sottigliezza dell’energia su cui si dovrebbe intervenire al punto che si può parlare di sistema di corpi energetici.
Comunque fare una doccia energetica, magari tutti i giorni, è ottimo per prevenire il depositarsi e il consolidarsi delle disarmonie. Si dovrebbe insegnare ad i bambini da fare assieme alle preghiere.
¡ Muzuke!   
[1] È ovvio che se si crede in un Dio impersonale, si può benissimo accettare che questi se vuole può presentarsi al suo figlio con una immagine corporea.
[2] Esiste anche un’altra funzione a cui assolvono le immagini divine ed è quella di sublimare le nostre caratteristiche e qualità terrene nelle corrispondenti divine. È questo il motivo più specifico delle rappresentazioni tibetane tantriche.
http://www.educazionementale.it 

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