Comitato Verità e Vita – Comunicato Stampa n. 149: “Eutanasia dei
bambini in Italia? Prepariamoci a combattere!”
La
legalizzazione dell’eutanasia dei bambini e dei ragazzi in Belgio, che segue la
strada intrapresa dall’Olanda fin dal 2002, suscita stupore ed orrore. Il
progetto di legge approvato dalla Camera permette ai medici di porre fine alla
vita di un bambino, qualora si trovi in uno stato di sofferenza fisica e
costante e insopportabile e che presenti una domanda di eutanasia; è sufficiente che un’equipe di psicologi sancisca
la “capacità di discernimento del minore” e che i genitori diano il consenso.
Ben comprendiamo che la richiesta del minore di essere ucciso non garantisce
affatto che egli sia pienamente consapevole e pienamente libero di esprimere la
sua richiesta: non a caso l’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europea ha
severamente criticato il Belgio, ribadendo che “l’eutanasia, cioè l’uccisione
intenzionale con un atto attivo o omissivo di un essere umano per il suo
presunto bene, deve sempre essere proibita, accusando il Belgio di “tradire
alcuni dei bambini più vulnerabili, accettando che le loro vite possano non
avere valore o essere degne e che debbano morire” e sottolineando che il Belgio
“sbaglia a ritenere che i bambini siano in grado di dare un assenso informato
all’eutanasia e che possano capire il grave significato e le complesse
conseguenze associate a questa decisione”.
L’odio verso i bambini malati, la volontà di eliminarli quanto prima
possibile, viene da lontano: l’Olanda ha dato l’esempio adottando il Protocollo di
Groningen, secondo cui ogni bambino malato, se i genitori e i medici ritengono
che la sua sofferenza sia insopportabile e che la prognosi indichi una “qualità
della vita estremamente bassa”, può essere ucciso. La volontà del bambino di
essere ucciso è, in realtà, del tutto irrilevante. Comprendiamo, quindi, che la
procedura prevista dalla legge belga per verificare la volontà del minore è una
costruzione artificiosa che vuole nascondere la realtà: sono i genitori e i
medici a decidere se un bambino deve morire subito.
Con
minore ipocrisia, nel 2006 un documento del Royal College of Obstetricians and Gynaecology sosteneva
che “l’eutanasia attiva dovrebbe essere presa in considerazione per il bene
complessivo delle famiglie, per risparmiare ai genitori il peso emotivo e le
difficoltà finanziarie derivanti dal crescere bambini gravemente malati”. Il
Sunday Times sintetizzava efficacemente nel titolo la sostanza della richiesta:
“Doctors: let us kill disabled babies”
(“I medici: lasciateci uccidere i bambini disabili”).
Ma in Italia possiamo stare tranquilli? Certamente l’eutanasia dei
bambini ha dei sostenitori autorevoli: il prof. Umberto Veronesi, recentemente
ha scritto che “la sofferenza dei bambini è terribile, inaccettabile” e, per i
casi in cui “la scienza si trova impotente”, affermando il “diritto del malato
di non soffrire”, ha sostenuto – proprio con riguardo alla legge belga – che
“forse non ci sarebbe bisogno di una legge. Una decisione così drammatica non può
essere presa che volta per volta, nella discrezione delle coscienze”; così
rivendicando – proprio lui, il paladino dell’autodeterminazione del paziente,
che proclamava “nessuno può decidere per noi”! – la possibilità per il medico
di sopprimere a discrezione il bambino malato ritenendo le sue sofferenze
insopportabili.
Ma se abbiamo chiuso gli occhi per 35 anni sull’eliminazione dei
bambini non ancora nati malati o “difettosi”, saremo in grado di fermare questa
nuova pratica barbara? Forse i “ricercatori” italiani Giubilini e Minerva, quando
hanno proposto l’aborto post-nascita, proponendo la possibilità di uccidere i
neonati secondo gli stessi criteri dettati dalle leggi sull’aborto per
procedere alla soppressione dei bambini prima della nascita, nella loro falsa
ingenuità hanno toccato un nervo scoperto della nostra coscienza: davvero siamo
convinti della necessità che certi bambini malati continuino a vivere?
Prepariamoci a combattere! Come dimenticare che il progetto di legge
sulle Dichiarazioni anticipate di trattamento che stava per essere approvato
definitivamente nella scorsa legislatura, prevedeva che i genitori del figlio
minore potessero rifiutare ogni terapia, anche salvavita, per il loro figlio?
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