TUTTE LE VOLTE CHE IMMAGINIAMO O VEDIAMO UN CONTADINO CHE INGAGGIA UNA BATTAGLIA CONTRO GRANDI CORPORATIONS,l’immagine
che ci viene immediatamente in mente è quella di un piccolo,
agguerritissimo David contro Golia. Di continente in continente, i casi
si moltiplicano. Anni fa, aveva fatto scalpore la storia del canadese
Percy Schmeiser, un coltivatore di canola trascinato in tribunale dal
colosso Monsanto nel 1997 per violazione del brevetto della società
agrochimica sui semi di canola gm Roundup Ready, resistenti all’omonimo
erbicida del colosso di Saint Louis. Schmeiser aveva sempre sostenuto
che in realtà la sua fattoria era stata contaminata dai semi Gm portati
dal vento nei suoi campi.Tra qualche giorno, andrà in scena un nuovo
dibattito destinato a far parlare, e il caso sta già rimbalzando per
innumerevoli account facebook e twitter.
IL PROSSIMO 10 FEBBRAIO,infatti,
Steve Marsh, contadino biologico di Kojonup, a sud di Perth, porterà in
giudizio il suo vicino. Michael Baxter, la cui canola geneticamente
modificata è arrivata nel 2010, senza invito, nei suoi campi
contaminandoli e facendogli perdere la certificazione. Nei tre anni
trascorsi, Steve ha lavorato incessantemente per ripulirli. Adesso, sta
per scoccare l’ora del processo, dove, non potendo citare in giudizio
Monsanto, Steve se la vedrà direttamente col proprio vicino.A questo
proposito, Carlo Petrini dichiara: «Il caso di Steve Marsh è la riprova
del fatto che gli Ogm costituiscono una minaccia per la salute del
nostro ambiente, e anche per un diritto fondamentale: la sovranità
alimentare. È inammissibile, infatti, che un agricoltore biologico perda
la certificazione sul 70% delle proprie terre per il semplice fatto che
queste sono state contaminate dalla canola Gm di una fattoria vicina.
Gli Ogm stanno privando gli agricoltori e i consumatori della
possibilità di scegliere. Gli uni non scelgono più cosa coltivano, gli
altri spesso non possono scegliere quel che mangiano. Per questo
supportiamo Steve Marsh nella sua battaglia, e invitiamo tutti a
partecipare al global twitter storm, utilizzando l’hashtag
#IamSteveMarsh. Perché la vicenda di questo agricoltore è australiana,
ma il modo in cui si risolverà in tribunale il prossimo 10 febbraio
potrebbe avere implicazioni globali».
Slow Food sostiene la battaglia di Steve Marsh e della Safe Food Foundation che lo ha sostenuto in tutto questo tempo. La nostra speranza è che in Canada, come in Australia, come in Friuli, gli agricoltori biologici possano scegliere quel che coltivano, senza subire attacchi e minacce. Il vento gioca brutti scherzi. Ma è solo un complice involontario della contaminazione Gm redatto da Pjmanc http://ilfattaccio.org
Slow Food sostiene la battaglia di Steve Marsh e della Safe Food Foundation che lo ha sostenuto in tutto questo tempo. La nostra speranza è che in Canada, come in Australia, come in Friuli, gli agricoltori biologici possano scegliere quel che coltivano, senza subire attacchi e minacce. Il vento gioca brutti scherzi. Ma è solo un complice involontario della contaminazione Gm redatto da Pjmanc http://ilfattaccio.org
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