In Internet gira
un'immagine piuttosto provocatoria: quella di uno smartphone che reca
sul dorso il simbolo del triangolo giallo indicante il pericolo
radiazioni e la scritta – sulla falsariga dei messaggi che compaiono sui
pacchetti di sigarette: “Il telefonino provoca il tumore al cervello”.
La notizia non è
nuova. Sono anni che gli esperti studiano gli effetti dei campi
elettromagnetici generati dai nostri apparecchi cellulari, ma ora ci
sono ben 66 studi epidemiologici che non lasciano dubbi: le radiazioni
elettromagnetiche sono responsabili dell'aumento dei tumori al cervello
nella popolazione umana. Lo confermano, tra l'altro, 21 esperti che
lavorano per l'International Agency for Research on Cancer (l'Agenzia
Internazionale per la Ricerca sul Cancro) e l'Oms, l'Organizzazione
Mondiale della Sanità.
I telefonini
operano in una frequenza che varia da circa 800 a 2400 megahertz, la
stessa utilizzata dai forni a microonde. La loro potenza è ovviamente
molto inferiore, altrimenti ci ucciderebbero in pochi secondi,
cuocendoci il cervello, ma è comunque sufficiente a scaldare la nostra
materia grigia. In quella gamma di onde, le radiazioni prodotte sono
radiazioni non ionizzanti o radiofrequenze, che possono causare danni al
DNA delle cellule del corpo e incentivare la formazione di radicali
liberi – notoriamente cancerogeni - all'interno delle stesse cellule.
Uno dei rischi più seri è lo sviluppo del glioma, un tipo di cancro dell'encefalo. Lo studio Interphone,
svolto in 13 paesi, ha stimato che per aumentare considerevolmente
l'insorgenza di questo tipo di tumore è sufficiente un'esposizione di
più di 27 minuti al giorno alle radiazioni emesse da un cellulare in un
arco di 10 anni.
La notizia buona è
che bastano pochi e semplici accorgimenti per limitare i rischi. In
media, un moderno smartphone emette circa 500 milliwatt di frequenza se
tenuto all'orecchio. Se allontanato dal cranio di un solo centimetro, ne
irradierà 400 milliwatt. E se allontanato da un palmo dalla testa
(circa 20 centimetri), irradierà meno di 1 milliwatt al cervello: 500
volte meno. Gli auricolari a flio, limitando in maniera evidente il
campo elettromagnetico prodotto dal telefono cellulare, sarebbero la
soluzione migliore, da preferire addirittura agli auricolari bluetooth,
che sono comunque un'apparecchiatura elettronica.
L'Università di
Örebro, in uno studio coordinato dallo scienziato e ricercatore Lennart
Hardell, ha inoltre evidenziato un effetto biologico importante:
l'utilizzo di cellulari e di altri dispositivi wireless fa crescere il
livello di transiretina, la proteina contenuta nel liquido
cefalorachidiano che solitamente si innalza per difendere l'encefalo da
fattori nocivi. Ciò dimostra che il cervello percepisce le radiazioni
come dannose. Secondo l'università svedese, usare per più di 10 anni
telefonini o apparecchi senza fili appoggiati sempre allo stesso
orecchio moltiplica da tre fino a cinque volte e mezzo il rischio di
ammalarsi di glioma.
I soggetti più a
rischio sono i bambini e i ragazzi fino a 20 anni. Il loro cervello è
ancora in fase di sviluppo ed è maggiormente suscettibile alle onde
radio, sia per le dimensioni ridotte della loro testa, sia per le ossa
del cranio più sottili. Inoltre, le cellule di un soggetto giovanissimo
si moltiplicano più rapidamente e sono dunque più sensibili a danni nel
DNA.
A riguardo,
l'associazione medica di Vienna raccomanda ai minori di 16 anni di non
utilizzare il cellulare, mentre la città francese di Lione lo sconsiglia
ai minori di 12 anni.
Un altro scienziato
americano, George Carlo, ha speso 27 milioni di dollari in tre anni di
ricerche e ha notato che gli organi e i tessuti poco vascolarizzati,
dove è più difficile la dissipazione del calore, sono quelli più
sensibili agli effetti termici: gli occhi, il fegato, le ghiandole
riproduttive, lo stomaco, la vescica e in generale gli organi con
elevato contenuto d'acqua.
La ricerca di Carlo
ha inoltre evidenziato che il cellulare può danneggiare le funzioni di
rigenerazione del sangue, modificare i livelli di ormoni e abbassare la
produzione di melatonina, l'ormone che regola i ritmi del sonno e che ha
un ruolo fondamentale nel sistema immunitario.
Ma se i rischi sono
così evidenti, perché se ne parla così raramente? Ormai la telefonia
mobile è un affare da 40 miliardi di dollari l'anno e gli interessi
economici sono tali che – per chi ne fa un business - la salute passa in
secondo piano. Per fare un esempio, il numero di cellulari in Italia è
oggi pari a circa 44 milioni, maggiore addirittura di quello delle
automobili circolanti (erano 37 milioni nel 2010).
Inoltre, a volte l'ignoranza dei governi gioca a sfavore.
Una norma contenuta
nel “decreto sviluppo” approvato dal Governo nello scorso ottobre ha
innalzato del 70% i limiti degli impianti di telefonia mobile e del 30
per quelli di radio e tv. Sarà così possibile navigare in Internet con
il proprio smartphone, ma questo porterà a una “necessaria invasione” di
nuove antenne (pare verranno installati 15-20.000 nuovi impianti nei
prossimi due anni).
La notizia è
assurda se si pensa che in Italia c'è già stata una sentenza in cui i
giudici hanno dato credito allo studio del professor Hardell e
riconosciuto la validità delle ricerche scientifiche che affermano il
nesso tra utilizzo di cellulari e tumori.
È vero: non si può
fermare il progresso, ma se parlare al telefonino vogliamo davvero
definirlo progresso, dovremmo spendere le nostre ricerche non solo per
migliorare le funzioni dei nuovissimi smartphone, ma anche per
comprendere come possiamo limitarne i possibili (ormai evidenti)
rischi.
Nel frattempo, quali soluzioni ci rimangono?
Potremmo elencarne alcune:
* Quando non si
utilizza il cellulare, posizionarlo il più lontano possibile dalle parti
del corpo maggiormente sensibili, ovvero la testa, il cuore e i
genitali. Le donne potrebbero portarlo nella borsetta; gli uomini nella
tasca posteriore dei pantaloni, in modo che i glutei possano fungere da
“schermo”;
* Durante la chiamata, prediligere l'utilizzo di auricolari o del vivavoce;
* Evitare di muoversi durante una chiamata, poiché durante gli spostamenti geografici l'antenna del cellulare “lavora” di più;
* scegliere un telefonino che abbia un tasso di emissione/assorbimento elettromagnetico basso.
Il tasso di
assorbimento elettromagnetico (SAR) indica la percentuale di energia
elettromagnetica assorbita dal cervello umano quando questo viene
esposto all'azione di un campo elettromagnetico a radiofrequenze. C'è
uno studio (1) che ha analizzato centinaia di modelli attualmente sul
mercato e secondo il quale Samsung sarebbe la marca che realizza
cellulari con SAR più basso. Il famoso Galaxi S III vanta un ottimo 0,52
W/Kg, mentre un iPhone 5 ha un valore quasi doppio (0,90 W/Kg).
Tutto qui?
Ci sarebbe anche
un'altra soluzione. Quella di trasmutare la risposta del nostro corpo
alle radiazioni elettromagnetiche, affinché il nostro corpo non le
riconosca più come nocive, e perciò non attivi la modalità “lotta e
fuggi”, quella che fa andare in stress e che ci causa ogni genere di
malattia. Fantascienza?
No, psicologia
quantistica. Lo scienziato americano Bruce Lipton ci insegna che la
nostra biologia risponde agli ordini che derivano dalle nostre credenze.
Sono le credenze radicate nel nostro inconscio a dettare al nostro
corpo le risposte fisiologiche da attuare. Partendo proprio dai
presupposti scientifici della scuola di Lipton, dai principi della
fisica quantistica e delle psicologie quantistiche, il dr Marco Fincati è
riuscito a elaborare un Metodo (definito "del Riequilibrio Quantico Integrato" o "Metodo RQI")
per tradurre tutto ciò in un risultato possibile: cambiare le credenze
della mente per cambiare le risposte del corpo. I più scettici hanno
assistito dal vivo, durante i suoi corsi, a come questo sia possibile
anche in soli pochi minuti (e verificabile attraverso un test
muscolare).
Usando un paragone
un po' azzardato ma che rende bene l'idea: così come gli yogin indiani
sanno camminare sui carboni ardenti senza scottarsi i piedi, anche voi
potreste imparare a utilizzare il cellulare e la tecnologia wi-fi con
minori conseguenze per la vostra salute.
Fonti:
http://www.elettrosmogtex.com/pdf/manuale.pdf
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