domenica 5 gennaio 2014

Uranio impoverito: condannato il Ministero.

La Corte d'appello ha confermato che il tumore di cui si è ammalto un brigadiere dei carabinieri in missione durante la guerra del Kosovo è l'effetto dell'uranio impoverito con cui erano realizzati i proiettili in uso alle forze di polizia internazionali. Il ministero della Difesa condannata a risarcire 150 mila euro.
Dedica la sua vittoria ad un collega morto per lo stesso contagio da uranio impoverito che gli ha provocato un tumore alla pelle. Gaetano Luppino, vicebrigadiere savonese dei carabinieri di ritorno dalle missioni in Bosnia e Kosovo, ha vinto in appello la causa contro il ministero della Difesa che non gli ha mai riconosciuto la causa di servizio.
"La pubblica amministrazione si è dimostrata peggiore del cancro", si è sfogato il militare a cui ora il ministero dovrà versare un indennizzo di 150 mila euro.

Un battaglia lunga quattro anni per l'ex componente della Msu, la Multinational Specialized Unit, la forza di polizia che aveva compiti di lotta al crimine organizzato e al terrorismo. Una prima vittoria in tribunale, a Savona; adesso la conferma della sentenza pronunciata dalla Corte d'Appello - sezione Lavoro. 

Il vicebrigadiere, tra il settembre 2003 e l'aprile 2004 fu in missione nei Balcani quando le truppe di pace usavano proiettili arricchiti con 'uranio impoverito'. Al ritorno in Italia, come tutti i suoi compagni d'armi, Gaetano Luppino fu sottoposto a periodiche visite mediche. Nel dicembre 2008 la diagnosi: tumore alla pelle.
 
Il militare presentò richiesta per ottenere un risarcimento per "causa di servizio", ma il ministero si è sempre detto contrario. Da allora intraprese una dura battaglia legale. "Dedico la mia vittoria a mia moglie e mia figlia - ha detto subito dopo la lettura della sentenza - senza dimenticare il caporale Erasmo Savino che, purtroppo, non c'è più. Oggi non posso che pensare a chi è stato abbandonato dallo Stato".

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