L’Esagono di
Saturno, il vortice nuvoloso persistente al polo Nord del pianeta, è
rimasto sostanzialmente uguale in più di trent’anni. Un fenomeno
atmosferico, senza paragoni nel Sistema Solare, che potrebbe affondare
le radici nella parte più interna del gigante gassoso... Di Stefano Parisini.
Nel 1980 e 1981
le sonde Voyager 1 e 2 hanno per la prima volta osservato da vicino
Saturno. Tra le numerose scoperte, una gigantesca e peculiare formazione
di nubi in circolazione attorno al polo Nord del pianeta, con un
contorno marcatamente esagonale. Le immagini dei Voyager mostravano che,
mentre venti a 400 km orari alimentavano impetuose correnti a getto
interne, il bordo esagonale rimaneva piuttosto fisso rispetto alla
circolazione atmosferica complessiva del pianeta. Un fenomeno unico nel
Sistema Solare, sia per conformazione che per persistenza. Sono passati
più di trent’anni, ma Saturno ha completato nel frattempo un solo giro
intorno al Sole, con un lento avvicendarsi di stagioni che hanno
consegnato l’Esagono alle lunghe tenebre della notte polare, durata
oltre sette anni. Soltanto dal 2008 è stato possibile osservarlo di
nuovo in tutta la sua regolare stranezza. Un
gruppo di ricerca internazionale, guidato da Agustín Sánchez-Lavega del
Planetary Sciences Group all’Università dei Paesi Baschi (UPV/EHU), ha
raccolto in questi ultimi sei anni immagini del polo Nord di Saturno
dalla sonda Cassini e da telescopi terrestri, in particolari quelli
dell’Osservatorio di Calar Alto, analizzandole minuziosamente e
confrontandole sia con le precedenti osservazioni Voyager, che con le
immagini riprese dal telescopio spaziale Hubble e da altri telescopi
terrestri all’inizio degli anni Novanta. Come risultato, in un articolo
che ha guadagnato la copertina di un recente numero della rivista
Geophysical Research Letters, i ricercatori spiegano che il moto
dell’Esagono è ancora estremamente stabile, e anche le correnti a getto
sono sostanzialmente inalterate. Non c’è che dire: come tempesta, è
piuttosto monotona. Proprio per questo, gli scienziati faticano a
trovarne le cause e, al momento, non sono ancora riusciti a sviluppare
un modello fluidodinamico che spieghi l’origine e la stabilità
dell’Esagono. Le
osservazioni ravvicinate della sonda Cassini hanno mostrato come
l’Esagono sia indipendente dalla presenza o meno del vortice centrale,
vortice che in precedenza veniva indicato come causa principale della
sua geometria. Gli autori dello studio propongono come possibile
spiegazione che l’Esagono e le sue correnti siano legati a una “onda di
Rossby”, simile a quelle che si formano nell’atmosfera terrestre a medie
latitudini e che convogliano i sistemi di bassa e alta pressione
abitualmente rappresentati nelle mappe meteorologiche. Su
Saturno, un pianeta gassoso privo di una vera superficie solida e con
una atmosfera più profonda di un oceano, ci si può aspettare che
“l’ondulazione esagonale della corrente a getto possa propagarsi in
direzione verticale, la qual cosa fornirebbe informazioni sulla parte
nascosta dell’atmosfera”, ha spiegato Sánchez Lavega. “Il moto
dell’Esagono può essere legato, quindi, al movimento delle parti più
profonde di Saturno, e il periodo di rotazione di questo schema
nuvoloso, determinato come 10 ore 39 minuti e 23 secondi, sarebbe il
periodo di rotazione di Saturno stesso”. Un’idea, quest’ultima, già
avanzata nel 1990 e che ora trova altri fautori della sua validità. In
definitiva, ciò che emerge dalla ricerca è che una manifestazione
atmosferica potrebbe essere la migliore testimone della struttura
interna del pianeta, ancora non ben conosciuta. “Ci sono
fondamentalmente due ragioni che supportano l’idea che l’Esagono sia
radicato all’interno di Saturno”, ha puntualizzato Santiago Pérez-Hoyos
del Planetary Sciences Group – UPV/EHU. “Primo, l’Esagono è
sopravvissuto alla lunga notte polare, in cui si sono verificati forti
cambiamenti d’insolazione. Secondo, la rotazione estremamente stabile
delle onde dimostra una gigantesca inerzia, la quale presumibilmente
richiede una quantità di massa più ampia di quella che possiamo
osservare nella parte alta dell’atmosfera. Tuttavia, rimangono ancora
molti punti da chiarire per arrivare a comprendere come la rotazione
dell’Esagono di Saturno sia relazionata alla rotazione del pianeta
medesimo”..
Riferimenti: A.
Sánchez-Lavega, T. del Río-Gaztelurrutia, R. Hueso, S. Pérez-Hoyos, E.
García-Melendo, A. Antuñano, I. Mendikoa, J. F. Rojas, J. Lillo, D.
Barrado-Navascués, J. M. Gomez-Forrellad, C. Go, D. Peach, T. Barry, D.
P. Milika, P. Nicholas, and A. Wesley. “The long-term steady motion of
Saturn’s hexagon and the stability of its enclosed jet stream under
seasonal changes”, Geophysical Research Letters, Vol. 41, 1425-1431
(2014).
Immagine all'inizio:
L’Esagono di Saturno in un’immagine ripresa dallo strumento ISS a bordo
della sonda Cassini il 26 febbraio 2013. Crediti: Planetary Sciences
Group UPV/EHU – Cassini NASA/ESA.
Fonte: www.media.inaf.it
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