mercoledì 16 ottobre 2013
Escono notizie a cicli regolari, che si sconfessano una con l'altra, e questa è quella di oggi.
Escono notizie a cicli regolari, che si sconfessano una con l'altra, e questa è quella di oggi.
Salute: cellulari e wi-fi, uno studio li assolve.
L'analisi scientifica degli effetti dell'esposizione alle onde
elettromagnetiche non mostra "effetti provati" sulla salute. È quanto
conclude il rapporto elaborato dall'Agenzia nazionale sanitaria (Anses),
l'autorità francese per la salute pubblica, a cui hanno lavorato 16
esperti per due anni. Il rapporto non afferma l'assenza di cambiamenti
dovuti all'esposizione, ma trattandosi di cambiamenti di ordine
biochimico, fisiologico o comportamentale che vengono indotti in una
cellula, un tessuto o un organismo in risposta a uno stimolo esterno
sono diversi dagli effetti sanitari, che si hanno solo quando “gli
effetti biologici superano i limiti di adattamento del sistema
biologico”. Per questo motivo l'Anses nel suo parere sostiene che non è
necessario cambiare le soglie in uso, pur raccomandando di limitare
l'esposizione soprattutto per bambini e persone che ne fanno un uso
intenso.
(15/10/2013)
Inquadrare questo tema e questa news all'interno della struttura delle leggi biologiche della natura è piuttosto semplice: quello che rileva lo studio è che i tessuti sono sì influenzati dall'agente esterno radiazione elettromagnetica (ad esempio si scaldano, come si può facilmente sperimentare), ma questo non produce "malattia", e soprattutto se qui si cerca il tumore si è sulla strada sbagliata.
Questo non vuol dire che l'elettromagnetismo non agisca sul corpo, ed è evidente che una radiazione molto forte può, piuttosto che scaldare i tessuti, rischiare di bruciarli, e allora in quel caso avverrebbe un processo di riparazione locale come quando ci si scotta un dito con il fuoco.
In effetti il cervello non ha nessun motivo di lanciare programmi biologici di sopravvivenza nello schema psiche-cervello-organo in una situazione dove l'individuo (o la specie) non è a rischio.
Ma una tale situazione oggi probabilmente comune, e che mantiene alto il sospetto sulla "cancerogenosità" dei cellulari, potrebbe effettivamente ricrearsi: nel momento in cui il mio organismo vive l'oggetto che è costretto a usare, tenere in mano, mantenere appoggiato all'orecchio, come pericoloso, perchè mi lancia dei raggi che mi entrano nella testa e non posso tenerli lontani, e resto in questo stato di viscerale allerta per tutto il giorno, per anni, ogni volta che uso il telefono, ecco che il derma e i tessuti di protezione innervati dal cervelletto possono reagire con ispessimento locale, proprio in quella zona dove mi sento "trafitto", attaccato.
E rimanendo nello stato innaturale di attacco per lungo tempo (se fossi un qualsiasi animale non starei mai con una cosa pericolosa addosso per più di 30 secondi), l'ispessimento dei tessuti mesodermici (mesotelioma) nei pressi dell'orecchio può diventare notevole.
Così può bastare un uso moderato del cellulare per fare un tumore, come ci può essere il caso di uso smodato senza alcuna reazione.
Questo è solo a titolo di esempio e può essere un particolare tenore del vissuto della persona, che può avviare un programma speciale biologico e sensato per proteggersi, ma possono esserci innumerevoli reazioni diverse, tante quanti sono i modi di percepire il mondo.
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