NELL’AUDIZIONE ALLA COMMISSIONI ESTERI, DE MISTURA RIVELA: NEI
CORPI TROVATE PALLOTTOLE CALIBRO 7, 62, I NOSTRI MARO’ AVEVANO SOLO
CALIBRO 5.56
“Incongruenza”.
La parola è di Staffan De Mistura, l’inviato del governo per la vicenda
dei marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, accusati da
un’improbabile inchiesta della polizia del Kerala di aver ucciso due
pescatori al largo delle coste indiane il 15 febbraio 2012.
L’ha usata nell’audizione presso le commissioni esteri e difesa della Camera e del Senato, la sede parlamentare più prestigiosa alla quale abbia mai riferito finora.
La “incongruenza” è fra le pallottole trovate nei corpi dei due deceduti, Valentine Jalastine e Ajish Binki, e quelle dei fucili d’assalto Beretta Ar 70/90 in dotazione a Latorre e Girone.
La differenza non è sfuggita ai detective della Nia, la polizia antiterrorismo di Nuova Delhi.
Quelli estratti dalla testa di Jalastine e dal torace di Binki erano calibro 7 e 62, ossia molto più grandi dei proiettili calibro 5 e 56 in dotazione ai due fucilieri del Reggimento San Marco.
Le misure furono fatte il 16 febbraio dal professor K. Sasikala di Trivandrum, l’anatomo patologo del Kerala che fu incaricato dell’autopsia sui cadaveri delle vittime.
Latorre e Girone hanno sempre sostenuto che spararono, senza ferire nessuno, colpi di avvertimento in acqua in direzione di un’imbarcazione che si stava avvicinando pericolosamente alla petroliera Enrica Lexie sulla quale prestavano servizio.
Lo strumento usato per superare “l’incongruenza” dichiarata ora da De Mistura fu la perizia balistica. Con un fermo immagine ingrandito dei filmati trasmessi dal Tg 1 e dal Tg 2 si è visto che i due passaggi del documento che indicano il mese dell’accertamento e associano i proiettili repertati ai nomi delle due vittime, Ajish Pink, 25 anni, colpito al torace, e Valentine Jalastine, 45 anni, fulminato con un colpo alla testa, sono stati redatti con una seconda macchina per scrivere dopo aver cancellato il testo originale.
Nel passaggio che cita Pink si vedono addirittura due residui dello scritto precedente. L’indicazione del mese e il nome sono sulla destra, mentre il resto del documento è ordinatamente allineato a sinistra.
La stessa anomalia si ripete quando viene citato il reperto estratto dal cervello di Jalastine.
L’ingrandimento documenta le sbavature di una macchina da scrivere diversa e imprecisa. Perfino il modo di indicare il mese si trasforma.
Nell’originale è Cr No.02/12 nella manipolazione è Cr. No: 02/12.
Non solo. I due maggiori del Ris che hanno assistito allo sparo con i fucili dei marò non hanno potuto partecipare all’autopsia ed erano semplici “osservatori”, non autorizzati quindi a fare richieste di alcun genere.
Infine, il proprietario e comandante del Saint Antony Freddy Bosco ha dichiarato un orario dell’incidente che non c’entra nulla con quello dell’abbordaggio fallito alla Enrica Lexie.
La prova è un filmato di “Venad News”, una tv del Kerala, un minuto e 31 secondi di dichiarazioni.
Dice Freddy Bosco, datore di lavoro dei due pescatori uccisi: “Erano le 9 e 30 della sera. Ho sentito un grande rumore”.
Peccato che l’assalto abortito alla petroliera italiana sia avvenuto alle 16 e 30 indiane, come risulta da tutti i documenti, ossia 5 ore prima dell’orario rivelato a caldo da Bosco.
La spiegazione possibile è solo una.
L’armatore del Saint Antony si riferiva al giorno precedente e il peschereccio colpito veniva da lontano.
L’ha usata nell’audizione presso le commissioni esteri e difesa della Camera e del Senato, la sede parlamentare più prestigiosa alla quale abbia mai riferito finora.
La “incongruenza” è fra le pallottole trovate nei corpi dei due deceduti, Valentine Jalastine e Ajish Binki, e quelle dei fucili d’assalto Beretta Ar 70/90 in dotazione a Latorre e Girone.
La differenza non è sfuggita ai detective della Nia, la polizia antiterrorismo di Nuova Delhi.
Quelli estratti dalla testa di Jalastine e dal torace di Binki erano calibro 7 e 62, ossia molto più grandi dei proiettili calibro 5 e 56 in dotazione ai due fucilieri del Reggimento San Marco.
Le misure furono fatte il 16 febbraio dal professor K. Sasikala di Trivandrum, l’anatomo patologo del Kerala che fu incaricato dell’autopsia sui cadaveri delle vittime.
Latorre e Girone hanno sempre sostenuto che spararono, senza ferire nessuno, colpi di avvertimento in acqua in direzione di un’imbarcazione che si stava avvicinando pericolosamente alla petroliera Enrica Lexie sulla quale prestavano servizio.
Lo strumento usato per superare “l’incongruenza” dichiarata ora da De Mistura fu la perizia balistica. Con un fermo immagine ingrandito dei filmati trasmessi dal Tg 1 e dal Tg 2 si è visto che i due passaggi del documento che indicano il mese dell’accertamento e associano i proiettili repertati ai nomi delle due vittime, Ajish Pink, 25 anni, colpito al torace, e Valentine Jalastine, 45 anni, fulminato con un colpo alla testa, sono stati redatti con una seconda macchina per scrivere dopo aver cancellato il testo originale.
Nel passaggio che cita Pink si vedono addirittura due residui dello scritto precedente. L’indicazione del mese e il nome sono sulla destra, mentre il resto del documento è ordinatamente allineato a sinistra.
La stessa anomalia si ripete quando viene citato il reperto estratto dal cervello di Jalastine.
L’ingrandimento documenta le sbavature di una macchina da scrivere diversa e imprecisa. Perfino il modo di indicare il mese si trasforma.
Nell’originale è Cr No.02/12 nella manipolazione è Cr. No: 02/12.
Non solo. I due maggiori del Ris che hanno assistito allo sparo con i fucili dei marò non hanno potuto partecipare all’autopsia ed erano semplici “osservatori”, non autorizzati quindi a fare richieste di alcun genere.
Infine, il proprietario e comandante del Saint Antony Freddy Bosco ha dichiarato un orario dell’incidente che non c’entra nulla con quello dell’abbordaggio fallito alla Enrica Lexie.
La prova è un filmato di “Venad News”, una tv del Kerala, un minuto e 31 secondi di dichiarazioni.
Dice Freddy Bosco, datore di lavoro dei due pescatori uccisi: “Erano le 9 e 30 della sera. Ho sentito un grande rumore”.
Peccato che l’assalto abortito alla petroliera italiana sia avvenuto alle 16 e 30 indiane, come risulta da tutti i documenti, ossia 5 ore prima dell’orario rivelato a caldo da Bosco.
La spiegazione possibile è solo una.
L’armatore del Saint Antony si riferiva al giorno precedente e il peschereccio colpito veniva da lontano.
(da “Huffington Post“)
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