La credenza nella reincarnazione non è una credenza specifica solo di alcune popolazioni ma la riscontriamo diffusa presso tutti i popoli e in ogni cultura, benché in taluni contesti in misura assolutamente maggioritaria e in altri fortemente minoritaria. Altresì la ritroviamo in tutti i tempi, dall'antichità fino ai giorni nostri; e se anche, in un dato ambiente culturale, a un certo punto non se ne parla più e vi sono periodi di latenza, tuttavia, magari dopo moltissimi anni, essa torna a fiorire ad opera di nuovi seguaci e in nuove correnti di pensiero che rinascono in quello stesso ambiente.
Proprio
per questa sua così ampia diffusione e per la perennità dell'idea – che vediamo
sempre risorgere dalla sue ceneri anche quando è minoritaria e si presenta
piuttosto come un'eccezione e sostanzialmente estranea rispetto alla cultura
specifica predominante e intollerante di un luogo o addirittura viene
perseguitata - questa credenza merita tutta la nostra attenzione.
Secondo
l'orfismo e il pitagorismo, lo Spirito scende dal suo empireo sulla terra a
reincarnarsi come in un esilio; il corpo è la sua prigione dalla quale deve
liberarsi e tornare alla sua patria celeste.
Un po'
di storia, rapida e a volo di uccello, va fatta per mostrare come non è esatto
quello che spesso si sente dire, che la reincarnazione è una concezione solo di
alcuni popoli orientali, strettamente connessa alle loro dottrine religiose, e
che, invece, è del tutto estranea al nostro pensiero occidentale. Anche da noi
infatti l'idea della reincarnazione non è affatto sconosciuta ma la troviamo
affermata sia pure in circoli e filosofie particolari. Vediamo dunque.
Nel
mondo antico greco-romano e ellenistico essa è legata soprattutto all'orfismo, una
religione esoterica fiorita in Grecia a partire dal VI sec. a.C. accanto a
quella più conosciuta ortodossa o exoterica dalle molteplici divinità. Secondo
le dottrine orfiche l'anima umana è di natura divina ed è precipitata nella
materia e nel corpo, che ne sono la sua prigione e tomba; da esse deve
liberarsi per risalire e ritrovare la propria origine.
Ciò si
consegue con la catarsi (purificazione), che si consegue attraverso
l'iniziazione ai misteri e la vita ascetica durante la vita e, dopo la morte e
la discesa all'Ade, percorrendone la strada giusta (quella di destra,
contrassegnata da un pioppo bianco e che conduce alla fonte di Mnemosine),
proclamando la propria qualità di iniziato; nonché attraverso una serie di
reincarnazioni culminanti, alla fine, nel superamento del ciclo delle
rinascite.
La
religione orfica fu diffusa non solo in Grecia ma anche a Roma e ne sono
testimonianza le severe disposizioni del Senato contro i culti dionisiaci,
dovute sia al carattere orgiastico ad essi connesso sia anche a motivi
politici.
Furono
legati alle concezioni orfiche e all'idea della reincarnazione filosofi come
Platone, Pitagora e i pitagorici, Empedocle, il poeta Pindaro. Idee analoghe
sono quelle fondate sulle teorie dell'emanazione dall'Uno (“emanazionismo”) e
del conseguente, necessario cammino di risalita verso di esso, come sono in
Plotino e nel neoplatonismo del periodo ellenistico.
La
religione degli antichi Egizi - pur privilegiando l'idea e l'aspirazione ad una
resurrezione definitiva nell'aldilà e non a un ritorno sulla terra una volta
usciti, con la morte, alla "luce del giorno" e giunti alla presenza
di Osiride (cerimonie della "pesatura del cuore" e della
"confessione negativa" per un giudizio sulla vita condotta da una
persona) - mostra anch'essa concezioni reincarnazioniste e di rinascita, come
testimonia Erodoto. Ecco alcuni versetti, di indubbio significato, di uno dei
capitoli del "Libro dei morti egizio":
La
filosofia esoterica pitagorica credeva nell'armonia dei rapporti:
nell'universo, nei numeri,nella musica. La rinascita a più vite era necessaria per
comprendere questa armonio e tornarvi. La porta verso l'aldilà, La vita
nell'aldilà e assicurarsi la conservazione della vita dopo la morte era al
centro del pensiero egizio
"lo
sono l’Oggi, io sono lo Ieri, io sono il Domani. Attraverso le mie numerose
nascite io sussisto giovane e vigoroso. Io sono l'Anima divina e misteriosa.
Possano quindi tutte le parti che compongono il mio Essere Compiutamente
conservare la loro coesione! Che esse non vengano disperse! Ecco, io mi involo
simile a un uccello e discendo verso la Terra. Mentre io proseguo, sono
costretto a seguire la traccia dei miei atti anteriori poiché io sono un
fanciullo dello ieri"
Anche
le dottrine ermetiche sono chiaramente nel senso di una molteplicità di
rinascite, finché non si raggiunge la purificazione e la conoscenza. Ecco come
Poimandres, la suprema Intelligenza, parla e insegna ad Ermete Trismegisto:
"Le
anime dei rettili passano negli esseri acquatici, quelle degli acquatici
passano negli animali terricoli, quelle dei terricoli nei volatili, quelle dei
volatili negli uomini; le anime degli uomini pervengono all'immortalità
passando nei dèmoni (nel senso del “daimon” socratico; cioè degli Spiriti;
n.d.A). Quindi esse entrano nel coro degli Dèi immobili e questo è l'ultimo
grado dell'iniziazione dell'anima. Ma quando l'anima di un uomo, dopo essere
entrata in un corpo umano, resta cattiva, non gode l'immortalità né partecipa
del bene ma torna indietro e ridiscende verso i rettili. Questa è la punizione
dell'anima cattiva e il male dell'anima è l'ignoranza".
Disegno alchemico.L'esoterismo ermetico
nel mondo occidentale si è travasato nell'alchimia
|
Il
principio della metempsicosi (possibilità di rinascita anche in un corpo di
animale) che qui viene adombrata - ma forse si tratta solo di simbolismi - è
invece senz'altro esclusa in quest'altro scritto ermetico: "Le anime
umane, non tutte però, sono demoniache (sempre nel suddetto senso socratico;
n.d.A.) e divine. Una volta separate dal corpo e dopo aver sostenuta la lotta
della pietà, che consiste nel conoscere Dio e non danneggiare alcuno, una tale
anima diviene tutta intelligenza. Ma l'anima empia resta nella sua essenza
propria e si punisce da sé cercando un corpo terrestre per penetrarvi, un corpo
umano perché un altro corpo non può ricevere l'anima umana: essa non saprebbe
cadere nel corpo di un animale irragionevole; una legge divina preserva l'anima
umana da una simile ingiuria".
Nel
mondo cristiano l'idea della reincarnazione, checché se ne dica, fu largamente
diffusa, specie alle origini, anche se poi venne combattuta, perseguitata e
messa definitivamente al bando ad opera dei Padri della Chiesa. Era legata
soprattutto alle dottrine e agli ambienti dello gnosticismo: Carpocrate e i
carpocraziani, Basilide, Doceti, Bardesane l'affermarono apertamente.
Questa
ostilità dell'ortodossia ben si comprende perché lo gnosticismo si rifaceva
largamente - fondendole, in un singolare sincretismo, con la fede in Gesù
Cristo, figlio di Dio e Salvatore - alle concezioni dell'emanazionismo
(affermate nella stessa epoca dal neoplatonismo e nelle Enneadi di Plotino) e
alle sue teorie dell'allontanamento dello Spirito dal mondo divino originario,
della sua caduta nella materia e nell'ignoranza e del conseguente, necessario
suo cammino di risalita, attraverso più vite purificatorie, fino alla
reintegrazione dello Spirito stesso nel Pleroma (la Pienezza e il Tutto).
Queste
concezioni - oltretutto intellettualistiche e aristocratiche - furono
fermamente combattute da quella che diverrà poi la dottrina cristiana ortodossa
e vincente, portata avanti dai Padri della Chiesa. San Girolamo definisce
"empia e scellerata" la dottrina reincarnazionista ed è questo uno
dei motivi per cui venne combattuto e poi condannato Origene, anch'egli uno dei
Padri della Chiesa; benché sia dubbio se Origene fosse veramente
reincarnazionista, considerato che egli affermava soprattutto la dottrina della
preesistenza delle anime.
Raffigurazione
della Sophia (conoscenza)come angelo (emanazione divina) in trono Le correnti
gnostiche furono forti anche all'interno del cristianesimo nei primi secoli
d.C.
Tutta
la vita emana dal disco solare Bassorilievo egizio
I
motivi per cui il cristianesimo respinge la dottrina della reincarnazione - o
meglio, le idee gnostiche e, nel loro ambito, anche quella della reincarnazione
- sono molteplici e di tutta evidenza: secondo la concezione biblico-cristiana,
Dio è il creatore e l'uomo, binomio di spirito e corpo, è un essere creato,
quindi niente emanazione; la salvezza ci vene e ci è data solo da Dio, l'uomo
non può salvarsi da solo attraverso la gnosi (conoscenza), per l’intercessione
e il sacrificio di suo figlio, Gesù Cristo, la vita è una sola e così pure
questa salvezza finale, che non ci viene, invece, da una molteplicità
purificatoria di vite e di rinascite purificatrici (che, con l’illuminazione
della gnosi ci libererebbero dall'ignoranza); il male non è l'ignoranza e la
non conoscenza ma deriva dal peccato originale e dall'aver disubbidito a Dio;
la persona è un soggetto unico e irripetibile, così come costituiscono un che
di indivisibile la sua anima e il suo corpo. Dunque l’anima non può sussistere
senza quel suo specifico corpo insieme al quale è stata creata né può essere
unita a un altro, successivo corpo; la morte è una sola e una volta per sempre
(S.Paolo, Lettera agli Ebrei 9, 27), salvo la resurrezione finale.
E' una
posizione ideologicamente ineccepibile nella sua organica complessità; le idee
gnostiche (e oggi quelle dell'attuale New Age), se si vuole, possono anche
accettarsi ma non si può negare che esse siano inconciliabili con la linearità
e coerenza interna del pensiero biblico-cristiano; o le une o l'altro.
Sempre
nell'ambito del mondo e della cultura occidentali e cristiani, più in avanti
nel tempo, concezioni reincarnazioniste si sono affermate nel Medioevo tra i
Catari, legati alla loro concezione dualistica Bene-Male; e nel Rinascimento
con il neoplatonismo di Marsilio Ficino (derivatigli dalle sue traduzioni degli
Inni di Orfeo, della Teogonia di Esiodo, del Corpus Hermeticum, dei dialoghi di
Platone, delle Enneadi di Plotino) e della sua scuola fiorentina e di Pico
della Mirandola.
Dio
creatore dell'universo
Anche
nell'ebraismo le concezioni reincarnazioniste sono estranee all'ortodossia
religiosa; ma si trovano idee di trasmigrazione delle anime, (dottrina del
ghilgul), e quindi di rinascita in ambienti esoterici e cabbalistici, anche
questi legati significativamente a dottrine di tipo gnostico, come quelle della
doppia Sophia e del Pleroma. Un responso di Rabbì Rachmay dice:
"Perché
un tale, empio, prospera e un altro, giusto, soffre? Perché il giusto è stato
empio nel passato ed ora ne è punito! Ma si punisce dunque per le colpe
commesse nei giorni della giovinezza? Non parlo della stessa vita, parlo del
fatto che è già stato qui nel passato".
Così
leggiamo in G.G. Scholem Le origini della Kabbalà, il Mulino, Milano 1973, pag.
234
L'albero
delle Sefiroth ("albero sefirotale", le Sefiroth sono emanazioni
divine), è al centro della gnosi cabalistica ebraica
Parimenti
nell'islamismo dottrine sulla trasmigrazione delle anime (tanasuk) e sulla
preesistenza delle anime si riscontrano in ambienti esoterici, con alcuni poeti
e scrittori sufisti.
"Più
volte sono cresciuto come erba; ho sperimentato settecento e settanta forme.
Morto alla mineralità, divenni vegetale; morto alla vegetalità, divenni
animale; morto all'animalità, divenni uomo. Perché allora paventare la
dispersione nella morte? La prossima volta morirò generando ali e piume di
angelo; poi, salendo più in alto degli angeli, sarò quello che voi non riuscite
a immaginare: quello io sarò (così Julaludin Rumi, citato da Idries Shah in La
strada del sufi, Astrolabio, Roma).
Possiamo
dunque concludere che nelle tre grandi religioni monoteiste - del resto, tutte
collegate tra loro dallo stretto vincolo di origine storica e geografica
semitica - il pensiero ortodosso non è a favore della reincarnazione; la quale
tuttavia è ben presente anche nel loro ambito sotto l'aspetto di dottrine
segrete di scuole esoteriche e mistiche, a sfondo soprattutto gnostico. E,
proprio in quanto tali, il più delle volte vengono combattute, anche
ferocemente, dall'ortodossia.
In
alto, il paradiso islamico, in basso la terra degli uomini, con al centro la
"pietra nera" della Kaa'ba
Presso
tali popoli le stesse credenze sono poi legate anche all'esperienza e al
simbolismo della ciclicità delle stagioni e alla periodica rigenerazione e
rinascita del mondo vegetale. Da ciò idee come quelle dell'albero del mondo,
della preesistenza delle anime, dell'albero della vita (al quale le anime sono
appese e dal quale esse discendono per incarnarsi; e al quale albero poi
ritornano, per ridiscendere di nuovo e così via) e della rigenerazione finale o
palingenesi.
Come
si vede, sono tutte idee collegate, quale più quale meno, con la credenza nella
molteplicità delle vite necessaria per condurre una progressiva esperienza e
una conseguente purificazione ed elevazione. E dunque, nonostante la loro
apparente etereogenità, sono idee che, in definitiva, riportano sempre a un
principio reincarnazionista.
Totem.
Indiani d'America
Ma
l’ambito e l’ambiente dove le concezioni reincarnazioniste sono soprattutto
diffuse, com'è noto, sono il mondo e le culture orientali. Nei Veda non se ne
parla ma ve ne sono già le prime tracce tra gli scritti brahmanici.
La
concezione è poi pienamente presente e accolta nelle Upanishad e nella Bhagavad
Gita. L'idea, in queste culture e testi, è strettamente connessa a quella di
Karman (azione che dà i frutti; la vita successiva è legata e in conseguenza
delle nostre azioni nella vita precedente; ne parleremo in seguito), di samsara
(ciclo di vite legate al karma e "ruota delle rinascite", che perdura
finché vi è l'ignoranza e l'attaccamento alle cose del mondo; anche di questo
parleremo in seguito, come parleremo di Moksa o Mukti (liberazione finale dal
ciclo delle rinascite e dalla catena samsarica). Così recita la Katha Upanishad
(3, 7-8)
"Colui
il quale è privo di discriminazione, ha la mente non raccolta ed è sempre
impuro: costui non raggiunge quella sede (la realizzazione dell'atman come
brahman e la liberazione; n.d.A.) ma scende nel samsara. Colui il quale,
invece, è dotato di discriminazione, ha la mente concentrata ed è sempre puro,
consegue quella sede, dalla quale non si torna mai più per nascere alla
terra". (Upanishad antiche e medie, trad. di Pio Filippini-Ronconi,
Boringhieri, Torino, 1968, pag. 502)
A sua
volta, nella Bhagavad Gita leggiamo:
"Tutto
questo insieme di esistenti che nasce e torna a rinascere si dissolve di
necessità al venire della notte, o Partha, e ritorna all'essere al venire del
giorno" (Bh. Gi., 8, 19, Bhagavad Gita, trad. di Icilio Vecchiotti,
Ubaldini, Roma, 1964, pag. 281. ibidem, pag. 275.
''Anima va all'atto della dissoluzione corporea a realizzare quella condizione alla quale è in quel momento disposta.Colui che, al momento di morire, ha la mente rivolta a me solo (al Signore Krshna, che sta istruendo Arjuna, rispondendo alle sue domande; n.d.A.), lasciando il corpo e così compie la sua dipartita, quello appunto viene al mio modo di essere; non c'è, a questo proposito, alcun dubbio. Quale che sia il modo di essere al quale uno pone mente, quando alla fine abbandona il suo corpo, a quel modo di essere appunto egli perviene, dacché è sempre assorbito nel pensiero di esso (sempre addiviene col pensiero alla realizzazione di questo modo di essere)". (Bh. Gi., 8, 4-6, Bhagavad Gita, trad. di Icilio Vecchiotti, Ubaldini, Roma, 1964, pag. 281. ibidem, pag. 275).
''Anima va all'atto della dissoluzione corporea a realizzare quella condizione alla quale è in quel momento disposta.Colui che, al momento di morire, ha la mente rivolta a me solo (al Signore Krshna, che sta istruendo Arjuna, rispondendo alle sue domande; n.d.A.), lasciando il corpo e così compie la sua dipartita, quello appunto viene al mio modo di essere; non c'è, a questo proposito, alcun dubbio. Quale che sia il modo di essere al quale uno pone mente, quando alla fine abbandona il suo corpo, a quel modo di essere appunto egli perviene, dacché è sempre assorbito nel pensiero di esso (sempre addiviene col pensiero alla realizzazione di questo modo di essere)". (Bh. Gi., 8, 4-6, Bhagavad Gita, trad. di Icilio Vecchiotti, Ubaldini, Roma, 1964, pag. 281. ibidem, pag. 275).
La
straordinaria ricchezza dei templi indiani simboleggia la ricchezza delle
deità, delle vite, dei piani dell'universo
Ma al
riguardo, poiché qui volevamo fare solo un po' di storia e poiché il pensiero
orientale è abbondantemente conosciuto, è inutile dilungarci oltre. Aggiungiamo
solo, tornando al nostro mondo occidentale, che le teorie e le affermazioni
reincarnazioniste hanno ripreso fortemente piede anche da noi, a partire dal
secolo scorso, con lo spiritismo, le concezioni teosofiche e altre simili e,
attualmente, col New Age, che hanno largamente attinto al pensiero orientale,
col quale, a partire dal secolo scorso, il nostro mondo occidentale è venuto a
contatto...
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