Immunità di Gregge for Dummies
06
Novembre 2018 by Marchi Mattia (Corvelva)
Nel realizzare questa guida ho voluto tentare di
rispondere alla domanda che da sempre mi ha accompagnato nella lotta per la
libertà di scelta: “che cos’è
l’immunità di gregge”.
I dubbi che mi hanno accompagnato non sono nati sul
web, o meglio, non sono nati da siti bufalari ma da siti e comunicazioni
istituzionali come il piano vaccinale 2017-19 del Ministero della Salute in cui
si legge una lunga serie di vantaggi della “vaccinazione” tra cui:
“Il beneficio
è, pertanto, diretto, derivante dalla vaccinazione stessa che immunizza
totalmente o parzialmente la persona vaccinata, e indiretto, in virtù della
creazione di una rete di sicurezza, a favore dei soggetti non vaccinati, che
riduce il rischio di contagio. La straordinarietà dello strumento è data dal
fatto che esso, a fronte di un modesto
impiego di risorse, comporta tali rilevanti benefici in termini di immunità
individuale e immunità collettiva (herd immunity)”. 1
Wow,
quale pazzo scellerato non si vaccinerebbe per tutti i vaccini esistenti? Beh,
ma siamo sicuri che tutto è come ci viene venduto?
La teoria dell'immunità di gregge
Secondo la teoria dell'immunità di gregge, il propagarsi di un’infezione può essere interrotta quando un gran numero di persone sono immuni e quanto maggiore è la percentuale di individui immunizzati, minore è la probabilità che un individuo entri in contatto con il patogeno. Semplice, conciso, d’effetto, ma è così lineare?
Secondo la teoria dell'immunità di gregge, il propagarsi di un’infezione può essere interrotta quando un gran numero di persone sono immuni e quanto maggiore è la percentuale di individui immunizzati, minore è la probabilità che un individuo entri in contatto con il patogeno. Semplice, conciso, d’effetto, ma è così lineare?
A livello ipotetico assolutamente sì, più immunizzi
e meno probabilità hai che quel determinato patogeno si propaghi ma, mentre
questo concetto è possibile, sempre ipoteticamente, non è assolutamente dimostrata nella pratica la
soglia prevista dai modelli, né è dimostrato che nelle nostre società una
diminuzione della percentuale di soggetti vaccinati porti automaticamente
all’annullamento dell’effetto gregge, pertanto siamo nel campo delle teorie e
il concetto di immunità di gregge è un concetto teorico.
Il concetto di immunità di gregge è
scientificamente noto2, ciò che è meno noto è il fatto che nella
descrizione originale di herd immunity, la protezione per la
popolazione in generale si verifica solo se le persone hanno contratto
l'infezione naturale e
il motivo è abbastanza banale, la malattia naturalmente contratta genera
immunità per tutta la vita.
Torniamo alla definizione “for Dummies” di immunità di gregge: più la popolazione è
immunizzata e meno probabilità ci sono che il patogeno si propaghi, solo
ipoteticamente perché non è ad oggi dimostrato nella pratica che questo avvenga:
originariamente viene definito il concetto sulla base della malattia
naturalmente contratta, che dona immunità per tutta la vita.
Chi sostiene la vaccinazione come soluzione
suprema, ha nel tempo utilizzato il termine “immunità di gregge” legandolo alle
vaccinazioni, cioè all’immunità indotta dai vaccini. Il grosso problema di
questa teoria è la durata - limitata nel
tempo - dell’immunizzazione indotta da vaccino, fatto noto. Inoltre
l'eventuale mancata o ridotta risposta immunitaria dipende sia da fattori
individuali - alterazioni genetiche o temporanee della funzionalità del
sistema immunitario, patologie o trattamenti terapeutici che causano
immunosoppressione - che da fattori legati alla modalità con cui il vaccino
interagisce con il sistema immunitario (responsabile di un’intrinseca bassa
efficacia).
Inoltre, la necessità di somministrare più richiami dei vaccini per consentire un’adeguata risposta anticorpale aumenta il rischio di stimolare il sistema immunitario in modo non appropriato e può determinare l’insorgenza di patologie autoimmuni, di iperimmunizzazione o immunosoppressione.
Ma più concretamente, mentre esimi professoroni ci ripetono a tv unificate il concetto di immunità di gregge, qualsiasi genitore che ha vaccinato i propri figli e provi a fare le titolazioni anticorpali, capirà facilmente quanto il “grosso problema” si faccia più grosso del previsto. Un numero imprevisto e preoccupante di soggetti vaccinati, anche di recente, non ha immunità indotta. Volete le prove? Fate le titolazioni anticorpali ai vostri figli vaccinati. Rivaccinateli secondo calendario, rifate i test anticorpali. Bene, ora fatelo su 100, 1.000 e 10.000 soggetti e poi portate le prove che i non responder, i soggetti scientificamente provati che non dovrebbero rispondere alle vaccinazioni, sono solo il 5%.
Inoltre, la necessità di somministrare più richiami dei vaccini per consentire un’adeguata risposta anticorpale aumenta il rischio di stimolare il sistema immunitario in modo non appropriato e può determinare l’insorgenza di patologie autoimmuni, di iperimmunizzazione o immunosoppressione.
Ma più concretamente, mentre esimi professoroni ci ripetono a tv unificate il concetto di immunità di gregge, qualsiasi genitore che ha vaccinato i propri figli e provi a fare le titolazioni anticorpali, capirà facilmente quanto il “grosso problema” si faccia più grosso del previsto. Un numero imprevisto e preoccupante di soggetti vaccinati, anche di recente, non ha immunità indotta. Volete le prove? Fate le titolazioni anticorpali ai vostri figli vaccinati. Rivaccinateli secondo calendario, rifate i test anticorpali. Bene, ora fatelo su 100, 1.000 e 10.000 soggetti e poi portate le prove che i non responder, i soggetti scientificamente provati che non dovrebbero rispondere alle vaccinazioni, sono solo il 5%.
I
concetti di vaccinazione e l’immunità di gregge difficilmente si incontrano, si
arenano solitari in lontane spiagge chiamate “vita reale”: questi vaccini, e
probabilmente il vaccino per come è
concepito da sempre, può portare
un’immunità indotta scarsa, scarsissima spesso, e dalla durata breve se non
brevissima.
Torniamo alla definizione “for Dummies” di immunità di gregge e aggiungiamoci un
pezzetto: più la popolazione è immunizzata e meno probabilità ci sono che il
patogeno si propaghi, tutto ipoteticamente perché non è ad oggi dimostrato
nella pratica che questo avvenga: originariamente
viene definito il concetto sulla base della malattia naturalmente contratta,
che dona immunità per tutta la vita. L’immunità indotta da vaccini, pur
essendo il mantra comunemente riconosciuto, non tiene conto della reale
efficacia di alcuni vaccini sia come immunizzazione che come durata di
immunizzazione.
Basta questo? No, la visione vaccinocentrica
necessita di maggiori prove a sostegno della tesi “vacciniamo pure i sassi” e se le prove non ci sono, beh, creiamo
confusione. Tra i concetti su cui si è volutamente creata confusione sono “immunità di gregge” ed “effetto
gregge”3 L'immunità
di gregge l’abbiamo capita, spero, ma di base questo concetto riguarda i
soggetti immunizzati mentre effetto gregge riguarda i restanti non immunizzati.
Spieghiamolo più chiaramente: se poniamo come immunità di gregge il 95% della
popolazione immunizzata (sia indotta dai vaccini che da malattia naturale)
stiamo parlando di coloro che sono stati immunizzati, ma se parliamo di
“effetto gregge” si sta parlando di coloro, il 5% in questo esempio, non
immunizzato o immunizzabile.
L’effetto
gregge, per essere più precisi, è definito come: "la riduzione di infezione o malattia nel
segmento non vaccinato come risultato dell'immunizzazione di una proporzione
della popolazione".
L’effetto gregge, per essere analizzato separatamente dall’immunità di gregge anche utilizzando la visione vaccinocentrica, può essere misurato quantificando la diminuzione dell'incidenza di un’infezione usata come parametro sul segmento non vaccinato di una popolazione in cui un programma di immunizzazione viene istituito. Quindi, se è vero che un programma di sanità pubblica induce o potenzia una immunità di gregge, non è detto che causi anche un effetto di diminuzione di probabilità di ammalarsi nei non vaccinati o vaccinabili. Ricordiamocelo, siamo nel campo della teoria pura.
L’effetto gregge, per essere analizzato separatamente dall’immunità di gregge anche utilizzando la visione vaccinocentrica, può essere misurato quantificando la diminuzione dell'incidenza di un’infezione usata come parametro sul segmento non vaccinato di una popolazione in cui un programma di immunizzazione viene istituito. Quindi, se è vero che un programma di sanità pubblica induce o potenzia una immunità di gregge, non è detto che causi anche un effetto di diminuzione di probabilità di ammalarsi nei non vaccinati o vaccinabili. Ricordiamocelo, siamo nel campo della teoria pura.
Ed ora un pochino di algebra e vaccinazione
Se si esamina la teoria su cui si basa l’immunità di gregge, in maniera molto semplificata, l’immunità di gregge (o "herd immunity") è un’equazione che dipende essenzialmente dalla contagiosità di ogni malattia. 4-5 La contagiosità delle malattie è definita come R0 (Reproductive rate dell’agente infettivo) che determina teoricamente quante persone un paziente infettato può mediamente contagiare.
Per i Dummies: un patogeno con R0=2 ha una previsione di 2 contagiati per ogni infetto. Se l’R0 è di 20 si avranno 20 contagi ogni infetto, e così via.
Se si esamina la teoria su cui si basa l’immunità di gregge, in maniera molto semplificata, l’immunità di gregge (o "herd immunity") è un’equazione che dipende essenzialmente dalla contagiosità di ogni malattia. 4-5 La contagiosità delle malattie è definita come R0 (Reproductive rate dell’agente infettivo) che determina teoricamente quante persone un paziente infettato può mediamente contagiare.
Per i Dummies: un patogeno con R0=2 ha una previsione di 2 contagiati per ogni infetto. Se l’R0 è di 20 si avranno 20 contagi ogni infetto, e così via.
Torniamo a noi, per calcolare l’immunità di gregge dovremo fare una semplice equazione (H sta Herd Immunity):
H = 1-(1/R0)
Vorrei che fosse chiaro il passaggio, mi scuseranno
quelli bravi in matematica, utilizzerò l’R0 più alto, quello del
morbillo, come esempio e vi farò tutti i passaggi:
H = 1 - (1/R0) applicata
al morbillo sarà H = 1 - (1/18)
pertanto
H = 1 - (1/18) diviene H
= 1 - 0,055555555555556 ovvero H = 0,944444444444444 che arrotondato per difetto fa 0,94. L'R0 del morbillo è di 94%.
Ovviamente noi sappiamo quale è l’R0 di
tutte le malattie che possono avere contagiosità e da questo ne scaturisce lo
schema seguente, che abbiamo copiato dalle pubblicazioni scientifiche più sotto
citate:
Sarei impreciso se non parlassi della matrice di
nuova generazione, introdotta dal Prof. Diekmann per calcolare R0 7.
Vi basti pensare, lascio a voi l’approfondimento, che nei nuovi modelli per il
calcolo dell’R0 entrano nuove varianti, tra cui l’R1 e l’R2, la
suddivisione in più classi di popolazione, ad esempio una popolazione il cui R0
in una normale comunità sia di un determinato fattore, il medesimo R in
ospedale aumenterebbe fattore per la quantità di patogeni e la maggiore possibilità
di essere esposti al patogeno considerato.
Per i cittadini normali, genitori come me, deve essere chiaro un concetto: R0 bassi non determinano la pericolosità del patogeno, R0=1.8 (pertanto nettamente più basso di un 5-7 associato alla Rosolia) dell’epidemia di Ebola nel Congo (1995) o quella con un R0=1.34 dell'epidemia sempre di Ebola del 2000 in Uganda, fanno comprendere come sia l’immunità di gruppo che il fattore R0 siano influenzati da altri fattori nelle scelte di politiche sanitarie, ben meno semplici di una formula matematica.
Per i cittadini normali, genitori come me, deve essere chiaro un concetto: R0 bassi non determinano la pericolosità del patogeno, R0=1.8 (pertanto nettamente più basso di un 5-7 associato alla Rosolia) dell’epidemia di Ebola nel Congo (1995) o quella con un R0=1.34 dell'epidemia sempre di Ebola del 2000 in Uganda, fanno comprendere come sia l’immunità di gruppo che il fattore R0 siano influenzati da altri fattori nelle scelte di politiche sanitarie, ben meno semplici di una formula matematica.
Torniamo alla definizione “for Dummies” di immunità
di gregge e aggiungiamoci un pezzetto: più la popolazione è immunizzata e meno
probabilità ci sono che il patogeno si propaghi, tutto ipoteticamente perché
non è ad oggi dimostrato nella pratica che questo avvenga: originariamente
viene definito il concetto sulla base della malattia naturalmente contratta,
che dona immunità per tutta la vita. L’immunità indotta da vaccini, pur essendo
il mantra comunemente riconosciuto, non tiene conto della reale efficacia di
alcuni vaccini sia come immunizzazione che come durata di immunizzazione. In
ultimo, comunque, secondo la formula
matematica per determinare l’immunità di gregge, siamo (già da prima del 2017)
ben sopra le soglie di immunità di quasi tutte le malattie, pertanto si rende
ancor meno reale l’emergenza.
Ma nella vita reale, tutta questa matematica serve?
Beh amici, io quando ero piccolo chiedevo sempre alla mia maestra a cosa servisse la matematica e mai una volta che mi fosse arrivata una risposta esaustiva ed oggi, in relazione all’immunità di gregge, il tutto diventa ancora più misterioso.
Se si analizzano i seguenti dati, presi dal sito web World Health Organization8, capiamo bene che le coperture vaccinali non sono rapportabili ai focolai epidemici nei vari stati.
Paesi con coperture per esavalente maggiori delle nostre, come la Germania, hanno casi di difterite ogni anno, malattia da noi apparentemente eradicata. Paesi come la Spagna che vedono buone coperture per MPR (vaccino contro morbillo-parotite-rosolia) hanno pochissimi problemi con il morbillo ma cicli epidemici di parotite con 10.000 casi annui nel 2017. La Francia, che dal 2018 vede aumentate le vaccinazioni obbligatorie da 3 a 10, ha sempre avuto coperture vaccinali sotto all’80% ma NON ha mai avuto cicli epidemici delle malattie esantematiche. Il mistero si infittisce sulla Germania che vede dal 2014 al 2017 mediamente 11.000 casi di pertosse all’anno, con coperture vaccinali DTP1 (prima dose di vaccino contro difetrite-tetano-pertosse) oltre il 99% e DTP3 (terza dose dello stesso vaccino) al 95% quindi sopra di 1 punto percentuale a quel famoso calcolo nella tabella poco più sopra, riferito alla pertosse.
Beh amici, io quando ero piccolo chiedevo sempre alla mia maestra a cosa servisse la matematica e mai una volta che mi fosse arrivata una risposta esaustiva ed oggi, in relazione all’immunità di gregge, il tutto diventa ancora più misterioso.
Se si analizzano i seguenti dati, presi dal sito web World Health Organization8, capiamo bene che le coperture vaccinali non sono rapportabili ai focolai epidemici nei vari stati.
Paesi con coperture per esavalente maggiori delle nostre, come la Germania, hanno casi di difterite ogni anno, malattia da noi apparentemente eradicata. Paesi come la Spagna che vedono buone coperture per MPR (vaccino contro morbillo-parotite-rosolia) hanno pochissimi problemi con il morbillo ma cicli epidemici di parotite con 10.000 casi annui nel 2017. La Francia, che dal 2018 vede aumentate le vaccinazioni obbligatorie da 3 a 10, ha sempre avuto coperture vaccinali sotto all’80% ma NON ha mai avuto cicli epidemici delle malattie esantematiche. Il mistero si infittisce sulla Germania che vede dal 2014 al 2017 mediamente 11.000 casi di pertosse all’anno, con coperture vaccinali DTP1 (prima dose di vaccino contro difetrite-tetano-pertosse) oltre il 99% e DTP3 (terza dose dello stesso vaccino) al 95% quindi sopra di 1 punto percentuale a quel famoso calcolo nella tabella poco più sopra, riferito alla pertosse.
Fonte: http://apps.who.int/immunization_monitoring/globalsummary/countries?countrycriteria%5Bcountry%5D%5B%5D=ESP
http://apps.who.int/immunization_monitoring/globalsummary/countries?countrycriteria%5Bcountry%5D%5B%5D=DEU
http://apps.who.int/immunization_monitoring/globalsummary/countries?countrycriteria%5Bcountry%5D%5B%5D=DEU
Torniamo alla definizione “for Dummies” di immunità
di gregge e semplifichiamola: L’immunità di gregge è una teoria, punto. Il
resto è pseudoscienza valida forse per fare degli esercizi mentali. La teoria
dell'immunità di gregge indotta dai vaccini viene annualmente sconfessata dalla
realtà. Fine
1. Piano vaccinale nazionale 2017-2019 pag 42-82
- http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_2571_allegato.pdf
2. P. Fox, L. Elveback, W. Scott, L. Gatewood, and E. Ackerman, Herd immunity: basic concept and relevance to public health immunization practices, Am. J Epidemiol., 94 (1971), pp. 179-189
E. Fine, Herd immunity: history, theory, practice, Epidemiol. Rev., 15 (1993), pp. 265-30
3. T. J. John and R. Samuel, Herd immunity and herd effect: new insights and definitions, Eur. J Epidemiol., 16 (2000), pp. 601-606
4. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC2249331/pdf/epidinfect00010-0010.pdf pg.8
5. https://academic.oup.com/cid/article/52/7/911/299077/Herd-Immunity-A-Rough-Guide
6. Paul E.M. FINE. Herd immunity: history, theory, practice. Epidemiol. Rev. 1993. 15;2: 265-302)
7. 18. Heffernan JM, Smith RJ, Wahl LM. Perspectives on the basic reproductive ratio. R Soc Pub. 2005;2(4):281–93. [PMC free article] [PubMed]
8. http://apps.who.int/immunization_monitoring/globalsummary/timeseries/tsincidencemeasles.html
2. P. Fox, L. Elveback, W. Scott, L. Gatewood, and E. Ackerman, Herd immunity: basic concept and relevance to public health immunization practices, Am. J Epidemiol., 94 (1971), pp. 179-189
E. Fine, Herd immunity: history, theory, practice, Epidemiol. Rev., 15 (1993), pp. 265-30
3. T. J. John and R. Samuel, Herd immunity and herd effect: new insights and definitions, Eur. J Epidemiol., 16 (2000), pp. 601-606
4. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC2249331/pdf/epidinfect00010-0010.pdf pg.8
5. https://academic.oup.com/cid/article/52/7/911/299077/Herd-Immunity-A-Rough-Guide
6. Paul E.M. FINE. Herd immunity: history, theory, practice. Epidemiol. Rev. 1993. 15;2: 265-302)
7. 18. Heffernan JM, Smith RJ, Wahl LM. Perspectives on the basic reproductive ratio. R Soc Pub. 2005;2(4):281–93. [PMC free article] [PubMed]
8. http://apps.who.int/immunization_monitoring/globalsummary/timeseries/tsincidencemeasles.html
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