Governo, strategia all’italiana. “5G ipoteticamentesicuro”. Hanno già deciso: saremo tutti irradiati (cioè in pericolo!) senzaprecauzioni
di Maurizio Martucci
Di
Maio e lobby del wireless gongolano, dopo le (grossolane perché vetuste nei
dati) rassicurazioni del sottosegretario all’ambiente Micillo
per conto di Costa, un altro (alleggerito) lasciapassare arriva da
Grillo e dicastero sanità: altro che sensata moratoria e principio di
precauzione, altro che appelli cautelativi alla minimizzazione del pericolo da
parte di medici e scienziati, il
Governo non fermerà lo tsunami elettromagnetico della tecnologia di quinta
generazione!
Privo
di valutazioni preliminari sul rischio per ecosistema e umanità, l’Istituto
Superiore di Sanità ha infatti garantito (ipoteticamente)
sulla sicurezza del 5G (“i dati disponibili non fanno ipotizzare
particolari problemi per la salute della popolazione connessi all’introduzione
della tecnologia 5G”), mentre il Ministero della salute ha affermato
che il “rischio cancro rivesta carattere
del tutto ipotetico (….) indebolito nelle evidenze”. Senza
riferimenti bibliografici né fonti sulla provenienza dei finanziamenti dei
non meglio precisati test negazionisti, poche righe in risposta a Report proverebbero a smontare
decenni di studi indipendenti (si tratta dei più importanti al mondo, mai eseguiti prima!) che invece
attestano esattamente il contrario.
Ricalcando
la frettolosa bocciatura della Commissione
Internazionale per la Protezione dalle Radiazioni non ionizzanti
(associazione privata, già al centro di critiche su discussa imparzialità e
accuse di conflitto d’interesse), l’italica
sanità ha bollato come “incoerenti con i risultati di alcune decine di
studi omologhi“ e “al limite della
significatività statistica” gli esiti del National Toxicology Program e dell’Istituto
Ramazzini che, invece (frequenze 2G e 3G, perché il 5G è del tutto inesplorato!)
hanno riscontrato “una chiara evidenza di
tumori maligni nel cuore, alcune prove di tumori maligni nel cervello, alcune
prove di tumori (combinato benigno, maligno o complesso) nelle ghiandole
surrenali” e “aumenti
nell’incidenza degli schwannomi maligni del cuore, tumori molto rari delle
cellule nervose del cuore e un aumento dell’incidenza di altre lesioni
(l’iperplasia delle cellule di Schwann e gliomi maligni, tumori del cervello)”.
In pratica,
oggi è disponibile proprio quello che nel 2011 mancò all’Agenzia Internazionale
per la ricerca sul cancro (IARC), secondo cui “i campi a radiofrequenza sono classificati nel gruppo 2B perché c’è
un’evidenza tutt’altro che conclusiva che possano provocare il cancro negli
esseri umani”.
SOSTIENI OASI SANA
Non
a caso ai ricercatori statunitensi e bolognesi in questi giorni è arrivato
l’invito di Kate Guyton,
capo del gruppo delle monografie IARC sulla valutazione dei rischi cancerogeni
per gli esseri umani, in cui – prevedendo
tra il 2019 e il 2020 un aggiornamento sulla classificazioni della
cancerogenesi di elettrosmog e non solo – si chiede agli
studiosi di raccomandare le priorità includendo “sostanze chimiche, miscele, occupazioni, agenti fisici, agenti
biologici e altri fattori sospettati di provocare il cancro negli esseri umani,
selezionati per la revisione in base a: (a) evidenza di esposizione umana; e
(b) prove o sospetti di cancerogenicità.”
Che,
quindi, nell’incertezza sugli aggiornamenti
IARC ci troviamo dinnanzi un pericolo tutt’altro che scongiurato,
lo si capisce dall’interrogazione al commissario della Commissione Federale
delle Comunicazioni statunitense (tra le polemiche, il 5G è già operativo negli
USA), dove si afferma che per testare il 5G si “necessita di ulteriori esami” e che se “la letteratura sulla tecnologia 5G può essere
limitata perché è nuova” c’è urgenza di “conoscere gli ultimi studi per
valutare gli effetti sulla salute delle frequenze e delle modulazioni della
banda alta che saranno usati dalle reti 5G”.
Come
d’incanto, per stessa ammissione dell’ISS (“la
banda 24-28 GHz è assorbita solo superficialmente a livello della pelle”)
con le nuove radiofrequenze dal 1°
Gennaio 2019 il bi-pensiero orwelliano s’irradierà quindi su di
noi: l’ipotetica sicurezza del 5G
garantita dal Ministero della Salute passerà al vaglio dell’Agenzia
Internazionale per la ricerca sul cancro, mentre l’americana Commissione
Federale delle Comunicazioni dovrebbe disporre esami per valutarne gli effetti
sulla salute. In barba al principio di precauzione, faremo un
salto nel buio! Ci dicono che (forse, chissà!) potrebbe quindi farsi dopo quello che doveva essere fatto prima e se le certezze
italiane finiscono appena fuori confine, per l’inarrestabile corsa al futuro i cittadini (tutti, nessuno escluso, 24
ore al giorno, 365 giorni l’anno) si ritroveranno a fare da cavie, immersi in un
inesplorato groviglio di microonde millimetriche per compiacere Smart City
e intelligenza artificiale. Chapeau!
Riproduzione consentita, citando fonte e autore
Fonte: Antica
Guerriera G+
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