LA “POTENZA” DEI NODI DI
HARTMANN
La potenza dei nodi
di Hartmann è rapportata, generalmente, alla quantità di radiazione ionizzante
emanata dagli stessi.
Dopo anni di ricerche e studi si è riusciti a realizzare apparecchiature che
permettono di misurare tale “potenza” o forza elettromagnetica. Queste
strumentazioni generalmente sono composte da un circuito oscillante che va
applicato direttamente sul nodo di Hartmann da controllare (può essere
impiegata anche per misurare la potenza dei nodi di Curry, che presentano
caratteristiche affini ai nodi di Hartmann). Il circuito capta l’energia
proveniente dal sottosuolo, smorzandone nel contempo la velocità della
fuoriuscita; per migliorare ulteriormente la condizione generale di controllo,
il circuito viene incamiciato da un cilindro in acciaio con pareti interne
rivestite in tessuto tipo STANâa base di rame, fibra di carbonio e nitrato d’argento (il
tessuto, peraltro, è già stato testato e valutato dal CNR di Roma). Il circuito
è collegato al cilindro esterno con un cavetto di messa a terra. Infine,
all’interno del sistema viene applicato un contatore geiger professionale per la
misurazione delle radiazioni ionizzanti emesse dal nodo (raggi gamma o
simili): più saranno gli impulsi ottenuti nell’unità di tempo prescelta, e più
potente sarà il nodo di Hartmann. Naturalmente, se il sistema descritto venisse
posizionato in una zona neutra, ovvero non perturbata da bande e nodi di
Hartmann, gli impulsi gamma che si riscontrerebbero sarebbero nettamente
inferiori (anche del 60-70%) a quelli ottenuti dalla verifica condotta sul nodo
di Hartmann; non si otterrà tuttavia mai un valore pari a zero, poiché le
radiazioni nell’ambiente non provengono solo dai nodi , ma anche da altre fonti
quali ad es. il gas radon, i materiali da costruzione, i collanti presenti
nella casa ecc…
Di per sé un nodo
non ha radiazione propria o, per lo meno, sprigiona pochi impulsi gamma al
minuto, però esso si comporta come una “corsia preferenziale” un vero e proprio
canale portante, per tutte le energie presenti nel sottosuolo.
FONTE FOTO: http://viveresanoquotidianamente.it/category/uncategorized/page/2/ |
I vari nodi, posti in corrispondenza di falda acquifera in
movimento nel sottosuolo, presentano potenze maggiori proprio perché liberano
verso l’esterno l’energia prodotta dall’attrito fra acqua in movimento e
terreno e minerali presenti nel sottosuolo; così dicasi per i nodi in
corrispondenza di faglie geologiche, discariche o quant’altro.
Conoscere la “potenza” dei nodi di Hartmann è molto
importante perché permette di utilizzare sistemi di schermatura più adeguati alle
specifiche caratteristiche di ogni singolo nodo e, cosa ancora più importante,
consente di verificare se un determinato nodo risulta più o meno dannoso per
l’individuo che vi staziona sopra per un lungo periodo (ad es. nodo in
corrispondenza del letto, della scrivania, della poltrona preferita,
ecc.).
E’ molto importante conoscere sia la posizione che la
potenza dei nodi di Hartmann dato che provocano delle modificazioni,
fisiologicamente commensurabili; proprio per questa ragione bisogna evitare di
sistemare un letto in quei punti: il
nostro corpo, infatti, che rimane abbandonato nel sonno, per ore
consecutive su tali nodi, è particolarmente esposto all’influenza elettromagnetica e subisce le maggiori
perturbazioni a livello dell’attività elettrica cellulare.
Questo fatto, come abbiamo visto, provoca irregolarità di programmazione biologica; in particolare la
riproduzione delle cellule e, in caso di elevata potenza o “forza” del nodo, le cellule non rispetteranno più i
parametri originari ed i codici informativi centrali, di un certo tenore di
frequenze, ma tenderanno a riprodursi quasi casualmente, senza ordine. Se i meccanismi di riparo saranno
insufficienti o deboli, come è stato sempre sottolineato a causa dello stato
costituzionale o momentaneo del soggetto, potranno manifestarsi patologie,
anche di varia e diversa entità nonché sembrare di eziologia diversa da quella
geopatologica. Il medico di base si metterà quindi su di una strada
diversa, complicandosi le idee e sbagliando la diagnosi; dalla diagnosi errata
si avrà una terapia errata, e si perderà del tempo prezioso.
Georitmogramma di
persona seduta in una zona neutra del quadrilatero: il tracciato è calmo.
Georitmogramma stessa persona
seduta su un nodo Hartmann: il tracciato è
agitato.
FONTE
FOTO: http://viveresanoquotidianamente.it/category/uncategorized/page/2/ |
Queste teorie
potranno confondere senza dubbio le logiche diagnostiche tradizionali e mettere
in ansia la scienza medica ma purtroppo è bene ripeterlo e sottolinearlo
ancora, il fatto grave è che, da più parti del mondo, scienziati e ricercatori
ipotizzano e dimostrano che, sui soggetti che vivono sui nodi di Hartmann e
Curry, troppo spesso è stata riscontrata, dalle ricerche stesse del Prof.
Hartmann, la comparsa di vari tipi di tumori (benigni o maligni) o malattie
degenerative di vario tipo.
Tornando ora a queste strumentazioni si potrà notare che
il circuito oscillante permette di osservare il “disturbo” che il nodo causa
sugli esseri viventi: applicando sul circuito una sonda isotropica collegata,
tramite cavo in fibra ottica, ad un analizzatore di spettro di frequenze, si
osserva che, in corrispondenza del nodo, lo spettro delle frequenze dei campi elettromagnetici presenterà un
andamento irregolare, con frequenti “picchi”, mentre in zona neutra il grafico
assumerà un aspetto pressoché lineare.
Grazie agli studi ed
agli scritti del grande scienziato tedesco E. Hartmann il mondo della medicina,
poco per volta e con mille dubbi, si è gradualmente affacciato a questo tipo di
ricerca, tant’è
che sono già innumerevoli le indagini di tipo statistico, condotte in diverse
parti del mondo, volte a verificare l’influenza dei raggi tellurici sullo stato
psicofisico umano e sul mondo vegetale ed animale, così come sempre più
frequenti sono i convegni dedicati alla
“medicina dell’Habitat”, alla “Domoterapia” ed alle “Geopatie” cioè i disturbi
arrecati all’organismo da fenomeni di origine terrestre o artificiale.
Medici, Biologi, Architetti, Naturopati, Radioestesisti ecc…hanno la
possibilità, in questi convegni nazionali ed internazionali, di condividere le
esperienze ed unire le forze per il bene della salute pubblica.
Secondo il rapporto dell’8° Congresso Internazionale della
Società per la Difesa Biologica del Tumore, lo “stress geopatico” dovrebbe essere considerato come una delle
possibili cause delle malattie croniche, anche per quanto riguarda il
tumore. Gli illustri Dottori Ulrike e Reimail Banis da più di un decennio raccomandano i propri pazienti affetti da
tumore di far esaminare il luogo in cui dormono da parte di esperti in
materia; in molti casi, infatti, hanno ottenuto risultati confortanti nel
trattamento biologico del tumore quanto i soggetti hanno deciso di cambiare il
posto dove dormivano. Dopo circa 3-4
settimane l’azione geopatogena può dirsi terminata se il letto viene spostato e
il soggetto riposa in una zona priva di stimoli.
La giusta posizione
del letto, quindi, è più difficile di quanto si pensi e necessita di una stretta
collaborazione tra Medico Olistico, il Naturopata, l’Architetto ed un Tecnico
esperto in Medicina dell’Habitat. Il
Medico di base dovrebbe affidarsi assolutamente ad un Domoterapeuta (terapista
della casa), con dimostrata e documentata esperienza professionale e
possono, comunque, controllare l’operato del tecnico attraverso un test,
successivo all’intervento del tecnico, da effettuarsi sul paziente tramite
l’utilizzo di apparecchiature Bioelettroniche, in particolare dell’ultima
strumentazione “Vegatest” della Vega Grieshaber Kg Geschaftsbereich Medizin di
Sciltach D-77761 (www.vegamed.com.) ed
altre decine di strumentazioni oggigiorno sul mercato.
Vi sono, sul mercato, molti dispositivi che riducono la
“pericolosità” dei nodi di Hartmann tra questi dispositivi elettronici e non
esistono anche stuoie o tessuti schermanti ad esempio quelli della “IDEASCUDO” la
cui capacità di attenuazione del campo elettromagnetico dei tessuti
schermanti è stata verificata e
certificata da: Nemko S.p.A. e dal C.N.R. (Centro Nazionale Ricerche) Istituto
Inquinamento Atmosferico di Roma; GEA – Istituto per l’analisi geobiofisica
dell’ambiente.
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Nota: al solo fine dimostrativo nell’articolo sono state inserite tre foto
con link di provenienza
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