Il dottor Hamer, i virus
e la paura
Scrivo
questo breve articolo dopo una pausa piuttosto lunga. Negli ultimi due anni,
infatti, non ho potuto dedicarmi quanto avrei voluto alla medicina di Hamer, e
alla divulgazione di altri argomenti che ritengo interessanti e importanti.
Riprendo
in mano questo blog in un periodo di cambiamenti epocali nella nostra
società. Questi cambiamenti, ovviamente
imposti alla popolazione, hanno come base (o scusa) proprio le convinzioni
ufficiali riguardo all’eziologia delle malattie. Ci è stato detto, infatti,
che un pericoloso e nuovo virus, nato (pur essendo materia morta…) da una
mutazione di un virus normalmente presente nei pipistrelli, sta minacciando
l’intera popolazione mondiale. Ci è stato detto che essendo un virus “nuovo”, potrebbe espandersi in
modo incontrollato tra la popolazione, causando un numero imprecisato di
vittime. Per questa ragione, ai fini di contenere la diffusione del virus,
ci hanno imposto misure straordinarie di
privazione di molte libertà personali. In pratica, ci hanno chiusi tutti
nelle nostre case, e
possiamo uscire solo per fare la spesa o per esigenze mediche, con
controlli militari per le strade che prevedono conseguenze penali per i
“trasgressori”. Ma tutto avrà un termine, ci dicono. Quando i contagi
saranno in diminuzione, gradualmente potremo dire che siamo fuori pericolo
e tornare alla normalità. Questa la narrazione del sistema.
Le convinzioni sistemiche, in conseguenza delle quali è
stato possibile dichiarare questo stato di polizia senza precedenti nella
storia dell’uomo, sono dogmi mai
dimostrati nati dalla teoria patogena dei microrganismi di Louis Pasteur.
Conosciamo tutti la storia. Egli era un chimico che ad un certo punto si
riciclò come biologo, e che aveva osservato con i rudimentali microscopi
dell’epoca che in molti casi in cui un paziente stava male, si poteva
trovare in lui la presenza di determinati microrganismi, e che tali
microrganismi erano di solito assenti in chi stava bene. Formulò quindi la teoria secondo la quale l’intero stato patologico del
paziente fosse causato da questi microrganismi.
Lui
e i suoi seguaci, nei decenni successivi, avevano da affrontare però un grave
problema: in molte malattie non si rilevava la presenza di microrganismi in
azione. Si ipotizzò quindi che
tali malattie fossero causate da microrganismi talmente piccoli da non poter
essere visti con i microscopi dell’epoca. Gli si diede anche un nome: virus,
che guarda caso significa veleno. Si aveva la certezza che in futuro la miglior
definizione dei microscopi avrebbe permesso di vedere questi minuscoli
microrganismi maligni in azione.
Passarono
gli anni, e i microscopi in effetti diventarono sempre più potenti. Da ottici
divennero elettronici. Ad un certo punto avrebbero potuto vedere anche creature
10 volte più piccole dei batteri, ma
niente. 100 volte più piccole, ancora niente. 1000 volte più piccole, sempre
niente. 10000 volte più piccole…
attenzione, ad alcuni sembra di vedere dei minuscoli frammenti, delle
cacarelle, immote, senza vita, che potrebbero essere tranquillamente frammenti
causati dalla disgregazione, disidratazione e colorazione a cui i tessuti sono
sottoposti per essere visti al microscopio elettronico. Va beh, in
mancanza d’altro diamo la colpa a quelle cacarelle, diciamo che abbiamo
finalmente visto il virus, pensarono gli scienziati. Ma, qualcuno obiettò, il virus è troppo piccolo per avere una
vita biologica, non ha metabolismo, è materia morta, come possiamo sostenere
che faccia qualcosa? Lo sosteniamo, risposero i capi, noi siamo la scienza, noi
occupiamo tutte le riviste scientifiche, tutte le università, noi
siamo l’autorità.
La gente ci crede anche se diciamo assurdità.
Siamo già riusciti a separare il corpo dalla mente, e a negare
l’esistenza di anima e spirito, cosa vuoi che sia far credere anche questa
balla dei virus? E in effetti…
La questione dei microrganismi (funghi e batteri) nostri simbionti è
stata spiegata sensatamente da Hamer attraverso la quarta legge biologica. Ogni microrganismo nostro
simbionte collabora con noi, e non è la causa di nessun stato patologico.
Batteri e funghi, al contrario, intervengono in determinate fasi di processi
speciali, svolgendo il loro indispensabile lavoro, al servizio del sistema
corpo-psiche. Cellule, batteri e funghi formano un tutt’uno perfettamente
organizzato. Niente prolifera nel nostro corpo senza un utilità, e senza il
consenso del sistema corpo-psiche. Capite bene che in quest’ottica stare lontani dei microrganismi ed averne paura è
un’assurdità.
Sulla
questione specifica dei virus Hamer è stato sempre dubbioso. Inizialmente non
aveva scartato la loro esistenza. Aveva osservato infatti che i tessuti
dell’endoderma hanno come organismi simbionti i funghi, mentre quelli del
mesoderma i batteri. Ipotizzò quindi che
i tessuti dell’ectoderma, nei quali come detto non si rilevano mai batteri
nè funghi, si ricostruissero nella fase
di riparazione PCL grazie ai virus. La visione di Hamer, comunque,
ribaltava la prospettiva: i virus, nel caso fossero esistiti, di certo partecipavano sensatamente ai processi
come batteri e funghi, e non erano
quindi nè da attaccare nè da temere in nessun modo. Per questo la questione
se esistessero o meno aveva per lui, credo, un’importanza secondaria.
Con
gli anni però si chiarì le idee anche su questo aspetto. Osservò infatti che le
riparazioni dell’ectoderma avvenivano esattamente nello stesso modo sia che si
risultasse positivi al test del virus in questione, sia che si risultasse
negativi (ad esempio, nelle epatiti A B e C, ma anche non-A, non-B e non-C). Gli
stessi test dei vari virus, poi, non cercavano mai il virus con il microscopio,
ma ne deducevano la presenza in modo arbitrario sulla base di supposizioni.
Probabilmente, infine, anche a livello logico, ritenne un insanabile
controsenso credere che materia morta, forse minuscoli pezzi di materiale
genetico comunque inerte, senza vita, possano “fare” qualcosa. Si convinse
quindi che l’intera questione era campata per aria e affatto scientifica, e che
quindi i virus non esistono.
Potremmo chiederci allora: quella
che sta avvenendo ora è un’epidemia di che cosa? All’inizio non era nulla, non
c’era incremento statistico della mortalità, e senza quello non ha senso
parlare di nessuna epidemia.
Però si può fare terrorismo, si può dire che i pochi morti di
oggi potrebbero diventare centinaia, migliaia, milioni, forse miliardi, come ci
hanno fatto vedere in molti film.
Si può ripetere il tam tam del
terrore all’esasperazione, attraverso i media. E si può obbligare l’intera
popolazione a stare in casa a tempo indeterminato, senza neanche permettergli
di lavorare e guadagnarsi da vivere, lasciando tutti nell’incertezza più
assoluta per il futuro.
Queste condizioni, molto lontane dalla biologia ottimale, porteranno
probabilmente ad un incremento di “malati”, e quindi anche ad una epidemia,
questa volta reale. Potremmo dire che è un’epidemia della paura, come forse lo
sono state tutte le altre “epidemie” del passato. Ma, per ora, mi fermo qui.
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