La Pompei Sepolta nel 1631 Svela i Mille Anni Mai Esistiti
L.
Acerra per Anticorpi.info
Sebbene l'idea di una drammatica manomissione della datazione storica sia stata avanzata e argomentata nei secoli passati da vari autori e in diverse salse (per esempio secondo Morozov, Fomenko, Nosovski, Hardouin e Isaac Newton la storia raccontataci a scuola avrebbe almeno mille anni in più del dovuto) noi qui seguiremo esclusivamente la dimostrazione che riguarda la Pompei romana degli scavi archeologici.
In questo modo riduciamo la quantità di materiale e di osservazioni che è necessario prendere in considerazione, ma il risultato è lo stesso: se si dimostra che le persone seppellite dal Vesuvio negli scavi di Pompei vivevano nel 1600, allora questo riporta tutto ciò che fu seppellito a Pompei, templi, oggetti e storia dell'arte “romana” tra il 1100 e il 1600 d.C., cioè di 1500 anni più vicino alla nostra epoca, avallando l'ipotesi dei mille anni inventati.
Sebbene l'idea di una drammatica manomissione della datazione storica sia stata avanzata e argomentata nei secoli passati da vari autori e in diverse salse (per esempio secondo Morozov, Fomenko, Nosovski, Hardouin e Isaac Newton la storia raccontataci a scuola avrebbe almeno mille anni in più del dovuto) noi qui seguiremo esclusivamente la dimostrazione che riguarda la Pompei romana degli scavi archeologici.
In questo modo riduciamo la quantità di materiale e di osservazioni che è necessario prendere in considerazione, ma il risultato è lo stesso: se si dimostra che le persone seppellite dal Vesuvio negli scavi di Pompei vivevano nel 1600, allora questo riporta tutto ciò che fu seppellito a Pompei, templi, oggetti e storia dell'arte “romana” tra il 1100 e il 1600 d.C., cioè di 1500 anni più vicino alla nostra epoca, avallando l'ipotesi dei mille anni inventati.
Alla
fine di questo articolo ci troveremo a valutare, forse per voi per la prima
volta, se è possibile che Scaligero, Petavio e
altri fondatori della nostra cronologia nel XVI secolo avrebbero avuto la
possibilità di spalmare scritti e cronache storiche alla meno peggio su
un periodo reso artificialmente troppo lungo.
Il solo
Fomenko ha sviscerato questo tema nelle circa 8.000 pagine dei suoi libri. Gli
antichi testi e le antiche cronologie cui fanno riferimento gli storiografi
sono dovuti passare per le mani dei centri benedettini in Italia e in Francia,
oppure per le tipografie di ricchi mercanti-banchieri del XV-XVI secolo
(invenzione della stampa: 1455). A quel punto ebbe gioco facile la
catalogazione di Scaligero (1484- 1558) e Petavio (1583-1652), fondatori della
cronologia ufficiale, che per ottenere I risultati a tutti noti dovettero dare
delle date sbagliate a certe eclissi o fenomeni astronomici (vedi il canale YT Fomenko
in Italia)
Dunque
veniamo a Pompei. Nel 1592 il conte del Sarno Muzio
Tuttovilla commissionò all'Ing. Domenico Fontana la realizzazione di un canale
artificiale che sequestrava una delle sorgenti del Sarno ad
Episcopio, dopo aver percorso la piana di Poggiomarino per 16 chilometri si
trovava davanti Pompei e 4
chilometri più in là sfociava nel mare a Torre
Annunziata.
Ringrazio l'ing. Andreas Tschurilow e il prof.
Anatoly Fomenko per avermi consegnato con le loro ricerche questa specie
di Codice da Vinci che mi fa comprendere quanto la storia umana sia
veramente una situazione tragicomica.
Tschurilow ha avuto una
persistenza incredibile nel cercare elementi concreti in base ai quali poter
dire che la Pompei romana seppellita dall'eruzione del Vesuvio risaliva al
1600.
Le
argomentazioni su Pompei sono molteplici, ma la
prova definitiva sta nel fatto che il canale del Conte del Sarno era in funzione prima
che il Vesuvio seppellisse gli scavi. Pompei è attraversata per un
tratto di 1.6 Km,
dalla Porta Est fino all'estremità ovest, da questo piccolo bacino fluviale
artificiale che sappiamo fu costruito tra il 1593 e il 1605.
Poiché secondo la
storia a noi nota Pompei nel 1605 dormiva seppellita già da 1500 anni
abbondanti, l'unica spiegazione che ha superato la prova della storiografia
ufficiale fu che il cunicolo che passa per Pompei dev'essere stato fatto lì per
caso.
Il percorso di 20 chilometri prima
di Pompei e quello dopo gli scavi corrispondono ad una linea diritta. Se Pompei
non c'entrava niente con la rivoluzionaria rete idrica dei borboni, la
soluzione sarebbe stata una continuazione del canale in pianura e in linea
dritta.
Perché l'ingegnere doveva andarsi a cercare il passaggio nel rialzo, fino a 45 metri più alto del tratto in pianura, e fare questa deviazione che si vede nella prossima foto in basso? Ma naturalmente perché doveva servire la città viva, non ancora seppellita.
Tanto più la versione ufficiale è traballante se si pensa che il canale è perfettamente integrato con i pozzi della necropoli e che la presenza di segni di corde di secchi in tensione sui muri dei pozzi, nella direzione della corrente del canale, dimostra che i pozzi antichi, la maggior parte dei quali venuti alla luce solo il 1955, erano usati quando il canale già era in uso. Quindi i pozzi antichi furono usati dopo il 1600? Nonostante secondo la versione ufficiale e le mappe degli archeologi borbonici e post-borbonici fossero rimasti sepppelliti e non ancora venuti alla luce?
Perché l'ingegnere doveva andarsi a cercare il passaggio nel rialzo, fino a 45 metri più alto del tratto in pianura, e fare questa deviazione che si vede nella prossima foto in basso? Ma naturalmente perché doveva servire la città viva, non ancora seppellita.
Tanto più la versione ufficiale è traballante se si pensa che il canale è perfettamente integrato con i pozzi della necropoli e che la presenza di segni di corde di secchi in tensione sui muri dei pozzi, nella direzione della corrente del canale, dimostra che i pozzi antichi, la maggior parte dei quali venuti alla luce solo il 1955, erano usati quando il canale già era in uso. Quindi i pozzi antichi furono usati dopo il 1600? Nonostante secondo la versione ufficiale e le mappe degli archeologi borbonici e post-borbonici fossero rimasti sepppelliti e non ancora venuti alla luce?
Se escludiamo che i pozzi fossero stati usati tra il 1740 e il
1930, ci rimane solo da pensare che siano stati usati tra il 1600 e il 1631,
prima dell'eruzione che effettivamente li seppellì insieme a Pompei.
Per non essere vera questa ipotesi, deve essersi verificato che nel perimetro degli scavi ci siano stati pozzi all'aperto senza che i vari sopraintendenti, Alcubierre (1748-), Bonnucci (1815-), il senatore Fiorelli (1863-1875), Ruggiero (1875-1893), Sogliano (1894-1905), Spinazzola (1906-1923) e Maiuri (1924-1961) se ne fossero accorti.
Per non essere vera questa ipotesi, deve essersi verificato che nel perimetro degli scavi ci siano stati pozzi all'aperto senza che i vari sopraintendenti, Alcubierre (1748-), Bonnucci (1815-), il senatore Fiorelli (1863-1875), Ruggiero (1875-1893), Sogliano (1894-1905), Spinazzola (1906-1923) e Maiuri (1924-1961) se ne fossero accorti.
E anche
volendo accettare questo, è difficile pensare che, con un canale che 200 metri prima è sempre
stato a cielo aperto negli ultimi secoli, adiacente alla strada principale e
che offriva un bocchettone per l'irrigazione proprio lì a pochi passi, qualcuno
abbia sentito il bisogno di andare ad usare quei pozzi della zona scavi
recintata.
Da
notare che già nel periodo borbonico gli scavi
furono recintati e non ci sono testimonianze o mappe in cui compaiano pozzi
borbonici o pozzi all'aperto (Murano 1884).
Per capire meglio le possibili
verità dimenticate su Pompei, bisogna sapere che ci sono molte testimonianze e
cronache secondo cui l'eruzione del Vesuvio del 1631 fece vittime a Pompei ed
Ercolano. E qui ancora altri paradossi: Pompei non
era stata dimenticata fino alla sua riscoperta nel XVII secolo? Perché allora
almeno una decina di libri riportano che a Pompei città nel 1631 ci furono
numerose vittime?
A noi
oggi rimane un canale del conte del Sarno proveniente da Poggiomarino che si
avvicina a Pompei puntando il “Castellum Aquae” di Porta Vesuvio. Da notare che per tutto il suo percorso da Episcopio a
Torre Annunziata il canale artificiale segue una linea dritta ed è in modalità
a cielo aperto, con l'unica eccezione appunto di quello che è stato realizzato
quando arriva all'altezza di Pompei. Il tragitto si sviluppa su un
percorso che per il 70% è quello di un cerchio prima di rientrare nella
traiettoria che aveva abbandonato in direzione Torre Annunziata.
Evidentemente questo può servire
solo come forte indizio in una dimostrazione più ampia. Il conte del Sarno
quale altra necessità aveva di far fare al canale una pesantissima deviazione
fuori tragitto, proprio in tempo per entrare negli scavi dalla Porta Est, per
poi tagliare in diagonale una città seppellita? Per apprezzare la grossa
deviazione vedere questo video.
È noto che la mancanza di
sorgenti o anche di corsi d'acqua provenienti dall'altopiano avessero impedito
il popolamento della piana di Poggiomarino e Pompei nelle epoche remote.
A dirla
tutta, si potrebbe facilmente pensare che fu quel
canale a giustificare la creazione del gioiellino della cittadella romana di
Pompei, con le sue terme, le fontane pubbliche ogni cento metri in tutte le
direzioni, la lavanderia, le piscine e ben 46 fontane pubbliche. Il canale del
Sarno entrava a Pompei dalla Porta Nord, percorrendo la città fino a sud, e
dalla Porta Est, percorrendola fino all'estremo ovest.
Appena
oltrepassate le mura di Pompei, il tratto del canale del Sarno che per comodità
chiamiamo Est-Ovest, incontra un paio d'imponenti costruzioni idriche,
laddove per oltre 150 anni di scavi non era mai stato segnalato nessun pozzo o
costruzione, né dalle cartine degli scavi borbonici, né da quelle del Romani,
1884, né da quelle del Maiuri, 1931. I loro scavi furono effettuati a partire
dal 1955.
Ebbene l'incontro tra il canale del conte del Sarno e queste
strutture avviene sempre alla base dei pozzi ed esattamente nel centro
(vedi foto in basso). L'integrazione è perfetta.
Che possibilità c'era per una cosa del genere, se il canale non era
stato costruito nella città viva, ma come cunicolo su un rialzo del terreno che
nascondeva la Pompei già seppellita?
Inoltre il canale del conte del Sarno incrocia allo
stesso modo una serie di altri otto pozzi perfettamente allineati con esso
(guarda
video). E che possibilità c'era che un
cunicolo lungo 1.6 Km,
costruito alla cieca fosse perfetto da tutti i punti di vista per la
città romana funzionante? E che evitasse persino tutti i vari tumuli
cimiteri romani che non erano nemmeno pochi?
Ma
allora il canale doveva esistere già prima, direte voi, e risalire al 79 d.C.? La datazione del canale è a prova di bomba, perché scorse
molto oro e anche molto odio in quei dieci anni di realizzazione. Nelle
cronache del 1600 non si parlava d'altro: intere nuove colonizzazioni
della piana di Poggiomarino furono rese possibili dal significato economico di
quel canale. Molti si lamentarono della minore portata del fiume Sarno e dunque
del danneggiamento di business pre-esistenti. Il progetto del Conte del Sarno
di deviare una sorgente del Sarno veniva considerato megalomane. L'opera sicuramente
viene celebrata come opera d'ingegneria e intraprendenza industriale dei
borboni.
Quel progetto di arricchimento
personale pianificato dal conte del Sarno alla fine subì portò ad un tracollo
finanziario clamoroso a causa dell'eruzione del Vesuvio che impedì il rientro
dei costi incorsi nella costruzione del canale. La famiglia Tuttavilla perciò
soccombette ai debiti e vendette tutto quello che possedeva.
Un
grosso pezzo del rientro economico previsto era stato quello a Pompei. Pompei era viva a mio avviso e gli introiti su
quel fronte erano parte del piano. Perché altrimenti troviamo un mulino appena
oltrepassata la Porta Est (zona II-5), che fu portato alla luce per la
prima volta nel 1954? Un altro mulino si trova
nella zona I-18, anch'esso attraversato dal canale. Perché altrimenti l'ing. Fontana avrebbe dovuto preferire
andare a trotterellare lungo tutto il lato est per infilarsi nella collinetta
dove poi il canale attraversa sotterraneo Pompei da est ad ovest, se invece
avrebbe potuto benissimo continuare il canale scoperto e in linea d'aria che si
trova dall'altra parte, evitando Pompei scavi e il promontorio?
Quella deviazione risulta
giustificata solo nel caso che lo scopo fosse di servire la città “viva”.
Riferendosi all'eruzione del Vesuvio del 1631 e al canale di Domenico Fontana, Antonio Gerardi (1632) scriveva: "Un canale
d'acqua che alimentava vari mulini a Pompei fu messo completamente fuori uso
dall'eruzione”.
La prova che la città e il
canale erano un tutt'uno ci viene dalle osservazioni pubblicate di recente da
Rispoli e Paone (Pompei scavi, lavori di sistemazione e rifunzionalizzazione
2009-2011, Rivista di Studi Pompeiani. 22/2013, pp. 126-133), secondo cui sulle
pareti dei pozzi romani che il canale incrocia sul suo tracciato est-ovest
nella direzione di scorrimento del canale, sono
riscontrabili i solchi lasciati dalle corde dei secchi per l'acqua.
“I secchi venivano calati dall'alto dei pozzi per attingere, e a causa della corrente che li trascinava, la corda in tensione faceva attrito col bordo a valle generando questi segni nei conci di tufo”. Così scrivono i responsabili della bonifica del canale del conte del Sarno, senza però rendersi conto che quest'osservazione dell'utilizzo dei pozzi in connessione al canale faccia tremare tutta la “baracca”.
Questi pozzi, a parte due
eccezioni verso il tempio di Iside, sono venuti alla luce verso la metà del
secolo scorso. Prima di allora nessuno li aveva visti o usati perché erano
seppelliti.
Murano
(1884) segnala la recinzione degli scavi della civita sin dall'epoca
degli scavi borbonici. Dopo il 1950 nessuno può aver usato i pozzi del recinto
scavi per attingere l'acqua dal canale non più in funzione. I segni delle corde
dei secchi ci dicono che i pozzi venivano usati in congiunzione con il canale.
Incredibilmente, la scomoda presenza di quel canale del 1600 era stata spiegata come pura casualità.
Incredibilmente, la scomoda presenza di quel canale del 1600 era stata spiegata come pura casualità.
Il fatto che i pozzi seppelliti
abbiano funzionato contemporaneamente al canale del Conte del Sarno restringe
decisamente le opzioni disponibili. Anche il
reverendo Canonico Nocera si diceva convinto nel 1882 che dovevano
essere state le acque della sorgente di Episcopio del Sarno ad aver alimentato
i castelli acquari della città romana (“La valle del Sarno, memorie storiche
sarraste, nocerine, stabiane e pompejane", 1882).
Ma
parliamo un attimo anche dell'eruzione del Vesuvio che travolse Pompei nel 1631. C'è un epitaffio di cui si sa poco o niente, che
ancora troneggia sulla strada Regia delle Calabrie, ora via Nazionale, verso Torre
Annunziata, al Km 15, addossato alla facciata della Villa Faraone Mennella,
epitaffio in latino riportato in vari libri dell'Ottocento e del
Novecento, dedicato alle vittime dell'eruzione del 1631, che
travolse Pompei, Ercolano (Lisina), Ottaviano e Portici (link).
Pompei fu travolta nel 1631. Vedere anche il libro del
1633 di Mascolo Giovanni Battista (1583-
1656), l'intera descrizione dell'eruzione che raggiunge e distrugge Pompei.
Ma se la cività
era stata davvero seppellita nel 79 d.C., perché non è stato ritrovato uno
strato d'eruzione che travolse Ercolano e Pompei successivamente, secondo
quanto descritto da libri ed epitaffi? Dunque l'ipotesi che gli antichi
romani della Pompei seppellita dal Vesuvio vivessero in realtà nel 1600 non è
affatto illogica.
Dobbiamo
affrontare in un altro appuntamento l'argomento a 360 gradi sulla possibilità
che quella Pompei degli scavi possa essere stata una città del XV e XVI secolo.
Qui solo qualche accenno immediato. I primi vetri
trasparenti furono creati a Venezia nella metà del XV secolo da un certo
Angelo Barovir. Ma allora perché lo stesso know-how già era utilizzato a
Pompei? Addirittura prima del 79 d.C.?
(foto sotto e fonte)
Esposti i fatti, le ipotesi di Fomenko e altri autori che hanno lavorato sullo
stesso filone si presentano con un fascino ancora più intenso: la civiltà romana è di mille anni più vicina a noi
rispetto a quanto ci ha indotto a credere la cronologia stabilita da Scaligero
e Petavio nel XVI sec. 1000 anni inventati (approfondimento).
Resta da
fare, magari in sede appropriata e con spazi adeguati, l'analisi di come fosse possibile che Pompei in quella posizione fosse
dimenticata ma allo stesso tempo commemorata da carte e autori vari. Nella
nostra ipotesi, nel periodo 1200-1700 fu fatto un certosino lavoro di cernita
dei testi contemporanei. Quelli che parlavano di
Pompei (salvo alcune eccezioni che si contano sulla punta delle dita) furono
tradotti in latino e inviati indietro nella cronologia inventata.
Fomenko
nei suoi libri ci ricorda che non esiste alcun
documento ufficiale in latino, greco o ebraico che sia precedente al XII secolo
d.C. Alla catena di montaggio necessaria per la cronologia distorta che
è entrata nei libri di storia parteciparono tutti coloro che erano i diretti
fruitori della possente iniezione di cultura e di tecnologia che ci fu poco
prima del 1100 d.C. dalle nostre parti; per esempio la signoria dei Medici, i
benedettini o le monarchie (anche dal punto di vista politico-religioso una
cronologia riscritta ad hoc potesse essere utile a molti poteri - n.d.A.).
In quanto si
trattava di una catena di montaggio, molti non se ne accorsero proprio, oppure
riuscivano ad essere miopi abbastanza per non farsi venir dubbi. Agli
occhi di coloro che invece erano più direttamente esposti queste falsificazioni
erano necessarie per fini personali o per rinforzare rivendicazioni
territoriali e culturali di vario tipo.
Il
celebrato poeta Sannazaro nel suo capolavoro
Arcadia (1504) diceva di vedere davanti a sé, nel XVI secolo, Pompei con
i suoi templi, le sue case, le sue torri. Ciò è stato interpretato come una
immaginifica visione poetica. Meglio questo, hanno pensato gli scribi,
che dover mandare indietro nell'epoca latina anche il Sannazaro e il suo
Arcadia!
Un altro esempio: lo scritto (in
greco) dello storico latino Dione Cassio
diceva che l'eruzione che stava narrando avveniva a Pompei a “fine autunno” (vedi), che sarebbe stato vicino al 10-17 dicembre della
eruzione del 1631. Ma gli storici e i loro collaboratori tradussero la
corrispondente espressione greca con “fine estate”
(vedi),
nonostante le cantine di quella Pompei erano stracolmi di castagne, uva e
simili raccolti di fine autunno.
Volendo entrare in qualche
dettaglio nel lavoro in cui Andreas Tschurilow mette sotto esame il canale del
Conte del Sarno, ricorderò varie cose al volo.
(1.) Il
pozzo in Vicolo del chitarrista, non a caso, è l'unico ad avere una porta.
Infatti sotto di esso non solo passa il canale del
conte del Sarno, ma anche un canale secondario il cui scopo era di
regolazione del flusso idrico e manutenzione ordinaria. Per questo il pozzo ha
una porta. Ma dunque Domenico Fontana non può aver scavato un cunicolo
qualsiasi, ma quello che serviva alla città non ancora seppellita!
(2.) Il
pozzo che segue quello del Vicolo del chitarrista è costruito con una
finestrella. La spiegazione che il Fontana abbia costruito i dieci pozzi sopra
il canale del conte del Sarno decade una volta di più, perché in cunicoli sotterranei scavati in una presupposta
collinetta (questa la versione ufficiale) le finestrelle incorporate ai pozzi
non hanno senso.
(3.) Casa
del Menandro presenta un pozzo attraversato dal canale del conte del Sarno.
Questo pozzo è posizionato esattamente dove si poteva posizionare nel giardino,
cioè a ridosso di una fila di colonne che gli passano sia a fianco che dietro.
Quindi un pozzo integrato al canale è, una volta
ancora, posizionato come se fosse stato costruito nella città non seppellita.
Insomma non fu costruito da un Fontana che scavava attraverso una collina e che
aggiungeva pozzi al suo canale man mano che scavava.
(4.) Il
tempio di Iside ha un pozzo, anch'esso centrato in pieno dal percorso
del canale del conte del Sarno. La scoperta di questo pozzo a scavi inoltrati
del tempio di Iside è perfettamente documentata. Cioè si scava per scoprire
tutto il tempio e si porta alla luce il pozzo.
Incredibile che il pozzo venga perfettamente servito dal canale del conte del
Sarno. Incredibile il numero di cose impossibili che sarebbero dovute
succedere con lo scavo al buio del canale da parte dell'Ing. Domenico
Fontana.
(5.) Volendo
ribadire le parole dell'Ing. Domenico Murano (1884, p.128): “Prima di passare
poco discosto dalla Porta Tertia [Porta Nord], il canale regolato di Domenico
Fontana si svolge con forte gomito attraversando Pompei da Est ad Ovest con
leggera curvatura, esce dalla città poco lungi dalla casa di campagna di
Diomede, Il luogo per dove arriva il detto tratto e quello per dove esce si
riscontrano in direzione e quasi a filo; ciò rafforza la congettura esposta
avanti secondo cui il canale stesso si continuava secondo la linea che si
potrebbe tirare pei luoghi indicati, tra Porta Tertia e Porta Secunda, le quali
erano direttamente esposte alla prepotenza dell'eruzione del Vesuvio."
Ricordiamoci qui che gli
ingegneri moderni hanno dimostrato che il Castellum Aquae della Porta
Tertia (Porta Vesuvio) era il punto di partenza di un sistema di tubature che
attraversavano la città romana da nord a sud. Già nel 1884 Domenico Murano
sostenne che era esistito un secondo ramo del
Canale artificiale del Sarno che entrava in città dalla “Porta Vesuvio” per
alimentare la città con canali che la percorrevano da nord a sud.
(6.) La data attribuita alla morte di Pompei (24 agosto
del 79 d.C.) fu basata solo su due considerazioni:
- (a.) che
Pompei fosse stata vittima dell'eruzione descritta nelle lettere di Plinio il
giovane a Tacito.
Ma come
scriveva Lippi nel 1816 contestando I dati su Pompei, l'autore non dice una
parola sola dell'eccidio delle due città. “Come va questo, se Plinio era
contemporaneo? Se egli era letterato e scrittore? Io per me non posso
attribuire il silenzio di Plinio, che o ad una. somma indolenza, o al non
evento del fatto. Mi attengo a quest'ultima opinione, non potendo supporre in
Plinio un'indolenza così grande. Come Plinio ci
parla tanto prolissamente della morte del zio, ossia d'un sol uomo, accaduta
nell'eruzione del 79, e non ci dice una parola sola della distruzione intera,
di due così celebri città!
Questo viene anche confermato
dal seguente passo della seconda lettera a Tacito, nella quale parlando Plinio
di quella eruzione dice così: Non è mancato chi con terrori mentiti, e finti
avesse ingranditi i veri pericoli. Io lascio agl'istorici la cura di fare
l'apologia della storia, ed io proseguendo il filo del mio argomento cercherò
di smentirla colla geologia.”
-
(b.) La seconda considerazione decisiva per collocare la morte
di Pompei nel 79 d.C. fu che l'evento fosse stato descritto dalla “Storia
Romana” scritta nel terzo secolo da Dione Cassio. Sempre Lippi ricorda che lo scritto di Cassio “contiene li più mostruosi assurdi” e
non è da prendere certamente alla lettera. “Tito guarisce un cieco applicandogli
uno sputo agli occhi, sana la mano languida d'uno storpiato, calpestandogliela.
Nel principio dell'eruzione si veggono giganti andar vagando per l'aria
e per le terre vicine, e si sente uscir fuora dal Vesuvio un suono di trombe.
Finalmente una pioggia di sassi immensi trafigge il bestiame e per colmo di
fatalità cuopre interamente le due città di Pompei e d'Ercolano, nel mentre il
popolo nel teatro sedea”.
“Dione, dunque, ha
scritto sogni, ed uno di questi, quello cioè della distruzione e sotterramento
di Pompei e d'Ercolano dall'eruzione del 79, ha mirabilmente fatto fortuna, per essere
diventato un punto strepitoso, classico, e favorito degli antiquarj, e
degl'istorici per lo spazio di XVII secoli.”
(11.) L'opera
di De Luca (1864) ci dice che un cane stava
morendo vittima di certi vapori tossici e gas
tossici volatili (mofette) durante gli scavi, ma allora come avrebbe
potuto Domenico Fontana far scavare un cunicolo sotterraneo proprio in quella
collinetta infestata, per una lunghezza addirittura di 1.6 Km?
(12.)
La struttura e la manifattura esterna del canale che attraversa la città
non lascia spazio a dubbi, scrive l'ing. Tschurilow, che fosse stato costruito
con il “metodo a fossa”, a cielo aperto (trench
method), e non con il metodo a cunicolo (shaft method), per vie unicamente
orizzontali.
I termini Revisione della cronologia o Nuova cronologia
descrivono il lavoro del gruppo di studiosi che vedono la necessità, tra le
altre cose, di datare la storia “romana” tra il 1000 e il 1600 d.C. Tra gli
altri Garry Kasparov (link)
si dice sicuro di poter mettere sulla buona strada qualsiasi studioso di storia
che voglia esporsi ad una valutare seria dei dati raccolti.
E
se il nostro passato fosse tutta "un'altra storia" ?
Fonti e ulteriori approfondimenti
Masculi Giovanni Battista, De
incendio vesuvi excitato XVLJ. Kal. Ianuar anno trigesimo saeculi decimo
septimi, libri X cum chronologia superiorum incendiorum ephemeride ultimi ed.
Roncagliolo Secondino, Napoli 1633. (chiude il volume un dettagliato indice
analitico di 9 pagine, il frontespizio e preceduto dalle due figure del Vesuvio
prima e dopo l'eruzione del 1631)
Murano Domenico: “Pompei donde
venivano le acque potabili ai castelli acquari”, 1884.
Fontana Domenico: Libro secondo
in cui si ragiona di alcune fabriche fatte in Roma, et in Napoli, Napoli,Costantino
Vitale,1604 (La relazione redatta dal Fontana sull’opera di derivazione per
conto di Muzio Tuttavilla).
Bassel, K. 1921, Die
Wasserleitung von Pompeji, Die Denkmalpflege 23, Nr. 5, 34-36.
Nuova
cronologia:
Link
Link
Link
Fomenko colloca nel 1200 indovinate cosa?
Date astronomiche egizie: tutte indicano il medioevo. Fomenko e Nosovski.
Link
Link
Link
Fomenko colloca nel 1200 indovinate cosa?
Date astronomiche egizie: tutte indicano il medioevo. Fomenko e Nosovski.
Per
chi legge il tedesco, i contributi originali
dell'Ing. Tschurilow online.
quante palle!!!!!
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