Il mangiare è legato alle gratificazioni affettive negate
Nella nostra pancia è presente un
cervello vero e proprio, che sebbene contenga meno neuroni di quello nella
testa, decide il nostro umore e rielabora le emozioni e i ricordi. E’ sede
della maggior parte del sistema immunitario ed è il luogo dove viene prodotta
l’energia che usiamo. Quindi quello che
accade nella pancia è fondamentale e decide il nostro rapporto col cibo.
Gli psicoterapeuti sanno bene come le
emozioni e i traumi si riflettano nel corpo e il nostro linguaggio comune
ce lo ricorda in continuazione: sei verde dalla rabbia, sei rosso dalla
vergogna, mi è rimasto sullo stomaco, ho le gambe molli, sei una testa vuota,
hai un cuore di pietra, l’ho presa di petto, ecc.
Circa il
90% delle comunicazioni sono “bottom-up” cioè dall’intestino al sistema
nervoso centrale e riguardano la trasmissione di informazioni generate
nell’apparato digerente, ma c’è una quota minore comunque rilevante, di comunicazioni
“top-down”. Forti sensazioni, eventi traumatici, stress emotivi elaborati nel
sistema nervoso centrale possono causare disturbi nel funzionamento
gastro-intestinale come crampi addominali, coliti, stipsi, diarrea, nausea,
vomito.
STATO EMOTIVO E RIFLESSO NELL’APPARATO DIGERENTE
Alcune ricerche hanno messo in luce che le persone depresse hanno un ritmo dei
processi digestivi rallentato e tendono alla stitichezza, mentre le persone
ansiose presentano un transito accelerato del cibo, in particolare nel colon.
Altre ricerche hanno evidenziato che specifiche emozioni hanno un effetto importante sullo stomaco: per
esempio la paura riduce la dilatazione dello stomaco e induce una sazietà
precoce.
Lo stress può causare diarrea, nausea o vomito. Infatti lo
stress è un sistema innato finalizzato a salvarci la vita: per l’uomo delle
caverne è stato senz’altro funzionale liberarsi l’intestino nelle situazioni di
pericolo poiché ciò alleggerisce il corpo favorendo la fuga. Tuttavia nella
società moderna, se la condizione di stress è cronica, anche queste reazioni
viscerali si cronicizzano.
IL CIBO CERCA DI COLMARE UN VUOTO
Il Dott. Marco Pastorini, psicologo e psicoterapeuta
scrive così nel suo blog:
“Mangiare può prendere inizio da una
sensazione fisica, ma molto spesso da un’emozione. Se stai mangiando mentre stai provando noia, stress, fatica, tensione,
rabbia, solitudine, ansia o depressione, ricorda che sei dentro alla fame
nervosa per riempire un vuoto.
La fame corporea non arriva così all’improvviso: è la fame
nervosa quella che ti prende di sorpresa. E’
la fame nervosa quella che ti fa aver bisogno di essere immediatamente sazio.
La fame corporea può aspettare.”
NELLA SOCIETA’ MODERNA L’ALLATTAMENTO E’ L’UNICO MOMENTO
DI INTIMITA’ CON LA MADRE
La Dott.ssa Carla
Sale Musio spiega chiaramente la connessione tra quello che accade nei
primi mesi di vita e la disfunzionale relazione col cibo che si avrà negli anni
futuri: “Durante le poppate il piccolo ritrova (almeno in parte) la fusione con
il corpo materno e sperimenta nuovamente la totalità che esisteva prima della
nascita. Nella nostra frenetica vita moderna, però, quello è spesso anche
l’unico momento d’intimità concesso alla madre e al bambino. Gli orari di
lavoro, la gestione della casa, l’accudimento di altri fratellini e un certo
tipo di pedagogia distolgono l’attenzione della mamma, impedendole quella
dedizione totale di cui ogni nuovo nato ha bisogno per superare positivamente
il trauma della nascita.
Queste considerazioni, naturalmente, valgono soltanto per
la nostra specie. Umana.
Gli animali dedicano ai loro cuccioli un tempo
totalizzante e di appartenenza reciproca che le mamme umane, per assolvere le
tante richieste della società, sono costrette a delegare a nonni, baby sitter e
asili nido. L’allattamento, perciò, diventa un momento preziosissimo per il
bambino che, almeno in quello spazio di tempo, può rivivere l’unità originaria,
sperimentando la sensazione di esclusività e di potere che deriva dal sentirsi
contemporaneamente se stessi e il mondo, in un unico Tutto inscindibile.
IL CIBO PRENDE SUBITO IL POSTO DELLE CAREZZE E DEGLI
ABBRACCI
“Proprio le caratteristiche che rendono l’allattamento un
momento così speciale, finiscono per trasformarlo nella premessa della
dipendenza che, in seguito, caratterizzerà l’alimentazione.
Infatti, è in quei momenti che il cibo diventa lo
strumento privilegiato per ricevere amore.
Nella cultura umana il contatto fisico (a meno che non sia
erotizzato) è bandito dalle relazioni, ma la necessità di condividere
l’affettività
trova nell’alimentazione uno spazio sostitutivo, lecito e incentivato
culturalmente.
Durante l’allattamento (in un periodo in cui la mente non
ha ancora sviluppato una propria capacità critica) in seguito alla mancanza di
fisicità e continuità nel rapporto tra mamma e bambino, s’imprime nelle
percezioni la sensazione che mangiare soddisfi il bisogno d’amore, e il cibo
prende il posto delle carezze e degli abbracci di cui tutti i piccoli hanno
bisogno per sopravvivere.”
CONCLUSIONE
Prima di pensare a quale sia la dieta più giusta ricorda
che la mente ha una forza enorme sul corpo: anche il cibo più sano potrà produrre tossine e creare disturbi fisici
se non digerito correttamente, e una corretta digestione può avvenire solo se
la pancia è alleggerita da tutto quello stress dovuto ai traumi passati e ad un
ritmo accelerato di vita.
Lasciamo andare tutto il peso emotivo del passato che ci
portiamo dietro. Permettiamoci di lasciarlo andare. Stare nella natura, camminare
a piedi nudi, giocare con gli animali,
divertirsi con i bambini, meditare,
respirare,
fare stretching,
yoga e attività fisica, ridere,
cantare e ballare sono tutte cose che aiutano tantissimo in questo: tutte
attività che quando siamo proiettati nel futuro trascuriamo completamente.
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