Curare la tiroide con la dieta del dottor Mozzi. Tutto quello che devi sapere
I
disturbi che possono colpire la tiroide
sono diversi. Possiamo distinguerli in disfunzioni (ipotiroidismo e
ipertiroidismo), alterazioni
morfologiche (gozzi, noduli e atrofia) , infiammazione della tiroide
(tiroidite) e tumori
(benigni e maligni).
I motivi per cui la tiroide si ammala non sono ancora chiari alla “Scienza Ufficiale”. Si ipotizza che una carenza di iodio possa essere alla base dell’ipotiroidismo. Tuttavia l’uso smodato di sale iodato, ormai reperibile su qualsiasi supermercato, non sembra aver risolto affatto il problema. Anzi, i disturbi alla tiroide sono in costante crescita, anno dopo anno.
Anche
il fumo di sigaretta
viene menzionato tra le possibili cause, ma come nel caso dei tumori ai
polmoni, spesso si ammalano di più i non fumatori, che i fumatori incalliti.
Come
al solito, quando la Medicina Ufficiale non riesce a risalire al colpevole, va
direttamente a curare il sintomo.
In questi casi il trattamento proposto dipende dal tipo di disturbo, ma il
risultato finale sarà sempre lo stesso: l’assunzione
di farmaci a vita, con tutte le ripercussioni che ciò comporta
sulla qualità della vita di una persona.
Ma esiste un modo alternativo per curare la tiroide?
Si,
esiste. Il dott. Piero
Mozzi ci spiega come sia possibile curare
la tiroide attraverso un’alimentazione sana e corretta. Sarà
sufficiente rimuovere la causa che l’ha portata ad ammalarsi. Eliminando la
causa, la tiroide tornerà gradualmente a funzionare e i valori ormonali (TSH,
T3 e T4) torneranno alla normalità.
Leggendo
questo articolo scoprirai:
10. Le
testimonianze;
Che cos’è la tiroide e a cosa serve?
La
tiroide è una piccola ghiandola
a forma di farfalla, del peso di circa 20 grammi, posta alla base del collo,
immediatamente sotto il pomo di Adamo.
Tramite
la secrezione di due ormoni, la triiodotironina (T3) e la tiroxina (T4), svolge un ruolo essenziale nel
controllo delle cellule e dei vari tessuti dell’organismo con una forte
influenza su molte funzioni
corporee: peso, colesterolo, battito cardiaco, vista, massa muscolare, ciclo
mestruale, fertilità, stato mentale, cute e capelli.
Gli
ormoni tiroidei hanno due effetti principali, quello di aumentare il metabolismo basale, cioè la
quantità di energia impiegata in un individuo in condizioni di riposo; e quello
di aumentare la velocità di
utilizzazione delle sostanze energetiche utili ad esempio nella
stimolazione della crescita del bambino.
Il
lavoro della tiroide è influenzato dall’ipofisi,
una piccola ghiandola che si trova dietro il cervello e i seni nasali, che a
sua volta viene influenzato dall’ipotalamo,
una parte del sistema nervoso centrale situata nella zona centrale interna ai
due emisferi cerebrali.
Come
illustra anche l’esempio in figura.1,
l’ipotalamo, attraverso il rilascio dell’ormone della tireotropina (TRH), stimola l’ipofisi a produrre
un altro ormone, l’ormone tireostimolante (TSH). La secrezione di questo ormone stimola a
sua volta la tiroide a produrre gli ormoni tiroidei T3 e T4.
Patologie della tiroide
Le
due principali disfunzioni della tiroide sono l’ipertiroidismo e l’ipotiroidismo. Nel primo caso
(ipertiroidismo) la tiroide è iperattiva e produce troppi ormoni. Nel secondo
(ipotiroidismo) lavora poco e secerne pochi ormoni, o nessuno.
Altri
disturbi della tiroide, che si possono presentare da soli, o in concomitanza
con le disfunzioni poc’anzi descritte, sono l’ingrossamento della tiroide (gozzo), la formazione di noduli e in alcune circostanze ci
può essere anche l’atrofia, ovvero il disseccamento della tiroide.
I
noduli tiroidei sono ingrossamenti ben circoscritti e delimitati di parti,
anche molto piccole, della tiroide. I noduli possono essere singoli, o multipli e possono
insorgere in presenza di un gozzo (gozzo
multinodulare). Inoltre sia il gozzo, che i noduli possono
presentarsi in concomitanza con una disfunzione della tiroide (ipertiroidismo, o ipotiroidismo).
Per
quanto riguarda i tumori alla tiroide
essi sono, per fortuna, ancora poco diffusi, dato che costituisce solo l’1-2%
di tutti i tumori, con un’incidenza di 4,1 casi ogni 100.000 abitanti per gli
uomini e 12,5 nuovi casi ogni 100.000 abitanti per le donne (dati
AIRC).
Ipertiroidismo
In
caso di ipertiroidismo
siamo in presenza di un’alta concentrazione di ormoni T3 e T4, che determina un
un’accelerazione di tutte le reazioni metaboliche in cui intervengono gli
ormoni tiroidei. Di contro i valori, rilevati con l’analisi del sangue,
dell’ormone TSH saranno molto bassi (in genere meno di 0.30 mU/L).
I
sintomi più frequenti
comprendono:
- accelerazione del ritmo cardiaco (tachicardia),
- ansia,
- debolezza muscolare,
- dimagrimento,
- insonnia,
- nervosismo,
- sudorazione eccessiva,
- tremore alle mani.
Si
possono inoltre presentare anche bulbi oculari sporgenti e doloranti (esoftalmo)
e un ingrossamento della tiroide , ovvero il gozzo.
Nel
70% dei casi
l’ipertiroidismo è causato dalla presenza di anticorpi nel sangue che stimolano
la ghiandola a produrre ormoni in quantità elevate e spesso la stimolazione
produce anche un ingrossamento della ghiandola, chiamato gozzo. Si tratta di
una vera e propria malattia
autoimmune, conosciuta come morbo di Basedow-Graves. E’ una patologia ereditaria e
ne sono maggiormente soggette le donne in giovane età.
Un
altro tipo di ipertiroidismo è caratterizzato da uno o più noduli presenti
nella tiroide che possono gradualmente crescere ed aumentare la loro attività,
fino a superare li livelli fisiologici tollerati. Questa condizione è
conosciuta come Gozzo Multinodulare
Tossico.
Metodi di cura della Medicina Ufficiale
Le
cure allopatiche per
l’ipertiroidismo consistono, in alcuni casi, nella somministrazione di farmaci tirostatici che inibiscono
la produzione ormonale. Purtroppo questi farmaci non sono privi di
controindicazioni e possono provocare problemi al fegato, dolori alle
articolazioni, orticaria, eruzioni e in alcuni casi anche un abbassamento dei
globuli bianchi e quindi delle difese immunitarie.
L’ipertiroidismo,
in alternativa, viene “curato”
danneggiando le cellule tiroidee che producono ormoni. Per fare ciò si
utilizzano capsule di iodio
radioattivo, che vengono assunte oralmente dal paziente. Dato
che la tiroide ha bisogno di iodio per produrre ormoni, assorbe ogni forma di
iodio nel circolo ematico, che sia radioattivo, o meno. Lo iodio radiattivo che
viene assorbito danneggia la tiroide, diminuendo di fatto la produzione di
ormoni. Spesso questa pratica finisce per danneggiare totalmente la tiroide,
provocando ipotiroidismo, in quanto in seguito a questo processo non sarà più
in grado di produrre ormoni e il paziente sarà dunque costretto ad assumere
l’Eutirox (o il Tirosint) a vita.
Infine
l’ipertiroidismo può essere curato definitivamente tramite l’asportazione di tutta, o di una parte della
tiroide. Asportando completamente la tiroide il paziente
passerà dall’ipertiroidismo, all’ipotiroidismo e sarà dunque costretto a una
terapia ormonale sostitutiva per tutta la vita.
Ipotiroidismo
L’ipotiroidismo è l’esatto opposto dell’ipertiroidismo ed è molto più
comune, specialmente in età avanzata. In questo caso la tiroide lavora poco, o
non lavora affatto. Secerne una quantità di ormoni (T3 e T4) non sufficienti al
corretto sviluppo e funzionamento dell’organismo. Di conseguenza l’ipofisi
cerca di stimolarne la produzione attraverso il rilascio di maggiori quantità
di TSH. Questo è il motivo per cui, in presenza di ipotiroidismo le analisi del
sangue evidenziano sempre valori del TSH
troppo alti (maggiori di 4.5-5 mU/L).
Quando
la concentrazione di ormone tiroideo si riduce, le cellule dell’organismo
non sono adeguatamente stimolate ed i processi fisiologici dell’organismo rallentano.
I sintomi possono essere i seguenti:
- bradicardia (rallentamento dei battiti cardiaci),
- capelli radi e sottili,
- disfunzione erettile,
- depressione,
- assottigliamento e perdita dei capelli,
- incremento del peso,
- irregolarità mestruale, o amenorrea (totale assenza del mestruo)
- pelle secca,
- sonnolenza,
- stanchezza,
- vuoti di memoria,
- sensazione di freddo,
Anche
in questo caso può verificarsi un ingrossamento della tiroide (gozzo).
Si
presume che una scarsa presenza di
iodio nell’alimentazione sia alla base dell’ipotiroidismo. Lo
iodio è un minerale presente soprattutto nel pesce
marino, nei molluschi e nelle alghe marine. Se manca lo iodio la
ghiandola non può sintetizzare i suoi ormoni ed insorge ipotiroidismo.
Va però detto che l’organismo possiede buone riserve sia di iodio che di ormoni tiroidei, sufficienti per almeno 2-3 mesi. Quindi è ben difficile che si vada incontro ad un assenza di iodio, almeno che il soggetto non segua una dieta completamente priva pesce, o di altri alimenti contenenti iodio.
Va però detto che l’organismo possiede buone riserve sia di iodio che di ormoni tiroidei, sufficienti per almeno 2-3 mesi. Quindi è ben difficile che si vada incontro ad un assenza di iodio, almeno che il soggetto non segua una dieta completamente priva pesce, o di altri alimenti contenenti iodio.
Spesso
l’ipotiroidismo può insorgere come conseguenza di una patologia autoimmune. In questo
caso gli anticorpi che proteggono l’organismo dall’invasione di virus e
batteri, scambiano le cellule della tiroide per dei nemici e le attaccano,
danneggiandole. La Tiroidite autoimmune
di Hashimoto e la Tiroidite
atrofica sono tra le forme di tiroiditi autoimmune più comuni.
Metodi di cura della Medicina Ufficiale
L’ipotiroidismo
non può essere guarito.
O almeno questo è ciò che afferma la “Medicina Ufficiale”.
Esiste
però una terapia ormonale
integrativa, o sostitutiva che consiste nell’assumere ogni
giorno, per tutta la vita, dei farmaci conteneti l’ormone T4 (tiroxina), in modo da
riportare nella norma i valori del TSH. Il farmaco più utilizzato è l’Eutirox.
In
pratica il farmaco andrebbe a sostituire l’ormone prodotto dalla tiroide e così
facendo, almeno in teoria, si dovrebbe riportare alla normalità i livelli di
ormoni tiroidei e le funzioni del corpo. Purtroppo questi farmaci non sono
privi di controindicazioni e il paziente si ritrova spesso alle prese con
problemi di stanchezza, debolezza, difficoltà a prendere sonno, nervosismo,
instabilità emotiva, respiro affannoso e battito del cuore accelerato. In
pratica una qualità della vita a dir poco pessima.
Diagnosi
La
diagnosi per accertare il buon funzionamento della tiroide viene fatta
attraverso una semplice analisi del
sangue, tramite cui si misurano i valori dell’ormone TSH e degli
ormoni FT3 (Triiodotironina libera) ed FT4 (Tiroxina libera). Già di per se il
TSH è più che sufficiente per capire se siamo in presenza di un ipo, o
ipertiroidismo. Purtroppo in Italia non c’è un opinione comune su quali siano i
valori standard considerati “normali” per il TSH.
Quindi
per ogni clinica il range di valori entro cui questo ormone è considerato nella
norma è differente. In genere un TSH
tra 0.5 e 4.5 è considerato entro i limiti, sopra o sotto vuol
dire che siamo in una situazione di ipertiroidismo (se è troppo basso), o
ipotiroidismo (se è troppo alto).
Tiroide malata? Si può curare con la dieta giusta
Come
per tutte le patologie fin’ora analizzate il discroso di fondo è sempre lo
stesso: capire il perché.
Sicuramente
possono esserci dei periodi della nostra vita in cui siamo più soggetti a
sviluppare patologie alla tiroide. Uno di questi periodi, per la donna, è la menopausa. Gli estrogeni che
vengono a mancare in menopausa, a causa dell’esaurimento della funzione delle
ovaie, incidono negativamente sul metabolismo della donna, rallentandolo
sensibilmente. Questo improvviso rallentamento del metabolismo può essere uno
dei motivi per cui, la tiroide messa sotto stress, non riesce più a lavorare
come invece dovrebbe.
Ma non tutte le donne sviluppano disturbi alla tiroide prima, o durante il periodo della menopausa, inoltre va considerato che anni fa i problemi alla tiroide erano molto più rari rispetto ad oggi, probabilmente perché il tipo di vita che si conduceva era molto diverso.
Quindi
esistono altri fattori che andrebbero presi in considerazione. Il più
importante, secondo il dottor Mozzi,
è l’alimentazione.
Vediamo
dunque come l’alimentazione può incidere sul funzionamento della tiroide.
A caccia dei colpevoli
Iniziamo
col dire che la causa di tutte le
patologie della tiroide è sempre la stessa. Il motivo per cui
una persona sviluppa per esempio un ipotiroidismo, mentre un’altra sviluppa
l’ipertiroidismo è scritto nel nostro corredo
genetico, o meglio nel DNA. Ciò vuol dire che ognuno di noi è
“programmato” per sviluppare una certa malattia, ma ciò avviene solo se ci
alimentiamo in maniera sbagliata.
Cosa intendo per alimentazione sbagliata?
Secondo
l’esperienza pratica del dott. Mozzi, tutti quegl’alimenti che incidono negativamente sul metabolismo e che alzano molto la
glicemia, specialmente se non si pratica un minimo di attività
fisica, possono danneggiare la
tiroide, causando delle disfunzioni (ipertiroidismo, o
ipotiroidismo), o altre problematiche come infiammazioni, noduli, gozzo e nel
peggiore dei casi anche la formazione di un tumore.
Tutti
quegli alimenti che contengono molti
amidi, o molti zuccheri, sono da considerarsi come nocivi per
la tiroide e assolutamente da evitare
quando si ha a che fare con qualsiasi patologia della tiroide.
Le
categorie di alimenti che contengono molti amidi e/o molti zuccheri, sono
sostanzialmente questi tre:
- i cereali;
- i dolci;
- la frutta.
Quindi
per rispondere alla precedente domanda: per
dieta sbagliata intendo un alimentazione troppo sbilanciata sul consumo di
cereali, dolci e frutta e povera di proteine, specialmente di
proteine di origine animale.
Il
dottor Piero Mozzi sottolinea che se
si vuol guarire da patologie della tiroide, qualunque essa sia,
è essenziale eliminare completamente
queste tre categorie di alimenti.
Bisogna
però fare attenzione anche ad altri alimenti che sono comunque molto ricchi di
amidi. Per esempio la patata, la
patata dolce, la tapioca, le castagne, ecc.
Ogni
tanto uno sgarro ci
può stare, non sarà certo quello (se sporadico) a scatenare la malattia. Ma la
presenza costante, ogni giorno o quasi, anche di un solo frutto, o di un solo
pezzo di pane, può fare la differenza tra la malattia e la salute.
Ovviamente
la sensibilità a questi prodotti è sempre variabile da persona a persona. Per
esempio le persone di gruppo
sanguigno 0 sono molto più sensibili alla frutta e ne sono
maggiormente danneggiate rispetto agli altri.
Gruppo
sanguigno? Ma cosa centra?
Se
ti sei posto questa domanda, probabilmente non sai assolutamente nulla
dell’importanza che il gruppo sanguigno riveste per una corretta scelta
alimentare.
In tal caso potrà tornarti utile la lettura di questa guida scritta appositamente per te.
In tal caso potrà tornarti utile la lettura di questa guida scritta appositamente per te.
Se
invece conosci già la dieta del gruppo sanguigno, puoi continulare
tranquillamente con la lettura.
La tiroide non sopporta gli zuccheri, la frutta e i cereali.
La tiroide non sopporta gli zuccheri, la frutta e i cereali.
Cereali
Quando
il dottor Mozzi parla di cereali intende tutti
i cereali, anche quelli che non contengono glutine. Il termine
cereali designa un gruppo di piante erbacee appartenenti alla famiglia delle Graminacee, dal cui frutto o cariosside
si ottengono alimenti e prodotti da forno come pane, pasta, pizza, cracker,
biscotti, fette biscottate, torte, ecc. Fanno parte della famiglia dei
cereali: l’avena, il farro,
il frumento, il kamut, il mais, il miglio, l’orzo, il riso, la segale e il
sorgo.
Tutti
i prodotti i cui ingredenti presentano uno o più di questi cereali, vanno completamente eliminati.
L’eccezione
sono due pseudocereali
che hanno l’indiscusso vantaggio di contenere un’alta percentuale di proteine e
un minor quantitativo di amidi. Questi sono la quinoa e l’amaranto. La quinoa è
adatta a tutti i gruppi sanguigni, mentre l’amaranto è adatto a tutti tranne
che al gruppo sanguigno B.
Il
dott. Mozzi consiglia però di mangiarli solo nella prima parte della giornata,
a colazione, o a pranzo, preferendo per la cena un pasto a base di carne, o
pesce, o uova, accompagnati da delle verdure. E’ imperativo che la cena sia un pasto leggero, privo di carboidrati
almeno che non sia in programma una partita di calcetto serale, o una corsetta,
o due ore di ballo… in pratica dell’attività fisica che dia modo al corpo di
smaltire i carboidrati introdotti precedentemente.
Il
grano saraceno è
anch’esso uno pseudocereale, quindi non fa parte della famiglia delle
graminacee, ma rispetto l’amaranto e la quinoa, ha la pecca di alzare molto la glicemia, il peso, il colesterolo e la
pressione, incidendo negativamente anche sulla tiroide. Per
questo è molto meglio evitare il grano saraceno, o mangiarlo solo
sporadicamente.
Attenzione poi all’amido di mais e alle maltodestrine. Sono entrambe sostanze ricavate
dal mais, che andrebbero dunque evitate, dato che il mais è un cereale, per
giunta molto nocivo per tutti i gruppi sanguigni, tranne il gruppo A. Ma in
caso di patologie alla tiroide anche le persone di gruppo A devono astenersi
dal consumare mais e derivati del mais.
L’amido di mais (o maizena)
viene utilizzato in ambito gastronomico come addensante per minestre, creme,
yogurt, budini, gelati, salse, zucchero a velo ed è quasi sempre presente negli
alimenti per celiaci. Purtroppo l’amido di mais è presente anche in quasi tutti
i farmaci, compreso l’Eutirox (che contiene anche del lattosio). Per
questo motivo il dottor Mozzi consiglia di sostituirlo con il Tirosint a gocce, che non contiene
ne lattosio, ne amido di mais.
Le
maltodestrine sono
degli zuccheri che vengono ricavati dall’amido dei cereali (in prevalenza il
mais) tramite un processo chimico di idrolisi. Vengono spesso utilizzate dagli
sportivi e sono presenti in tantissimi integratori e bevande energizzanti,
perché sono assimilabili più velocemente rispetto al comune zucchero. Purtroppo
sono presenti anche in molti estratti secchi erboristici, quindi fate molta
attenzione alle etichette di ciò che comprate. Secondo la Medicina Ufficiale le
maltodestrine sono assolutamente sicure per la salute e prive di
controindicazioni. Tuttavia, per il dott. Mozzi, questo zucchero è responsabile
di una lunga sequela di patologie, tra cui anche le più terribili, come la SLA e la Sclerosi Multipla. Quindi
statene alla larga.
Dolci e zuccheri
Una
persona malata di tiroide, per poter normalizzare i valori del TSH e
soprattutto per poter condurre una vita serena e in salute, dovrà per forza di
cose eliminare tutti i dolci e tutti
gli zuccheri, anche quelli che in teoria sono consentiti nella
dieta dott. Mozzi e che non contengono ne farine di cereali, ne latticini
(cioccolata fondente, croccante, brutti ma buoni, torta di mandorle, ecc.).
Quindi via lo zucchero bianco, via lo zucchero di canna, il fruttosio, il miele, la melassa, lo sciroppo d’acero, il succo d’agave e qualsiasi altro dolcificante sia esso naturale, o di sintesi.
Qualche
dubbio resta solo sulla stevia,
una pianta del sud America, le cui foglie sono naturalmente dolci, ma che non
alzano la glicemia. Attenzione però, si parla di stevia al naturale, quindi del
consumo delle foglie fresche, oppure essiccate e triturate (polvere di stevia)
e l’estratto idroalcolico della stevia. Va invece evitata la stevia che si
trova comunemente in commercio, dato che è spesso e volentieri mescolata ad altri
edulcoranti tossici. L’aspetto di quest’ultimo tipo di stevia è molto simile al
comune zucchero bianco.
Non è così semplice trovare la stevia in polvere grezza (ovvero non bianca). Tra i vari prodotti in commercio posso suggerirti la stevia in polvere di Erbavoglio, che si tratta appunto di semplice stevia grezza al naturale, essiccata e successivamente polverizzata, senza aver subito alcun processo chimico di trasformazione.
Gomme, caramelle, bevande dolci con la dicitura “senza zucchero” vanno
anch’essi eliminati. Anche se questi prodotti sono privi del
comune zucchero (saccarosio), contengono comunque dei dolcificanti (detti
edulcoranti) naturali, o di sintesi. Questi edulcoranti sono mille volte
peggiori dello zucchero bianco, tant’è che basta anche una sola caramella al
giorno per impedire alla vostra tiroide di guarire. Ecco una breve lista di
edulcoranti da cui farete bene a stare alla larga: aspartame, acesulfame, destrosio, maltitolo, isomalto, xilitolo,
saccarina, sorbitolo, ecc..
La frutta
In
linea di massima anche tutta la
frutta andrebbe eliminata. Ciò è sicuramente vero per tutte le
persone di gruppo
sanguigno 0, che come ho già detto sono le più sensibili al fruttosio contenuto nella frutta. Per
gli altri tre gruppi (A, B ed AB) un frutto al giorno, a colazione, potrebbe
anche non dare problemi.
Nel
caso però, dopo 1-2 mesi, le analisi riportassero un TSH invariato o
addirittura peggiorato e le condizioni di salute del paziente non siano
migliorate, sarà opportuno eliminare anche quel frutto.
Cosa mangiare?
La
parola d’ordine è proteine.
Le
proteine giuste tengono a bada la tiroide e riportano i valori del TSH alla
normalità. Carne e pesce
giusti per il proprio gruppo sanguigno, non dovrebbero mai mancare.
Specialmente il pesce crudo
è una manna dal celo per la tiroide.
Anche
le uova si possono
mangiare senza problemi. Ricordo che le uova non alzano il colesterolo, nel
qual caso tu abbia anche dei problemi di colesterolo ti consiglio di leggerti
questo articolo “Come
abbassare il colesterolo con la dieta“.
Come
sostituire i cereali?
Come
già detto sono ammessi sia la quinoa,
che l’amaranto, che sono degli ottimi sostituti dei classici
primi a base di pasta, o di riso e le cui farine possono essere utilizzate
anche per realizzare degli ottimi pani (vedi il libro “Le
ricette del dottor Mozzi – volume 2“).
Oltre
alla quinoa e all’amaranto sono ammessi anche i legumi. Ceci,
fave, fagioli, lenticchie, lupini e piselli contengono un’alta
percentuale di proteine, non alzano la glicemia e non influiscono negativamente
sul peso e sul metabolismo dell’organismo. E’ importante scegliere i legumi
sempre in base al proprio gruppo sanguigno. Tuttavia anche i legumi non
andrebbero mai consumati a cena, almeno che non si decida di fare dell’attività
fisica serale.
Possiamo
attingere tutti i sali minerali e le vitamine di cui abbiamo bisogno dalle verdure, che al contrario della
frutta non incideranno sulla glicemia. Meglio evitare i tuberi, come le patate
e le patate dolci, dato che contengono tantissimi amidi e mangiare solo le
verdure consentite per il proprio gruppo sanguigno.
Infine
la frutta secca oleaginosa
(mandorle, le noci, le nocciole, i semi, ecc) si possono consumare con
moderazione. Meglio non mangiare le noci d’estate, perché con il caldo tendono
ad irrancidire e meglio evitare o mangiare solo ogni tanto le castagne, per via
del loro alto contenuto di amidi.
Per
quanto riguarda la soia
circolano molte voci sui suoi presunti effetti inibitori sulla tiroide. Ad oggi
non c’è ancora nulla che possa attestare con certezza che la soia sia dannosa
per la tiroide e che andrebbe evitata in caso di ipotiroidismo. Il dottor Mozzi
dal canto suo non è molto convinto che la soia sia partecipe ai danni alla
tiroide, mentre è assolutamente certo del danno provocato dal pane e dalla
pasta e in generale dall’abuso di tutti i cereali. In sintesi il dottore non è
contrario al consumo di soia, anche per le persone affette di una qualunque
patologia a danno della tiroide, fermo restando che la soia resta comunque un
alimento più adatto alle persone di gruppo sanguigno A e molto meno per gli
altri tre gruppi, che potrebbero invece esserne intolleranti.
Attività fisica
Qualche
decennio fa la vita in Italia e nel resto dei paesi occidentali, era molto
diversa. Erano in pochi a permettersi il lusso di un auto e la maggior parte
delle persone si spostava o a piedi,
o in bicicletta, percorrendo moltissimi km ogni giorno. I
lavori erano per lo più di tipo fisico e quasi tutti avevano un campo, o un
orto da custodire con vanga e zappa al seguito. Le donne facevano i bucati a
mano…. in pratica la vita era molto meno sedentaria e il metabolismo, anche in
tarda età, era molto accellerato.
Oggi
il massimo di attività fisica che si riesce a fare equivale a un’ora in
palestra, 2-3 volte al giorno e molte persone non praticano alcuno sport.
Sarebbe invece opportuno praticare
attività fisica tutti i giorni per aiutare il metabolismo a
velocizzarsi, contribuendo così al processo di guarigione della tiroide.
Non
serve trasformarsi in un atleta. Il dott. Mozzi consiglia almeno 1-2 passeggiate di un’ora, a passo rapido, tutti i
giorni. Poi ovviamente ognuno cercherà di fare ciò che può,
dato che chi più, chi meno, ormai siamo tutti presi dalla vita frenetica del
mondo moderno.
Quali risultati aspettarsi
La
combinazione attività fisica e dieta giusta sono in grado di riportare la tiroide a funzionare correttamente,
con un rientro nella norma dei valori del TSH.
Con
il rientro graduale del TSH sarà possibile, di pari passo, scalare anche
l’assunzione del farmaco (Eutirox o Tirosint) mese dopo mese. Il dottore
consiglia di scalare il farmaco di 25 ogni mese, solo se il valore del TSH è
nella norma (tra 0.5 e 4.5).
Anche
i noduli possono ridursi,
in alcuni casi fino a scomparire del tutto. Lo stesso vale per il gozzo. In ogni caso, anche se i
noduli dovessero restare, seguendo la dieta diligentemente, il dott. Mozzi
assicura che ci si può convivere tranquillamente, senza accusare alcun sintomo.
Nelle
tiroiditi, sia di
origine virale, che di tipo autoimmune, seguendo bene la dieta si potrà
ottenere una graduale riduzione dei valori degli anticorpi anti-tiroide
(anticorpi anti-tireoperossidasi AbTPO e anticorpi anti-Tireoglobulina AbTG ) e
dei relativi sintomi.
La
dieta può aiutare anche in caso di tumore
alla tiroide. Questo non vuol dire che bisogna
abbandonare le normali cure oncologiche, tuttavia non si può pensare di
sconfiggere il male se non si estirpa la causa alla radice. E la prima causa,
come abbiamo già detto, è proprio una scorretta alimentazione.
Prevenire è meglio che curare
Fin qui abbiamo parlato dell’alimentazione adatta a chi ha già dei problemi di tiroide.
Vorrei
ora spendere due parole per tutte
quelle persone che invece di problemi, per fortuna, non ne hanno.
In particolare per tutte le donne che si avvicinano all’età della menopausa e che sono maggiormente
esposte ai rischi di contrarre un ipotiroidismo.
In
questi casi il dottor Mozzi consiglia di iniziare a “mettersi in riga” riducendo e di molto
il consumo di tutti quei prodotti che ho fin’ora menzionato, che contribuiscono
a rallentare il metabolismo e ad alzare la glicemia: cereali, zuccheri, dolci, frutta, patate, castagne,
grano saraceno, ecc.
Per
chi già segue la dieta del gruppo sanguigno, non fate l’errore comune di eliminare il
pane e la pasta, sostituendoli esclusivamente con le alternative senza glutine,
come il mais, il miglio o il riso. Cercate piuttosto di spostare di più la
vostra alimentazione verso i legumi, la
quinoa, il pesce, la carne e le uova. Questo consiglio vale per
tutti i gruppi sanguigni, nessuno escluso.
E
poi attenzione a non eccedere con i
dolci. Più si va avanti con l’età e minore dovrebbe essere il
consumo di dolciumi, anche di quelli consentiti.
E
attenzione anche alla frutta.
In genere un frutto al giorno è consentito, di più potrebbe dare problemi,
soprattutto per le persone di gruppo 0.
I rimedi naturali
Seguire
una dieta corretta è indispensabile per poter guarire e tornare a stare meglio,
ma un piccolo aiuto può venirci anche da alcune piante officinali.
Per
la cura della tiroide il dottor Mozzi
consiglia quattro piante, nella forma di tintura madre o di gemmoderivato. La
tintura madre è una preparazione liquida che si ottiene lasciando a macerare la
droga fresca (cioè la parte della pianta di interesse fitoterapico, appena
raccolta) in un composto idroalcolico (alcool + acqua) di gradazione variabile.
Il gemmoderivato è anch’essa una preparazione liquida, ma in questo caso non si
utilizzano fiori, foglie, corteccia o radici, bensì vengono raccolte le gemme,
che vengono lasciate a macerare per diversi giorni in alcool e glicerina. I
gemmoderivati sono conosciuti anche come maceratai glicerici o macerati
glicerinati.
Le
piante in questione sono:
- Rosa canina. E’ una specie di rosa che cresce selvatica nelle campagne nei boschi di quasi tutta Italia. E’ famosa per le sue bacche rosse, che sono un vero e proprio ripieno di vitamina C. In questo caso si utilizza il gemmoderivato, che ha azione immunostimolante ed antinfiammatoria. La rosa canina è tollerata da tutti i gruppi sanguigni;
- Ribes nero. E’ un piccolo arbusto che cresce neli luoghi boscosi dell’Europa e dell’Asia. Di questa pianta si utilizzano le gemme, le foglie e i frutti, quest’ultimi ricchissimi di vitamina C. In questo caso le parti più interessanti sono le foglie, da cui si ricava la tintura madre e soprattutto le gemme. Il gemmoderivato di ribes nero ha una potente azione immunostimolante, antinfiammatoria e antistaminica, utile per chi soffre anche di allergie respiratorie, o alimentari. Il ribes nero è tollerato da tutti i gruppi sanguigni;
- Echinacea. E’ una pianta medicinale conosciuta per i suo potere immunostimolante. Dell’echinacea si utilizza la radice, da cui si ottengono estratti secchi, o idroalcolici (come la tintura madre) utilizzate in fitoterapia per migliorare le difese e prevenire i mali dell’inverno. Il dott. Mozzi la consiglia a tutti – tranne alle persone di gruppo 0, per cui questa pianta risulta nociva – anche come aiuto per tutte le patologie della tiroide.
- Aloe. L’Aloe è una pianta succulenta, con foglie carnose al cui interno si trova un gel trasparente, più o meno liquido, a seconda della specie. Sia la buccia, che il gel contengono una quantità elevatissima di nutrienti, che fanno di questa pianta un vero e proprio farmaco naturale. Le sue proprietà sono talmente tante che sarebbe difficile elencarle tutte. Tra queste ricordiamo le proprietà immunostimolanti, antinfiammatorie, antimicrobiche, antivirali ed antitumorali. Il modo migliore per assumere l’Aloe è coltivando la pianta in giardino e utilizzando le foglie, eliminando prima le spine e tagliandole poi a fettine per poi mangiarla insieme a dell’insalata, oppure frullandola con del miele (vedi ricetta di Padre Romano Zago). L’Aloe che trovate in commercio (occhio a ciò che c’è dentro, guardate sempre le etichette!) è Aloe Vera. La migliore in realtà è l’Aloe Arborescens, una specie diversa che contiene molti più nutrienti e proprietà rispetto all’Aloe Vera. Attenzione però, il dott. Mozzi consiglia l’Aloe solo per le persone di gruppo sanguigno A.
Sia
le tinture madri, che i gemmoderivati vanno assunti prima dei pasti (20-30 min.
prima), oppure qualche ora dopo i pasti. Il dosaggio varia dal tipo di prodotto
e dalla concentrazione. Di solito comunque viene sempre riportato all’interno
della confezione.
Un ultimo consiglio…evitate le sciarpe!
Potrebbe
sembrare strano, o addirittura un controsenso, ma il primo consiglio che da il
dottor Mozzi è quello di non coprire
il collo, ma di lasciarlo
libero da sciarpe, foulard, o cravatte.
Il motivo è semplice: la
tiroide è una ghiandola molto vascolarizzata e se si surriscalda può andare
incontro a forme infiammatorie
(tiroidite). Cravatte, foulard e soprattutto sciarpe di lana, costringono il
collo, non lasciano passare l’aria e trattengono il calore, incrementando la
temperatura del sangue che passa attraverso questi vasi sanguigni, con il
rischio di infiammazioni alla tiroide.
Questo
consiglio è valido per tutta la
stagione, anche per l’inverno. E niente paura, anche con le
stagioni fredde e con il vento forte, anche con il collo scoperto, non c’è da
temere per il mal di gola se l’alimentazione che si segue è corretta.
Le testimonianze
Vorrei
citare due testimonianze importanti che confermano quanto fin’ora detto: la tiroide può essere curata con la giusta dieta.
1.
Il
caso di Barbara: Barbara, 37 anni, gruppo sanguigno 0, affetta da
ipotiroidismo di tipo autoimmune, prendeva Eutirox 100. Nonostante i valori del
sangue risultassero nella norma, i sintomi erano tutt’altro che spariti e
peggioravano giorno dopo giorno: sovrappeso, stanchezza cronica, difficoltà nei
movimenti, anche i più semplici e improvvisi e violenti dolori. Oggi Barbara ha
ridotto i sui farmaci e prende solo 25 di Tirosint, i valori degli anticorpi
sono tornati nella norma e due noduli si sono ridotti di volume. Ma la cosa più
importante è che finalmente può vivere una vita normale, piena di forze e senza
più dolori, o altri sintomi spiacevoli. Leggi
tutta la storia.
2.
Il caso di Chiaretta. Chiaretta dall’età di 16 anni è
affetta da Tiroidite autoiommune di Hashimoto. Oltre alla tiroidite, anche un
gozzo abbastanza evidete, che inizialmente i medici avevano scambiato per un
carcinoma. In realtà gli unici valori fuori range erano gli anticorpi,
constantemente sopra il valore di 1.000, anziché essere sotto i 100 come di
norma. Grazie alla dieta del dott. Mozzi, gli anticorpi di Chiaretta sono rientrati
nella norma e il rigonfiamento è diminuito sensibilmente, tant’è che quasi non
si vede più. Leggi tutta la storia
Sperò
che queste storie ti possano convincere quanto
meno a provare. Non parlo di anni, ma di soli 2 mesi. Due mesi
per provarti che è davvero possibile, non dico curare, ma almeno migliorare
sensibilmente i tuoi sintomi e i tuoi valori del sangue con un semplice cambio alimentare.
Sono
convinto che non te ne pentirai.
Veramente molto interessante.. non sapevo che fosse utile mangiare molte proteine in questi casi..cosa ne pensa della spiegazione degli esami del sangue sulla tiroide del sito esamievalori.com?
RispondiEliminaMassimo non mi so e non mi voglio esprimere riguardo a ciò, sono un po' contrario agli esami preventivi del sangue, ritengo possano essere utili solo in casi di patologie rilevanti in atto per monitorre la situazione.
EliminaComunque di norma dei valori sballati non necessariamente sono un evidenza di qualche patologia specifica, la scienza medica e troppo riduzionistica per accettare il fatto che alcuni valori variano in base a moltissimi fattori personali e nel brevissimo periodo(anche ore).
Per questioni di tiroide ti consiglio ti vedere sul sito dieta del gruppo sanguigno o su quello di Valdo Vaccaro, inoltre potrebbe essere molto importante comprendere la causa nascosta di tale patologi attraverso le 5 leggi biologiche.
Buona ricerca.