Le leggi biologiche del dottor Hamer spiegate a mia nonna: prima legge
Nei
precedenti articoli abbiamo parlato della Nuova Medicina Germanica del Dott.
Hamer e abbiamo accennato a come siano state riunite sotto il nome di “leggi
biologiche” quelle intuizioni che lo hanno portato a comprendere i meccanismi
che regolano biologicamente la
Vita.
Vediamo
la prima legge: “Il trauma emotivo è il detonatore”: vuole significare che la
malattia è causata da un trauma emotivo che giunge inaspettato e che ci coglie
impreparati, mettendoci con le spalle al muro.
L’uomo
nella propria evoluzione ha sviluppato dei programmi biologici, meccanismi
inconsci divenuti automatici che servono alla sopravvivenza della specie e sono
inscritti nel cervello, come pure nelle cellule.
Se
andiamo a fare una passeggiata in una giornata di solleone ci possiamo scottare
la pelle con arrossamento e prurito, ma esiste un processo automatico
programmato che dà l’ordine di far circolare maggiore melanina per aumentare la
pigmentazione della pelle e limitare la scottatura. Questo avviene perché
esiste una relazione tra mente-cervello-corpo
che, pur essendo tre unità specifiche, lavorano in perfetta sincronia per
raggiungere un obiettivo comune: sopravvivere.
Attraverso
una visione olistica dell’uomo si vedrà che esso è l’unione di più elementi: le
emozioni (ciascun
individuo vive gli avvenimenti della Vita in modo del tutto personale), il cervello (la centrale di comando
che regola e gestisce la sopravvivenza), il corpo (l’unico campo di azione assoggettato al
cervello), e quando si comprende questo circuito si può arrivare a capire il
significato della malattia e le leggi (biologiche, appunto) che ne regolano il
funzionamento.
Facciamo
un altro esempio: se andiamo a fare una bella passeggiata al rientro a casa
avremo consumato lo zucchero contenuto nei muscoli, la mente ne sarà
consapevole (senso di fame) e lo comunicherà al cervello e allora andremo in
cucina a preparare un bel pasto, per poi digerirlo e assimilarlo per ridare
zuccheri ai muscoli. Sensato e semplice.
Per
capire come questa legge possa spiegare lo sviluppo di una patologia
analizziamo questo esempio che vediamo riassunto nell’illustrazione a fianco.
Il sig. Antonio, cinquantacinquenne, ha dedicato tutta la sua vita al lavoro in
una piccola azienda di tessuti. Una mattina come tante viene chiamato in
ufficio dal suo datore di lavoro il quale gli annuncia il licenziamento senza
mezzi termini. Antonio è letteralmente senza fiato, non riesce a reagire e non
si dà una ragione. Qualche tempo dopo verrà a sapere che il suo posto è stato
dato al figlio del titolare e questo lo porterà a dirsi: “Questo gioco sporco
mi sta sullo stomaco, proprio non posso mandarlo giù!”.
Antonio
potrebbe risolvere il problema trovandosi un altro lavoro, così da eliminare il
“trauma emotivo”, oppure si potrebbe innescare un processo in cui l’emozione
negativa attiva il cervello, che a sua volta ordina allo stomaco di digerire
quel boccone indigesto per evitare un blocco intestinale con il possibile
sviluppo di una malattia localizzata allo stomaco e di entità variabile.
Il
Signor Antonio avrebbe potuto vivere diversamente il “trauma emotivo” del
licenziamento, in base alla sua sensibilità:
- “sono arrabbiato per l’ingiustizia subita”, scatenando una patologia alle vie biliari;
- “mi sta sul gozzo…”, scatenando una patologia all’esofago;
- “è un brutto tiro, impossibile da lasciar passare”, provocando una patologia all’intestino tenue;
- “mi hanno fatto una porcata”, vivendo una patologia al colon;
- “ho paura di non avere più il mio spazio”, innescando una patologia dei bronchi;
- “non valgo più niente”, scatenante una patologia ossea.
Il
cervello entra in azione, determinando uno speciale programma biologico di
sopravvivenza, ogni volta che si vive un trauma emotivo con le seguenti
caratteristiche:
- Drammatico, con varie sfumature a seconda dell’intensità con la quale viene vissuto;
- Improvviso e inaspettato, che ci coglie impreparati;
- Conflittuale, per il fatto che l’emozione annebbia la ragione;
- Vissuto in solitudine e con un continuo rimuginio, che porta a rivivere l’evento con la stessa intensità emotiva più volte;
- Senza soluzione, apparente, giustificata e soddisfacente.
L’intensità
del trauma emotivo subito determinerà la gravità della malattia, mentre il tipo
di emozione provata nell’evento traumatico, determinerà il luogo della
patologia.
Possiamo
quindi considerare la malattia il simultaneo squilibrio dell’armonia tra mente-cervello-corpo provocata da
un trauma emotivo.
Soltanto
quando l’evento non sarà più percepito e vissuto in modo traumatico emotivamente,
il problema (malattia) sarà risolto biologicamente.
“Siamo
programmati per sopravvivere e continuare la specie. Il cervello non fa
differenza tra il reale ( il cibo del pasto ) e l’immaginario ( il
licenziamento di Antonio, vissuto come un boccone che gli resta sullo stomaco
). La malattia è dunque la soluzione perfetta del cervello in termini biologici
di sopravvivenza”.
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