Demotivazione
sistemica e conseguenze psico-biologiche e relazionali
Al mattino, quando ci alziamo, il nostro corpo inizia subito a produrre gli ormoni idonei a farci affrontare gli sforzi giornalieri, pertanto le ghiandole corticosurrenali secernono alcuni ormoni maschili e femminili, il cortisolo (cortisone) che permette all’organismo di superare situazioni particolarmente stressanti, l’adrenalina, la noradrenalina ecc. L’attivazione di tali secrezioni non è affatto automatica come potrebbe invece sembrare, ma segue le esigenze dell’individuo esse infatti sono prodotte solo in presenza di uno scopo, di una finalità, di un'intenzione, di un obbiettivo, insomma a patto di sapere in quale direzione “muoversi”.
Se
manca l’incipit motivazionale, se si vive nell’indecisione di dove “andare” e
nel timore di sbagliare la “direzione”, allora niente secrezione e… tanta
stanchezza, una condizione che spesso si "autoalimenta".
Quando finalmente si ritrovano le motivazioni giuste ecco che le ghiandole riprendono la loro funzione e, se l'indecisione è durata molto a lungo, per non rivivere mai più lo stress di “direzione” e potrebbe verificarsi un’ipertrofia delle stesse (ghiandole surrenali).
Quando finalmente si ritrovano le motivazioni giuste ecco che le ghiandole riprendono la loro funzione e, se l'indecisione è durata molto a lungo, per non rivivere mai più lo stress di “direzione” e potrebbe verificarsi un’ipertrofia delle stesse (ghiandole surrenali).
Tenuto
conto di ciò si potrebbe dedurre che alla base della “sindrome da affaticamento
cronico”, una patologia che lascia spossati tutto il giorno e alla quale non
sembra esserci rimedio, vi sia appunto un grosso conflitto di direzione e la
separazione dal gruppo di persone che davano sicurezza e protezione. Tale
devastante immotivazione alla vita pare sia sempre più frequente nei ragazzi di
oggi, una pesante conseguenza di questa finta società evoluzionistica.
A
ben pensare sono molte altre problematiche in questa vita che possono essere
ben spiegate dall’assenza motivazionale.
Leggevo
tempo fa che recentemente hanno fatto uno studio da cui emergeva che chi arriva
al lavoro in ritardo dà un maggiore contributo in termini di produttività, mi
viene quindi da pensare che il ritardo imponga nell’individuo un obbiettivo,
una direzione, uno scopo: “arrivare al lavoro al più presto” o "recuperare il tempo perso" che attiva
giocoforza le ghiandole surrenali per la produzione degli ormoni
utili a fornire le giuste energie per affrontare una produttiva giornata di
lavoro.
La
sera al ritorno dal lavoro l’uomo sovente disattiva inconsciamente la
produzione di cortisolo e si fionda sul divano esausto, la donna invece a causa
di ulteriori ed improcastinabili esigenze familiari (cucina-figli-casa) pur
stanca continua infaticabile la sua opera sino a sistemare “il nido”, dopodiché
non aspettiamoci altro, disattiva le sue produzioni endocrine e per il maschio
che nel frattempo si è ritemprato in visione di una serata romantica o
passionale c’è ben poco da fare.
Bisogna
tuttavia ammettere che nelle famiglie moderne fortunatamente l’uomo di una
volta ha modificato il suo ruolo, essendo anche modificato quello della donna,
quindi solitamente aiuta come può nelle faccende domestiche senza però
disattivare al termine delle stesse la produzione di ormoni in quanto la sua
funzione ancestrale, peraltro accentuata dalla onnipresente programmazione
mediatica di ipersessualizzazione delle masse, gli impone di rimanere attivo
per adempiere al suo “ruolo” naturale, purtroppo però la donna, che ha già
terminato la sua funzione atavica, ha già “mollato gli ormeggi” ed è colta da
improvvisa stanchezza pertanto...
Ritengo
che sia opportuno conoscere certe dinamiche psico-biologiche per comprendere
la vera causa dei nostri disagi e a volte per evitare incomprensioni sempre più
frequenti, che, come si capisce, sono indotte dal deleterio sistema di
sopravvivenza in cui ci si ritrova oggigiorno.
Insomma ci sono molte situazioni della vita che possono essere ben spiegate dall'assenza dell'intenzionalità e si possono verificare ogni giorno intorno a noi, non consideriamo però tali circostanze come patologiche, eccetto in casi estremi che hanno un loro senso biologico e anche una soluzione.
Non pensiamo che la scienza medica ufficiale possa giungere, con gli attuali criteri d’indagine, a formulare tali conclusioni che quindi verranno bollate nella migliore delle ipotesi come ipotetiche, se non utopistiche.
Insomma ci sono molte situazioni della vita che possono essere ben spiegate dall'assenza dell'intenzionalità e si possono verificare ogni giorno intorno a noi, non consideriamo però tali circostanze come patologiche, eccetto in casi estremi che hanno un loro senso biologico e anche una soluzione.
Non pensiamo che la scienza medica ufficiale possa giungere, con gli attuali criteri d’indagine, a formulare tali conclusioni che quindi verranno bollate nella migliore delle ipotesi come ipotetiche, se non utopistiche.
Solo di recente la PNEI (psiconeuroendocrinoimmunologia) sta valutando tali aspetti per poter giungere alla risoluzione di quei conflitti che generano patologie di ogni sorta.
Fortunatamente si potrà avere contezza di questo ed altri processi biologici, derivanti dall’applicazione della varie discipline mediche olistiche, effettuando delle verifiche su se stessi, senza quindi alcuna indagine scientifica che spesso inficerebbe una teoria che non può essere standardizzata in quanto ogni individuo è un caso a sé.
Solo
dopo tali verifiche si acquisirà una sicurezza di sé, del proprio corpo e si
comprenderà la semplicità e logicità funzionale della nostra natura.
Non c'è azione senza intenzione.
Non c'è azione senza intenzione.
Marcello
Salas
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