La scuola è uno
strumento di potere nelle mani di chi comanda.
Dietro il pretesto di diffondere la cultura,
infatti, si nasconde un pericoloso e invisibile lavaggio del cervello, capace
di amputare la creatività dalla psiche indifesa dei più piccini, per forgiare
soldatini ubbidienti e remissivi, pronti a seguire le indicazioni di chi sta in
cattedra.
Il passaggio alla scuola elementare rappresenta un momento
traumatico per tutti i bambini che, da un giorno all’altro, sono costretti a stare
seduti nel banco per molte ore, mantenendo costante la concentrazione su
argomenti nuovi, difficili e, spesso, poco interessanti.
Nel periodo della scuola materna, la socializzazione e il
gioco sono al primo posto e i piccoli possono muoversi liberamente per la
classe, divertendosi insieme agli altri bambini.
Ma, con l’ingresso nella scuola elementare, la
musica cambia e il movimento, la fantasia, l’immaginazione e la condivisione,
si riducono ai minimi termini per cedere il posto alle acquisizioni nozionistiche
e mnemoniche.
In questo modo i nostri figli imparano che
inventare, scoprire, costruire, creare, dialogare, aiutarsi, ascoltarsi e
condividere, sono attività insignificanti, cui dedicare soltanto qualche
sporadico ritaglio di tempo.
La scuola afferma il valore della produttività.
Una produttività: fondata sull’apparire, sul giudizio e
sulla competizione.
In classe, infatti, bisogna rendere, distinguersi,
diventare i primi, raggiungere il punteggio migliore!
Non copiare, non suggerire, non aiutarsi l’uno con
l’altro, ma lasciare che ognuno risolva da solo le proprie difficoltà.
I semi dell’indifferenza e del cinismo vengono
piantati già nelle prime classi della scuola elementare e troveranno l’humus
necessario ad attecchire e svilupparsi, lungo tutto il percorso scolastico.
L’ubbidienza acritica e la sottomissione sono i requisiti
principali di ogni bravo alunno.
A scuola si deve sempre: rispettare gli insegnanti.
Anche quando gli insegnanti non rispettano te.
Il rispetto,
infatti, non è un diritto dovuto a tutti, ma solo a chi detiene il potere.
E il potere non è un bene al servizio della comunità, ma è
una fonte di privilegi insindacabili, riservati a chi lo possiede.
Il qualunquismo e l’insensibilità, purtroppo, affondano le
radici nel terreno scolastico e nutrono l’irresponsabilità e la prepotenza che
caratterizzano questo nostro periodo storico.
I valori di una pedagogia nera, incapace di
accogliere la variegata espressività degli studenti, intrecciano tutto il
percorso scolastico, finendo per penalizzare anche gli insegnanti migliori.
Quelli che credono davvero nella comunità, nella
condivisione e nell’intelligenza emotiva, e che si sforzano di trasmettere un
messaggio d’amore e solidarietà, nonostante la repressione insita nei programmi
ministeriali.
Per insegnare, infatti, non è richiesta alcuna
competenza psicologica, proprio perché l’ascolto e la comprensione dei vissuti
interiori sono considerati irrilevanti ai fini dell’apprendimento, e l’unica
cosa che conta è un sapere arido di sensibilità.
Chi insegna, perciò, è costretto a portare avanti un
programma basato esclusivamente su conoscenze cognitive, e privo di
attenzione per la delicata fase di crescita che gli alunni stanno attraversando.
Così, quei docenti che, nonostante tutto, non
riescono a ignorare le esigenze psicologiche dei loro allievi e si sforzano di
dedicare tempo alla scoperta e alla condivisione del mondo interiore, devono
fare i conti con i regolamenti, e spesso non sono ben visti né dai colleghi né
dai genitori, spaventati all’idea che i loro figli restino indietro nella lotta
per raggiungere il successo.
A scuola si deve STUDIARE!
E studiare significa: immagazzinare nozioni da ripetere a
comando.
Maggiore è l’erudizione, e più grande sarà il consenso che
l’organizzazione scolastica attribuirà agli studenti.
Non sorprende che, una volta completato l’iter
di studio, della creatività, dell’entusiasmo e della solidarietà, non rimanga
più nemmeno il ricordo.
La scuola premia l’individualismo e la sopportazione
paziente e rassegnata.
Risorse indispensabili per la vita lavorativa e sociale
che attende i nostri giovani alla fine degli studi.
Tanti geniali innovatori, scienziati, artisti e maestri
nell’indagare le profondità della vita e dell’animo umano, ricordano, nelle
loro biografie, di non aver avuto nessun successo scolastico ma anzi! Di essere
stati sottovalutati e criticati.
Proprio perché l’originalità
e la solidarietà non sono ben viste in quella sorta di carcere
formativo che chiamiamo scuola e che prepara le nuove generazioni
ad affrontare la vita.
L’allenamento all’ubbidienza è uno dei valori
fondamentali.
A scuola si deve essere: disciplinati, arrendevoli e
subordinati.
Indipendenti, autonomi, curiosi, fantasiosi,
intraprendenti, creativi… sono aggettivi poco adatti a definire lo studente
ideale.
L’alunno perfetto deve essere: rispettoso, capace di
integrarsi e pronto a seguire le direttive di chi ha più esperienza.
Cioè: dipendente, acritico, omologato, passivo e
sottomesso.
Chi incarna le caratteristiche del modello avrà un
successo garantito, dalle elementari all’università, e, una volta conclusi gli
studi, sarà pronto a seguire le regole di una società che premia
l’individualismo e la competizione, irridendo la fratellanza, la sensibilità e
la genialità.
Per tutelare i propri bambini, molti genitori,
sensibili e illuminati, hanno dato vita a un movimento chiamato homeschooling e basato sull’educazione parentale.
Si tratta di un’istruzione impartita dai genitori, o da
altre persone scelte dalla famiglia, ai propri figli.
Nell’ambito dell’homeschooling le possibilità sono molto
ampie, ci sono famiglie che preferiscono seguire degli orari giornalieri,
utilizzando i testi e programmi scolastici, e altre che desiderano affidarsi
a un apprendimento più naturale e spontaneo dove si assecondano i bisogni, gli
interessi e capacità dei piccoli, in veste di aiutanti e guide.
Ma sempre queste persone istruiscono i propri figli con
amore e dedizione, e il loro lavoro è parificato a quello svolto dagli
insegnanti nelle scuole.
La scelta dell’homeschooling è volta a
promuovere lo sviluppo della personalità nella sua totalità, senza trascurare
gli aspetti affettivi, espressivi e creativi.
Per questo è una soluzione che trova sempre più
sostenitori.
In Italia, le
famiglie che rifiutano la scuola sono all’incirca un migliaio, e si tratta
di un numero in costante aumento.
Molti genitori,
infatti, si rendono conto dei danni che l’organizzazione scolastica provoca
sulla salute psicologica e fisica dei loro figli e, per questo, la scelta di
opportunità alternative è sempre più gettonata.
La pedagogia nera, con il suo corollario di punizioni e
abusi di potere, ha intriso la struttura della scuola, creando un meccanismo
perverso di sottomissione e autoritarismo, traumatico per i bambini e
funzionale alla supremazia di pochi privilegiati su un numero sempre crescente
di creature disponibili, remissive e sottomesse.
Riconoscere l’abuso e la crudeltà, nascoste
dietro la normalità dell’istruzione scolastica, è il primo passo per
cambiare un mondo basato sull’indifferenza e sulla prevaricazione.
Un passo indispensabile.
Per mettere fine alla violenza e costruire una società
capace di accogliere la creatività, la sensibilità e il valore di ogni essere
vivente.
Carla Sale Musio
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la capacità critica è un valore indiscutibile, sono d'accordo che la scuola possa plasmare gli animi dei giovani tuttavia penso che, data la molteplicità delle persone che insegnano nelle scuole pubbliche ci sarà sempre la possibilità di essere soldati di file diverse ed opposte!
RispondiEliminaCompito dei genitori è di partecipare alla crescita interiore dei figli, guidarli nella giungla delle informazioni, dando loro la capacità di discernimento, di fare proprie le idee migliori! Non so come tu abbia studiato, in quali istituti, so di certo che per me la scuola è stat fonte di apprendimento e di sviluppo interiore, tramite insegnanti validi ho sviluppato anche la capacità di critica e di scelta, pertanto ritengo che sia davvero destabilizzante per un figlio creargli una realtà esclusiva, ad uso e consumo delle idee del genitore, padre padrone anche nell'evoluzione dell'apprendimento!