LA
PERSONALITÀ DOPO LA MORTE
Quando il corpo muore
anche la personalità muore, e resta solo l’essenza interiore che ci
ricongiunge con il mondo immateriale della Totalità e delle emozioni.
Focalizzarsi
esclusivamente sugli aspetti concreti dell’esistenza ha un prezzo da pagare,
incatena alla sofferenza quando arriva il momento del trapasso.
La cultura materialista
ha inibito la percezione di tutto ciò che non si può toccare (e monetizzare) e
ci conduce a sperimentare il dolore quando la concretezza incontra il proprio
limite.
Nel momento della morte il
corpo perde la vitalità cedendo il posto ai legami affettivi, che acquisiscono
una maggiore pregnanza.
La materialità non
funziona più ed è soppiantata dalla molteplicità impalpabile della vita
interiore.
Una realtà che
non si può toccare ci svela la sua presenza, grazie agli effetti che si
producono nel mondo interno.
L’amore, il dolore, la
paura, la malinconia, la tenerezza, non possiedono fisicità, ma chi li vive è
certo della loro esistenza perché ne constata gli effetti in se stesso.
Quando il corpo muore, la
vita interiore rimane viva e vibrante, a dispetto della pretesa materialista di
padroneggiare ogni cosa con i sensi fisici.
Le verità immateriali sono
invisibili, ma non per questo inesistenti, anzi, sono l’unica realtà che
sopravvive alla morte, perché nel trapasso si rinforzano e crescono, aiutandoci
a sopportare la perdita delle persone care.
In quei momenti, nel mondo
interiore si apre la strada per una comunicazione profonda, che esiste ed
evolve anche quando la fisicità non c’è più.
Vediamo come.
Con la morte del
corpo tutto ciò che concerne la fisicità si trasforma e deperisce, e la
personalità, che è strettamente legata al corpo, scompare.
La personalità è il modo
in cui facciamo fronte agli eventi, l’insieme dei comportamenti e degli
atteggiamenti che usiamo più di frequente e che spesso ci portano ad affermare
con sicurezza:
“Io sono fatto così!”.
In verità, nessuno è
fatto così.
Abbiamo tutti un insieme
potenzialmente infinito di possibilità espressive, anche se da questa gamma
finiamo per selezionare poche opzioni che utilizziamo un po’ per tutto, come
dei vestiti comodi.
La personalità è la
fisionomia che scegliamo di dare alla nostra esperienza terrena e, proprio come
un abito, spinge agli altri a riconoscerci e identificarci.
Quando il corpo non c’è
più anche la personalità si trasforma, e le difficoltà che incontriamo nel
ritrovare chi non ha più una forma fisica, dipendono soprattutto da questa
mancanza.
Ci aspettiamo di
riconoscere le parole, i gesti, i modi di fare che hanno caratterizzato le
persone che abbiamo amato, e se arrivano informazioni diverse dalle nostre
aspettative, lo scetticismo la fa da padrone cestinando ogni esperienza come
fosse frutto della fantasia.
È difficile accettare che
adesso la mamma, il papà, il marito, l’amico, il fidanzato, il cane… non sono
più come li abbiamo conosciuti.
La delusione che deriva da
questa constatazione, per molti è insopportabile.
Vorremmo
ritrovare i nostri cari così come li abbiamo sempre percepiti, e rifiutiamo
l’idea di un’evoluzione dopo la morte.
Eppure, la vita continua
anche senza la presenza del corpo, il percorso di crescita prosegue nelle
dimensioni più rarefatte dell’esistenza e le creature che abbiamo amato
cambiano e procedono nella loro evoluzione affettiva e multidimensionale.
I nostri cari
tornano sempre a raccontarci la vita dopo il trapasso, ma per la mente è
difficile incasellare quelle informazioni così diverse dalle attese che
abbiamo.
Occorrono
umiltà, fiducia e devozione, per mantenere salda la certezza che la mamma, il
papà, il marito, l’amico, il fidanzato o il cane, non ci hanno abbandonato e
verranno a dirci come e dove sono adesso.
È grazie all’umiltà, alla
fiducia e alla devozione che è possibile superare gli ostacoli di un pensiero
abituato a distinguere solo la concretezza.
Davanti all’infinita
continuità dell’amore, la mente si ribella, i ricordi incalzano e il dolore
dilaga impedendo l’ascolto di una presenza fatta di sentimenti e di unione,
senza corporeità.
Per superare
l’enigma e il dramma della morte, la ragione deve cedere il posto al sentire e
fidarsi di una sicurezza tutta interiore.
Proprio
come succede quando ci s’innamora.
Mentre
la mente cerca i suoi perché il cuore conosce già la verità, senza bisogno di
fatti o di parole.
Quando chi non c’è più
torna per raccontarci la sua realtà, avvertiamo qualcosa dentro, una
risposta impalpabile e veloce attraversa la mente nello stesso istante in cui
formuliamo interiormente la domanda:
Cogliere la risposta
presuppone la capacità di ascoltare l’invisibile, un pensiero estraneo nel
fiume ininterrotto del nostro costante chiacchiericcio interiore.
Occorre l’umiltà di
accogliere anche ciò che non comprendiamo, la fiducia nella profondità del
legame che unisce le persone anche se il corpo non c’è più, e la devozione che
permette all’amore di crescere e svilupparsi nei modi che gli sono propri, e
che spesso la ragione fatica ad accettare.
Allora arrivano i messaggi
e i nostri cari privi di fisicità ci raccontano una realtà che sta oltre la
mente, il corpo e la materia, un mondo che è sempre esistito e che ci
accompagna costantemente, perché è l’essenza stessa della vita, di cui la morte
è soltanto un passaggio.
Sono
messaggi pieni di insegnamenti, parlano della continuità dell’esistenza,
raccontano il valore dell’immaterialità.
La personalità è legata
alla materia, appartiene al corpo e alla sua fisicità.
Oltre la cortina
del pregiudizio che annoda le percezioni ai cinque sensi, esiste il mondo
impalpabile delle emozioni e prende forma un percorso di crescita che dalla
frammentazione delle identità conduce alla pienezza della Totalità.
I nostri cari defunti sono
le guide che ci indicano il cammino, e ci regalano gli insegnamenti di una
realtà che la ragione non può raggiungere e che il cuore riconosce d’istinto.
La mancanza della
personalità permette di usare parole diverse, espressioni non facili per il
nostro idioma razionale fatto di tempo, spazio e misura.
É un linguaggio più antico
e più difficile da interpretare perché bisogna leggerlo con gli occhi del
cuore, e ci guida a comprendere un mondo in cui la ragione cede il posto a
sensazioni nuove: di unione, di pienezza, di appartenenza, di sicurezza e di
Totalità.
Carla Sale Musio
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