DI
ANDREA STROZZI
ilfattoquotidiano.it
Enciclica Laudato si’, come
operazione di white-washing
La
pratica del green-washing
consiste nella comunicazione all’esterno, da parte di imprese e organizzazioni
che desiderano presentarsi ai rispettivi stakeholder (portatori di interessi)
con un’aura di sostenibilità
ecologica, delle rispettive azioni per la tutela dell’ambiente. Da qui, i
bilanci sociali, le carte d’integrità, i bilanci di missione, le carte degli
effetti e via depistando. Molto spesso tale prassi ha infatti l’unico scopo di
camuffare pratiche di cui invece ci sarebbe da vergognarsi, per darsi appunto
una “mano di verde” e presentarsi al mercato belli puliti.
Al
di là di qualche linea guida a maglie molto larghe e del tutto
personalizzabile, non esiste infatti – per chi desidera cimentarsi nella
redazione di un bilancio sociale – una normativa trasversale e rigorosa, come
invece avviene per i bilanci civilistici. Per non parlare dell’attività di
vigilanza, che è spesso lasciata alla libera iniziativa e alla buona volontà di
enti e istituti privati.
Ma da oggi il green-washing è acqua passata! Proprio in questi giorni,
infatti, stiamo assistendo su scala globale alla prima, epocale operazione di white-washing della storia.
L’Enciclica
“Laudato si’” rappresenta, per chi da anni sta diffondendo
(testimoniandoli attivamente) i suoi contenuti, il rischio di un raggiro planetario che soltanto chi è
animato da molta buona fede o da molta ingenuità può considerare un passo
avanti per le sorti della biosfera.
A
titolo di cronaca, ricordo un dato: se la Chiesa ci ha messo 347 anni per
riabilitare Galileo Galilei,
per riscoprire le tesi di Ivan Illich
e di Nicholas Georgescu-Roegen
(padri tutelari rispettivamente della decrescita e della bioeconomia) ci ha
messo “solo” mezzo secolo. Coraggio, stiamo migliorando…
Il
white washing sarà bellissimo, celestiale e
servirà a tutti: gli ingenui si
illuderanno che un monito da un così autorevole pulpito agevolerà l’opera di
sensibilizzazione planetaria verso i temi della sostenibilità ambientale; chi è
in buona fede troverà nell’Enciclica papale un’ottima foglia di fico per continuare a fare quello che faceva prima,
abilmente persuaso però che, a occuparsi in prima linea di una battaglia così
importante per il pianeta, ci sarà nientepopòdimeno che il vertice della
Chiesa; chi è infine in malafede, bè… in questa gigantesca operazione di
white-washing potrà trovare una preziosissima miniera di citazioni e
riferimenti concettuali per farcire di belle dichiarazioni e buone intenzioni
le proprie attività, riverginandosi così agli occhi del pubblico.
Grazie, Francesco: hai accontentato proprio tutti.
Tranne
forse chi queste cose le dice e le testimonia senza troppi clamori da molti
anni, come fanno ad esempio (pochi) visionari tra cui il sottoscritto, che
tramite il progetto di divulgazione bioeconomica “Vivere
Basso, Pensare Alto” ha da poco fatto uscire un libro che si conclude
proprio con una lista delle pratiche
quotidiane “buone e giuste” per tentare di dirottare la propria
quotidianità su una rotta di sostenibilità. Che, ricordo ai non addetti ai
lavori, non prevede banalmente la separazione dell’umido dalla plastica dal
cartone, ma implicherebbe l’adozione di uno stile di vita caratterizzato da
un’impronta ecologica tendenzialmente inferiore a uno: che non eroda cioè le
capacità ecosistemiche di rigenerare autonomamente le risorse necessarie per
preservarlo. E, tanto per gradire, implicherebbe di interrompere il flusso di
carburante concettuale e operativo (leggi: dimettersi) verso chi lavora invece
al servizio del monoteismo della Crescita.
Qualora
questi cambiamenti non vengano: (A)
proposti con l’esempio (ed è indubbiamente il Tuo caso, Francesco) e (B) stimolati, indotti o forzati
dal basso (e, altrettanto indubbiamente, non è invece questo il Tuo caso,
purtroppo, perché – sai com’è – se ne dovrebbero occupare la politica e
l’economia…), difficilmente le persone avvertiranno autonomamente la
responsabilità delle proprie azioni, apportando le necessarie correzioni di
rotta ai propri stili di vita.
Mi
spiego: ben vengano questi moniti da chi, più di ogni altro, è in grado di
farsi ascoltare. Ma si attivino contestualmente anche tutte le contromisure necessarie ad
evitare che, concluso il monito, si consideri risolto il problema. Non
basterà, ad esempio, che il prossimo Fiscal
Monitor del Fondo Monetario Internazionale si apra con un bel
virgolettato dall’Enciclica…
Perché
in questo caso – ed è quel che accadrà, ne sono certo – l’Enciclica Papale avrà avuto lo
stesso effetto di un arbre-magique appeso in una porcilaia: chi lo ha
appeso se ne compiacerà; chi sa che è stato appeso se ne laverà la coscienza;
ma i maiali, quelli, non li leverà nessuno.
Andrea
Strozzi - Fonte: www.ilfattoquotidiano.it
- Link: http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/06/18/enciclica-laudato-si-operazione-white-washing/1792155
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