SOS AI GENITORI: SE VI HANNO GIA' INVIATO L'AVVISO PER LA VACCINAZIONE DEL PAPILLOMA VIRUS.. FERMATEVI A LEGGERE QUESTO ARTICOLO
SOS AI GENITORI 
RIFLETTETE PRIMA DI VACCINARE LE VOSTRE FIGLIE CONTRO IL PAPILLOMA VIRUS
RIFLETTETE PRIMA DI VACCINARE LE VOSTRE FIGLIE CONTRO IL PAPILLOMA VIRUS
NON SONO CAVIE PER LA SPERIMENTAZIONE DELLE MULTINAZIONALI FARMACEUTICHE
INFORMATEVI PRIMA, NON E’ UN VACCINO OBBLIGATORIO ANCHE SE INSISTONO...
Già da un po’ di tempo molti genitori stanno ricevendo l’invito da 
parte dei Servizi di Igiene e Sanità Pubblica di portare le loro figlie 
 a vaccinarsi contro il Papillomavirus (HPV). L’invito è
 arrivato anche per mia figlia ma credo non ci sia in paese alcun tipo 
di informazione in merito a questo vaccino, ne tanto meno verranno 
fornite indicazioni disinteressate dai nostri medici di fiducia. 
Informatevi in rete prima di vaccinare le vostre figlie, credetemi non 
c’è alcuna fretta. Io d’altro canto ho avuto la fortuna di conoscere uno
 dei maggiori esperti in tematica di vaccini in Italia, un uomo che ha 
pagato a proprie spese con la perdita di due figli l’essersi adeguato a 
queste pratiche vaccinali. Sto parlando di Giorgio Tremante, stimabile personaggio,
 noto ormai alle lobby farmaceutiche per la campagna di informazione che
 sta portando avanti e per il fatto che sta dedicando con ogni risorsa 
la sua vita a questa causa. Lo trovate in rete, sul sito omonimo www.tremante.it
 
Ma veniamo al vaccino in questione.. Molti genitori accettano
 di vaccinare i propri figli perché viene detto loro che questa 
vaccinazione è sicura ed efficace nel proteggere dal tumore del collo 
dell’utero.
La realtà invece è molto diversa, ma nessuno la fa conoscere, perché le ASL, che per legge dovrebbero dare una informazione completa, corretta ed esauriente, si limitano a presentare solo una parte della medaglia dimenticando totalmente le incognite, i dubbi e le reazioni avverse di questo vaccino che lasciano la Comunità scientifica sempre più perplessa e con più interrogativi che certezze.
Anzi, di certo c’è solo che non abbiamo alcuna dimostrazione che questo vaccino sia efficace nelle donne, perché le supposizioni della sua capacità protettiva verso il tumore del collo dell’utero è solo una estrapolazione di pochi dati desunti da pochissimi studi clinici ancora incompiuti. Inoltre, ancora più certo è che l’efficacia sulle dodicenni non è nient’altro che l’estrapolazione dei dati desunti da pochi studi condotti su donne adulte.
La realtà invece è molto diversa, ma nessuno la fa conoscere, perché le ASL, che per legge dovrebbero dare una informazione completa, corretta ed esauriente, si limitano a presentare solo una parte della medaglia dimenticando totalmente le incognite, i dubbi e le reazioni avverse di questo vaccino che lasciano la Comunità scientifica sempre più perplessa e con più interrogativi che certezze.
Anzi, di certo c’è solo che non abbiamo alcuna dimostrazione che questo vaccino sia efficace nelle donne, perché le supposizioni della sua capacità protettiva verso il tumore del collo dell’utero è solo una estrapolazione di pochi dati desunti da pochissimi studi clinici ancora incompiuti. Inoltre, ancora più certo è che l’efficacia sulle dodicenni non è nient’altro che l’estrapolazione dei dati desunti da pochi studi condotti su donne adulte.
Secondo i principi della Farmacologia, un farmaco come il vaccino anti-HPV non
 avrebbe mai dovuto essere commercializzato, almeno fintanto che non 
saranno disponibili dati concreti sul suo reale rapporto 
rischio/beneficio e quindi non prima di altri 15 anni. Oggi però anche i
 farmacologi assistono, attoniti, ad un totale sovvertimento delle 
regole che hanno da sempre regolamentato la commercializzazione dei 
farmaci e che erano state codificate per proteggere il paziente da 
effetti indesiderati inattesi e limitare gli abusi. 
Queste regole oggi non esistono più, perché sono state soppiantate dalle leggi economiche e dagli interessi delle grandi lobby farmaceutiche.
 La Medicina non è più una Missione e neppure un Servizio verso colui 
che soffre, ma solo un lavoro sottoposto, come tutti gli altri lavori, 
solo a leggi di mercato dove l’obiettivo ultimo non è il bene dell’altro
 ma il conseguimento dei guadagni personali. 
 
Quando viene proposto qualcosa di nuovo, quindi, la prima cosa che 
dobbiamo fare è prendere tempo e informarci leggendo articoli o 
consultando siti internet rigorosamente indipendenti dagli interessi di 
parte.
Agendo in questo modo, i genitori verrebbero a conoscere aspetti totalmente ignorati su questo vaccino, che però sono di una gravità che non può essere trascurata.
 
Agendo in questo modo, i genitori verrebbero a conoscere aspetti totalmente ignorati su questo vaccino, che però sono di una gravità che non può essere trascurata.
I punti che seguono sono la sintesi di quella che, al giorno 
d’oggi, è la verità scientifica sulla vaccinazione anti-papillomavirus: 
 
1) Il Papillomavirus (HPV) è un virus umano molto 
comune che si ritrova molto facilmente nei genitali femminili, anche 
indipendentemente dai rapporti sessuali (può anche essere trasmesso 
dalla madre al neonato durante il parto).
 
2) L’infezione da HPV è tanto più facile quanto 
maggiori sono i partner sessuali ed è più facile quando la donna ha 
altre malattie sessualmente trasmesse o fuma o assume contraccettivi.
3) Nella maggior parte dei casi l’infezione da HPV è asintomatica o al massimo produce alcune verruche cutanee o condilomi genitali; lo sviluppo di uno stadio tumorale benigno è raro e l’evoluzione verso un tumore maligno è eccezionale.
 
3) Nella maggior parte dei casi l’infezione da HPV è asintomatica o al massimo produce alcune verruche cutanee o condilomi genitali; lo sviluppo di uno stadio tumorale benigno è raro e l’evoluzione verso un tumore maligno è eccezionale.
4) Esistono circa 120 tipi di questo virus e solo 12 di
 essi sono potenzialmente cancerogeni, ma la loro cancerogenicità si 
manifesta solo in certe condizioni e in particolare se il sistema 
immunitario della persona è particolarmente depresso e incapace di 
svolgere le sue normale funzioni difensive.
 
5) In ogni caso, anche una infezione HPV con un tipo virale potenzialmente cancerogeno regredisce spontaneamente nel
 90% dei casi entro 3 anni dalla diagnosi. In un 9% dei casi, invece, il
 virus convive per tutta la vita del soggetto che lo ospita senza 
causare disturbi o problemi (in questi casi il test per l’HPV sarà 
positivo, mentre il Pap-test risulterà sempre negativo).
 
6) Solo nell’1% dei casi può esserci la progressione dell’infezione verso
 una lesione precancerosa e solo l’1% di queste ultime può evolvere 
verso lesioni cancerose vere e proprie e in ogni caso lo fa solo dopo un
 periodo di latenza di circa 20-50 anni (cioè, il carcinoma si manifesta
 con una frequenza complessiva di 1 caso ogni 10.000 persone con HPV e 
con una mortalità di 3 casi ogni 100.000 persone; il tutto avviene solo 
in presenza di una grave alterazione del sistema immunitario). Da questo
 emerge che la stragrande maggioranza delle donne che presenta 
un’infezione da HPV, anche con ceppi ad alto rischio, non svilupperà mai
 il tumore della cervice uterina.
 
7) Diversamente da quanto accade nei Paesi poveri del Terzo Mondo, dove 
il tumore del collo dell’utero è più frequente e quindi anche più 
mortale a causa di minor igiene, sistema immunitario più debole per 
cattiva alimentazione e assenza di controlli ginecologici con Pap-test, 
nei Paesi industrializzati il carcinoma del collo dell’utero da
 HPV è in graduale e continua diminuzione e, se ogni donna dopo i 30 
anni si sottoponesse ad un semplice Pap-test ogni 3-4 anni, questo 
tumore sarebbe sicuramente e completamente debellato, perché verrebbe 
diagnosticato per tempo e, una volta identificato ancora allo stadio 
iniziale di carcinoma in situ, potrebbe essere eliminato con un 
semplice, piccolo e indolore intervento ambulatoriale.
 
8) Quindi, le morti associate al carcinoma della cervice, nei Paesi in cui esistono i normali programmi di screening, potrebbero essere evitate dall’esecuzione di un comune Pap-test e dalla conduzione di una vita igienicamente sana.
 
9) Il Pap-test è un test di screening (non è un test 
diagnostico, perché evidenzia delle alterazioni cellulari e non la 
presenza o meno del virus) e la sua funzione principale é quella di 
individuare nella popolazione femminile la presenza di eventuali 
alterazioni cellulari pretumorali prima che diventino maligne. 
Purtroppo, in Italia solo una minoranza delle donne (circa il 30%) si 
sottopone periodicamente al Pap-test. 
 
10) Con il campione vaginale prelevato per eseguire il Pap-test si può eseguire anche il test per l’HPV.
 Questo test non dice se la paziente è malata o meno (dato che la sola 
presenza del virus non implica una patologia), ma è un test di rischio 
oncologico, perché identifica la presenza o meno dell’HPV e dice se 
questo è di un genotipo a basso o alto rischio oncogeno e quindi se la 
donna si deve sottoporre a Pap-test frequenti (ogni anno) o meno (ogni 
3-4 anni).
 
11) Il vaccino anti-HPV (sia quello bivalente che quello tetravalente) stimola il sistema immunitario a
 formare anticorpi contro 2 dei 12 tipi potenzialmente cancerogeni di 
HPV: sono i due tipi più frequenti, ma sono solo 2 e quindi l’effetto 
protettivo del vaccino, anche se fosse del 100% verso questi due tipi, 
in ogni caso è dello 0% verso gli altri 11 tipi. Comunque, dato che 
l’HPV impiega più di 20 anni per passare dallo stato di tumore benigno 
(displasia) a quello di tumore maligno e dato che la sperimentazione di 
questo vaccino è iniziata solo 5 anni fa, bisognerà attendere altri 15 
anni per sapere se il vaccino protegge effettivamente verso quei 2 
tipi.
 
12) Più specificatamente, parlando dei dati concreti di cui disponiamo 
oggi e non di estrapolazioni statistiche, possiamo certamente dire che 
il vaccino anti-HPV sembra essere significativamente efficace solo 
nella displasia intraepiteliale cervicale di grado 2 (CIN
 2), che è una lesione che nel 40% dei casi regredisce spontaneamente e 
non necessita di alcun trattamento e per il rimanente 60% può essere 
facilmente eliminata ambulatorialmente. I dati di efficacia del vaccino 
riguardo la displasia intraepiteliale cervicale di grado 3 (CIN 3) o 
l’adenocarcinoma in situ sono totalmente insufficienti per trarre una 
qualsiasi conclusione. Per quanto riguarda invece i dati di efficacia 
del vaccino nei confronti del carcinoma cervicale conclamato, si può 
dire che i dati non sono totalmente insufficienti, bensì che sono 
totalmente inesistenti.
 
13) Un numero relativamente piccolo di ragazze (circa 1.200), di età 
compresa tra 9 e 15 anni, è stato arruolato negli studi clinici che 
hanno valutato l’efficacia del vaccino. Di queste ragazze, che 
rappresentano la popolazione target dell’attuale 
vaccinazione anti-Papillomavirus, appena 100 avevano 9 anni e la più 
giovane è stata seguita solamente per 2 anni. È palese che non si può 
certamente partire da questi dati per pianificare una vaccinazione di 
massa nei confronti di un virus che causa una patologia cancerosa dopo 
almeno 20-30 anni di convivenza nell’organismo.
 
14) Sappiamo che la scelta di vaccinare soggetti di sesso femminile di 
11-12 anni è legata alla bassa probabilità che queste ragazze abbiano 
avuto rapporti sessuali e che pertanto siano state 
infettate dall’HPV, perché si sa che questa vaccinazione è efficace solo
 se la persona non è già venuta in contatto con il virus. Ciò però non 
giustifica minimamente le vaccinazioni di massa, perché l’uso esteso di 
un farmaco è giustificato solo se si è certi che quel trattamento sia 
efficace e ottimamente tollerato, mentre in questo caso non si sa nulla 
né dell’efficacia anti-tumorale né degli effetti indesiderati del 
vaccino e allora si può solo concludere che queste vaccinazioni di massa
 sono solamente delle sperimentazioni di massa e per di più sono a 
totale carico della popolazione che deve pagare il vaccino e 
sperimentare sulla propria pelle gli eventuali danni.
 
15) Il sistema VAERS (Vaccine Adverse Event Report System),
 che raccoglie le segnalazioni di effetti indesiderati durante e dopo 
una vaccinazione, ha raccolto fino alla fine di febbraio 2008 più di 
5.300 reazioni avverse dopo vaccinazione con il vaccino tetravalente 
Gardasil®, su un totale di circa 8 milioni di dosi vendute. Secondo la 
Ditta produttrice, il 2-4% di tutti gli effetti indesiderati del vaccino
 erano effetti gravi, mentre secondo i Centers for Disease Control and 
Prevention (CDC) questi effetti ammontavano a circa il 5%. Finora sono 
stati riportati 10 casi ad esito fatale tra le ragazze/donne vaccinate, 
ma la Ditta produttrice rassicura dicendo che “gli eventi riportati 
erano in linea con gli eventi attesi nella popolazione sana”. La FDA 
(Food and Drug Administration) ha ricevuto anche 28 segnalazioni di 
aborto dopo somministrazione del vaccino Gardasil® a 77 donne in stato 
di gravidanza (28/77: 36%); altre 5 donne hanno registrato danni fetali 
gravi a carico dei loro feti.
 
16) Altre reazioni avverse meno gravi sono state le 
seguenti: cefalea, febbre, nausea, vertigini, vomito, diarrea, dolori 
muscolari, broncospasmo, asma, orticaria, gastroenteriti, mialgie, 
trombosi, patologie pelviche infiammatorie, artrite giovanile, artrite 
reumatoide e artriti aspecifiche, svenimento, intorpidimento prolungato 
agli arti, paralisi periferica, paralisi facciale, sindrome di 
Guillain-Barré, convulsioni, encefalopatia, ecc.
 
17) Questi effetti indesiderati del vaccino, 
ovviamente, non sono comparsi durante le sperimentazioni controllate 
eseguite dalla Ditta produttrice, perché quest’ultima ha registrato solo
 gli effetti che comparivano nei 14 giorni successivi ad ogni 
somministrazione: un periodo gravemente insufficiente per un trattamento
 che dovrebbe mantenere i suoi effetti per anni, specie per un vaccino 
virale antineoplastico (ricordo che maneggiare virus oncogeni è 
fortemente pericoloso, perché i virus mutano con estrema facilità e 
questo virus dimostra di essere molto variabile proprio per avere più di
 120 tipi).
 
18) Infatti, un grande pericolo di questa vaccinazione, come di tutte le
 vaccinazioni verso virus oncogeni, è che se anche fosse vero che la 
vaccinazione riduce la frequenza di infezione da parte di due tipi 
oncogeni di HPV, è molto probabile che ciò induca un incremento 
percentuale della frequenza degli altri tipi virali ora
 meno frequenti e meno oncogeni rispetto quelli vaccinali. Cioè, come 
già documentato con altri vaccini, una vaccinazione massiva contro due 
tipi di virus HPV potrebbe indurre delle mutazioni virali che possono 
cambiare la virulenza patogena dei tipi oncogenici ad alto rischio che 
oggi conosciamo, inducendo la selezione di altri tipi virali di HPV 
molto più oncogeni e aggressivi degli attuali.
 
19) L’uso del vaccino è un enorme costo in più per lo 
Stato che lo distribuisce gratuitamente senza alcun beneficio attuale, 
perché le donne vaccinate dovranno continuare ad eseguire le visite 
ginecologiche e i Pap-test sia perché potrebbero infettarsi con altri 
tipi di HPV che non vengono coperti dal vaccino, sia perché non si sa 
assolutamente quanto efficace sia la protezione del vaccino e neppure 
quanto tempo duri (si pensa che questa vaccinazione protegga per circa 
5-6 anni, ma è una supposizione priva di base scientifica). Inoltre, 
l’imponente spesa che lo Stato deve sostenere per finanziare le 
vaccinazioni anti-HPV implica togliere i finanziamenti da altri settori 
della sanità pubblica, mentre, dato che il semplice ed economico esame 
Pap-test è perfettamente in grado di diagnosticare per tempo un tumore 
cervicale allo stato iniziale di semplice displasia, sarebbe più logico,
 più economico e totalmente privo di rischi presenti e futuri finanziare
 una campagna di sensibilizzazione delle donne affinché si sottopongano 
periodicamente al Pap-test, invece che finanziare un vaccino la cui 
efficacia, durata nel tempo e innocuità sono ancora tutte da dimostrare.
 
20) In conclusione, la campagna pubblicitaria secondo 
cui il vaccino contro l’HPV sia capace di impedire lo sviluppo di tutti i
 carcinomi della cervice uterina, non è corretta. La pressante attività 
di marketing esercitata dalle Ditte produttrici, iniziata già prima 
dell’autorizzazione alla commercializzazione del vaccino e fattasi 
ancora più pressante ora, ha reso difficile una valutazione serena del 
problema, sia dal punto di vista scientifico che politico-sociale.
 
Alcuni ricercatori, con un tono un po’ ironico, hanno proclamato che le 
dodicenni che verranno vaccinate nei prossimi anni saranno le “cavie” 
che permetteranno alle Ditte venditrici di questo vaccino di guadagnare i
 soldi necessari per portare avanti ulteriori studi miranti al 
perfezionamento della vaccinazione. Pertanto, è come se queste ragazzine
 si sacrificassero involontariamente e gratuitamente per il progresso della Scienza! 
Vorrei tanto poter dire loro almeno che le ringraziamo moltissimo per 
questo sacrificio, ma non posso dire neppure questo, perché in realtà 
sono convinto che questo vaccino non serve assolutamente all’umanità e 
che di questo farmaco un domani è molto probabile che ce ne pentiremo!
Fa il vaccino anti papilloma e si ammala: grave 12enne
Fonte: Il Giornale.it 18/05/2012
Una bambina di 12 anni è stata colpita da una grave forma neurologica
 dopo essersi sottoposta al vaccino anti papilloma virus (HPV). È 
successo a Milano, alla fine di febbraio.
La ragazzina, che chiameremo Anna, è ancora in cura all’ospedale 
Niguarda e sta seguendo un percorso di riabilitazione. I genitori di 
Anna avevano aderito alla campagna promossa dalle Asl: alle 
preadolescenti è offerto il vaccino anti HPV in tre somministrazioni. 
Quattro giorni dopo la prima iniezione Anna ha manifestato importanti 
disturbi tanto da essere ricoverata d’urgenza nella rianimazione 
neurochirurgia dell’ospedale Niguarda. Stretto riserbo sulla prognosi e 
sul nome della malattia. Gaetano Elli, direttore medico di presidio 
dell’ospedale spiega che la “ragazzina è arrivata in rianimazione 
neurochirugica a fine febbraio accusando sintomi importanti di tipo 
neurologico e sta ancora recuperando”. Il medico precisa che “non si può
 stabilire con certezza il nesso di causa-effetto tra il vaccino e la 
sindrome” e che forse questo legame non verrà mai appurato. Nonostante 
ciò, aggiunge Elli: “Il fatto è stato immediatamente segnalato alle 
autorità competenti”, ossia Asl, Aifa e ministero della salute. Marino 
Faccini, responsabile profilassi e vaccini alla Asl milanese, ha 
assicurato che la sindrome che ha colpito Anna è il primo effetto 
collaterale importante da quando è partita la campagna vaccinale e ha 
precisato “che per sapere con certezza che è stato il vaccino a 
provocare la malattia bisogna fare uno studio epidemiologico accurato. 
Certamente c’è stato un nesso temporale, i disturbi sono comparsi a 
quattro giorni dalla prima somministrazione”. Che genere di disturbi? 
“All’inizio la sintomatologia ha fatto pensare alla sindrome di Guillam 
Barrè (malattia neurologica infiammatoria che porta alla paralisi degli 
arti) ma poi si visto che i parametri clinici non corrispondevano: è 
un’altra rara forma neurologica”.
La campagna di promozione del vaccino anti-papilloma è iniziata nel 
nostro Paese quattro anni fa con le bambine nate nel 1996. Sono 
1.238mila 290 le adolescenti che hanno ricevuto le tre dosi di anti HVP 
dal 2008 al 2011. Il vaccino è bene ricordarlo, è facoltativo: lo stato 
italiano (come molti altri) ha deciso di regalarlo alle dodicenni perché
 è “il primo vaccino anticancro”. Di fatto è un vaccino contro un virus 
che nel 90% dei casi scompare da solo. E che quando si trasforma in un 
cancro viene subito diagnosticato grazie al pap test. Non solo. Le donne
 che muoiono per il tumore della cervice uterina oggigiorno sono davvero
 poche e in costante diminuzione (grazie al pap test), 90 in Italia e 
275mila nel mondo (dati Oms), perché allora vaccinare a tappeto tutte le
 bambine dei Paesi del nord, quelli più industrializzati e più propensi a
 educare a sane norme di igiene sessuale? E perché considerare questa 
bassa mortalità alla stregue di una pandemia? Oltretutto l’anti HVP è 
uno dei vaccini più cari della storia, chi decide di farlo privatamente 
lo paga 600 euro. Ed è costosa pure la campagna di promozione. Le Asl 
inviano le brochure a domicilio ma nel “timore che il volantino venga 
buttato via sono coinvolte anche le scuole medie” spiega Marino Faccini 
della Asl milanese. Così le bambine ricevono in classe lo stesso 
volantino che viene inviato per posta e i loro professori hanno 
l’incarico di sondare se le famiglie si sono informate a dovere. 
Conferma Marino Faccini: “Siamo pagati in più per raggiungere gli 
obbiettivi per questo ci impegniamo a farlo in tutti i modi possibili”.
Ecco perché il provvedimento del vaccino gratis aveva diviso in due l’opinione pubblica nel 2008. E continua a dividerla oggi.
Abbiamo deciso di affrontare questo nuovo dibattito e di proporvi due
 opinioni contrapposte, una pro e una contro. Si parla di tumore, di 
prevenzione ma anche delle nostre bambine. Per noi che abbiamo figlie di
 quest’età e che abbiamo saputo dell’effetto collaterale del vaccino 
attraverso il passa parola fra mamme, il caso di Anna non è uno fra 
migliaia. È un’esperienza che ci tocca da vicino, un fatto che non 
riusciremo ad archiviare senza trarne un insegnamento. Anna era una 
bambina sana, che faceva sport e correva: dalla fine di febbraio Anna è 
diventata un’adolescente malata. Che senso ha tutto questo?
E ORA CHE HAI LETTO, RIFLETTI SE NE VALE DAVVERO LA PENA…


 
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