di Jon Rappoport
(traduzione di Antonio Bassi)
Gli esperti esprimevano seri dubbi per tutto il tragitto nel
1977. Proprio all'inizio erano in discussione la validità dei test standard
utilizzati per diagnosticare Ebola - test che sono l'unico modo per dire che il
virus è presente negli esseri umani. Naturalmente, se i test sono inaffidabili,
l'intera premessa di un'epidemia causata da un singolo virus non ha alcun
valore. Si tratta di un presupposto ingiustificato. A quel punto, si può
guardare alla malattia e alla morte come derivanti da una serie di cause. E si
arriva al fatto che, in Africa, un gran numero di persone sono morte, per un
tempo molto lungo, per ragioni che non hanno nulla a che fare con i germi:
stridente povertà, guerra, fame e malnutrizione grave, acqua contaminata,
pesticidi, mancanza di servizi igienico-sanitari di base, estremo
sovraffollamento, terreni agricoli rubati, farmaci tossici, e così via. Non una epidemia virale.
Il
riferimento del 1977 è: "Ebola Virus Haemorrhagic Fever: Proceedings of an
International Colloquium on Ebola Virus Infection and Other Haemorrhagic Fevers
held in Antwerp, Belgium, 6-8 December, 1977." Questo rapporto è
lungo 280 pagine. Vale la pena leggerlo e studiarlo, per vedere come i
cosiddetti esperti scommettano alto, eppure allo stesso tempo fanno ammissioni
dannose.
Ad esempio: "E' impossibile considerare la diagnosi virologica di
infezione da virus Ebola sciolto [a parte] dalla diagnosi di febbri emorragiche
in generale. Il quadro clinico della malattia è davvero troppo poco specifico
per consentire a qualsiasi ipotesi per cui il virus può essere responsabile per
qualsiasi causa." Boom.
Ecco una citazione particolarmente illuminante: "...
sta diventando chiaro, per noi almeno, che più lavoro fate con il FA-Test [un
test degli anticorpi per la diagnosi Ebola], più interessanti, complicati e più
biologicamente sciatti i risultati diventano. Esorto grande cautela nel fare
qualsiasi tipo di interpretazione finale di ciò che avete appena sentito [da
altri presentatori] ... non riesco a spiegare come un indiano panamense possa
avere anticorpi contro il virus Ebola. Non credo che questi siano anticorpi
reali. Naturalmente, se non lo sono, vuol dire che tutti gli altri in un dato
siero [campione di sangue da un paziente] potrebbero non esserlo a loro volta.
E' chiaro che dobbiamo avere un'alternativa e un metodo molto più preciso che
ci consenta di rispondere a queste domande. Diversi fatti suggeriscono
endemicità di Ebola in Zaire ... Sto cominciando a credere che il virus possa
in effetti essere endemico in Zaire." Che cosa significano le due ultime
frasi? Significano che c'è una possibilità significativa che Ebola sia stato
presente in Zaire per un lungo, lungo tempo, e che le persone abbiano
sviluppato l'immunità naturale ad esso, come farebbero, ad esempio, con il
morbillo e la parotite.
Ecco un add-on, 18 anni dopo il Colloquio in Belgio del
1977: dei 55 milioni di persone che vivono in Zaire, il 20% è stato stimato
avere anticorpi del virus Ebola. In altre parole, avevano sviluppato
un'immunità naturale a Ebola. (Citazione:. Dietrich J., 1995, Der Tod aus dem Regenwald Die Woche, 19 maggio
p26-27".) Ancora una volta, niente epidemia. E, infine, su una
pagina web di CDC intitolata, "Ebola (Ebola Virus Disease): Signs and
Symptoms", c'è questa citazione: "Le persone che recuperano dalle
infezioni Ebola sviluppano anticorpi che durano per almeno 10 anni." Il
significato di tutto cio' è inquietante: certe persone, nel caso ricevano un
test degli anticorpi per il virus Ebola, anche se al momento in buona salute,
possono essere etichettate "Ebola", e trattate di conseguenza:
evitate, quarantenate, attaccate.
Grazie a Felicia Popescu per il suo articolo,
The Ebola lie exposed!—a historical analysis". L'articolo analizza, in
profondità, il Colloquio su Ebola del 1977.
riferimenti:
Jon Rappoport è
l'autore di due raccolte esplosive, "The Matrix Revealed" e
"Exit From the Matrix". Jon e' stato un candidato del Congresso USA
nel distretto 29 della California. Nominato per un premio Pulitzer, ha lavorato
come reporter investigativo per 30 anni, scrivendo articoli su politica,
medicina e salute per la CBS Healthwatch, LA Weekly, Spin Magazine, Stern e
altri giornali e riviste negli Stati Uniti e in Europa. Jon ha tenuto
conferenze e seminari su politica globale, salute, logica e potere creativo al
pubblico di tutto il mondo.
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