Signor schiavo, la prego, si svegli!
Il lavoro è il più grande affronto che l’umanità abbia commesso contro se stessa e anche la più grande umiliazione subita
Questo
sistema sociale, il capitalismo,
è fondato sul lavoro: ha creato una classe di uomini che devono lavorare e una
classe di uomini che non lavorano. I lavoratori sono costretti a lavorare, se
non vogliono morire di fame. “Chi non lavora non mangia”, sostengono i ricchi, i
quali del resto pretendono che anche calcolare e accumulare i propri profitti
significhi lavorare.
Ci
sono disoccupati e nullafacenti. Se i primi sono senza lavoro e non possono
farci niente, i secondi non lavorano e basta, perché sono gli sfruttatori che vivono del lavoro dei
lavoratori. I disoccupati sono lavoratori a cui non è
permesso di lavorare, perché non se ne può ricavare profitto.
I
proprietari dell’apparato di produzione hanno stabilito il tempo del lavoro,
hanno costruito delle officine e ordinato a cosa e come i lavoratori devono
lavorare. Questi ricevono quanto
basta per non morire di fame, e sono a malapena in grado di
dare da mangiare ai propri figli nei loro primi anni. Poi questi ragazzi
vengono istruiti a scuola quel tanto che serve per potere andare a loro volta a
lavorare. Anche i ricchi mandano i loro figli a scuola, ma perché sappiano
anche loro come dirigere i lavoratori!
Il lavoro è una grande maledizione. Il prodotto di uomini senza
spirito e senza anima. Per far lavorare gli altri a proprio profitto, bisogna
mancare di personalità, di coscienza e per lavorare, pure bisogna mancare di
personalità: bisogna strisciare, trafficare, tradire, ingannare e falsificare.
Per il ricco nullafacente il lavoro (dei lavoratori) è il mezzo per
procurarsi una vita facile. Per i lavoratori è un peso, una cattiva sorte
imposta fin dalla nascita, che impedisce loro di vivere decentemente.
Quando
smetteremo di lavorare, per noi inizierà infine la vita. Il lavoro è nemico della vita. Un
buon lavoratore è una bestia da soma dalle zampe incallite e con uno sguardo
abbrutito e spento. Ma quando
l’uomo diventerà cosciente della vita, acquisirà consapevolezza, non lavorerà
mai più.
Io
non pretendo che occorra semplicemente lasciare il proprio padrone domani e
vedere poi come riuscire a mangiare senza lavorare, nella convinzione che inizi
la vita. È già una disgrazia essere costretti a vivere nella miseria… la
mancanza di lavoro porta nella maggior parte dei casi a vivere alle spalle dei
compagni che lavorano. Se sei capace di guadagnarti da vivere saccheggiando e
rubando, come dicono i cittadini onesti, senza farti sfruttare da un padrone,
ebbene, vai; ma non credere che con ciò la grande questione sia risolta.
Il lavoro è un male sociale. Questa società è nemica della vita ed è
solo distruggendola, e distruggendo poi tutte le società del lavoro che
seguiranno, ovvero facendo rivoluzione su rivoluzione, che il lavoro
sparirà. È solo allora che verrà la vita – la vita piena e ricca – nella quale
ognuno sarà portato dai suoi puri istinti a creare. Allora, attraverso il
proprio movimento, ogni uomo sarà creatore e produrrà unicamente ciò che è
bello e buono e quel che è necessario.
Allora
non ci saranno più uomini-lavoratori, allora ognuno sarà solo “Uomo”. E per
bisogno vitale umano, per necessità interiore, all’interno di rapporti ragionevoli, ognuno creerà in maniera inesauribile ciò che
risponde ai bisogni vitali. Allora non ci sarà altro che la vita – una vita
grandiosa, pura e cosmica – e la passione creatrice costituirà la più grande
felicità della vita umana senza costrizioni, una vita in cui non saremo più
incatenati dalla fame o da un salario, dal tempo o dall’ambiente, e dove non
saremo più sfruttati da parassiti.
Creare
è una gioia intensa, lavorare è una sofferenza intensa. Con i rapporti sociali
criminali attuali, non è possibile creare. Ogni lavoro è criminale.
Lavorare significa collaborare al profitto e allo sfruttamento; significa collaborare alla falsificazione, all’inganno, all’avvelenamento; significa collaborare ai preparativi di guerra; significa collaborare all’assassinio di tutta l’umanità.
Lavorare significa collaborare al profitto e allo sfruttamento; significa collaborare alla falsificazione, all’inganno, all’avvelenamento; significa collaborare ai preparativi di guerra; significa collaborare all’assassinio di tutta l’umanità.
Il lavoro distrugge la vita. Se lo abbiamo ben capito, la nostra vita
prenderà un altro significato. Se sentiamo in noi stessi questo slancio
creatore, esso si esprimerà attraverso la distruzione di questo sistema
vigliacco e criminale. E se per forza di cose dobbiamo lavorare per non morire
di fame, bisogna almeno che attraverso questo lavoro, contribuiamo al crollo
del capitalismo.
Se non lavoriamo per il crollo del capitalismo, lavoriamo per il
crollo dell’umanità! Ecco perché noi saboteremo coscientemente ogni impresa
capitalista. Ogni padrone subirà perdite a causa nostra. Là dove noi giovani
rivoltosi siamo obbligati a lavorare, le materie prime, le macchine e i
prodotti verranno obbligatoriamente messi fuori uso. Ad ogni istante i denti
salteranno dall’ingranaggio, forbici e coltelli si romperanno, gli attrezzi più
indispensabili scompariranno.
Non
vogliamo morire a causa del capitalismo: ecco perché il capitalismo deve morire
a causa nostra.
Noi vogliamo creare come uomini liberi, non lavorare come schiavi: per
questo distruggeremo il sistema di schiavitù.
Il capitalismo esiste grazie
al lavoro dei lavoratori, ecco perché non vogliamo essere dei lavoratori e
perché saboteremo il lavoro.
Tratto da: “Il lavoro è un crimine” di Herman J.
Schuurman (Titolo originale: “Werken is misdaad”, Utrecht, 1924).
Herman J. Schuurman (1897-1991) è stato uno dei cofondatori
del gruppo “De Moker” (il martello, o meglio la mazzetta) che riuniva giovani
proletari liberamente organizzati attorno al periodico “De Moker, giornale
d’agitazione per giovani lavoratori”. Il “Mokergroep” scosse il movimento
operaio e libertario olandese per più di quattro anni, dalla fine del 1923
all’estate 1928. Si può considerare “Il lavoro è un crimine” come il loro programma.
Rivisto da www.fisicaquantistica.it
Correlati:
- Il lavoro come mezzo di controllo sociale.
- Le 8 ore di lavoro servono per impedire lo sviluppo delle facoltà nascoste in ogni uomo
- Qual'è la SOLUZIONE al lavoro coatto? Alla vita frenetica e stressante?
- Il lavoro è una catastrofe innaturale…. l'”ozio” un obbiettivo da realizzare.
- Non-Lavoro e Rivoluzione
- Quando il non fare diventa abbondanza - L’economia tribale
Nessun commento:
Posta un commento
I commenti spam, offensivi, non pertinenti e quelli riportanti indirizzi mail o link sospetti saranno cancellati.