La Chemioterapia è cancerogena: l’Oms lo conferma
Sembra una barzelletta, purtroppo è tutto vero: la chemio è cancerogena. Sì, avete letto bene: la terapia che dovrebbe curare i tumori, in realtà spesso è un agente che ne scatena l’insorgere.
In realtà, c’è da dire che già da tempo si
conoscono gli effetti collaterali di questa cura. Per fare un
esempio, già nel 1938 il farmaco “DES”, usato principalmente per curare il
cancro alla mammella, era stato messo in discussione per i suoi noti effetti
collaterali, anche nel lungo termine. Tuttavia, il DES uscì fuori commercio
solo nel 1970, sostituito dall’altrettanto discusso “TAMOXIFEN” farmaco
antitumorale e antiestrogeno.
A proposito di TAMOXIFEN, il ricercatore canadese
Pierre Blais lo descrive come “farmaco spazzatura che
si pone ai vertici del mucchio di immondizia”, poiché
promotore di cancri particolarmente aggressivi all’utero e al fegato, nonché
responsabile di fatali coagulazioni di sangue e ostacolo ad altre numerose
funzioni. È sconcertante e paradossale pensare a quei milioni di
donne nel mondo che vengono indotte a curare il cancro alla mammella con la
chemioterapia e altri farmaci pericolosi come il tamoxifen, ovvero con sostanze
classificate proprio come cancerogene.
Come se non bastasse, una statistica condotta dall’OMS in
unione con l’American
Cancer Society,
quantifica il reale beneficio della chemioterapia in una media di appena il
2,2%. Come dire: i rischi sono di gran lunga maggiori dei reali effetti
positivi.
A tutto questo, c’è una spiegazione scientifica. La chemioterapia distrugge il DNA di tutte le
cellule che si dividono velocemente. Le cellule cancerogene si dividono
rapidamente. Ma anche le cellule del sistema immunitario si dividono
rapidamente! La chemio, in sostanza, distrugge anche l’unica cosa che può
salvarci la vita! Questo avviene perché nel nostro corpo una
stessa proteina funzionale (come quelle attivate dalla chemioterapia) può
svolgere compiti completamente diversi in distretti diversi del corpo. Sono i
famosi “effetti collaterali”. A volte possono essere leggeri; altre volte, come
nel caso della chemio, possono essere devastanti.
Altro dato interessante: la chemioterapia non
distruggerà mai il 100% delle cellule cancerogene. Al massimo potrà eliminare
dal 60% all’80% (nel più ottimistico dei casi!) delle cellule cancerogene. Il
“resto” del lavoro è svolto dal nostro sistema immunitario. La domanda ora
sorge spontanea: perché è stato
possibile continuare a curare i malati di cancro con la chemio per così tanto
tempo, senza cercare una soluzione alternativa?
Ignoranza? Interessi “maggiori” di quelli dalla
salute delle persone (dato che un trattamento chemioterapico può costare al
Sistema Sanitario Nazionale anche mille euro al giorno)? Forse a questa domanda
non avremo mai una risposta. E allora facciamone un’altra: esiste davvero una soluzione alternativa per la
cura del cancro?
Per trovare una risposta, bisognerebbe prima capire
cos’è il cancro. Secondo il professor
Giuseppe Genovesi, ricercatore universitario presso il Policlinico Umberto I di
Roma e presidente del PNEI: “Bisogna
riconsiderare l’uomo non più come un organismo biochimico, ma come un organismo
biofisico. Le nuove scoperte della Fisica Quantistica ci dicono che noi siamo
costituiti sì da atomi, molecole, ma ci dice anche che questi atomi e queste
molecole non sono altro che la manifestazione di una determinata frequenza di
energia. Il cancro è
il risultato di un’alterazione delle frequenze del nostro corpo, che causa un
errore informazionale nelle nostre cellule, facendole ammalare. Se quindi
guardiamo all’uomo come a un campo energetico costituito da fotoni e non più
come a un semplice aggregato di atomi, è chiaro che si può guarire
semplicemente ripristinando i corretti flussi di energia nel nostro corpo, in
modo tale che le cellule malate riacquistino le giuste informazioni e
ripristino le loro corrette funzioni.”
E chi legge le “informazioni” che riceviamo
dall’esterno? Per decenni si è
creduto che i nostri geni fossero responsabili della nostra salute.
Se un genitore era morto di cancro al
polmone, lo stesso destino avrebbe potuto attendere suo figlio. Ma non è così.
Uno studio condotto dalla università di Montreal, ha evidenziato che su 100
donne con cancro al seno, solo 7 trasmetteranno il gene malato alle proprie
figlie. E tra le figlie portatrici del gene malato, non è detto che tutte si
ammaleranno di cancro. E lo stesso ci insegna lo scienziato americano Bruce Lipton: non sono i geni a farci ammalare, ma
il modo in cui il nostro corpo interpreta gli stimoli ambientali.
Per questo Lipton parla di “Biologia delle credenze”. La nostra mente inconscia
elabora ogni secondo oltre 4 miliardi di informazioni e risponde ad essi in
base a come è stata programmata.
Come ci ricorda anche il Dr. Marco Fincati,
ideatore del Metodo RQI®: “È la nostra mente inconscia che controlla il 95%
delle nostre funzioni. È lei che regola la respirazione, la digestione, il
battito cardiaco, la pressione arteriosa. È lei che “legge” le informazioni
dell’ambiente e attua meccanismi di risposta appropriati. Allo
stesso modo, è lei che sa quali frequenze sono giuste per noi. Possiamo quindi comprendere quanto sia importante
imparare a comunicare con la mente inconscia, se vogliamo
prendere piena consapevolezza della nostra vita. Imparare a comunicare con la
nostra Mente Profonda, è infatti l’unico modo per determinare autonomamente se
i flussi di energia nel nostro corpo sono corretti o scorretti. Le cellule impazzite del cancro non sono altro che
cellule che hanno ricevuto frequenze sbagliate. Ridando loro le
giuste informazioni, esse possono riappropriarsi della loro corretta natura e
ripristinare tutte le loro funzioni.”
Da quali risorse possiamo attingere per ridare le
giuste frequenze al nostro corpo? Il Metodo RQI® lo fa a partire da tre soluzioni,
che lavorano sui tre differenti “livelli” che costituiscono l’essere umano: la
materia, l’energia e lo spirito.
Riferimenti:
Correlati: [Chemioterapia]
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