UNIRE CUORE E SESSUALITA’ : L’EQUILIBRIO DEI CHAKRA
Quando
un uomo e una donna si mettono insieme, non sono più soltanto due persone, ma
costituiscono un sistema composto da tre elementi: l’uomo, la donna e la
relazione tra loro.
Chiunque si sia avventurato, anche superficialmente, nella terapia di coppia o di famiglia, sa che, perché un cambiamento sia duraturo, bisogna considerare ogni singolo membro come il sistema nel suo complesso: il principio di interazione, le regole del gioco, i canali di comunicazione, l’ordine dell’amore.
Con
il passare degli anni, il sistema guadagna sempre più autonomia rispetto
all’uomo e alla donna che formano gli altri due vertici del triangolo. Le
dinamiche della coppia agiscono quasi fossero entità, descritte con espressioni
tipo: “L’amore è diventato solo
abitudine”; “Le nostre reazioni sono ormai meccaniche: io dico una cosa e so
già cosa risponderà lui”; “Con le altre donne mi sento
più libero mentre con mia moglie non riesco a fare diversamente”.
Quindi,
se viviamo un rapporto di coppia e intendiamo seriamente evolverci (nel senso
di una crescita personale e spirituale) dovremo considerare sia il partner che
la relazione, altrimenti non andremo lontano e il rapporto entrerà in crisi.
Teniamo, inoltre, presente che quando inizieremo a meditare e a giocare con le energie dei chakra, il partner di conseguenza verrà coinvolto. Se condivide il nostro interesse, sarà il nostro migliore alleato, altrimenti (magari inconsapevolmente) ci frenerà e il sistema-coppia andrà in frantumi. Ma attenzione: uomini e donne hanno modi diversi di sostenersi a vicenda.
Il
pericolo maggiore che possiamo correre durante questa delicata fase consiste
nell’interpretare ogni discordanza di opinioni come un freno alla nostra
evoluzione, mentre il più delle volte è un alibi, o la proiezione di un
ostacolo personale sull’altro, piuttosto che una dinamica energetica.
In generale, comunque, trovare un equilibrio fra le tematiche del secondo e terzo chakra è il presupposto per arrivare a quello stato esistenziale che si chiama amore. Infatti, quando siamo sbilanciati nel secondo e nel terzo vortice energetico, ci ritroviamo sofferenti all’interno di una vita a due che viene caratterizzata da un continuo e apparentemente infinito altalenare di sentimenti.
Siamo
così presi dalle dinamiche affettive (marcare i nostri confini, ricercare
l’intimità, ritrovare l’io all’interno dell’unità con il partner) che “essere
noi stessi” ed “essere in relazione” ci possono sembrare due opposti
inconciliabili.
Se le dinamiche di coppia ruotano principalmente intorno a questi due chakra, il rapporto difficilmente riuscirà appagante e sarà invece fonte di nuovi attriti, discussioni, analisi. Prima o poi, inevitabilmente, qualcosa in noi si stancherà per la mancanza di pace, soddisfazione e amore. Durante l’atto sessuale la fissazione sul secondo e sul terzo chakra raffredderà la relazione: ci sarà eccitazione ma mancherà quell’erotismo che ci coinvolge pienamente.
H. Meyer, un terapeuta di coppia, lo esprime così:
“Secondo il principio dell’attrazione degli opposti, si incontrano
spesso un uomo orientato alla performance e una donna che non sa abbandonarsi.
L’incapacità di abbandonarsi deriva dalla convenzione collettiva sul ruolo
femminile, secondo la quale vengono sopravvalutati l’amore e l’affetto e
vengono considerati impuri o almeno sottovalutati la sessualità e l’erotismo.
Secondo le convenzioni riguardanti i sessi, la donna considera l’amore
come criterio più importante della relazione, mentre l’uomo considera il sesso
più importante, perciò rimangono separati l’uno dall’altro. Benché si
attraggano perché complementari, non arrivano all’appagamento.
Entrambi vogliono soddisfare soltanto il loro orgoglio convenzionale: l’uomo vuole essere un amante potente e la donna vuole essere un’amante affettuosa. Entrambi, però, dopo aver fatto l’amore si sentono frustrati perché nessuno ha soddisfatto l’aspettativa dell’altro.”
L’atto amoroso soggetto all’influenza di questi due chakra risulta fortemente condizionato da preconcetti su “come lo fa l’uomo e cosa prova la donna”, che in pratica negano l’accesso all’energia sessuale autentica e lo riducono allo strumento con il quale accedere ai sentimenti nel secondo chakra o definire l’io nel terzo.
In mancanza di una radicata presenza nel corpo (perciò nel primo chakra), l’uomo tende a stimolare le sensazioni in sé e nella compagna con la rabbia e l’aggressività del terzo chakra. La logica che determina l’azione è guidata dall’assioma: più frizione = più eccitazione = orgasmo più intenso. La donna a sua volta può cercare di concentrarsi molto sui sentimenti e ad ingrandirli, sommando la propria performance interiore a quella esteriore dell’uomo.
Quando
siamo innamorati, invece, il secondo chakra è aperto spontaneamente (anzi
spalancato) e questa apertura ci consente di provare un affetto e un desiderio
di unione unici: siamo erotizzati dalla testa ai piedi, coinvolti nella danza
fra il sesso del primo chakra e la disponibilità verso il partner nel secondo.
“Senza la sua ‘forza d’urto’ molti esseri umani non si aprirebbero
mai, e mai si dedicherebbero coscientemente ad abbattere le pareti della loro
separazione. La forza dell’eros rappresenta un seme nell’anima e fa in modo che
essa impari a desiderare l’unità, spinge l’anima a superare la sua pigrizia e
la sua inerzia, ad uscire fuori dal suo guscio protettivo.
Tuttavia, il pur forte impatto dell’eros può portare l’anima solo fino a un certo punto.
Tuttavia, il pur forte impatto dell’eros può portare l’anima solo fino a un certo punto.
Esso è destinato a dissolversi se la personalità non impara a
sviluppare tutte le qualità necessarie per amare veramente. Solo quando vi è
vero amore, la forza erotica rimane viva, mentre da sola è destinata ad
esaurirsi. Questo, naturalmente, è il problema principale in tutti i matrimoni.
Raggiunto tale punto, è la vostra deliberata volontà che deve indurvi
a ricercare ulteriormente nell’illimitata profondità dell’altra persona, a
svelarvi e a condividere con l’altro la vostra ricerca interiore. Solo facendo
questo, potete usare l’eros come ponte per raggiungere il vero amore.”
La
completa apertura del secondo chakra ci dà il sapore degli stati d’animo che
possiamo aspettarci una volta che anche il quarto si aprirà. Innamorarsi è come
un dono che la vita ci offre per dirci “vedi, c’è ancora un’infinità di piacere
da scoprire”. Rappresenta la forma di unione più semplice, un invito gratuito
offerto per invogliarci a metterci in cammino.
Le altre forme d’unione al livello del quarto e del sesto chakra (i cosiddetti “pari femminili” che tendono all’empatia) non sono più gratuite, ma richiedono impegno attivo da parte nostra e pretendono che i chakra dispari si rinforzino e realizzino l’io a uno stato sempre più alto. Il loro compito, infatti, è dare forma ed espressione a ciò che quelli pari raccolgono, sentono e intuiscono. Questo passaggio è obbligatorio per salire in alto. Soltanto un Io affermato, sicuro e deciso può concedersi all’amore, dissolvendosi nell’energia del cuore.
Il secondo chakra crea un ponte che collega al partner l’energia sessuale del primo, per arricchirla di quella qualità sentimentale che poi conduce al legame, mentre il terzo chakra crea un altro ponte che porta la sessualità del primo e il legame emozionale del secondo a una più profonda comprensione nel quarto, dopo essersi cristallizzato in una volontà decisa e in una voglia di confermare e realizzare la propria personalità.
Un
io consolidato è capace di abbandono innumerevoli volte, sa aprirsi a una nuova
unione, collega tutte le parti dell’essere umano e poi permette la relazione
con altri esseri umani, senza interferire con la loro vita, scaricargli addosso
i propri bisogni, né richiedere qualcosa in cambio.
In questa dinamica riconosciamo un’oscillazione fra due principi (ovvero l’immortale logica tra il pari e il dispari):
–
nel primo chakra
proviamo piacere e sicurezza nel corpo;
– nel secondo chakra entriamo in contatto con l’altro, conosciamo l’erotismo e l’intimità;
– nel terzo chakra definiamo il nostro io, la forza attiva e la nostra volontà;
– nel quarto chakra amiamo incondizionatamente;
– nel quinto chakra esprimiamo gli impulsi interiori in modo autentico;
– nel sesto chakra ci apriamo all’intuizione e ai messaggi sottili.
– nel secondo chakra entriamo in contatto con l’altro, conosciamo l’erotismo e l’intimità;
– nel terzo chakra definiamo il nostro io, la forza attiva e la nostra volontà;
– nel quarto chakra amiamo incondizionatamente;
– nel quinto chakra esprimiamo gli impulsi interiori in modo autentico;
– nel sesto chakra ci apriamo all’intuizione e ai messaggi sottili.
Ripercorrendo questa scaletta, notiamo che i chakra dispari rinforzano l’essere, mentre quelli pari ci mettono in contatto con gli altri e con il mondo.
Riuscire a essere intimi (secondo chakra) e percorrere la propria strada (terzo chakra) sono elementi ugualmente importanti per poter amare. Fino a che avremo problemi nel raggiungere l’intimità e vivremo sempre nel carattere, sentendoci continuamente abbandonati, invasi o artificiosi (“come se”), non saremo bilanciati nella nostra pancia e nel nostro baricentro, ovvero: il secondo chakra.
Bilanciare
il rapporto in questo senso è indispensabile per aprire la strada fra cuore e
sesso. Ma c’è dell’altro: l’innamoramento spesso finisce perché incontra negli
innamorati un io ancora troppo debole. La carica erotica iniziale ha aperto la
strada, ma non è in grado di mantenerla sgombra in eterno.
Il compito successivo, per tenere in vita la relazione, è trovare una stabilità del proprio Io che si traduca in una sensazione a livello dello stomaco e del plesso solare. Questa stabilità rende superfluo chiederci se siamo potenti o no, dominati o dominatori, giudicati o giudici, se esercitiamo un controllo o lo subiamo, se siamo succubi del paragone fra noi stessi e gli altri. Quando questi temi non ingombrano più quotidianamente la relazione, allora l’energia può salire un altro gradino e toccare il quarto chakra.
Intraprendendo
la ricerca per comprendere le dinamiche di coppia e per rinforzare il secondo e
il terzo chakra, abbiamo una buona probabilità di attivare il quarto e di
proseguire senza ulteriori grandi sforzi, lasciandoci guidare dall’amore. Se
invece non compiamo questi passi, con l’affievolirsi dell’erotismo iniziale l’energia
complessiva della coppia si appiattirà e ritornerà ai livelli normali, simili a
quelli conosciuti prima dell’innamoramento.
Chiaramente il percorso dell’energia non è sempre così lineare dal basso verso l’alto: per alcuni procede in senso opposto; per altri non inizia dal primo chakra, ma dal secondo o dal terzo; pochi cominciano dal quarto per risolvere successivamente i temi del secondo o del terzo; per qualcuno, ma raramente, inizia da chakra ancora più alti.
Le
persone che vivono e si esprimono attraverso i primi tre vortici si dimostrano
solide e compiacenti verso se stesse e gli altri. Al contrario, quelle che
reprimono i primi tre chakra e vivono in prevalenza nei centri alti, benché
intelligenti e originali, sembrano avvolte nell’alone di un sogno e di una
realtà illusoria.
Bilanciare
le forze e sviluppare il secondo e terzo chakra per agire e sentire sempre di
più dalle energie che gli sono proprie, anziché dagli strati esteriori, non è
indispensabile solo per amare, ma naturalmente anche per fare buon sesso.
Infatti, fino a che siamo poco equilibrati nel secondo centro e usiamo il sesso
per tenere incollato il rapporto, legare il partner a noi o compensare una
carenza di intimità, l’energia del primo chakra rimarrà perennemente al
servizio delle strategie del secondo e il piacere non potrà svilupparsi
liberamente.
Quando
avremo imparato ad accettare sia la solitudine sia l’intimità, allora potremo
assaporare il sesso per quello che è: un’energia forte, piacevolissima, capace
di colmare e nutrire il nostro corpo fisico portandoci alle più alte vette
dell’essere.
E’ abbastanza diffusa l’opinione che abbracci e carezze siano spesso usati per arrivare al sesso e che questa strumentalizzazione disturbi la relazione. Purtroppo non è altrettanto comune l’opinione contraria, cioè che usare il sesso per ottenere contatto intimo e affetto sia altrettanto nocivo.
Possiamo
affermare, in linea generale, che qualsiasi chakra lascia una ferita se viene
utilizzato a favore delle strategie di un altro chakra, perché sfrutta
un’energia profonda per uno scopo che non gli è proprio: la difesa.
Possiamo usare il sesso per sentirci più maschili o femminili; usare l’amore per coinvolgere il partner; i sentimenti per controllarlo; l’intuizione per sedurlo; la conoscenza per manipolarlo; il carisma per evitare intimità. In tutti questi casi stiamo abusando di un’energia che invece dovrebbe essere vissuta per quello che è e, anche se otterremo lo scopo, a lungo andare non faremo che ostacolarci, limitandoci nella crescita.
Più siamo in contatto con l’energia chiara e pulita del chakra, e maggiormente crescerà l’intesa a due, la stima di sé e del partner, la qualità del sesso, arrivando a risvegliare l’amore nel quarto. Questo, a sua volta, ci aiuterà a comprendere meglio i primi vortici, a essere più sinceri, accettandoci, pur con tutte le difficoltà che abbiamo a livello di sessualità, intimità e stima.
di Elmar e Michaela Zadra –
Io non riesco fare sesso senza amore e sentimento ☺ho sempre toccato il cielo con un dito.grazie
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