Atzechi, Maya e Inca lo utilizzavano già come rimedio medicinale ed anche oggi le migliaia di specie del Capsicum Annuum hanno riconosciute proprietà mediche.
Nel suo frutto, infatti, sono presenti capsaicina (che costituisce il
50% ed è il principale responsabile dell’attività farmacologica),
flavonoidi, resine, oli essenziali, carotenoidi, cellulosa, calcio e
ferro.
Il contenuto in vitamina C (fino a 340 mg/100 gr) è maggiore rispetto
a qualsiasi altro frutto e sono presenti in quantità significativa
anche le vitamine A, K, e B. L’ oro rosso della tavola, con il suo
significativo contenuto di capsaicina, può avere straordinari sulla
salute, sulla bellezza e sull’eros.
Alcuni falsi miti da sfatare
Molti affermano di non poter mangiare peperoncino perché “brucia lo
stomaco” o causa “bruciori allo stomaco”. Niente di più sbagliato,
tant’è vero che molte regioni meridionali conservano nella tradizione
popolare un infuso digestivo fatto di camomilla calda con l’aggiunta di
un cucchiaino di polvere di peperoncino e un pò di miele come
dolcificante.
Molti rinunciano al piccante perché temono le conseguenze delle
emorroidi. In realtà, già nel 1857 l’Accademia medica francese sanciva
ufficialmente la validità del peperoncino contro ogni tipo di emorroidi.
Il fatto è che il peperoncino non ha controindicazioni precise. A
patto che venga usato con equilibrio e moderazione. È da sconsigliare
sicuramente ai bambini per i quali è bene aspettare che abbiano almeno
12/13 anni.
Non ne devono abusare quelli che soffrono di acidità di stomaco, di
ulcera, di epatite, di cistite, di emorroidi. L’eccesso può provocare
irritazioni alla mucosa intestinale, infiammazioni gastrointestinali
allo stomaco e anche ai reni. Tuttavia, in dosi terapeutiche può
addirittura essere utile proprio per guarire alcune delle malattie sopra
elencate.
Malattie Cardiovascolari
Il peperoncino è consigliato nella cura preventiva dell’infarto e
delle malattie cardiocircolatorie. È stato dimostrato che l’uso costante
di peperoncino abbassa il livello di colesterolo nel sangue, aiuta il
cuore, agisce come vasodilatatore con grossi benefici per i capillari e
per le arterie coronarie.
Il seme del peperoncino contiene molti acidi polinsaturi che
eliminano dalle arterie il colesterolo in eccesso e i trigliceridi.
L’attività fibrinolitica stimolata dal capsicum diminuisce l’insorgere di trombi che, oltre all’infarto, causano anche le trombosi.
La capsaicina agisce anche sul metabolismo dei grassi accelerandolo e
impedendo l’accumulo di adipe. Una recente conferma arriva da uno
studio della Chinese University of Hong Kong condotto sui criceti.
I ricercatori hanno alimentato le cavie con una dieta ricca di cibi
grassi. Ad alcuni criceti, come condimento agli alimenti con alti tassi
di colesterolo, sono stati somministrati anche peperoncini.
Il gruppo che aveva consumato peperoncini aveva livelli più bassi di
colesterolo cattivo nel sangue ed un numero inferiore di placche nelle
arterie.
La capsaicina ha un effetto positivo anche sui pazienti affetti da
diabete perché rende migliore l’attività dell’insulina. Per avere un
effetto protettivo a livello cardiovascolare non è necessario consumarne
una gran quantità, ma essere costanti.
Peperoncino e Arteriosclerosi
Il peperoncino ha proprietà vaso-dilatatorie e anticolesterolo che
sono riconosciute da tutti e che sono dovute alla capsaicina che si
comporta quasi come un’antiaggregante e migliora la circolazione
periferica del sangue.
A queste si aggiunge l’azione della vitamina PP, che
rende elastici i capillari, e della vitamina E che aumenta
l’ossigenazione nel sangue. Per questi motivi il peperoncino è
utilissimo per la prevenzione e la cura dell’arteriosclerosi.
Inoltre, è un insaporitore e in quanto tale consente di rendere più
gustose le pietanze usando meno sale. Già il risparmio del sale è
fondamentale perché tutela dall’ipertensione che è uno dei primi
meccanismi che causano l’invecchiamento delle arterie.
Le proprietà anti-cancerogene del peperoncino
Lo studio delle proprietà anti-cancerogene del peperoncino parte molto tempo fa con la dieta Moerman
sperimentata in Olanda dal 1930 che somministra ai pazienti cibi nei
quali ci sia iodio, acido citrico, vitamine del gruppo B, ferro, zolfo,
vitamina A, vitamina E, vitamina C.
La dieta si basa sulla teoria che questi elementi, ristabilendo una
giusta ossigenazione e riequilibrando il metabolismo, siano in grado di
prevenire i tumori.
Recentemente i ricercatori del Cedars-Sinai Medical Center
di Los Angeles negli Stati Uniti, hanno studiato l´effetto della
capsaicina in vitro ed hanno potuto dimostrare che questo principio
attivo diminuisce fortemente la proliferazione delle cellule di cancro
alla prostata in coltura.
Questo effetto è dipendente dalla dose usata, cioè aumenta
all´aumentare della dose di capsaicina. Le cellule muoiono attraverso la
apoptosi, la cosiddetta morte cellulare programmata, che dal 3%
ottenuto alla basse dosi di capsaicina sale al 75% causato dalle alte
dosi.
Potrebbero bastare 300 mg di capsaicina tre volte a settimana
(l’equivalente di un peperoncino abanero) per combattere il tumore alla
prostata o almeno avere un effetto protettivo. Ma per il momento non ci
sono dati sull’uomo. Molte le evidenze scientifiche anche per il cancro
ai polmoni e al colon.
La Marijuana riduce del 50% la crescita del cancro polmonare
Proprietà digestive
Il peperoncino è “stomachico”,
cioè favorisce la secrezione dei succhi gastrici e quindi la
digestione. Inoltre, è un antifermentativo e quindi utile per la
digestione e la prevenzione di infezioni intestinali.
L’effetto è dovuto al fatto che la capsaicina agisce sulle
prostaglandine buone e protegge lo stomaco attraverso la produzione di
muco. Inoltre, alcuni studi dimostrano che sia il peperoncino fresco che
la capsaicina riescono a combattere l’helicobacter pylori.
Il peperoncino favorisce anche la motilità intestinale tant’è vero che è indicato in chi soffre di stipsi cronica.
Contro la depressione
In Cina il peperoncino rosso viene normalmente utilizzato contro la
depressione, soprattutto quando questa si accoppia all’inappetenza. Non
sono da meno in India dove la medicina ayurvedica sostiene che il
peperoncino “stimola lo spirito e il sangue”.
In effetti, il peperoncino facilita la convivialità, induce a bere di più e, quindi, agisce positivamente sull’umore.
Ma l’azione anti-depressiva viene collegata alla capacità di questo
principio attivo di agire sull’utilizzazione dei substrati metabolici.
Tutti riconoscono, infatti, l’importanza dell’aspetto nutrizionale nella
terapia anche perché il depresso spesso si alimenta poco e male con
inevitabili ripercussioni sull’umore stesso.
Chi mangia “schifezze” è più esposto alla depressione
Cura delle emorroidi
Contrariamente a quanto si crede, il peperoncino aiuta la “gestione”
delle emorroidi facendo sparire, nel giro di poche settimane,
congestione e dolore.
Accade perché la capsaicina migliora la peristalsi intestinale
impedendo la stipsi che è uno dei nemici delle emorroidi. Inoltre, ha un
effetto anti-infiammatorio e antitrombotico agendo esattamente come i
farmaci anti-infiammatori che, in genere, vengono utilizzati.
L’azione terapeutica è dovuta anche alla vitamina K2
che è antiemorragica e alla capacità caratteristica del peperoncino che
per “chiudere” le ferite “chiama in soccorso” le piastrine, la fibrina e
tutti i materiali di riparazione.
Si ottiene così un aumento di sangue nelle zone interessate fino alla
cicatrizzazione. Ecco perché i medici ne consigliano il consumo
giornaliero con dosaggio soggettivo da affiancare alla terapia
tradizionale.
Per dimagrire
Con il peperoncino si può dimagrire. Ne sono convinti i professori Hanry ed Emery che sulla rivista scientifica “Human Nutrition” hanno pubblicato uno studio dal titolo “Effetti degli alimenti piccanti sul metabolismo basale”.
A conclusioni simili è arrivato anche un gruppo di ricercatori
dell’Università della Tasmania. Secondo questi studiosi la capsaicina
contenuta nel peperoncino accentua il consumo di calorie fino al 15%.
Così, ad esempio, un piatto di spaghetti che di solito fornisce 350
calorie, scende a meno di 300 quando si aggiunge il peperoncino.
Analoghe conclusioni nel recente studio svolto presso la Purdue University di West Lafayette, in Indiana, da Richard Mattes e Mary Ludy:
il peperoncino riduce l’appetito e agevola il processo di smaltimento
delle calorie, oltre a facilitare la digestione degli alimenti.
Utilizzo in cosmetica
L’utilizzo di creme e saponi contenenti peperoncino favorisce
un’azione antibatterica perfetta per mantenere la pelle sana ed
eliminare le impurità. Infatti, i suoi derivati possono essere presenti
in creme, collutori, lozioni per capelli, olii per massaggi e, come
coloranti, nei rossetti.
Un consumo regolare di peperoncino come spezia che arricchisce le
pietanze fa riacquistare forza e vigore ai capelli opachi. Le qualità
revulsive del Capsicum trovano utilizzazione anche nella cura della
cellulite.
La capsaicina, infatti, è in grado di stimolare, più o meno
intensamente, la circolazione sanguigna negli strati più superficiali
della pelle.
Il peperoncino aiuta l’eros
La letteratura e il linguaggio popolare sono pieni di metafore del
frutto proibito, della donna piccante e della funzione afrodisiaca del
peperoncino.
Ma a cosa si deve quest’effetto? Intanto, è ricco di vitamina E,
detta vitamina della fecondità e della potenza sessuale. Inoltre, gli
studi sull’ormone VIP (vasoactive intestinal polypeptide), scoperto negli anni ’70, confermano queste teorie.
Il VIP è implicato nella chiusura delle comunicazioni arterovenose
che è all’origine dell’erezione nell’uomo e dell’orgasmo nella donna.
Quando l’organismo aumenta la sua produzione di VIP, si ha una
dilatazione dei vasi periferici e la circolazione del sangue aumenta
insieme alla frequenza dei battiti cardiaci e del respiro.
Queste sono tutte reazioni notoriamente collegate all’eccitazione
sessuale, ma sono anche reazioni provocate dai cibi piccanti che,
entrando in contatto con la mucosa intestinale, liberano gli ormoni VIP.
Alcuni studi, inoltre, dimostrano che la capsaicina applicata
localmente determina liberazione di ossido nitrico, che è quella
componente che si libera nell’uomo a livello periferico dopo
l’assunzione dei farmaci per la disfunzione erettile e che è
responsabile dell’erezione o dell’orgasmo nella donna.
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