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mercoledì 12 febbraio 2020

La vana speranza e la disciplina dell’istante (gnosi e alchimia)

La vana speranza e la disciplina dell’istante (gnosi e alchimia)

La presenza all’istante equivale a ridestare profondamente la coscienza.
Volendo disistimare ogni dottrina ingannevolmente consolatoria, ciò che di noi potrà essere salvato, noi stessi non potremo averne contezza.
Per questo e' fondamentale realizzare il senso l'esistenza come se fosse una missione senza speranza.

La pura determinazione di pervenire al fondamento dell’intuizione trascendente non può in alcun modo costituire il senso di una gratificazione ordinaria.

La propria risolutezza avvia l’elaborazione alchemica del solve et coagula, coinvolgente la totalità della materia e dell’intelligenza in essa pulsante.
La fase conclusiva dell’Opera (la paradigmatica albedo) non potrà mai risolversi in un mero perfezionamento della personalità legata all’identificazione storica dell’io operante.

L’impegno quotidiano nel rettificare i propri pensieri e azioni, è inteso come il necessario preludio affinché, nel nucleo della vigilanza interiore, possa maturare il seme dell’essere; la cui fioritura non e' compiuta in questa realtà.
Il suo esito ultimo, in alcun modo potrà riassumersi nelle categorie della mente, poiché questo significherebbe il suo stesso essiccamento.

La sostanza sacrificale è integralmente costituita dall’io sociale, che è l’ego ordinario presente a questa vita. Dovremmo essere serenamente persuasi nel ritenere che in noi la personalità comune non ha alcuna speranza di sopravvivenza all’avvenuto decadimento del corpo fisico.
La speranza di una sopravvivenza umbratile della coscienza, individuata nella personalità comune, costituirebbe un penoso sviamento di senso rispetto alle originarie intenzioni di chiarità interiore e confidarvi passivamente è indizio stesso di un’avvilente povertà morale.
Solo l’identificazione ordinaria, trascinata dalla corrente del divenire, cerca di aggrapparsi disperatamente alle lusinghe di facili astrazioni mistiche.

Noi siamo una sorta di sacro involucro biomeccanico, custode (forse nostro malgrado) di un preminente mistero.

In alchimia, (disciplina attentissima quanto mai attuale, benché spesso la sua essenza venga troppo spesso fraintesa come un mero pretesto di gratificazione intellettuale) l’inizio dell’Opera, altrimenti nota come fase al nero, indica specificamente la facoltà della coscienza di attuare il principio sacrificale dell’uomo ordinario, nella finalità di preordinare il proprio intimo disfacimento/liquefazione (la totale dissoluzione di se stessi) verso un fine superiore che, di fatto, rimane inesprimibile nei suoi esiti ultimi.

La prima fase dell’Opera coincide con una paziente, intima, dissoluzione di ogni impurità emozionale. L’autoglorificazione è un veleno per la salute dell’animo, così come la disistima o un’immotivata contrizione e la tristezza stessa.
Quando si parla del disfacimento delle sostanze impure, non s’intenderebbe null’altro che il disfacimento stesso delle molteplici ombre emozionali interne all’uomo; (distorsione dei principii affettivi) alle quali l’identita’ ordinaria, oggi piu’ che mai, sembrerebbe essere irrimediabilmente soggiogata.
L’intero sistema massmediatico, la gigantesca macchina della propaganda, l’intera dimensione industriale, formano la sostanza di un unico blocco persuasivo, preordinato per assolutizzare il dominio dell’ombra e il suo variegato corteggio di fisime e paure a discapito dell’autentica consapevolezza.
La produzione in serie, la replica meccanizzata, ottenebra l’istante.
La coscienza vigile sa che ogni singolo istante costituisce per l’esistenza un punto di non ritorno.
La determinazione cosciente consiste nel saper guardare in se’ l’abisso del divenire, essendo consapevoli di precipitarvi (di partecipare a tale illusione quadrimensionale) e che non vi sarà sopravvivenza alcuna di ciò che ora siamo.
Nulla di quanto qui rassicura è vero, così come nulla di quanto dispera o smarrisce è reale.

L’alchimia è la scelta maggiormente estrema, la piu’ estrema di tutte.

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