Produrre senso: un atto pedagogico
Alain Goussot* - Una
delle cose che emerge poco nella scuola attuale, ma direi nella società di oggi
in generale, è il senso esistenziale delle cose. Sembra che, tranne
l’utilitarismo pragmatico dell’economia dominante e l’empirismo più immediato,
il senso riflessivo, umano, esistenziale dell’agire sia scomparso. Il mondo nel
quale viviamo è quello dei mezzi, delle tecniche (leggi anche Il tempo della
tecnica) e, quindi, delle performance; le finalità,
il perché delle cose, il senso umano e storico sembrano non appartenere alla
cosiddetta “postmodernità” nella quale stiamo annegando.
A scuola e in una
classe succede la stessa cosa; qual è il senso delle cose che fanno gli
insegnanti con i loro studenti. Attribuiscono un senso umano e esistenziale a
quello che fanno? I loro studenti trovano un senso profondo nei loro vissuti in
quello che fanno a scuola e in classe con gli insegnanti?
Lev Tolstoj parlava
di “senso della vita” e considerava l’educazione come un processo di sviluppo
della coscienza della persona umana; pensava che la lettura dei testi dei
grandi pensatori come l’ascolto della saggezza del vecchio contadino fossero
delle grandi lezioni di vita. Grandi pensatori e saggezza contadina pongono le
domande essenziali di ogni esistenza umana.
Insomma
dall’esperienza educativa e scolastica l’insegnante e l’alunno dovrebbero porsi
queste domande:
“Che cose io sono?
E cos’è il genere
umano?
Che cosa sto
facendo?
Che cosa sta
realizzando il genere umano?
Io voglio sapere che
cose ho fatto di me stesso nella mia vita, a prescindere alla mia condizione:
voglio sapere che cosa fa l’umanità della propria esistenza?”.
Sono le domande che
secondo Heinrich Pestalozzi ogni insegnante ed alunni dovrebbero porsi in
seguito ad una esperienza educativa autentica. Nelle nostre scuole succede
questo?
* Alain Goussot è
docente di pedagogia speciale presso l’Università di Bologna. Pedagogista,
educatore, filosofo e storico, collaboratore di diverse riviste, attento alle
problematiche dell’educazione e del suo rapporto con la dimensione
etico-politica, privilegia un approccio complementaristico e interdisciplinare
(pedagogia, sociologia, antropologia, psicologia e storia). Ha pubblicato: La
scuola nella vita. Il pensiero pedagogico di Ovide Decroly (Erickson);
Epistemologia, tappe costitutive e metodi della pedagogia speciale
(Aracneeditrice); L’approccio transculturale di Georges Devereux
(Aracneeditrice); Bambini «stranieri» con bisogni speciali (Aracneeditrice);
Pedagogie dell’uguaglianza (Edizioni del Rosone). Il suo ultimo libro è
L’Educazione Nuova per una scuola inclusiva (Edizioni del Rosone, 2014)
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