L’insegnamento da parte del Maestro Gesù è stato chiaro, invitandoci ad amare il prossimo come noi stessi.
L’indicazione è stata data, anche affidabile direi, aggiungendo il fatto che
non ci mancano di certo le occasioni per migliorare il nostro rapporto con
l’amore, ma è anche vero che, molto spesso, le occasioni che si presentano non
corrispondono alle nostre aspettative e quindi non vengono colte.
Il
problema è sempre la condizione della coscienza
umana, intrisa di limiti, che si rapporta con la possibilità di
amare come un elefante in una cristalleria. Comunque si muova qualche danno lo
procurerà e, nella sua ricerca spasmodica dell’amore, si troverà a fare i conti
con un “calesse”, tanto per citare un famoso film di Massimo Troisi.
Gli
avvertimenti di certo non mancano, la propria vita ne è una testimonianza, ma
fino ad un certo punto il crepitio dei vetri proprio non viene colto, se ne
percepisce solo un rumore lontano che a volte cattura la nostra attenzione, ma
è un attimo, per poi ritornare ai propri automatismi,
al proprio ritmo, proprio non ce la si fa a mettere insieme l’effetto con la causa.
Questa
non è una materia molto conosciuta e l’ignoranza la fa da padrona, per questo
si ha paura di amare,
paura di perdersi nell’ignoto, temendo di essere annullati e di perdere la
propria identità, proprio perché non si conosce. Lo stesso dicasi per la
modalità apparentemente opposta, attraverso la quale ci si annulla a priori,
tanto per mettersi avanti con i lavori, ma anche in questo caso la paura di amare prevale, perché si
desidera essere trattati male per poi respingere, mentre nel caso precedente
tendiamo a trattare male in anticipo.
Questo
è il “dramma” che si compie nel genere umano, orde di esseri, ognuno con una
sua idea di amore, che si aggirano per il pianeta Terra con il loro bagaglio di
illusioni, un amore da cioccolatini,
come mi diverto a definirlo, quelli che al loro interno è posto un biglietto
con una frase che dovrebbe risvegliare la nostra capacità di amare.
Mangiamo
pure tutti i cioccolatini che vogliamo, e leggiamo tutte le frasette ad effetto
che parlano d’amore, ma mi sa che dovremo battere altre strade. Non possiamo dipendere dai cioccolatini,
scusate l’ironia, un po’ perché non possiamo ricorrere a loro ogni qualvolta
l’amore si dimostra ostico, un po’ per l’aspetto economico, perché alla lunga
può divenire una spesa importante, un po’ per la salute perché diverremo ciccia
e brufoli.
Come
si fa a non avere paura di amare,
se a nostra volta non amiamo noi stessi? Semplice no? Anche se “banale”, qui
sta la difficoltà ad amare, perché proiettiamo
sugli altri le nostre paure, senza renderci conto che siamo
attratti proprio da esse, d’altra parte come si fa a cambiare ciò che non si
conosce? Sembra fantascienza vero? Ma come pensate sia possibile che ci si
ritrovi sempre e comunque nelle medesime condizioni? Poi in realtà non è così,
ma la sensazione che proviamo è proprio questa.
Non
ci accorgiamo che siamo proprio noi a creare queste condizioni perché,
intimamente, sentiamo un insopprimibile bisogno
di amore, un senso di unità che ci appartiene da sempre, verso
il quale stiamo tendendo con tutte le nostre forze. Siamo un po’ come dei “gatti in amore”, e ci sta che
qualche volta veniamo investiti, ma fa parte del gioco, perché ogni volta un
frammento d’ignoranza viene espulso, facendo spazio ad una maggiore cedevolezza.
La
paura di amare si
vince con tenacia, perseveranza e un po’ di follia, perché è cedendo che si
riceve, ma sappiamo anche quanto questa parola abbia connotazione negativa nel
genere umano. Eppure non possiamo fare altrimenti, siamo nati da un atto
d’amore e verso l’amore stiamo andando, in mezzo c’è tutto quello che ancora ce
lo impedisce, tutto quello che ancora non conosciamo.
Ciò
che è unito produce benessere,
ciò che è separato malattia.
Basterebbe questo per sospingerci ad amare un po’ di più, cogliendo nell’altro
ciò che ci unisce. Rimanendo legati con forza a questo, anche quando le malie del male e le sirene della nostra personalità
faranno di tutto per farci allentare la presa, riusciremo ad andare oltre noi
stessi. Se invece rientreremo nell’alveo del lamento e della recriminazione
avremo a che fare con un terreno fertile, nel quale affermeremo la nostra
impotenza di fronte all’amore.
Non
mi amate come io voglio? Quindi, non mi farò amare da voi! Mi sa che questo
sarà un titolo di un prossimo articolo. Forza
e coraggio, siamo tutti in grado di amare.
http://www.yogavitaesalute.it/la-paura-di-amare/
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