lunedì 2 ottobre 2017

Se i maschi fanno sciopero

Se i maschi fanno sciopero

By Emanuela 24 settembre 2017

Alcuni mesi fa avevamo pubblicato un articolo sul fenomeno chiamato sexodus, esaminando i motivi per cui molti uomini rinunciavano alle donne e alle relazioni sentimentali in generale.

Con questo nuovo articolo vogliamo approfondire l’argomento, a partire dal libro Men on Strike (Uomini in sciopero, 2013), della psicologa Helen Smith. La Smith s’interessa da diverso tempo dei diritti degli uomini, e i suoi articoli possono essere trovati sul suo blog. Il libro ovviamente prende in esame la situazione degli USA, ma molto di ciò che sta accadendo lì ormai è ravvisabile anche in Europa.

Lo sciopero del matrimonio e della paternità
Negli ultimi decenni, la percentuale di matrimoni è di molto diminuita. Ad esempio, negli USA un quarto dei ragazzi tra i 25 e i 34 vive ancora a casa con i genitori e non lavora e a quanto pare si tratta della percentuale più alta degli ultimi 75 anni. Persino tra gli ultracinquantenni aumenta il numero di coloro che preferiscono coabitare senza sposarsi
Sono state avanzate molte ipotesi per spiegare questo stato di cose, ma nessuno è ancora riuscito a individuarne i veri motivi.
Nonostante questo, però, secondo una ricerca del Pew Research Center, il 37% delle donne fra i diciotto e i trentaquattro anni dice che avere un buon matrimonio è una delle cose più importanti per loro, percentuale salita di ben 9 punti dal 1997. Per gli uomini, invece, è accaduto il contrario: la percentuale è scesa dal 35% al 29%.
Secondo i dati riportati da Kay Hymovitz nel libro Manning Up, nel 1970 l’80% degli uomini tra i 25 e i 29 anni era sposato, mentre nel 2007 solo il 40%. Nel 1970, l’85% degli uomini tra i 30 e i 34 anni era sposato, nel 2007 solo il 60%.

Negli ultimi anni, sono stati scritti diversi libri che tentano di spiegare come mai gli uomini non siano più interessati al matrimonio, ma, nota la Smith, tutti gli autori di questi libri finiscono per concludere o che gli uomini sono dei “bambinoni” che non vogliono crescere e che preferiscono passare le giornate a giocare coi videogame o a guardare film porno, o che si sentono “minacciati” dall’emancipazione femminile.
Tuttavia, questa è un’analisi superficiale, perché non spiega i motivi per cui gli uomini “non vogliono crescere”. Forse il motivo è che crescere viene visto non come un premio, ma come una punizione.

Quello che viene fuori dalle ricerche della Smith è che gli uomini hanno iniziato a vedere il matrimonio o come un’incognita o come qualcosa di piuttosto pericoloso. A parte il fatto che, nella maggior parte dei casi (circa il 70%), il divorzio viene chiesto dalle donne, e per semplici motivi di “incompatibilità”, in caso di divorzio tutte le leggi sono a favore della donna. A causa degli alimenti da versare alla moglie e, se ce ne sono, ai figli, l’uomo può ritrovarsi sul lastrico e perdere tutto quello che ha, incluso il diritto di vedere i figli, anche nel caso in cui sia stata la moglie a tradire il marito. In pratica, finché il figlio non diventa maggiorenne, l’uomo sarà costretto a lavorare per mantenere lui e la ex moglie, pena la prigione:  in pratica sarà uno schiavo, perché non potrà tenere per sé ciò che guadagna, ma lo dovrà dare a terzi.
I dati circa gli uomini in prigione perché incapace di pagare gli alimenti sono piuttosto frammentari, comunque, secondo Douglas Galbi, negli USA in una giornata tipo ci sono 50.000 persone in prigione per questo motivo. Ovviamente poi chi finisce in prigione farà fatica a trovare lavoro una volta uscito e quindi tutta la situazione diventa un cane che si morde la coda. Fra i senzatetto ci sono molti uomini separati (anche qui in Italia ) e fra di essi i suicidi non sono affatto rari (anche qui in Italia).

Non è raro nemmeno che la moglie accusi falsamente il marito di violenza su se stessa o sui figli, sperando così che all’ex marito venga tolto il diritto di vederli. In molti casi possono volerci anni prima che l’uomo venga prosciolto da tutte le accuse.
Un ulteriore disincentivo a instaurare relazioni sentimentali riguarda i cosiddetti diritti riproduttivi. Oggi, solo le donne possono vantare diritti riproduttivi. Gli uomini non ne hanno, nel senso che non possono decidere se e quando diventare padri. Se una donna resta incinta dopo una notte di sesso con X, può indicare X sul certificato di nascita del bambino e lui sarà costretto a mantenerlo. Oppure, una donna può fare sesso con un uomo dicendogli che sta usando la pillola anticoncezionale, mentre invece non è vero. La donna può quindi crescere il bambino da sola e magari, dopo dieci o vent’anni (a seconda dello stato) chiedere il mantenimento retroattivo per il figlio. Anche in caso di divorzio, sono le donne quelle che vengono più tutelate e i figli vengono in genere affidati alla madre (negli USA, solo 17,8% dei padri riceve l’affido dei figli). Ovviamente in caso di aborto solo la donna può decidere e l’uomo non ha voce in capitolo. In caso di madri single, in alcuni Stati USA la madre può addirittura dare in adozione il figlio senza che il padre ne venga informato.

Esistono anche situazioni ai limiti dell’assurdo. Ad esempio, vi sono diversi casi di ragazzi al di sotto dell’età del consenso che sono stati coinvolti in attività sessuali con donne molto più grandi di loro. Nel caso in cui tali donne sono rimaste incinte, i tribunali hanno sempre deciso che il ragazzo dovesse pagare il mantenimento, nonostante agli occhi della legge il rapporto in cui era stato coinvolto era uno stupro, perché il ragazzo non aveva l’età per dare il proprio consenso (qui si possono leggere diversi casi di “paternità per coscrizione”).
Al contrario, quando le donne restano incinte possono rifiutarsi di mantenere il bambino e non riconoscerlo, dandolo in adozione.

Un’altra questione molto delicata è quella degli uomini ingannati circa la paternità dei loro figli.
Non si hanno stime precise, ma secondo un articolo di Men’Health Magazine circa un milione di padri americani starebbe crescendo figli non loro. La cosa assurda è che, anche quando il test del DNA mostra che tra padre e figlio non c’è alcun legame, l’uomo è comunque costretto a mantenerlo. Ora pare che, lentamente, le cose stiano cambiando e (grazie anche ad attivisti come Carnell Smith) due Stati (Tennessee e Georgia) hanno adottato dei provvedimenti che consentono all’uomo di interrompere il mantenimento del figlio nel caso in cui scopra che non è suo.
Vi sono anche casi in cui le donne si appropriano con l’inganno dello sperma dell’uomo con cui fanno sesso, per poi farsi inseminare e chiedere il mantenimento. Forse è per questo che oggi, perlomeno tra gli uomini benestanti, si sta diffondendo la moda di sottoporsi alla vasectomia.
A questo proposito, la Smith ha scoperto che, se a voler sottoporsi alla vasectomia è un uomo sposato, molti urologi pretendono il consenso scritto della moglie, in modo da potersi tutelare legalmente proprio nei confronti della moglie. Ovviamente nessuno si sogna di chiedere il consenso scritto del marito se una donna vuole farsi legare le tube.
Stando così le cose, non deve stupire che molti uomini preferiscano stare lontani da matrimonio e relazioni sentimentali in genere.

Sciopero al college
A partire dalla fine degli anni ’80, il numero di maschi iscritti al college ha iniziato a diminuire. Nel 1996 erano iscritti 8,4 milioni di donne e 6,7 milioni di uomini. Nel 2009, c’erano 11,6 milioni di donne e 8,7 milioni di uomini. Anche per quello che riguarda i corsi post-laurea, dal 2000 al 2010 il numero degli uomini iscritti è aumentato del 38%, mentre quello delle donne del 62%. Dal 1975 al 2006, il numero di donne con un diploma di college è aumentato dal 18,6% al 34,2%, mentre quello degli uomini dal 26,8% al 27,9%.
Nel suo libro The War Against Boys, Christina Hoff Sommers sostiene che oggi nelle scuole i maschi sono visti come “femmine difettose”, che quindi devono essere corretti per eliminare i loro tratti tipicamente maschili.

Secondo gli “esperti” di università come Harvard, Wellesley e Tufts e di tutte le organizzazioni femministe, gli uomini rimarranno sessisti (e quindi pericolosi), a meno che non vengano allontanati, con l’educazione, dalla loro mascolinità.
Si vogliono quindi rendere i ragazzi meno competitivi, più portati a esprimere i loro sentimenti, più femminili, insomma. Giochi come acchiapparello o palla avvelenata sono stati eliminati e il tug-of-war (tiro alla fune) è stato rinominato tug-of-peace, mentre tutti i grandi eroi maschi sono stati sostituiti dal Girl Power. Addirittura gli edifici scolastici di recente costruzione non hanno nemmeno un cortile o un giardino. Secondo una ricerca della London School of Economics, inoltre, i maschi ricevono voti più bassi dalle insegnanti donne (che sono la quasi totalità) e come sappiamo negli USA i voti ricevuti a scuola sono importanti per l’ammissione nei college. Più in generale, sono ormai numerosi gli studi che mostrano come, negli ultimi decenni, i risultati scolastici dei maschi siano di molto peggiorati rispetto a quelli delle femmine, probabilmente proprio a causa di un ambiente pregiudizievole e sfavorevole nei loro confronti (qui, qui e qui  alcuni articoli sull’argomento).

Non sorprende quindi che i maschi si sentano completamente disconnessi dal sistema educativo e non nutrano interesse per proseguire gli studi.
Quelli che poi vanno al college vengono visti come persone sospette, potenziali criminali o stupratori. Tra i corsi di orientamento per le matricole, ad esempio, si possono trovare corsi dal titolo “Lei ha paura di te”. Ci sono poi le marce “Riprendiamoci la notte” e le messe in scena dei Monologhi della vagina. Sul suo blog, la Smith ha raccolto molte storie di giovani che, a causa dell’ambiente ostile e discriminatorio trovato sul campus, hanno preferito abbandonare il college.

Il grosso problema dei ragazzi al college, infatti, sono le false accuse di stupro. Chi viene accusato di stupro rischia di venire condannato senza un giusto processo, perché a quanto pare per l’accademia americana un maschio è colpevole a prescindere (tutto questo grazie a un provvedimento del 2011, la cosiddetta lettera “Dear Colleague”). In pratica nei college e nelle università viene richiesta una bassa “preponderanza della prova”, ritenendo che così sia più facile individuare il colpevole. Nella realtà, però, l’unico risultato che si ottiene è condannare degli innocenti.

Tutto ciò è anche dovuto a un ampliamento del concetto di “violenza sessuale”, del quale sono entrati a far parte, ad esempio, il “bacio forzato”, il “tentativo di bacio forzato” e anche il sesso fatto da ubriache, secondo il principio per cui una donna ubriaca non può dare il suo consenso. Quindi un uomo ubriaco il consenso può darlo, ma una donna no, il che farebbe pensare che le donne siano davvero un sesso molto debole come si pensava in passato. Addirittura gli uomini possono dare il loro consenso persino quando non hanno ancora raggiunto l’età del consenso (come dicevamo più su), mentre invece le donne adulte hanno bisogno di essere continuamente protette quando ci sono uomini in giro.
Alcuni dei ragazzi falsamente accusati hanno dovuto aspettare anni prima che la loro innocenza venisse riconosciuta, mentre altri non ce l’hanno fatta a sopportare l’ingiustizia e si sono suicidati . Proprio in questi giorni, però, qualcosa è cambiato.  Nel 2013, infatti, tre madri di ragazzi falsamente accusati di stupro hanno fondato il FACE (Families Advocating for Campus Equality) un’organizzazione che si batte per il giusto processo degli accusati di stupro nei campus. Un paio di settimane fa, i rappresentati del FACE si sono incontrati con Betsy DeVos, ministro dell’Istruzione USA, per chiedere la modifica delle leggi attuali. Il 22 settembre è stato annunciato che la lettera “Dear Colleague” è stata revocata, per cui ora si spera che, in caso di accuse di stupro, nei campus torni a regnare il diritto e non il pregiudizio.
Un’altra associazione nata per tutelare gli studenti è il FIRE (Foundation for Individual Rights in Education, qui  è possibile leggere un’intervista al suo presidente), che si occupa sia degli studenti condannati (per un qualsiasi motivo) senza giusto processo, sia di tutte violazioni della libertà di espressione (che ormai riguardano quasi tutti i campus americani), che negli USA è protetta del Primo emendamento.
Quello che è importante tenere presente è che il percorso di studi andrà poi a ripercuotersi anche in ambito lavorativo, per cui chi possiede un titolo di studio basso potrebbe non avere accesso a carriere di un certo tipo o stipendi alti  (poi ovviamente ci sono anche le eccezioni, alcune delle quali raccolte dalla stessa Smith).
Come se tutto ciò non bastasse, una volta che gli uomini iniziano a cercare lavoro hanno meno probabilità di trovarlo se il loro sesso è noto. Al contrario, se il sesso della persona che fa domanda per un certo lavoro è sconosciuto, il datore di lavoro tenderà ad assumere più uomini, perché si basa solo sul curriculum.

Prima le donne e i bambini?
Purtroppo, l’equazione uomo=pedofilo/stupratore non si limita solo agli studenti del college. Oggi si è arrivati al punto in cui molti uomini preferiscono evitare di stare a contatto coi bambini o camminare nelle vicinanze di luoghi frequentati dai bambini. Secondo dei sondaggi svolti dal Servizio sanitario inglese e da un’associazione di volontariato per l’infanzia, uno dei motivi per cui si fa tanta fatica a trovare volontari maschi è proprio questo timore di essere scambiati per pedofili. Nel libro, la Smith riporta diversi casi estremi. Ad esempio, nell’Illinois un uomo di ventotto anni, per evitare una 14enne comparsa improvvisamente sulla strada, aveva sterzato bruscamente con la sua macchina. Quindi era uscito dall’auto, aveva preso la bambina per un braccio e le aveva fatto una breve ramanzina. A causa di questo gesto, però, venne accusato di “arresto illegale di minore” (che in Illinois è un reato sessuale), e nonostante sia il giudice che la giuria abbiano creduto alla sua versione dei fatti, l’uomo è stato iscritto nel registro dei colpevoli di reati sessuali. Il suo nome e il suo indirizzo sono pubblici, deve fare rapporto alle autorità, le sue possibilità d’impiego sono ridotte e non può vivere vicino a scuole o parchi (qui alcuni dettagli in più).

Nelle scuole vengono fatti vedere film come Miss Representation, che mostrano come le donne sarebbero ritratte negativamente dai media, ma nessun film viene mostrato per far vedere come anche gli uomini vengano ritratti negativamente dai media. Secondo uno studio eseguito da un professore australiano, Jim Macnamara, (autore del libro Media and Male Identity: The Making and Remaking of Men) nei film e telefilm gli uomini vengono per lo più dipinti come cattivi, aggressori, pervertiti, sciupafemmine. Inoltre, per il 69% i media si esprime in maniera negativa verso gli uomini. Gli unici uomini dipinti in modo favorevole sono i “metrosessuali”.

Uno degli ultimi capitoli del libro si apre col riferimento a un evento italiano, il naufragio della Costa Concordia. Durante l’abbandono della nave, il “prima le donne e i bambini” venne di fatto messo da parte, sostituito da “ognuno per sé”. Infatti, sia gli uomini dell’equipaggio che i passeggeri maschi correvano a mettersi in salvo sulle scialuppe, spintonando e passando avanti a donne, anziani e bambini. Ma perché sorprendersi? Per decenni gli uomini sono stati puniti ogni volta che si “comportavano da uomini”, quindi ora questi sono i risultati: gli uomini sono diventati né più né meno che femminucce isteriche.

Cosa gli uomini possono imparare dalle donne
Il libro si conclude con alcuni consigli pratici su ciò che gli uomini possono fare per tutelarsi, ad esempio informarsi sul diritto di famiglia nel proprio Stato o far sentire la propria voce ogni volta che i diritti o l’immagine di uomini e padri vengono calpestati.
Il consiglio principale che però la Smith dà agli uomini è imparare a chiedere aiuto. Nonostante i decenni di rieducazione, infatti, gli uomini non hanno perso la ritrosia tipicamente maschile a chiedere aiuto. Per loro chiedere aiuto non è una cosa “da maschi”, è una debolezza, e quindi, quando sono in difficoltà, preferiscono vedersela da soli. Così facendo, però, il più delle volte non ottengono niente. Ad esempio, molti dei padri finiti in prigione perché impossibilitati a pagare gli alimenti non hanno mai parlato con un avvocato. Gli uomini, quindi, devono imparare a chiedere aiuto. Oggi, come abbiamo isto, esistono molte associazioni nate a tutela di uomini e ragazzi, e a volte la determinazione di un singolo individuo può cambiare le cose.

La Smith non lo dice, ma è chiaro che dietro questo stato di cose è all’opera il solito divide et impera, per cui si fa in modo di mettere le persone le une contro le altre in modo da renderle sempre più miserevoli, destabilizzare la società e non disturbare i manovratori.
È importante riconoscere queste situazioni, se non vogliamo ritrovarci in un mondo in cui ognuno penserà per sé mentre la nave sta affondando.

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