Se i maschi fanno sciopero
Alcuni mesi fa avevamo pubblicato un articolo sul fenomeno chiamato sexodus, esaminando i motivi per cui molti uomini rinunciavano alle donne e alle relazioni sentimentali in generale.
Con questo nuovo articolo vogliamo approfondire l’argomento, a partire dal libro Men on Strike (Uomini in sciopero, 2013), della
psicologa Helen Smith. La Smith s’interessa da diverso tempo dei diritti degli
uomini, e i suoi articoli possono essere trovati sul suo blog. Il libro ovviamente prende
in esame la situazione degli USA, ma molto di ciò che sta accadendo lì ormai è
ravvisabile anche in Europa.
Negli
ultimi decenni, la percentuale di matrimoni è di molto diminuita. Ad esempio,
negli USA un quarto dei ragazzi tra i 25 e i 34 vive
ancora a casa con i genitori e non lavora e a quanto pare si tratta
della percentuale
più alta degli ultimi 75 anni. Persino tra
gli ultracinquantenni aumenta il numero di coloro che preferiscono
coabitare senza sposarsi
Sono state avanzate molte ipotesi per spiegare questo stato di cose, ma nessuno è ancora riuscito a
individuarne i veri motivi.
Nonostante
questo, però, secondo una ricerca del Pew Research Center, il 37% delle donne
fra i diciotto e i trentaquattro anni dice che avere un buon matrimonio è una
delle cose più importanti per loro, percentuale salita di ben 9 punti dal 1997.
Per gli uomini, invece, è accaduto il contrario: la percentuale è scesa dal 35%
al 29%.
Secondo
i dati riportati da Kay Hymovitz nel libro Manning
Up, nel 1970 l’80% degli uomini tra i 25 e i 29 anni era sposato,
mentre nel 2007 solo il 40%. Nel 1970, l’85% degli uomini tra i 30 e i 34 anni
era sposato, nel 2007 solo il 60%.
Negli
ultimi anni, sono stati scritti diversi libri che tentano di spiegare come mai gli
uomini non siano più interessati al matrimonio, ma, nota la Smith, tutti gli
autori di questi libri finiscono per concludere o che gli uomini sono dei
“bambinoni” che non vogliono crescere e che preferiscono passare le giornate a
giocare coi videogame o a guardare film porno, o che si sentono “minacciati”
dall’emancipazione femminile.
Tuttavia, questa è un’analisi superficiale, perché non spiega i motivi
per cui gli uomini “non vogliono crescere”. Forse il motivo è che crescere
viene visto non come un premio, ma come una punizione.
Quello
che viene fuori dalle ricerche della Smith è che gli uomini hanno iniziato a
vedere il matrimonio o come un’incognita o come qualcosa di piuttosto
pericoloso. A parte il fatto che, nella maggior parte dei casi (circa
il 70%), il divorzio viene chiesto dalle donne, e per semplici motivi di
“incompatibilità”, in caso di divorzio tutte le leggi sono a favore della
donna. A causa degli alimenti da versare alla moglie e, se ce ne sono, ai
figli, l’uomo può ritrovarsi sul lastrico e perdere tutto quello che ha,
incluso il diritto di vedere i figli, anche nel caso in cui sia stata la moglie
a tradire il marito. In pratica, finché il figlio non diventa maggiorenne,
l’uomo sarà costretto a lavorare per mantenere lui e la ex moglie, pena
la prigione: in pratica sarà uno schiavo, perché non potrà tenere per
sé ciò che guadagna, ma lo dovrà dare a terzi.
I
dati circa gli uomini in prigione perché incapace di pagare gli alimenti sono
piuttosto frammentari, comunque, secondo Douglas Galbi, negli USA in una
giornata tipo ci sono 50.000
persone in prigione per questo motivo. Ovviamente poi chi finisce in
prigione farà fatica a trovare lavoro una volta uscito e quindi tutta la
situazione diventa un cane che si morde la coda. Fra i senzatetto ci sono molti
uomini separati (anche qui
in Italia ) e fra di essi i suicidi non sono affatto rari (anche qui in
Italia).
Non è raro nemmeno che la moglie accusi falsamente il marito di
violenza su se stessa o sui figli, sperando così che all’ex marito venga tolto il diritto di
vederli. In molti casi possono volerci anni prima che l’uomo venga prosciolto
da tutte le accuse.
Un
ulteriore disincentivo a instaurare relazioni sentimentali riguarda i
cosiddetti diritti riproduttivi. Oggi, solo le donne possono vantare diritti
riproduttivi. Gli uomini non ne hanno, nel senso che non possono decidere se e
quando diventare padri. Se una donna resta incinta dopo una notte di sesso con
X, può indicare X sul certificato di nascita del bambino e lui sarà costretto a
mantenerlo. Oppure, una donna può fare sesso con un uomo dicendogli che sta
usando la pillola anticoncezionale, mentre invece non è vero. La donna può
quindi crescere il bambino da sola e magari, dopo dieci o vent’anni (a seconda
dello stato) chiedere il mantenimento retroattivo per il figlio. Anche in caso
di divorzio, sono le donne quelle che vengono più tutelate e i figli vengono in
genere affidati alla madre (negli USA, solo 17,8% dei padri riceve l’affido dei
figli). Ovviamente in caso di aborto solo la donna può decidere e l’uomo non ha
voce in capitolo. In caso di madri single, in alcuni Stati USA la madre può
addirittura dare in adozione il figlio senza che il padre ne venga informato.
Esistono
anche situazioni ai limiti dell’assurdo. Ad esempio, vi sono diversi
casi di ragazzi al di sotto dell’età del consenso che sono stati coinvolti in
attività sessuali con donne molto più grandi di loro. Nel caso in cui tali
donne sono rimaste incinte, i tribunali hanno sempre deciso che il ragazzo
dovesse pagare il mantenimento, nonostante agli occhi della legge il rapporto
in cui era stato coinvolto era uno stupro, perché il ragazzo non aveva l’età
per dare il proprio consenso (qui si
possono leggere diversi casi di “paternità per coscrizione”).
Al
contrario, quando le donne restano incinte possono rifiutarsi di mantenere il
bambino e non riconoscerlo, dandolo in adozione.
Un’altra questione molto delicata è quella degli uomini ingannati circa
la paternità dei loro figli.
Non si hanno stime precise, ma secondo un articolo di Men’Health Magazine circa un milione di padri americani starebbe crescendo figli non loro. La cosa assurda è che, anche quando il test del DNA mostra che tra padre e figlio non c’è alcun legame, l’uomo è comunque costretto a mantenerlo. Ora pare che, lentamente, le cose stiano cambiando e (grazie anche ad attivisti come Carnell Smith) due Stati (Tennessee e Georgia) hanno adottato dei provvedimenti che consentono all’uomo di interrompere il mantenimento del figlio nel caso in cui scopra che non è suo.
Non si hanno stime precise, ma secondo un articolo di Men’Health Magazine circa un milione di padri americani starebbe crescendo figli non loro. La cosa assurda è che, anche quando il test del DNA mostra che tra padre e figlio non c’è alcun legame, l’uomo è comunque costretto a mantenerlo. Ora pare che, lentamente, le cose stiano cambiando e (grazie anche ad attivisti come Carnell Smith) due Stati (Tennessee e Georgia) hanno adottato dei provvedimenti che consentono all’uomo di interrompere il mantenimento del figlio nel caso in cui scopra che non è suo.
Vi
sono anche casi in cui le donne si appropriano con l’inganno dello sperma
dell’uomo con cui fanno sesso, per poi farsi inseminare e chiedere il
mantenimento. Forse è per questo che oggi, perlomeno tra gli uomini benestanti,
si sta diffondendo la moda
di sottoporsi alla vasectomia.
A
questo proposito, la Smith ha scoperto che, se a voler sottoporsi alla
vasectomia è un uomo sposato, molti urologi pretendono il consenso scritto
della moglie, in modo da potersi tutelare legalmente proprio nei confronti
della moglie. Ovviamente nessuno si sogna di chiedere il consenso scritto del
marito se una donna vuole farsi legare le tube.
Stando
così le cose, non deve stupire che molti uomini preferiscano stare lontani da
matrimonio e relazioni sentimentali in genere.
Sciopero al college
A
partire dalla fine degli anni ’80, il numero di maschi iscritti al college ha
iniziato a diminuire. Nel 1996 erano iscritti 8,4 milioni di donne e 6,7
milioni di uomini. Nel 2009, c’erano 11,6 milioni di donne e 8,7 milioni di
uomini. Anche per quello che riguarda i corsi post-laurea, dal 2000 al 2010 il
numero degli uomini iscritti è aumentato del 38%, mentre quello delle donne del
62%. Dal 1975 al 2006, il numero di donne con un diploma di college è aumentato
dal 18,6% al 34,2%, mentre quello degli uomini dal 26,8% al 27,9%.
Nel suo libro The War Against Boys, Christina Hoff Sommers sostiene
che oggi nelle scuole i maschi sono
visti come “femmine difettose”, che quindi devono essere corretti per eliminare
i loro tratti tipicamente maschili.
Secondo gli “esperti” di
università come Harvard, Wellesley e Tufts e di tutte le organizzazioni
femministe, gli uomini rimarranno sessisti (e quindi pericolosi), a meno che
non vengano allontanati, con l’educazione, dalla loro mascolinità.
Si vogliono quindi rendere i ragazzi meno competitivi, più portati a
esprimere i loro sentimenti, più femminili, insomma. Giochi come
acchiapparello o palla avvelenata sono stati eliminati e il tug-of-war (tiro
alla fune) è stato rinominato tug-of-peace, mentre tutti i grandi eroi maschi
sono stati sostituiti dal Girl Power. Addirittura gli edifici scolastici di
recente costruzione non hanno nemmeno un cortile o un giardino. Secondo una
ricerca della London School of Economics, inoltre, i
maschi ricevono voti più bassi dalle insegnanti donne (che sono la quasi
totalità) e come sappiamo negli USA i voti ricevuti a scuola sono importanti
per l’ammissione nei college. Più in generale, sono ormai numerosi gli studi
che mostrano come, negli ultimi decenni, i risultati scolastici dei maschi siano di
molto peggiorati rispetto a quelli delle femmine, probabilmente proprio a causa
di un ambiente pregiudizievole e sfavorevole nei loro confronti (qui,
qui e
qui
alcuni articoli sull’argomento).
Non
sorprende quindi che i maschi si sentano completamente
disconnessi dal sistema educativo e non nutrano interesse per proseguire gli
studi.
Quelli che poi vanno al college vengono visti come persone sospette,
potenziali criminali o stupratori. Tra i corsi di orientamento per le matricole, ad esempio,
si possono trovare corsi dal titolo “Lei ha paura di te”. Ci sono poi le marce
“Riprendiamoci la notte” e le messe in scena dei Monologhi della vagina.
Sul suo blog, la Smith ha raccolto molte storie di giovani che, a causa
dell’ambiente ostile e discriminatorio trovato sul campus, hanno preferito
abbandonare il college.
Il grosso problema dei ragazzi al college, infatti, sono le false
accuse di stupro. Chi viene accusato di stupro rischia di venire condannato senza un
giusto processo, perché a quanto pare per l’accademia americana un maschio è colpevole a prescindere
(tutto questo grazie a un provvedimento del 2011, la cosiddetta lettera “Dear
Colleague”). In pratica nei college e nelle università viene richiesta una
bassa “preponderanza della prova”, ritenendo che così sia più facile
individuare il colpevole. Nella realtà, però, l’unico risultato che si ottiene
è condannare degli innocenti.
Tutto ciò è anche dovuto a un ampliamento del concetto di “violenza
sessuale”,
del quale sono entrati a far parte, ad esempio, il “bacio forzato”, il
“tentativo di bacio forzato” e anche il sesso fatto da ubriache, secondo il
principio per cui una donna ubriaca non può dare il suo consenso. Quindi un
uomo ubriaco il consenso può darlo, ma una donna no, il che farebbe pensare che
le donne siano davvero un sesso molto debole come si pensava in passato.
Addirittura gli uomini possono dare il loro consenso persino quando non hanno
ancora raggiunto l’età del consenso (come dicevamo più su), mentre invece le
donne adulte hanno bisogno di essere continuamente protette quando ci sono uomini
in giro.
Alcuni
dei ragazzi falsamente accusati hanno dovuto aspettare anni prima che la loro
innocenza venisse riconosciuta, mentre altri non ce l’hanno fatta a sopportare
l’ingiustizia e si
sono suicidati . Proprio in questi giorni, però, qualcosa è cambiato.
Nel 2013, infatti, tre madri di ragazzi falsamente accusati di stupro
hanno fondato il FACE (Families Advocating
for Campus Equality) un’organizzazione che si batte per il giusto processo
degli accusati di stupro nei campus. Un paio di settimane fa, i rappresentati
del FACE si sono incontrati con Betsy DeVos, ministro dell’Istruzione USA, per chiedere
la modifica delle leggi attuali. Il 22 settembre è stato
annunciato che la lettera “Dear Colleague” è
stata revocata, per cui ora si spera che, in caso di accuse di stupro, nei
campus torni a regnare il diritto e non il pregiudizio.
Un’altra
associazione nata per tutelare gli studenti è il FIRE (Foundation for
Individual Rights in Education, qui
è possibile leggere un’intervista al suo presidente), che si occupa sia
degli studenti condannati (per un qualsiasi motivo) senza giusto processo, sia
di tutte violazioni della libertà di espressione (che ormai riguardano quasi
tutti i campus americani), che negli USA è protetta del Primo emendamento.
Quello
che è importante tenere presente è che il percorso di studi andrà poi a
ripercuotersi anche in ambito lavorativo, per cui chi possiede un titolo di
studio basso potrebbe non avere accesso a carriere di un certo tipo o stipendi
alti (poi ovviamente ci sono anche le eccezioni, alcune delle quali
raccolte dalla stessa Smith).
Come
se tutto ciò non bastasse, una volta che gli uomini iniziano a cercare lavoro
hanno meno
probabilità di trovarlo se il loro sesso è noto. Al contrario, se il sesso
della persona che fa domanda per un certo lavoro è sconosciuto, il datore di
lavoro tenderà ad assumere più uomini, perché si basa solo sul curriculum.
Prima le donne e i bambini?
Purtroppo, l’equazione uomo=pedofilo/stupratore non si limita solo
agli studenti del college. Oggi si è arrivati al punto in cui molti uomini
preferiscono evitare di stare a contatto coi bambini o camminare nelle
vicinanze di luoghi frequentati dai bambini. Secondo dei sondaggi svolti dal
Servizio sanitario inglese e da un’associazione di volontariato per l’infanzia,
uno dei motivi per cui si fa tanta fatica a trovare volontari maschi è proprio
questo timore di essere scambiati per pedofili. Nel libro, la Smith riporta
diversi casi estremi. Ad esempio, nell’Illinois un uomo di ventotto anni,
per evitare una 14enne comparsa improvvisamente sulla strada, aveva sterzato
bruscamente con la sua macchina. Quindi era uscito dall’auto, aveva preso la
bambina per un braccio e le aveva fatto una breve ramanzina. A causa di questo
gesto, però, venne accusato di “arresto illegale di minore” (che in Illinois è
un reato sessuale), e nonostante sia il giudice che la giuria abbiano creduto
alla sua versione dei fatti, l’uomo è stato iscritto nel registro dei colpevoli
di reati sessuali. Il suo nome e il suo indirizzo sono pubblici, deve fare
rapporto alle autorità, le sue possibilità d’impiego sono ridotte e non può
vivere vicino a scuole o parchi (qui alcuni
dettagli in più).
Nelle scuole vengono fatti vedere film come Miss Representation, che mostrano come le donne
sarebbero ritratte negativamente dai media, ma nessun film viene mostrato per far vedere come anche gli uomini vengano
ritratti negativamente dai media. Secondo uno studio eseguito da un
professore australiano, Jim Macnamara, (autore del libro Media and Male Identity: The Making and Remaking of
Men) nei film e telefilm gli
uomini vengono per lo più dipinti come cattivi, aggressori, pervertiti,
sciupafemmine. Inoltre, per il 69% i media si esprime in maniera negativa verso
gli uomini. Gli
unici uomini dipinti in modo favorevole sono i “metrosessuali”.
Uno
degli ultimi capitoli del libro si apre col riferimento a un evento italiano,
il naufragio della Costa Concordia.
Durante l’abbandono della nave, il “prima le donne e i bambini” venne di fatto
messo da parte, sostituito da “ognuno per sé”. Infatti, sia gli uomini
dell’equipaggio che i passeggeri maschi correvano a mettersi in salvo sulle
scialuppe, spintonando e passando avanti a donne, anziani e bambini. Ma perché
sorprendersi? Per decenni gli uomini
sono stati puniti ogni volta che si “comportavano da uomini”, quindi ora questi
sono i risultati: gli uomini sono diventati né più né meno che femminucce
isteriche.
Cosa gli uomini possono imparare dalle donne
Il
libro si conclude con alcuni consigli pratici su ciò che gli uomini possono fare per tutelarsi, ad esempio informarsi
sul diritto di famiglia nel proprio Stato o far sentire la propria voce
ogni volta che i diritti o l’immagine di uomini e padri vengono calpestati.
Il
consiglio principale che però la Smith dà agli uomini è imparare a chiedere aiuto. Nonostante i decenni di rieducazione,
infatti, gli uomini non hanno perso la ritrosia tipicamente maschile a chiedere
aiuto. Per loro chiedere aiuto non è una
cosa “da maschi”, è una debolezza, e quindi, quando sono in difficoltà,
preferiscono vedersela da soli. Così facendo, però, il più delle volte non
ottengono niente. Ad esempio, molti dei padri finiti in prigione perché
impossibilitati a pagare gli alimenti non hanno mai parlato con un avvocato. Gli uomini, quindi, devono imparare a
chiedere aiuto. Oggi, come abbiamo isto, esistono molte associazioni nate a
tutela di uomini e ragazzi, e a volte la determinazione di un singolo individuo
può cambiare le cose.
La Smith non lo dice, ma è chiaro che dietro questo stato di cose è
all’opera il solito divide et impera, per cui si fa in modo di mettere
le persone le une contro le altre in modo da renderle sempre più miserevoli,
destabilizzare la società e non disturbare i manovratori.
È importante riconoscere queste
situazioni, se non vogliamo ritrovarci in un mondo in cui ognuno penserà per sé
mentre la nave sta affondando.
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