L'APOLOGIA DELLA
MEDIOCRITA'
In tempi non sospetti, qualcuno molto
attento e perspicace, intuì perché con il passar del tempo e grazie
alle continue apparizioni in tv, alcuni personaggi erano molto amati dal
pubblico. In fondo non erano nulla di eccezionale,
persone come tante che proponendosi in un certo modo, riuscivano ad essere
amati dalle grandi platee. Non erano particolarmente colte, non avevano nulla
di interessante, ma bastava il “quid” televisivo e un linguaggio sufficientemente forbito
ma corretto, per convincere il grande pubblico.
Se prima personaggi come Baudo, definito il
nazionalpopolare per antonomasia, si contavano sulla punta delle dita, oggi con
l’ulteriore complicità della grande comunicazione, del web e dei social, sono
cambiati i rapporti: le masse sono scese
in campo, gli intellettuali sono ormai nicchie in tutti i campi e operano solo
per i salotti d’elite, mentre la grande mediocrità ha preso il sopravvento.
Il trionfo dei tuttologi, dei personaggi
approssimativi, il parere di chi spara cazzate è ormai “vangelo” e ciò
che è più grave, tutto ciò accade in tutti i campi. Lo vedete tutti, sapete
tutti quanto pesi l’essenza della mediocrità: siamo circondati da masse
di mediocri che vanno alla grande, in tv, sui giornali e in rete.
La
scelta è orientata verso quelli come noi, quelli che sentiamo più vicini alle
nostre personalità, quelli che parlano come noi.
Quando alla metà degli anni settanta
cominciarono a trasmettere le prime radio libere, le radio locali in FM, una
delle prerogative che esse avevano erano i conduttori: ovvero persone che “parlavano come noi”, stesse
flessioni dialettali, stesso modo di proporsi e nessuna attenzione alla
canonicità espressa dalla unica emittente di quel tempo che era la RAI. Nessuna
perfezione per le radio libere, molto improvvisazione, tanta buona volontà e
una proposta che se ben ricordate, era molto affascinante: la gente era solo sintonizzata
sulle radio che erano vicinissime a loro, ai loro problemi, ai loro gusti e
cosa più importante, niente discorsi impegnativi, nessun
acculturato conduttore a dare lezioni noiose da una cattedra. Dalla
radio solo voci amiche che parlavano esattamente come quelli che ascoltavano.
Oggi sulla scorta di quelle
vecchie esperienze, siamo a premiare tutti quelli che sono come noi, quelli
che possono sbagliare un congiuntivo, quelli che possono pensare che Pino
Chet si scriva staccato come sia giusto citando prima il nome e poi il cognome.
Nella tv sappiamo come ciò sia reale:
presentatori/trici che assurgono a grandi livelli pur non essendo fulmini di
guerra, conduttrici che fanno ascolti fastosi e per ogni apparizione
giornaliera: la D’Urso l’altro ieri ha chiesto ad una concorrente finalista di
"Miss Italia" di colore ma italianissima, se parlasse…l’italiano;
insomma, siamo alla mediocrità assoluta e ci sta bene, non la critichiamo, anzi,
la vogliamo ascoltare perché ci riconosciamo nelle loro sciocchezze perché le diciamo
anche noi.
Si comportano umanamente e non come macchine,
lo stesso facciamo noi. Nella politica è
accaduto lo stesso e la prova è la scomparsa o il passo indietro
dei vecchi soloni, per l’avvento dei grillini i quali nella loro spietata mediocrità,
nelle cazzate sparate come fossero verità assolute, la gente riconosce persone
oneste, nude e pure come loro, incapaci di fare come i vecchi politici e questo
ovviamente li porta alla predilezione da parte dei loro potenziali elettori.
Di Maio ha una faccia pulita, sincera, parla
semplicemente e con convinzione. Eppure di strafalcioni e di congiuntivi
assenti, ci siamo resi conto tutti. Ma a chi importa? Lui come tutti e come
tantissimi altri, è sullo stesso livello delle masse. Quelle a cui non frega niente
chi potrà sedere a Palazzo Chigi, l'importante è che sia mediocre come loro.
Premesso che non sono un grillino... personalmente credo che anche se si sbaglia un congiuntivo non è un "indice " di riferimento per valutare una persona.
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