....tutto il male delle religioni, della morale e dell'etica
"I predicatori religiosi
hanno convinto il mondo intero: "Voi siete peccatori!". E ciò va bene
per loro, poiché se non ne foste convinti i lor affari non potrebbero
prosperare. Dovete essere peccatori, solo così continueranno ad esistere
chiese, moschee e templi. Il vostro permanere nel senso del peccato è la loro
buona "stagione", la vostra colpa è il fondamento delle chiese più
potenti, più vi sentite in colpa e più le chiese continueranno a consolidarsi.
Esse sono costruite sule vostre colpe, sul vostro peccato, sul vostro complesso
di inferiorità. Così hanno creato un'umanità inferiore".... (Osho
Rajneesh)
Vediamo cosa dicono i recenti studi scientifici basati su tecnologie, dette ‘Brain imaging’, che permettono di vedere quali parti del cervello si mettono in funzione maggiormente durante certi pensieri, parole e azioni. Da queste ‘mappe del cervello’ risulta che il pensiero razionale e il linguaggio attivano nella maggior parte dei casi l’emisfero sinistro, che è simile a un computer, in quanto accumula i dati delle esperienze in memoria e li ripete su richiesta. La parte destra del cervello è attivata dalla musica, dal linguaggio non-verbale, che è fatto di intonazioni della voce, sguardi, gesti, mimica facciale, ecc. e dalla creatività, che è la combinazione originale di elementi presenti in natura…
Purtroppo nella società moderna, soprattutto in seguito al predominio della cultura patriarcale, ha preso il sopravvento la parte giudicativa della mente, da qui la grande avanzata delle religioni monoteiste (giudaismo, cristianesimo ed islam) basate sulla separazione e sul senso del peccato, sulla arroganza dell'uso nei confronti delle altre creature e della natura. Queste religioni si autodefiniscono uniche e vere, ma opprimono i concorrenti considerandolo un proprio diritto, in considerazione della propria "superiorità" ideologica mascherata da "amore" e "tolleranza"
Nel Hua Hu Ching è detto: "Agli altri esseri comuni spesso si richiede tolleranza. Per gli esseri integrali non esiste una cosa come la tolleranza, perché non esiste nessuna cosa come le altre. Essi hanno rinunciato a tutte le idee di individualità e ampliato la loro buona volontà senza pregiudizi in qualunque direzione. Non odiando, non resistendo, non contestando. Amare, odiare, avere aspettative: tutti questi sono attaccamenti. L'attaccamento impedisce la crescita del proprio vero essere. Pertanto l'essere integrale non è attaccato a nulla e può relazionarsi a tutti con una attitudine non strutturata".
Nel taoismo, che non è propriamente una religione e nemmeno una filosofia, ma una forma di naturalismo vissuto senza enfasi, si indica l'astenersi dagli eccessi, sia in positivo che in negativo, come un naturale atteggiamento di vita. Si comprende il bene ed il male ma non si predilige né l'uno né l'altro. Il bene (yang) ed il male (Yin) sono i due aspetti del manifestarsi della esistenza su questa terra. Ed è per questa ragione che i taoisti irridevano il buon Confucio che da razionalista convinto spingeva per un'etica sociale e politica, mentre essi si limitavano a permanere nella propria natura originale. Rispettando le propensioni naturali, non acquisite quindi per convenienza utilitaristica...
Vediamo cosa dicono i recenti studi scientifici basati su tecnologie, dette ‘Brain imaging’, che permettono di vedere quali parti del cervello si mettono in funzione maggiormente durante certi pensieri, parole e azioni. Da queste ‘mappe del cervello’ risulta che il pensiero razionale e il linguaggio attivano nella maggior parte dei casi l’emisfero sinistro, che è simile a un computer, in quanto accumula i dati delle esperienze in memoria e li ripete su richiesta. La parte destra del cervello è attivata dalla musica, dal linguaggio non-verbale, che è fatto di intonazioni della voce, sguardi, gesti, mimica facciale, ecc. e dalla creatività, che è la combinazione originale di elementi presenti in natura…
Purtroppo nella società moderna, soprattutto in seguito al predominio della cultura patriarcale, ha preso il sopravvento la parte giudicativa della mente, da qui la grande avanzata delle religioni monoteiste (giudaismo, cristianesimo ed islam) basate sulla separazione e sul senso del peccato, sulla arroganza dell'uso nei confronti delle altre creature e della natura. Queste religioni si autodefiniscono uniche e vere, ma opprimono i concorrenti considerandolo un proprio diritto, in considerazione della propria "superiorità" ideologica mascherata da "amore" e "tolleranza"
Nel Hua Hu Ching è detto: "Agli altri esseri comuni spesso si richiede tolleranza. Per gli esseri integrali non esiste una cosa come la tolleranza, perché non esiste nessuna cosa come le altre. Essi hanno rinunciato a tutte le idee di individualità e ampliato la loro buona volontà senza pregiudizi in qualunque direzione. Non odiando, non resistendo, non contestando. Amare, odiare, avere aspettative: tutti questi sono attaccamenti. L'attaccamento impedisce la crescita del proprio vero essere. Pertanto l'essere integrale non è attaccato a nulla e può relazionarsi a tutti con una attitudine non strutturata".
Nel taoismo, che non è propriamente una religione e nemmeno una filosofia, ma una forma di naturalismo vissuto senza enfasi, si indica l'astenersi dagli eccessi, sia in positivo che in negativo, come un naturale atteggiamento di vita. Si comprende il bene ed il male ma non si predilige né l'uno né l'altro. Il bene (yang) ed il male (Yin) sono i due aspetti del manifestarsi della esistenza su questa terra. Ed è per questa ragione che i taoisti irridevano il buon Confucio che da razionalista convinto spingeva per un'etica sociale e politica, mentre essi si limitavano a permanere nella propria natura originale. Rispettando le propensioni naturali, non acquisite quindi per convenienza utilitaristica...
Si narra che un giorno Confucio pensò di poter convertire alla
sua morale un famoso ladro di nome Koshi, così si recò nel suo covo e cominciò
ad impartirgli i suoi insegnamenti. Ma Koshi si stancò ben presto della predica
importuna. "Sei più puerile di un bambino - sbottò infine il ladro - la
tua morale sarà buona per te ma per me non vale niente. Insegnami l'altro lato
della morale se vuoi che comprenda!" Fu quella una grande lezione per
Confucio.
La felicità è la nostra vera natura e la ricerca della felicità è un modo per oscurarla e nasconderla. Infatti in un antico proverbio popolare si dice "Il meglio è nemico del bene"... poiché perseguendo l'ipotetico meglio non si vive il bene che è a portata di mano. Prova ne sia anche a livello legislativo la continua immissione di leggi nella società che non fanno altro che rendere la giustizia sempre più cavillosa ed impraticabile.
Forse andrebbe recuperato il fantastico ed il poetico anche nella nostra vita sociale e produttiva... Quella poeticità, che nel mondo antico caratterizza la forma dell’interrogarsi dell’uomo sul reale e sul senso delle proprie esperienze, è spia significativa di una ORIGINARIA CONCORDIA tra una spontanea accettazione dell'altro (non semplicemente etica) e la felicità innata che con la razionalità finisce con l’essere dimenticata.
Occorre superare il distacco che ha portato quasi a naturalizzare il conflitto tra poesia e retorica, e ciò senza voler efficientemente promuovere ed affermare e ri-pensare la verità della gioia in quanto risultato di una concezione "etica".
“L’uomo che non voglia far parte della massa non ha che da smettere di essere accomodante con se stesso; segua piuttosto la propria coscienza che gli grida: ’sii te stesso! Tu non sei certo ciò che fai, pensi e desideri ora’. Ogni giovane anima sente giorno e notte questo appello e ne trema; infatti presagisce, rivolgendo il pensiero alla sua reale liberazione, la misura di felicità destinata dall’eternità; felicità che non riuscirà mai a raggiungere se incatenata dalle opinioni e dalla paura. E quanto assurda e desolata può divenire l’esistenza senza questa liberazione!
Nella natura non c’è creatura più vuota e ripugnante dell’uomo che è sfuggito al suo genio e ora volge di soppiatto lo sguardo a destra e a sinistra, indietro e ovunque. Un tale uomo alla fine non lo si può neppure attaccare: è solo esteriorità senza nucleo, un marcio costume, pitturato e rigonfio, un fantasma agghindato che non può ispirare paura e tanto meno compassione.” (Friedrich Nietzsche)
Paolo D'Arpini
La felicità è la nostra vera natura e la ricerca della felicità è un modo per oscurarla e nasconderla. Infatti in un antico proverbio popolare si dice "Il meglio è nemico del bene"... poiché perseguendo l'ipotetico meglio non si vive il bene che è a portata di mano. Prova ne sia anche a livello legislativo la continua immissione di leggi nella società che non fanno altro che rendere la giustizia sempre più cavillosa ed impraticabile.
Forse andrebbe recuperato il fantastico ed il poetico anche nella nostra vita sociale e produttiva... Quella poeticità, che nel mondo antico caratterizza la forma dell’interrogarsi dell’uomo sul reale e sul senso delle proprie esperienze, è spia significativa di una ORIGINARIA CONCORDIA tra una spontanea accettazione dell'altro (non semplicemente etica) e la felicità innata che con la razionalità finisce con l’essere dimenticata.
Occorre superare il distacco che ha portato quasi a naturalizzare il conflitto tra poesia e retorica, e ciò senza voler efficientemente promuovere ed affermare e ri-pensare la verità della gioia in quanto risultato di una concezione "etica".
“L’uomo che non voglia far parte della massa non ha che da smettere di essere accomodante con se stesso; segua piuttosto la propria coscienza che gli grida: ’sii te stesso! Tu non sei certo ciò che fai, pensi e desideri ora’. Ogni giovane anima sente giorno e notte questo appello e ne trema; infatti presagisce, rivolgendo il pensiero alla sua reale liberazione, la misura di felicità destinata dall’eternità; felicità che non riuscirà mai a raggiungere se incatenata dalle opinioni e dalla paura. E quanto assurda e desolata può divenire l’esistenza senza questa liberazione!
Nella natura non c’è creatura più vuota e ripugnante dell’uomo che è sfuggito al suo genio e ora volge di soppiatto lo sguardo a destra e a sinistra, indietro e ovunque. Un tale uomo alla fine non lo si può neppure attaccare: è solo esteriorità senza nucleo, un marcio costume, pitturato e rigonfio, un fantasma agghindato che non può ispirare paura e tanto meno compassione.” (Friedrich Nietzsche)
Paolo D'Arpini
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