Come il pensiero influenza il DNA e ogni cellula di Bruce H. Lipton
Durante il periodo in cui Bruce Lipton lavorava
come ricercatore e professore alla scuola di medicina, fece una sorprendente
scoperta sui meccanismi biologici attraverso i quali le cellule ricevono ed
elaborano le informazioni: infatti, piuttosto che controllarci, i nostri geni
sono controllati, sono sotto il controllo di influenze ambientali al di fuori
delle cellule, inclusi i pensieri e le nostre credenze.
Questo prova che non siamo degli “automi genetici” vittimizzati dalle eredità
biologiche dei nostri antenati.
Siamo, invece, i co-creatori della nostra vita e
della nostra biologia.
Lipton descrive questa nuova scienza, chiamata
epigenetica, nel suo libro “Biologia delle Credenze: Liberare il Potere della Consapevolezza,
della Materia e dei Miracoli“, pieno di citazioni e riferimenti di
altri scienziati che conducono, in tale campo, ricerche all’avanguardia, questo
libro potrebbe, letteralmente, cambiare la vostra vita al suo livello più
fondamentale.
Fino alla scoperta dell’epigenetica, si credeva che il
nucleo di una cellula, contenente il DNA, fosse il “cervello” della
cellula stessa, del tutto necessario per il suo funzionamento. Di fatto, come
hanno scoperto Lipton ed altri, le cellule possono vivere e funzionare molto
bene anche dopo che i loro nuclei siano stati asportati. Il vero “cervello” della cellula
è la sua membrana, che reagisce e risponde alle influenze esterne,
adattandosi dinamicamente ad un ambiente in perpetuo cambiamento. Che cosa
significa questo per noi, quali collezioni di cellule chiamati esseri umani?
Man mano che incrociamo le diverse influenze ambientali, siamo noi a suggerire
ai nostri geni cosa fare, di solito inconsciamente. I carboidrati ci fanno ingrassare? Sì, se lo crediamo. Saremo amati,
avremo successo nel lavoro, saremo ricchi? Se ci crediamo, lo saremo.
Lipton
ci mostra anche come Darwin avesse torto. La competizione non è la base
dell’evoluzione; non è la sopravvivenza del più forte che ci permette di
sopravvivere e prosperare. Al contrario, dice, dovremmo leggere l’opera di
Jean-Baptiste de Lamarck, che venne prima di Darwin e dimostrò che la
cooperazione e la comunità sono la base della sopravvivenza. Immaginate se
ciascuna dei vostri trilioni di cellule decidesse di farcela da sé, di
combattere per essere la regina della collina piuttosto che cooperare con le
cellule compagne. Per quanto sopravvivereste?
L‘INTERVISTA
Barbara Stahura: La premessa di base
della tua ricerca e del tuo libro, La
Biologia delle Credenze è che il DNA non controlla la
nostra biologia.
Bruce Lipton: Sì. Ho cominciato a
studiare questo verso la fine degli anni ’60. Da allora la scienza di frontiera
ha iniziato a rivelare tutte le cose che avevo osservato. I biologi che fanno
ricerca d’avanguardia sono a conoscenza di ciò che dico nel libro. Il pubblico,
però, non ne ha comprensione alcuna perché, o gli arriva in forma abbreviata, o
quello che gli viene venduto è la credenza che siamo controllati dai nostri
geni, sebbene ciò non sia sostenuto dalla scienza d’avanguardia. Tutto il mio
sforzo si è concentrato nel far giungere al mondo l’informazione d’avanguardia.
L’orientamento mentale del pubblico è stato programmato secondo la credenza che
siamo degli automi genetici, che i geni controllano la nostra vita, che ne
siamo vittime, e via di seguito. Il punto, però, è che la scienza di frontiera
– quella di cui parlo – si è stabilizzata da almeno 15 anni. È ora che sia
portata nel mondo perché è lì che viene usata.
BS: Questa scienza
relativamente nuova sulla quale tu scrivi viene chiamata epigenetica. Ci
spiegheresti di che cosa si tratta?
BL: L’epigenetica è quella scienza
che mostra che i geni non si auto-controllano, ma sono controllati
dall’ambiente. Si sa da circa 15 anni, e ora fa finalmente fa capolino da
dietro l’angolo. Ti faccio un esempio. La Società Americana per il
Cancro ha recentemente pubblicato una statistica che afferma che il 60 per cento
dei tumori sono evitabili, cambiando stile di vita e dieta. Quest’informazione
proviene da un’organizzazione che ha cercato per circa 50 anni i geni del
cancro. E ora se ne viene fuori dicendo: è lo stile di vita, non sono i
geni. Ci siamo focalizzati sul cancro come se fosse una questione
genetica, ma solo il cinque per cento dei cancri ha una connessione genetica.
Il novantacinque per cento dei cancri in effetti non ha nessuna connessione coi
geni. La ragione (che ci fa dire che c’è una connessione genetica) è che tale
spiegazione è fisica, tangibile, perciò preferiamo lavorare su di essa. E il 95
per cento che ha un cancro e non c’è una connessione genetica? Non è facile
fare esperimenti su qualcosa sulla quale non puoi focalizzarti fisicamente.
BS: Così il determinismo
genetico – l’idea che siamo controllati dai nostri geni – è inevitabilmente
incrinata, come dici nel libro.
BL: Sì.
BS: Hai scritto anche di Jean-Baptiste de Lamarck e della sua teoria dell’evoluzione – che sopravviviamo attraverso la cooperazione, piuttosto che la più recente idea darwiniana di competizione e sopravvivenza dei più forti. Che tutti i nostri trilioni di cellule devono cooperare per mantenere il nostro corpo in perfetto funzionamento, in quanto noi esseri umani non possiamo sopravvivere senza grandissime quantità di cooperazione gli uni con gli altri e con il nostro ambiente.
BL: Immediatamente, appena hai
detto cooperazione, stavi violando la teoria darwiniana, che è competizione e
lotta. Di fatto, si tratta di un’interpretazione erronea. La nuova scienza
ci dice che quella credenza è sbagliata. La credenza di cui hai appena parlato,
invece – la natura della cooperazione e della comunità – è in effetti il
principio basilare dell’evoluzione.
Nel 1809 Lamarck ha scritto che i problemi che tormenteranno l’umanità
verranno dal suo separarsi dalla natura, e ciò condurrà alla distruzione
della società. Aveva ragione, perché la sua enfasi sull’evoluzione era che un
organismo e l’ambiente creano un’interazione cooperante. Se volete capire il destino di un organismo, dovete capire la sua
relazione con il suo ambiente. Poi ha affermato che separarci dal nostro
ambiente significa assumere la nostra biologia e tagliarci fuori dalla nostra
sorgente. Aveva ragione. E quando arrivi a capire la natura dell’epigenetica,
la sua teoria ora ha trovato sostanza. Senza alcun meccanismo che, all’inizio,
le desse un senso – e specialmente da quando abbiamo comprato il concetto dei
biologi neo-darwiniani che affermano che tutto è controllato geneticamente –
Lamarck sembrava stupido. Ma sai cosa? Aveva proprio ragione.
BS: La tua dimostrazione che il
“cervello” della cellula non è il DNA ma, bensì, la sua membrana è
affascinante. Che significato ha questa scoperta riguardo a ciò che pensiamo di
noi stessi e della nostra vita, dal momento che siamo proprio una comunità di
cellule?
BL: Se due cellule si uniscono
e stanno comunicando, useranno i loro “cervelli” per farlo, giusto? E se dieci
cellule si uniscono, useranno i loro cervelli affinché la loro comunicazione
reciproca abbia un senso. Quando prendi un insieme di un trilione di cellule,
come in un cervello umano, queste opereranno ancora secondo il principio del
cervello cellulare. Beh, quando abbiamo comprato l’idea che i geni ed
il nucleo formano il cervello della cellula – che ci porta fuoristrada – e la
applichi come fosse un principio di neurologia o di neuro-scienza, ti sei già
incamminato nella direzione sbagliata. Non puoi arrivare da nessuna parte
perché quello non è il cervello della cellula.
I nostri principi su come funziona l’intelligenza sono stati totalmente sviati. Ecco perché, dopo tanta neuro-scienza, se chiedi a qualcuno: “come funziona, veramente, il cervello?” La risposta sarà: “veramente, non lo sappiamo”.
I nostri principi su come funziona l’intelligenza sono stati totalmente sviati. Ecco perché, dopo tanta neuro-scienza, se chiedi a qualcuno: “come funziona, veramente, il cervello?” La risposta sarà: “veramente, non lo sappiamo”.
Il Progetto Genoma Umano dice che
quel modello è sbagliato. Pensavamo che ci volessero più di 100.000 geni per
far funzionare un essere umano. Il fatto che ce ne siano meno di 25.000 ha messo un
bastone tra le ruote dell’intero processo. Come può esserci un tale esiguo
numero di geni a formare una cosa così complessa come un essere umano? La
risposta è che ci vuole molto di più dei soli geni a farlo funzionare – che è
l’apporto dall’ambiente che può alterare la lettura dei geni.
Ci sono 140.000 proteine in un corpo umano, e si
credeva che ciascuna richiedesse un gene separato per prodursi. Di colpo, trovi
che ci sono 25.000 geni e 140.000 proteine, e non ci siamo con i numeri.
L’epigenetica rivela qualcosa di così sorprendente che la scienza stessa ha dei
problemi a comprendere la forza di questo nuovo significato, e suona così: con
il controllo epigenetico, che significa il controllo mediato dall’ambiente, un
singolo gene può essere usato per creare 2000 o più proteine diverse dalla
stessa matrice. Il controllo epigenetico è come un lettore che può leggere
l’impronta originaria e ristrutturarla per produrne qualcosa di diverso. Ed
ecco come un singolo gene può essere usato per creare molti prodotti proteici
differenti. Non è stato il gene che ha prodotto ciascuna proteina, è stato il controllo
epigenetico che l’ha fatto, e questo è il feedback diretto dall’ambiente. Ci
allontana da quel meccanismo che dice che siamo solo macchine.
BS: E ci dice invece che
non siamo vittime. Siamo co-creatori.
BL: Assolutamente.
BS: Per tanti l’idea che siano i
nostri pensieri a creare la realtà, che è quello su cui si basa la Scienza
Religiosa e altre tradizioni metafisiche e spirituali, è un’idea puramente
spirituale. Ma la fisica quantistica ha aggiunto all’idea, il
fatto scientifico. E ora, il tuo lavoro e quello di altri porta quel concetto a
livello delle cellule. Che lo rende in qualche modo più reale, più tangibile.
BL: Se si definisce lo spirito
più o meno su questi parametri si potrebbe ottenere una definizione del tipo
“una forza motrice invisibile.” Se definisco la natura della meccanica
quantistica, è una forza motrice invisibile. Di fatto afferma: “Sì, ci sono
forze invisibili che modellano la nostra esistenza”. Poiché la nostra
biologia è tradizionalmente basata su un concetto newtoniano e materialistico,
la natura di quel sistema è di considerare le forze invisibili come non
rilevanti. Però, quello che la meccanica
quantistica ha stabilito è che le forze motrici invisibili sono tutto.
Perciò, se la nostra scienza non si
adatta alla nuova fisica, sta di fatto ostacolando il progresso in evoluzione.
Quando si introducono nuove forze, si deve dar loro nuovo credito, e quando lo
si fa, i ricercatori spirituali saltano su e dicono: lo sapevo! E i fisici
quantistici saltano su e dicono, lo sapevo! Stiamo sempre parlando della stessa
cosa. Se lo ammettessimo, l’opportunità di unione diventa così tangibile che è
quasi fisica. Sì, possiamo sentirla! Ora possiamo essere tutti d’accordo. Tu la
chiami come vuoi, io la chiamo come voglio. Ma siamo tutti governati da queste forze invisibili.
BS: Ho letto una tua
intervista nella quale hai affermato, “piuttosto
che esser vittime dei nostri geni, lo siamo stati delle nostre percezioni.”
Puoi aggiungere qualcosa su ciò che significa essere una vittima delle nostre
percezioni?
BL: In un certo senso, sappiamo
attraverso lo studio della membrana cellulare, attraverso lo studio
dell’epigenetica, che questo è fondamentale. L’epigenetica dice che i
segnali ambientali influenzano l’espressione genetica, e questi segnali
ambientali talvolta sono diretti, e tal’altra sono interpretazioni, quando per
es.le percezioni diventano credenze. Così, ho una credenza su qualcosa, che
è una percezione, e aggiusto la mio biologia a quella particolare credenza. Come
col cancro terminale, se credo a quello che i medici mi dicono, lo loro diventa
una vera e propria predizione. Se dicono che ho il cancro terminale e sono
d’accordo, allora essenzialmente morirò quando, a detta loro, accadrà. Quali
sono le persone che non lo fanno? I casi di “remissione spontanea.” Almeno una
persona, scommetto, non ha “comprato” quella diagnosi. E la sola ragione per la
quale ne sono usciti è che avevano un altro sistema di credenze completamente
diverso, e quindi sono stati capaci di cambiarlo.
BS: Come possiamo cambiare le nostre percezioni o
credenze fino a quel punto?
BL: La prima cosa è acquisire
le nuove percezioni di come funziona la vita. Lasciare andare o
riconsiderare le percezioni con le quali ci siamo formati, che, inevitabilmente,
sono vittimizzanti: sono fragile, l’ambiente mi può attaccare, lo zucchero fa
male. Queste sono credenze acquisite. Ma la questione è, sono
veramente vere? Sono vere se questo è ciò che credi, dal momento
che la percezione governa la biologia. Se sono programmato dalla
percezione che lo zucchero è dannoso alla mia biologia e lo mangio, allora
essendone a conoscenza intossico il mio sistema con la credenza, non con lo
zucchero. La maggior parte di queste percezioni si manifestano come credenze
limitanti o auto-sabotanti su quello che possiamo o non possiamo fare. Come l’auto-guarigione.
La tendenza è, no, non ti puoi guarire da solo, devi andare da qualcun altro
che ti guarirà. Santo cielo! Dopo parecchi miliardi di anni di evoluzione, il
sistema fu progettato per auto-guarirsi. Per quanti milioni di anni gli
esseri umani hanno fatto senza medici? Perché abbiamo bisogno di così tanti
medici ora? Perché la percezione è che siamo deboli e fragili, ed
abbiamo bisogno del loro aiuto. Bene, questa è una percezione. Quando
eliminiamo questa percezione ed iniziamo ad immettere nuove percezioni, allora
cambiamo la risposta della nostra biologia al mondo che ci circonda.
Man mano che cambiamo le nostre percezioni,
cambiamo le nostre risposte. Le percezioni con le quali operi – ti danno
sostegno o te lo tolgono? Ti rendono più forte o più debole? Ognuno di
noi ha le potenzialità per creare una vita piena di salute, felicità
e amore. Anche tu puoi cambiare ed essere non più vittima, ma
creatore!
Queste percezioni sono nel subconscio, che
controlla il 95 per cento della nostra vita. E, quando lo fa, lo fa senza che
noi ce ne accorgiamo. Non vediamo di fatto i programmi che sono automatici.
Funzionano perché il conscio è occupato, ed i programmi automatici ne prendono il
posto. Quando il conscio è occupato a fare qualcosa, non sta osservando se
stesso. Ci sono due fattori che ci aiutano a capire questo. Uno, la mente
cosciente opera con un processore da 40 bit, che significa che può interpretare
ed elaborare 40 bit di stimoli nervosi – un bit è uno stimolo nervoso – al
secondo. Il che significa che entrano 40 stimoli al secondo e la mente
cosciente li discerne e li capisce. La mente subconscia in quello stesso
secondo sta elaborando 40 milioni di bit. Da rilevare: se confronto
l’elaborazione della mente conscia con quella subconscia, la subconscia è un
milione di volte più potente nell’elaborare informazioni. Elemento numero due:
i neuroscienziati cognitivi dicono che il 5 per cento del nostro comportamento
giornaliero è controllato dalla nostra mente cosciente ed il 95 per cento dal
programma subconscio. Perciò nella nostra esistenza quotidiana, la
mente subconscia è la fonte più potente della nostra biologia. La mente
subconscia è un nastro registratore. Non c’è nessuno lì. È praticamente un
congegno di stimolo-risposta. Non c’è bisogno di esserne coscienti. Voi ve ne
andate in giro per il mondo, e farà quello che deve fare senza che dobbiate
pensarci.
Quando la mente cosciente è occupata, non sta
osservando il subconscio. Ed il subconscio è composto dai programmi
fondamentali che abbiamo ricevuto dagli altri nei primi sei anni. Mentre
si vive la vita con le nostre intenzioni e i desideri della mente cosciente, il
95 per cento del comportamento viene dalla mente subconscia, che è stata
programmata da altri.
E la maggior parte di tale programmazione è
veramente limitante. Non ti puoi guarire da solo, non sei
abbastanza intelligente, non ti meriti le cose buone, non sei bravo in disegno
o quello che è. Queste affermazioni diventano programmi subconsci, che si
attivano quando non faccio attenzione. La mente cosciente nella
maggioranza è occupata a pensare al futuro o al passato. E se il conscio è
occupato in questo, nel momento presente, si è veramente guidati dal
subconscio. Il vostro cosciente è occupato a cercare di pensare: “Mi merito un
aumento e di certo dovrei salire di grado in questa ditta.” Mentre lo fate di
certo, state operando dal subconscio, e quello ha un programma che afferma che
non vi meritate le cose. Qual è allora l’espressione del vostro comportamento?
Il comportamento che è coerente con “Non mi merito.” Ciò significa che farete
degli errori o altro che renderanno legittimo che non vi meritiate le cose. Non
ve ne rendete conto perché non l’avete visto all’opera, e diventate frustrati
riguardo la vostra vita perché ci provate così tanto ad avere successo e non
andate mai da nessuna parte. E poi, ovviamente, la tendenza è, non sei tu, è il
mondo ad ostacolarti. La grande e bizzarra sorpresa è che il mondo vi darà
qualsiasi cosa. E’ il vostro stesso sé che è d’intralcio.
BS: Come facciamo a vincere l’opposizione della
nostra programmazione subconscia?
BL: Diventane cosciente. Ci
sono un paio di modi di farlo. Il modo più antico è quello dell’attenzione
Buddhista. Se sei cosciente di essere qui in questo momento, mentre fai questo
stupido errore, osservi l’errore, e potresti rimediarlo. Laconsapevolezza,però,
è una cosa molto difficile da addestrare, ed è anche un processore da 40 bit
che cerca di far funzionare completamente il processore da 40 milioni di bit.
Perciò, per la maggior parte della gente è una procedura molto difficile perché
le loro vite sono così indaffarate e sono talmente occupati che non riescono a
prendere atto di ciò.
L’altro modo è, puoi ritornarci dentro e
riscrivere il programma, ma ci sono due cose che devi fare:
A) Identificare il programma, e
B) Eseguire una procedura per riscriverlo.
Quello che riflette è qualcosa alla quale la
maggior parte della gente non ha fatto attenzione e è da dove vengono la
maggior parte dei problemi. Pensano che possono semplicemente parlare alla
mente subconscia e che questo la migliorerà. Ma la mente subconscia è un nastro
registratore. Mettete un nastro nel vostro mangiacassette, accendetelo, e poi ditegli
di riprodurre qualcosa di diverso. Il fatto è, che lì, non c’è nessuno. Non
farà niente. Ed il potere del pensiero positivo – la maggior parte della gente
dice, il potere del pensiero positivo! Provalo! E quando non funziona si
sentono peggio perché non possono neanche fare quello. Perché non funziona?
Perché se il programma subconscio non è allineato con la direzione conscia,
allora si ha un programma che funziona su un processore di 40 milioni di bit 95
per cento del tempo, che vi tira giù mentre voi impiegate il 5 per cento del
vostro tempo nella vostra immaginazione pensando pensieri positivi, mentre il
vostro subconscio sta conducendo lo spettacolo e sabotandovi proprio nel bel
mezzo dei vostri pensieri positivi.
Il pensiero positivo funziona solo se le credenze
nel subconscio sono in linea con esso, o se siete completamente attenti. Se
siete totalmente attenti ed usate quel desiderio di essere positivi e far
funzionare le cose, allora vi accorgerete quando il vostro subconscio sta
facendo andare un nastro e voi potete cancellarlo. Ma se non siete attenti e
pensate solo pensieri positivi, allora non state conducendo lo spettacolo. Da
qui vengono i conflitti. E, ovviamente, se
voi foste così positivi nella vostra mente e pensaste che state conducendo lo
spettacolo e pensando che non funzioni, ovviamente il mondo vi è contro. No, il
mondo non vi è contro, sono i programmi limitanti ed auto-sabotanti che
acquisiamo in gioventù. Qui è dove dobbiamo azzerarci.
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