Negli ultimi anni abbiamo visto una straordinaria erosione
delle libertà e uno speculare accentramento di potere e ricchezza salire verso
l’alto. L’unica cosa che possiamo fare per difenderci da questo attacco alla
Vita, è ripartire in silenzio, unendoci tra di noi, che stiamo in basso,
anziché farsi quella che “guerra tra poveri” che è l’obiettivo di quelli che
stanno in alto.
Da
quando esiste la storia esistono dominio, controllo e guerra. Nella preistoria
no ma nella storia sì. Se noi guardiamo alla storia con discernimento vediamo
che questa non è altro che una sequela infinita di atti di aggressione contro
il pianeta, contro i viventi in generale e di conseguenza anche contro gli
umani (che sono a tutti gli effetti dei viventi come tutti gli altri, né più né
meno).
Ciò
che è cambiato dunque non sono gli effetti finali della storia (che è sempre
stata dominio, controllo, guerra) quanto le modalità con cui questa viene
portata avanti. In questa ottica è fuori di dubbio che all’immenso avanzamento
delle tecnologie siano corrisposte forme di dominio, controllo, guerra
all’umanità (oltre che a tutto il resto) sempre più avanzate e di fronte alle
quali siamo ovviamente sempre più indifesi.
L’avanzata
politico-economica che sta prendendo piede sempre più fattivamente in questi
anni è di tipo accentrante. In altre parole è una guerra che quei pochi che
stanno in alto portano avanti nei confronti di chi sta in basso (cioè sotto).
Tutto il resto sono unicamente corollari utili alla realizzazione del piano. Il
destino dell’umanità, a meno di un cambio di prospettiva enorme e di cui
francamente si vedono ben pochi segnali, almeno per i decenni a venire, è molto
chiaramente segnato. E non è un bel destino.
L’avanzata
tecnologica, concentrando in un unico punto, quello del dominio e controllo
(guerra), tutte le sue armi (biometria, ingegneria genetica, farmaceutica,
medicina, alimentazione, energia, ma anche (dis)informazione, istruzione,
intrattenimento (imbonimento), e ancora “democrazia”, politica in generale,
leggi, burocrazia, istituzioni nazionali e sovranazionali, l’invenzione del
terrorismo come nemico globale, l’indebitamento globale (Stati, aziende,
famiglie, individui), ecc.), ha reso le masse sempre più docili, belanti e
impaurite, rendendo questi controllo e dominio di facile realizzazione, il
tutto in tempi e modi impensabili fino a solo poco anni addietro.
Se vogliamo andare alla sostanza,
come umani abbiamo ben pochi margini di manovra per vivere in maniera libera e
dignitosa o comunque questi margini sono in costante riduzione. Io credo che i nodi verranno al
pettine definitivamente e drammaticamente nel momento in cui il degrado
socio/ambientale arriverà ad un punto di rottura, congiuntamente alla
definitiva eliminazione del denaro contante (che già oggi si attesta
indicativamente ad un ben misero 7% dell’intera massa circolante) e alla totale
mercificazione dell’esistente portata avanti sempre più serratamente (vedi
l’ormai famoso TTIP).
Sarà
allora che con qualche scusa di sicurezza globale o forse anche solamente con
l’imbonimento, verrà a tutti installato un bel microchip (la cosa del resto non
deve sorprenderci. Non chippiamo il cane e anche tutti gli altri che ci fa
comodo chippare? Che cambia? Perché il cane sì e noi no? La logica non è sempre
la stessa?). Così il controllo dell’umanità sarà globale, totale, definitivo,
il tutto alla faccia di quel “mondo libero” in cui ancora molti sono convinti
di vivere.
In
una situazione simile, cioè una situazione in cui la sopravvivenza sarà
estremamente difficile, è evidente che ci sarà un’escalation di violenza
generalizzata. Questo è ciò che sta accadendo oggi in sempre più numerose aree
del mondo.
Molti
sostengono che tutte queste manovre che abbiamo cercato succintamente di
indicare nelle righe precedenti, hanno lo scopo di far diventare le
multinazionali e chi le governa (cioè il potere economico) ancora più ricche di
ciò che già sono ma non è così. Non è affatto così. L’economia non è più,
almeno per i controllori, un mezzo di arricchimento ma semplicemente uno
strumento di controllo sociale (cioè di tutti noi che siamo costretti a
lavorare per andare avanti). Siamo
noi che dobbiamo lavorare per campare, non loro per arricchirsi.
A
che servono un profitto e una ricchezza derivanti dall’economia quando questa
ricchezza viene letteralmente creata dal nulla dal potere bancario-finanziario,
quello stesso potere bancario-finanziario che controlla in toto l’economia? Che ci fanno con
altra ricchezza se quella già
esistente (creata dal nulla come abbiamo detto) è sufficiente per comprarsi
tutti i pianeti, gli universi, le galassie?
La logica dunque è un’altra. Molto
banalmente è una logica di dominio e di controllo ed è la stessa logica che
l’umanità in generale applica da diecimila anni (cioè dall’inizio della storia)
all’intero pianeta ed ai suoi abitanti. E’ la prospettiva antropocentrica poi trasformatasi in
egocentrica ad averci ridotto così. Proviamo a pensare a quell’orribile
fabbrica di morte che sono i moderni allevamenti industriali di animali e
capiremo che la logica che vi sta dietro è la stessa. Come noi ci consideriamo di un’altra categoria
rispetto agli animali, i dominatori dell’universo si considerano di un’altra
categoria rispetto a noi. E, bisogna dirlo, secondo questa (per
me inaccettabile) logica, lo sono.
Ce
ne accorgiamo solo adesso per due motivi: il primo è perché sta cominciando a
toccare anche a noi occidentali in prima persona (agli africani, tanto per
dirne una, è già toccato da un pezzo), e il secondo è perché gli strumenti
tecnologici di controllo sono diventati talmente avanzati (ed utilizzati sempre
più esplicitamente) che finalmente qualcuno sta cominciando ad aprire gli occhi
(ancora un po’ pochini per la verità).
Questo
dominio sociale sempre più esasperato e esasperante si è esplicato in maniera
molto evidente negli ultimi anni attraverso la progressiva destabilizzazione di
sempre più aree del mondo (basta pensare al medio oriente e ora all’Ucraina),
attraverso crisi economiche indotte, migrazioni forzate di milioni e milioni di
uomini, donne e bambini (e ci sono dementi, lasciatemeli chiamare per ciò che
sono, che ce l’hanno con gli emigranti e che dicono che “devono tornare a casa loro”) e tanto
altro ancora.
Tutto
ciò genera in ultima analisi paura e insicurezza, oltre ad una progressiva
scarsità di beni essenziali alla vita, che rendono l’umanità sempre più docile,
piegata ed incline ad accettare qualunque sopruso; come difatti sta accadendo.
Cosa possiamo fare?
Veniamo
a noi. Cosa possiamo fare per provare a vivere bene in un mondo sempre più
difficile? Premesso che non credo si possa combattere i dominatori
dell’universo con le loro armi (hanno tutto, assolutamente tutto, per vincere
con la violenza, e difatti è proprio con quella violenza che stanno già
“vincendo”), e premesso anche che le dinamiche di questo futuro sono comunque
impossibili da dettagliare, io credo che il primo, fondamentale passo sia
quello di giocare ad un altro gioco, il nostro gioco, di cui noi facciamo le
regole.
Ad
esempio non credo sia sensato guardare al futuro con speranza e come ad un
qualcosa di positivo come si è fatto fino ancora a pochi anni fa. Mi pare molto
più logico concentrarsi sul presente. Ovviamente questo è un cambio di
prospettiva di difficile applicazione visto che veniamo da millenni di cultura
che spinge sul futuro. Ma questo è solo un esempio.
Concretamente penso sia necessario dedicarsi con molto impegno e piena consapevolezza a ricostruire un senso di comunità e di famiglia (più o meno estesa), dove l’unità, la collaborazione e la condivisione superino, definitivamente e una volta per tutte (almeno tra noi comuni mortali) quella competizione a cui oggi come oggi, volente o nolente, chi più chi meno, siamo tutti costretti.
Sostituire
una volta per tutte il rispetto reciproco a quell’aggressività reciproca che
caratterizza la nostra vita di oggi. Sostituire una volta per tutte l’aiuto
reciproco a quel cercare di essere “più
furbi” che caratterizza il mondo di oggi. In altre parole smettere di farsi la guerra tra noi (cioè tra
“poveri”) quando questa guerra l’hanno mossa coloro che stanno
in alto per sistemare una volta per tutte chi sta sotto.
In
senso assoluto io non vedo la cosa come una tragedia. Si tratta essenzialmente di
rimodellare i nostri pensieri e conseguentemente le nostre azioni su dinamiche
diverse a quelle a cui siamo abituati. A ben vedere non è che il mondo e il
modo in cui viviamo oggi ci facciano godere troppo. Vorrei far notare che la
cosiddetta “crisi” che ha colpito milioni e milioni di persone, è una tragedia
per molti (la stragrande maggioranza) ma non per tutti. C’è anche chi grazie
alla crisi ha riscoperto stili di vita più semplici, naturali, solidali. C’è chi grazie alla crisi vive meglio.
Chiedere la “ripresa” significa essenzialmente chiedere “di più” di quel mondo che ci ha ridotto
come siamo.
Io
credo che la nostra spiritualità, nelle sue svariate applicazioni concrete, sia
ciò che in ultima analisi può fare la differenza tra il dramma e una vita degna
di essere vissuta. I cambiamenti
spirituali richiedono tempo e di sicuro non si inventano in quattro e
quattr’otto, e dunque è bene intraprendere questo cammino sin da ora, senza
azzuffarsi fino all’ultima briciola o all’ultimo osso lasciato cadere dall’alto
dai padroni dell’Universo.
Da
ultimo vorrei dire che trovo del tutto insensato manifestare, fare cortei,
scioperi, petizioni via internet, addirittura continuare ad andare a votare.
Dico, ma almeno smettiamola di farci prendere per il culo. Tutto quanto sopra
non serve a nulla se non a dare alle masse l’illusione che qualcosa possa
cambiare e con ciò tenerle ancora più docili. Lo sappiamo benissimo che le cose
stanno così, perché se così non fosse avrebbero già vietato tutto quanto (e
difatti questo è ciò che fanno, e anche con violenza estrema, quando qualcuno
oltrepassa un dato limite).
E’ ora di entrare nello stato di idee che qualunque istituzione, nazionale e ancor più sovranazionale, qualunque, nessuna esclusa, non è lì per difenderci ma per difendere il Sistema e con ciò i suoi controllori. Non sono lì per noi ma contro di noi. Sono strumenti (e lo Stato è il primo tra questi) utilizzati dal potere costituito per tenerci sotto. Tutte le istituzioni servono a questo, nessuna esclusa. Bisogna metterselo in testa.
Bisognerà
dunque ripartire da zero e difendere semmai quel territorio che abitiamo e che
ci dà la Vita, difendere la famiglia (intesa in senso esteso), la comunità in
cui viviamo. Difendere quel poco di margini di manovra che ancora ci sono
rimasti cominciando a tirarsi fuori dal Sistema (e non a chiederne ancora di
più), a disubbidire, a non riconoscere, a boicottare (in silenzio), a non
pagare tasse, multe, ecc., insomma smetterla di sostenere tutto ciò che ci ruba la
Vita. Non tanto, e comunque non solo, per cambiare
l’ordine costituito quanto più semplicemente per vivere con dignità.
E’
ora di capire definitivamente che non si può chiedere il permesso a qualcuno, a
nessuno, per vivere. E ricordarsi che si deve morire comunque. La
preservazione della vita a tutti i costi ha un senso se questa vita è degna di
essere vissuta. Oltrepassato quel limite non è più così. Proviamo
tutti a cominciare a vivere davvero bene da adesso e soprattutto a farlo a modo
nostro.
Con
fiducia, buona Vita
Andrea
Bizzocchi, 05 maggio 2015
Nessun commento:
Posta un commento
I commenti spam, offensivi, non pertinenti e quelli riportanti indirizzi mail o link sospetti saranno cancellati.