Se lo scopo
non è anarchico, può solo essere autoritario
Ogni società educa e si autoeduca sul proprio modello,
stendendosi sul
corpo della madreforma che essa si è data, e in questo
modo si autoriproduce. Ci sono però società, come la nostra, che non si scelgono spontaneamente
la madreforma attraverso cui potersi autoriprodurre, perché questa madreforma è
stata inizialmente, e continua ad essere, un disegno preciso voluto dalla classe
agiata per poter continuare ad essere agiata e sfruttatrice. Un disegno
che muta solo in apparenza a seconda di come tira il vento e la pancia della
gente.
Se oggi gli oppressori, come nel 1800, guardano alla
scuola come ad uno strumento di liberazione, è solo perché il disegno
pedagogico della classe agiata ha fatto bene il suo dovere, purtroppo. Gli
oppressi non riescono a destrutturare più il dogma scolastico, anzi, lo
innalzano devoti più di un tempo e tutt'al più lo vogliono soltanto modificato,
ma mai eliminato.
Se la società è un
gruppo, la scuola è nata per dare a questo gruppo uno scopo, un obiettivo
comune in cui credere. Ma come dimostrano i fatti, gli obiettivi che la scuola
propaganda, e di cui si vanta, non sono gli stessi di quelli che nasconde e
produce. C'è
contraddizione tra ciò che la scuola dice di voler fare e ciò che fa, tra ciò
che dice di voler produrre e ciò che in effetti produce.
E questo però sembra essere chiaro soltanto alla classe
agiata, che conosce bene gli
scopi occulti della scuola, ed è ovvio, dato che è stata lei a volerli. Per
dirne una: la scuola dal lato teorico (e retorico) condanna il bullismo, ma è
proprio attraverso i suoi strumenti e tutta se stessa che lo crea (un
esempio qui).
Un pensiero di John Dewey dice: 'Qualsiasi educazione data da un gruppo tende a socializzare i suoi
membri, ma la qualità e il valore della socializzazione dipendono dagli scopi
del gruppo'. Una società come la nostra, modellata per mezzo della
competizione, del 'valore' militare e della gerarchia, non può certamente
produrre libertà e pace, né avere scopi di autentica e diffusa solidarietà.
Purtroppo.
Una buona società
potremo averla soltanto descolarizzandola
nel più breve tempo possibile, facendo in modo che le nuove generazioni sviluppino
autonomamente le loro aspettative e attitudini, senza essere contaminate dagli
adulti, dal nostro modello sbagliato, dalla nostra cultura, dai nostri valori a
cui siamo affezionatissimi.
Gli adulti non hanno
alcun diritto di fare progetti sui loro figli, di conformarli, di pensare e
agire al posto dei figli! Che costruiscano da soli, i bambini e le bambine, la loro madreforma,
e che la modifichino o la distruggano quando vogliono, se lo vogliono. Siano
loro a decidere, e nessun altro al di fuori di loro. I bambini non si
privatizzano! Se questo fa paura agli adulti, è giunto il momento di combattere
culturalmente questa paura stolta.
Il mio consiglio conseguente è anche quello di diffidare
di quanti propongono visioni future di scuole riformate, luccicanti e coloratissime,
magari pescando dagli (o gli) stessi argomenti propugnati dalle scuole libertarie
e dall'anarchia, ma che di queste hanno soltanto l'imballaggio esterno
patinato. Attenzione sempre agli scopi nascosti.
Attenzione alle
strumentalizzazioni politiche, che sono sempre in agguato, operazioni facili e
demagogiche, abbaglianti, che aiutano sempre il sistema, alla fine, perché sono
esse stesse il sistema! Guardiamo quindi sempre alla direzione, autoritaria o
libertaria, e guardiamo all'obiettivo: se non viene dichiarato apertamente di
volere lo smantellamento dello Stato, l'eliminazione di tutti i governi, hic et
nunc, siamo certi che siamo di fronte a una enorme impostura: il solito inganno
politico ben mascherato.
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