giovedì 22 giugno 2017

I Bambini Prodigio e l'evoluzione dell'Umanità

“I Bambini Prodigio”

di Léon Denis

Certe manifestazioni precoci di genialità si possono considerare come prove di preesistenza, perché rivelano attività compiute dall’Anima in altri cicli anteriori.

Fenomeni di questo genere, di cui parla la storia, non possono essere accadimenti a sé stanti, senza alcun legame con il passato, prodottisi per caso nel vuoto dei tempi e dello spazio. Dimostrano, al contrario, che il Principio divino in noi è un Essere che arriva in questo mondo con un bagaglio completo di lavoro e di evoluzione, conseguenza di un progetto ben delineato e di un obbiettivo perseguito nel corso delle sue diverse esistenze.

Ciascuna incarnazione trova nell’Anima che reitera la sua esistenza una cultura particolare, delle attitudini, delle acquisizioni mentali che spiegano la sua facilità di operare e la sua potenza di assimilazione. È per questo che Platone diceva: “Apprendere è ricordarsi!”. La legge dell’ereditarietà viene spesso ad intralciare, in un certo modo, tali manifestazioni dell’individuo, perché lo Spirito plasma il suo involucro fisico mediante gli elementi messi a disposizione dai fattori ereditari.
Tuttavia, nonostante le difficoltà materiali, si manifestano in certi individui, sin dalla più tenera età, delle prerogative talmente elevate e senza alcun rapporto con quelle dei loro progenitori, che non è possibile, malgrado tutte le sottigliezze della casistica ordinaria, collegarle a nessuna causa immediata e conosciuta.

Si è sovente citato il caso di Mozart, esecutore di una sonata al pianoforte all’età di 4 anni, mentre ne aveva 8 quando ha composto un’opera. Paganini e Teresa Milanollo, da bambini, suonavano il violino in maniera strabiliante. Liszt, Beethoven, Rubinstein si facevano applaudire a 10 anni. Michelangelo e Salvator Rosa si rivelarono ad un tratto con delle capacità improvvise. Pascal a 12 anni, scoprì la geometria piana, e Rembrandt, prima di saper leggere, disegnava come un grande maestro. Napoleone si fece notare per la sua tendenza prematura per la guerra. Nella sua prima giovinezza, non giocava con i soldatini come i bambini della sua età, ma con un metodo straordinario che sembrava attingere da sé stesso.
Il sedicesimo secolo, invece, ci ha lasciato il ricordo di un prodigioso poliglotta, Jacques Chrichton, che Scaligero denominava “genio mostruoso”. Era scozzese e a 15 anni discuteva in latino, greco, ebraico, arabo su qualsiasi argomento. Fin dai 14 anni, aveva conquistato il diploma magistrale. Henri de Heinecken, nato a Lubecca nel 1721, parlò pressoché dalla nascita. A 2 anni, sapeva tre lingue. Imparò a scrivere in qualche giorno e si esercitò ben presto a pronunciare dei piccoli discorsi. A 2 anni e mezzo, fu sottoposto ad un esame sulla geografia e sulla storia antica e moderna. Viveva soltanto del latte della sua nutrice e quando si volle svezzarlo, deperì e si spense a Lubecca il 27 giugno 1725 nel corso del suo quinto anno di età, sostenendo le sue speranze in un’altra vita. Egli era, dicono “Le Memorie di Trévoux”, delicato, disabile e spesso malato.
Questo giovane talento ebbe la piena coscienza della sua fine prossima. Ne parlava con una serenità così ammirevole quanto la sua scienza precoce e volle consolare i suoi genitori infondendo loro degli incoraggiamenti tratti dalle loro comuni credenze. La storia degli ultimi secoli segnala un gran numero di questi bambini prodigio.

Ma riprendiamo a parlare del concetto di ereditarietà, come accennato sopra, che si esprime con la trasmissione di alcuni fattori da un individuo ai suoi discendenti. Le influenze genetiche sono molte, sia dal punto di vista fisico che psichico. Il passaggio dai genitori ai figli del temperamento, dei tratti somatici, del carattere e dell’intelligenza, risulta molto evidenziato in certe persone. Ritroviamo in noi, sotto diversi aspetti, non soltanto le particolarità organiche dei procreatori o dei nostri antenati, ma anche i loro difetti e le rispettive qualità.

I membri di una stessa famiglia però, pur presentando delle somiglianze, delle fattezze comuni, rivelano anche talvolta delle differenze notevoli. Il fatto può essere constatato dappertutto, intorno a noi, in ciascuna famiglia, tra fratelli e sorelle e persino tra gemelli. Molti di costoro, simili nel fisico nei loro primi anni, al punto che difficilmente è possibile distinguerli l’uno dall’altro, presentano nel corso del loro sviluppo delle differenze pronunciate di lineamenti, di personalità e di intelletto.

Per spiegare queste divergenze, necessita immettere un termine nuovo nella soluzione del problema e ciò riguarda le precedenti esperienze esistenziali, che consentono all’Essere di accrescere le inclinazioni, di vita in vita, di costituirsi un’individualità recante in sé la propria originale impronta e le singole facoltà.
Solo questo saliscendi reincarnativo, potrà farci comprendere come certi Spiriti, incarnandosi, mostrino sin dai loro primi anni, le scioltezze d’espressione e d’opera che caratterizzano i bambini prodigio. Laboriose ricerche, studi, esercizi secolari hanno lasciato nel loro corpo causale delle tracce profonde, creando una sorta di automatismo psicologico.

In particolare, la maestria si manifesta molto presto nei musicisti, attraverso tecniche di esecuzione che sorprendono i più indifferenti e rendono perplessi molti scienziati. Esistono in questi giovani soggetti, delle grandi riserve di conoscenze relegate nel subconscio, che da lì si riversano nella coscienza sveglia, producendo manifestazioni precoci di capacità e genio.
Pur apparendo anomale, esse sono tuttavia soltanto la conseguenza di uno strenuo e duro impegno, perseguito però attraverso i tempi. Questo capitale indistruttibile dell’individuo, chiamato anche “coscienza subliminale”, si trova in ciascuno di noi. Esso si rivela non solamente nel senso artistico, scientifico o letterario, ma anche mediante tutte le acquisizioni della mente, tanto nel campo morale quanto in quello intellettuale. L’educazione, poi, sviluppa questi germi potenziali, permettendo loro di fiorire e produrre i singoli frutti. Questi Esseri, sembrano portare nel mondo delle disposizioni particolari che non si trovano nei loro genitori.

Tutti questi fenomeni, in una varietà infinita, trovano la loro motivazione nel passato dell’Anima, nelle numerose vite umane che ha sperimentato. Ciascuno apporta, nascendo, i risultati della sua evoluzione, ciò che ha imparato, le competenze acquisite nei diversi domini del pensiero e dell’opera sociale.
Lo Spirito è idoneo ai più diversi studi, ma nel corso limitato della vita terrestre, per effetto delle condizioni d’ambiente e delle esigenze materiali e sociali, esso si dedica generalmente soltanto allo studio di un numero ristretto di campi. E dal momento in cui la sua volontà si orienta verso una delle aree dello scibile per mezzo delle tendenze e nozioni accumulate, la sua superiorità in tale direzione si delinea. Si riverbera d’esistenza in esistenza, rivelando ad ogni ritorno sul piano terrestre manifestazioni sempre più precoci e maggiormente accentuate. Ecco allora il bambino prodigio, il talento, il genio, come risultato di un’applicazione perseverante e continua mirata ad un obbiettivo specifico.
L’ingegno non si spiega dunque con i fattori ereditari e nemmeno con le condizioni ambientali. Ci sono casi però, in cui la bravura, la memoria, l’immaginazione, le più alte facoltà della mente, sembrano ereditate. Queste somiglianze psicologiche tra genitori e figli possono essere spiegate con l’attrazione e la simpatia. (Gli Spiriti simili si attraggono l’un l’altro per affinità vibratoria ed è per questo motivo che l’Anima, prima di reincarnarsi, sceglie i genitori in rapporto alle proprie virtù o ai difetti, ma anche in relazione alle aspirazioni e alle esigenze karmiche).

Attraverso la reincarnazione, ciascuno viene per eseguire un progetto, per riprendere il compito di ieri, il relativo perfezionamento interrotto dalla morte. Da essa proviene la superiorità eclatante di certe persone che hanno molto vissuto, tanto acquisito e grandemente lavorato. Per mezzo di essa, queste individualità straordinarie, che appaiono qua e là nella storia, proiettano vivide luci sul cammino del genere umano. La loro supremazia è costituita soltanto dall’esperienza e dalle fatiche accumulate.
L’evoluzione dell’Umanità, considerata sotto questa luce, si mostra in tutta la sua grandezza. Essa si affranca lentamente dall’oscurità delle ere, emerge dalle tenebre dell’ignoranza e della barbarie, e avanza a passi misurati tra ostacoli e tempeste. Percorre la via aspra e, ad ogni svolta, intravvede meglio le maestose cime, le sommità luminose dove troneggia la saggezza, la spiritualità, l’Amore.

E questo incedere collettivo è anche il viaggio individuale, quello di ciascuno di noi. Poiché questa Umanità è costituita da tutte quelle Essenze che, dopo un tempo di riposo nello spazio, ritornano di secolo in secolo, fintantoché non siano mature per una società migliore, per un mondo più bello. Siamo stati tra le generazioni che furono, e lo saremo tra quelle future. In realtà, noi formiamo soltanto un’immensa famiglia umana in marcia per realizzare il Piano divino scritto in essa, quello del suo magnifico divenire.
Estratto dal libro francese di Léon Denis: “Il problema dell’Essere, del Destino e del Dolore” ? 1908
Traduzione e adattamento: Sebirblu.blogspot.it

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