“I Bambini Prodigio”
di Léon Denis
Certe manifestazioni precoci di genialità si possono considerare come prove di preesistenza, perché rivelano attività compiute dall’Anima in altri cicli anteriori.
Fenomeni
di questo genere, di cui parla la storia, non possono essere accadimenti a sé
stanti, senza alcun legame con il passato, prodottisi per caso nel vuoto dei
tempi e dello spazio. Dimostrano, al contrario, che il Principio divino in noi è un Essere che arriva
in questo mondo con un bagaglio completo di lavoro e di evoluzione, conseguenza
di un progetto ben delineato e di un obbiettivo perseguito nel corso delle sue
diverse esistenze.
Ciascuna incarnazione trova
nell’Anima che reitera la sua esistenza una cultura particolare, delle
attitudini, delle acquisizioni mentali che spiegano la sua facilità di operare
e la sua potenza di assimilazione. È per questo che Platone diceva: “Apprendere è ricordarsi!”. La legge dell’ereditarietà viene spesso ad
intralciare, in un certo modo, tali manifestazioni dell’individuo,
perché lo Spirito plasma il suo involucro fisico mediante gli elementi messi a
disposizione dai fattori ereditari.
Tuttavia, nonostante le difficoltà materiali, si manifestano in certi
individui, sin dalla più tenera età, delle prerogative talmente elevate e senza
alcun rapporto con quelle dei loro progenitori, che non è possibile, malgrado
tutte le sottigliezze della casistica ordinaria, collegarle a nessuna causa
immediata e conosciuta.
Si
è sovente citato il caso di Mozart, esecutore di una sonata al pianoforte
all’età di 4 anni, mentre ne aveva 8 quando ha composto un’opera. Paganini e Teresa
Milanollo, da bambini, suonavano il violino in maniera
strabiliante. Liszt, Beethoven, Rubinstein si facevano applaudire a 10
anni. Michelangelo e Salvator Rosa si rivelarono ad un tratto con delle
capacità improvvise. Pascal a 12 anni, scoprì la geometria piana, e Rembrandt,
prima di saper leggere, disegnava come un grande maestro. Napoleone si
fece notare per la sua tendenza prematura per la guerra. Nella sua prima
giovinezza, non giocava con i soldatini come i bambini della sua età, ma con un
metodo straordinario che sembrava attingere da sé stesso.
Il
sedicesimo secolo, invece, ci ha lasciato il ricordo di un prodigioso
poliglotta, Jacques Chrichton, che Scaligero denominava “genio mostruoso”. Era
scozzese e a 15 anni discuteva in latino, greco, ebraico, arabo su qualsiasi
argomento. Fin dai 14 anni, aveva conquistato il diploma magistrale. Henri
de Heinecken, nato a Lubecca nel 1721, parlò pressoché dalla nascita. A 2 anni,
sapeva tre lingue. Imparò a scrivere in qualche giorno e si esercitò ben presto
a pronunciare dei piccoli discorsi. A 2 anni e mezzo, fu sottoposto ad un esame
sulla geografia e sulla storia antica e moderna. Viveva soltanto del latte
della sua nutrice e quando si volle svezzarlo, deperì e si spense a Lubecca il
27 giugno 1725 nel corso del suo quinto anno di età, sostenendo le sue speranze
in un’altra vita. Egli era, dicono “Le Memorie di Trévoux”, delicato, disabile
e spesso malato.
Questo
giovane talento ebbe la piena coscienza della sua fine prossima. Ne parlava con
una serenità così ammirevole quanto la sua scienza precoce e volle consolare i
suoi genitori infondendo loro degli incoraggiamenti tratti dalle loro comuni
credenze. La storia degli ultimi secoli segnala un gran numero di questi
bambini prodigio.
Ma
riprendiamo a parlare del concetto di ereditarietà, come accennato sopra, che
si esprime con la trasmissione di alcuni fattori da un individuo ai suoi
discendenti. Le influenze genetiche
sono molte, sia dal punto di vista fisico che psichico. Il passaggio dai
genitori ai figli del temperamento, dei tratti somatici, del carattere e
dell’intelligenza, risulta molto evidenziato in certe persone.
Ritroviamo in noi, sotto diversi aspetti, non soltanto le particolarità
organiche dei procreatori o dei nostri antenati, ma anche i loro difetti e le
rispettive qualità.
I membri di una stessa famiglia però, pur presentando delle somiglianze, delle fattezze comuni, rivelano anche talvolta delle differenze notevoli. Il fatto può essere constatato dappertutto, intorno a noi, in ciascuna famiglia, tra fratelli e sorelle e persino tra gemelli. Molti di costoro, simili nel fisico nei loro primi anni, al punto che difficilmente è possibile distinguerli l’uno dall’altro, presentano nel corso del loro sviluppo delle differenze pronunciate di lineamenti, di personalità e di intelletto.
Per spiegare queste divergenze, necessita immettere un termine nuovo
nella soluzione del problema e ciò riguarda le precedenti esperienze
esistenziali, che consentono all’Essere di accrescere le inclinazioni, di vita
in vita, di costituirsi un’individualità recante in sé la propria originale
impronta e le singole facoltà.
Solo questo saliscendi reincarnativo, potrà farci comprendere come
certi Spiriti, incarnandosi, mostrino sin dai loro primi anni, le scioltezze
d’espressione e d’opera che caratterizzano i bambini prodigio. Laboriose ricerche, studi,
esercizi secolari hanno lasciato nel loro corpo causale delle tracce profonde,
creando una sorta di automatismo psicologico.
In
particolare, la maestria si manifesta molto presto nei musicisti, attraverso
tecniche di esecuzione che sorprendono i più indifferenti e rendono perplessi
molti scienziati. Esistono in questi giovani soggetti, delle grandi
riserve di conoscenze relegate nel subconscio, che da lì si riversano nella
coscienza sveglia, producendo manifestazioni precoci di capacità e genio.
Pur apparendo anomale, esse sono tuttavia soltanto la conseguenza di
uno strenuo e duro impegno, perseguito però attraverso i tempi. Questo capitale indistruttibile
dell’individuo, chiamato anche “coscienza subliminale”, si trova in ciascuno di
noi. Esso si rivela non solamente nel senso artistico, scientifico o
letterario, ma anche mediante tutte le acquisizioni della mente, tanto nel campo
morale quanto in quello intellettuale. L’educazione, poi, sviluppa questi germi
potenziali, permettendo loro di fiorire e produrre i singoli frutti. Questi
Esseri, sembrano portare nel mondo delle disposizioni particolari che non si
trovano nei loro genitori.
Tutti questi fenomeni, in una varietà infinita, trovano la loro
motivazione nel passato dell’Anima, nelle numerose vite umane che ha
sperimentato. Ciascuno apporta, nascendo, i risultati della sua evoluzione, ciò
che ha imparato, le competenze acquisite nei diversi domini del pensiero e
dell’opera sociale.
Lo
Spirito è idoneo ai più diversi studi, ma nel corso limitato della vita
terrestre, per effetto delle condizioni d’ambiente e delle esigenze materiali e
sociali, esso si dedica generalmente soltanto allo studio di un numero
ristretto di campi. E dal momento in cui la sua volontà si orienta verso una
delle aree dello scibile per mezzo delle tendenze e nozioni accumulate, la sua
superiorità in tale direzione si delinea.
Si riverbera d’esistenza in esistenza, rivelando ad ogni ritorno sul piano
terrestre manifestazioni sempre più precoci e maggiormente accentuate. Ecco
allora il bambino prodigio, il talento, il genio, come risultato di
un’applicazione perseverante e continua mirata ad un obbiettivo specifico.
L’ingegno non si spiega dunque con i fattori ereditari e nemmeno con
le condizioni ambientali. Ci sono casi però, in cui la bravura, la memoria,
l’immaginazione, le più alte facoltà della mente, sembrano ereditate. Queste
somiglianze psicologiche tra genitori e figli possono essere spiegate con
l’attrazione e la simpatia. (Gli Spiriti simili si attraggono l’un l’altro per
affinità vibratoria ed è per questo motivo che l’Anima, prima di reincarnarsi,
sceglie i genitori in rapporto alle proprie virtù o ai difetti, ma anche in
relazione alle aspirazioni e alle esigenze karmiche).
Attraverso la reincarnazione,
ciascuno viene per eseguire un progetto, per riprendere il compito di ieri, il
relativo perfezionamento interrotto dalla morte. Da essa proviene la
superiorità eclatante di certe persone che hanno molto vissuto, tanto acquisito
e grandemente lavorato. Per mezzo di essa, queste individualità straordinarie, che appaiono
qua e là nella storia, proiettano vivide luci sul cammino del genere umano. La
loro supremazia è costituita soltanto dall’esperienza e dalle fatiche
accumulate.
L’evoluzione dell’Umanità,
considerata sotto questa luce, si mostra in tutta la sua grandezza. Essa si affranca lentamente
dall’oscurità delle ere, emerge dalle tenebre dell’ignoranza e della barbarie,
e avanza a passi misurati tra ostacoli e tempeste. Percorre la via aspra e, ad
ogni svolta, intravvede meglio le maestose cime, le sommità luminose dove
troneggia la saggezza, la spiritualità, l’Amore.
E questo incedere collettivo è anche il viaggio individuale, quello di
ciascuno di noi. Poiché questa Umanità è costituita da tutte quelle Essenze
che, dopo un tempo di riposo nello spazio, ritornano di secolo in secolo,
fintantoché non siano mature per una società migliore, per un mondo più bello. Siamo stati tra le generazioni che furono, e lo saremo tra quelle
future. In realtà, noi formiamo soltanto un’immensa famiglia umana in marcia
per realizzare il Piano divino scritto in essa, quello del suo magnifico
divenire.
Estratto dal libro francese di Léon Denis: “Il problema dell’Essere,
del Destino e del Dolore” ? 1908
Traduzione e adattamento: Sebirblu.blogspot.it
Nessun commento:
Posta un commento
I commenti spam, offensivi, non pertinenti e quelli riportanti indirizzi mail o link sospetti saranno cancellati.